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La fine

La mia voluttà si specchiava in lei, nei suoi occhi, nelle sue labbra, nelle sue narici frementi, nel suo palpitare, nel suo totale abbandono a quello scatenarsi della natura che ci travolgeva. Non avrei mai più conosciuto una donna come Katia. In casa s’era instaurato un ben definito ‘modus vivendì. Tutti sapevano tutto e tutti ignoravano tutto. I volti erano sempre allegri, Ela e Katia canticchiavano, si parlavano sottovoce e ridevano. Era una tacita ‘triplice alleanzà. Spesso Katia suggeriva a me e Ela di andare al cinema, di fare una passeggiata. Al bambino ci avrebbe pensato lei. Ero con Ela tutte le notti. Entravo dalla porta, senza più l’espediente del balcone. Anche perché cominciava a far fresco. Katya aveva spesso un motivo per entrare nella mia camera. Si stringeva a me, mi baciava, con occhi pieni di desiderio e di promessa. Quasi una settimana dopo l’incantevole incontro con Katia, il sabato, terminata la cena, Ela disse di aver mal di capo e si ritirò subito. Udii il girare della chiave nella serratura. Andai in camera, poi a lavarmi nel bagno e stavo rientrando. Katia era sulla sua porta, in vestaglia, con la treccia sciolta, sorridente. Mi tese la mano: “Vieni. ” Mi voltai verso la camera di Ela. Katia proseguì: “Poverina, ha il mal di testa. Vieni. ” E da allora, devo ammetterlo, attesi con ansia il sabato, quando Ela restava nella sua camera, senza più chiuderla a chiave, col suo settimanale mal di testa, e io passavo la notte nel letto di Katia. L’indomani, la domenica, Katia mi portava la colazione a letto e dopo aver fatto di nuovo l’amore, come solo lei sapeva fare. Mi accompagnava a fare il bagno. Il tempo scorreva veloce. A novembre, al compleanno di Ela, al risveglio, al mattino, le feci trovare un pacchetto sul comodino. “Cos’è? ” “Aprilo. ” Tolse il nastro che lo legava, strappò la carta che lo avvolgeva, aprì l’astuccio di velluto rosso. “Oh, Rucna Ura, un orologio! D’oro! è bellissimo. Grazie, amore. ” Si voltò dalla parte mia, si mise a cavalcioni su di me. Allacciò l’orologio al polso. “Na palub, a bordo! Odlazak, partenza! ” E cominciò la sua movimentata crociera, beccheggiando follemente, sostando nei porti del suo piacere, concludendola con un lungo e sospirato: “Olazak, arrivo! Rimase così. Tolse l’orologio, Lo girò da tutte le parti. Sulla cassa vide incisa una ‘è. Si chinò a baciarmi. “Ma ci voleva anche una ‘G'”. “Un certo momento non lo porteresti più. ” “Non potrebbe impedirmelo nessuno e per nessun motivo. ” A Natale e Capodanno ci furono i regali per le feste. Piccole grandi cose, date con tutto il cuore. Subito dopo ebbi la licenza per trascorrere una settimana a casa. Ela mi aiutò a fare la valigia. Quando la ebbe chiusa si voltò verso di me. “Cosa porti a regalare alla tua fidanzata? ” “Niente, non credo che debba portarle qualche cosa. ” “Poverina, ci resterà male. ” Mi aveva dato un’idea. A Trieste ci avrei pensato. “Giorgio, vorrei che tu mi facessi una promessa. Solenne. ” “Quale? ” “Giurami che non farai l’amore con lei. ” “Ma io non faccio l’amore con lei. ” “Non lo facevi. Ma ora vorrai mostrare quello che hai imparato e come lo hai… perfezionato. Attento perché io mi accorgo se fai l’amore con un’altra. E con un’altra sarei perfino disposta a perdonartelo. Io sono comprensiva con te. Ma non se lo farai con la tua fidanzata. ” “Perché? ” “Perché con le altre è solamente sesso. Con la tua fidanzata sarebbe amore. Cosa credi, che non abbia saputo di Lenka e di Vittoria? ” “Ma cosa dici… ” “Povera Lenka, abituata al suo allevamento di canarini è rimasta spaventata dall’aquila. Lo so che posso apparire volgare, ma mi è stato detto che… ” “Ma chi ti racconta tutte queste fandonie? ” “Niente fandonie, tesoro. Sono tutte verità. Vittoria, poi, con quel suo fare da santarellina appiccicata al muro… , é stato un punto d’onore, per lei, farti… entrare in casa! Sembra che adesso senta un gran vuoto. Sfido io! è stata una settimana senza vedere il suo ragazzo. Poi, hanno litigato e sembra che si siano lasciati per sempre. ” Questo tipo di discorso non mi piaceva, era volgare. “Non per colpa mia, certo. ” “Non per colpa, amore, per merito. In ogni modo, Vittoria, quando le ho chiesto il motivo per cui aveva lasciato Angelo, si è limitata a mordersi il labbro inferiore. Capito, Ercolino Santin, cosa mi combini? E questa è la prova che sesso senza amore … ma lasciamo perdere. Io fisicamente sono come le altre, tesoro, ma io ti amo e ti voglio. Tutto per me, solo per me. Ma con amore. ” Ero irritato. La mia voce era aspra, quando le chiesi: “Allora potrò essere accolto solo dal grembo di chi mi ama? Il desiderio e tutto il resta non hanno alcun ruolo in proposito? ” “è così. L’amore é la sola chiave che apre ogni porta. Senza amore rischi di restare fuori. ” Fui cattivo. “Non mi sembra che tu mi accolga… senza limitazioni. Allora? ” Rimase impassibile. Rispose soavemente. “L’amore che ho per te é già immenso, ma crescerà ancora. Un bel giorno t’ingoierò tutto intero. Non ti troverà più nessuno. Quando la gente chiederà: ‘Dov’è Giorgio? ‘, risponderò che è in me. Perché è mio. Solamente mio. Ma adesso vieni da me perché devo consacrarti una cosa. ” Mi trascinò sul letto.

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