Voleva prolungare il più possibile quel piacere pazzesco che gli stava gonfiando in maniera quasi dolorosa i coglioni. Antonio, nel frattempo, si stava dedicando alle sue poppe. Non ne aveva mai avute tra le mani di così belle e le impastava, le leccava, le ciucciava, le mordicchiava, dava loro dei piccoli schiaffi non dolorosi che mandavano un bel suono pieno. Anche lui doveva trattenersi per non venire e prolungare al massimo quell’incommensurabile piacere. Consuelo, invece, non si poneva di quei problemi e quando si sentì montare l’orgasmo si lasciò andare, lasciò che il piacere prendesse il sopravvento. Con la faccia del fratello tra le cosce e la bocca e le belle mani affusolate dell’amico avventate sulle sue poppe, si fece squassare da un tremendo, lunghissimo, potentissimo orgasmo che la fece sobbalzare come in preda al demonio e urlare di libidine. Quando riprese fiato i due ragazzi si sdraiarono al suo fianco e, continuando a palparla e ad accarezzarla, la baciarono in bocca; prima a turno, poi in un bacio a tre che intrecciò tutte le lingue e mescolò tutte le salive. Ebbri di desiderio, i tre si baciarono fin quasi a mordersi; poi Antonio si sostituì a Manuel infilando la faccia tra le cosce di Consuelo, mentre il fratello, inginocchiato a terra, si dedicava ai suoi piedini. Antonio era decisamente più bravo del fratello, pensò Consuelo spalancando bene le cosce e tenendo leggermente sollevato il bacino per permettere al ragazzo di leccarla più agevolmente. Ci sa fare con la lingua, accidenti a lui. è quasi più bravo della Dolores. Con quest’ultima, una sua collega di lavoro regolarmente sposata e madre di due bellissimi bambini, aveva trascorso dei bellissimi interludi nel corso dei quali si erano leccate e vicenda godendo fin quasi a perdere i sensi. Antonio, a differenza del fratello che l’aveva leccata con famelica irruenza, si stava dando da fare a lingua piatta, lentamente e metodicamente, insistendo sul clitoride e sulle labbra esterne, che si sentiva gonfie e sensibilissime. Era proprio bravo, quel ragazzino, la stava davvero facendo godere. E le piaceva anche un casino come il fratello le stava leccando i piedi e le ciucciava le dita. Ce ne vorrebbe un altro, pensò mentre sentiva arrivare il secondo orgasmo, che mi ciucci i capezzoli. Mi piace tanto farmi ciucciare i capezzoli, vedere come gli uomini perdono le bave davanti alle mie poppe. Il pensiero le riandò a Dolores; nonostante le due gravidanze aveva anche lei delle bellissime poppe ed era così piacevole leccargliele e ciucciargliele mentre l’amica la frugava sotto il grembiule da lavoro, le infilava le dita nelle mutandine e la carezzava così delicatamente nella sua intimità. Il secondo orgasmo fu meno violento del primo, ma più lungo, più intenso e, ciò nonostante, la lasciò ancora inappagata. – Venite qua – disse ai due ragazzi quando si fu calmata – datemi le mazze. Sedette sul letto all’indiana, a gambe incrociate, e fece inginocchiare i ragazzi al suo fianco, uno per parte in modo che i loro cazzi fossero all’altezza del suo viso. Sul lenzuolo una larga macchia di umidità lasciata dagli umori della sua figa denunciava i suoi due orgasmi e, tutt’intorno, tante piccole macchioline lasciate dalla bava che, di tanto, fuoriusciva dai cazzi congestionati dei suoi partners, lasciavano intendere che i due erano al limite della tenuta e dovevano scaricarsi. Quando si ritrovò le due nerchie a pochi centimetri dal viso, le esaminò rapidamente: quella di Manuel era lunga, abbastanza grossa, liscia e diritta. Aveva la testa mezza scappucciata e, sulla punta, brillava una goccia di bava biancastra. Quella di Antonio era decisamente grossa, più scura e piena di nodosità che le conferivano un’aria minacciosa. La cappella, completamente scoperta, era larga e tozza e coi bordi spessi e rialzati. Con una cappella così, pensò, quando te lo mette dentro ti deve massaggiare a meraviglia le pareti della figa. Nel culo invece, se non ce l’hai slabbrato, deve essere un problema. Poi passò all’esame dei coglioni. Entrambi i ragazzi avevano due sacche formato king size, degne di un toro, e le palle, a occhio, sembravano grosse come uova. Questi due, pensò ancora, devono sborrare come cavalli. Non come quello stronzo cornuto del mio fidanzato che faceva due gocce che nemmeno si vedevano. All’esame visivo, durato non più di qualche secondo, seguì quello tattile. Una per mano, impugnò le due mazze e ne saggiò la consistenza. Erano entrambe dure come ferro e pulsanti di vita.
Quella del fratello era rivestita di pelle fine, morbida e liscia come seta, quella dell’amico di pelle più spessa, meno liscia, e sotto le dita, ne percepì le nodosità. Saggiò anche la consistenza dei coglioni: erano pesanti e, al tatto, ancor più grossi di come gli erano apparsi alla vista. Sgranò con le dita le palle sentendole dure e gonfie: questi due devono sborrare davvero come cavalli, fu il suo pensiero. Poi se li imboccò, prima uno poi l’altro. Ciucciò e leccò le cappelle, ne percorse il contorno con la punta della lingua e ne ciucciò i bordi con le labbra, mentre i due beneficiati la palpavano le poppe. Riuscì ad imboccarsi entrambe le cappelle e i due ragazzi cominciarono a scoparle la bocca che, ben presto, si riempì della bava dei loro cazzi che, oramai fuoriusciva sempre più copiosa dai loro buchetti dilatati. I due stavano per godere. – Sborratemi in faccia – disse sfilandosi di bocca le due cappelle – sborratemi addosso, sborratemi dappertutto. Fatemi vedere di cosa sono capaci questi due bei cazzoni. Reclinando leggermente la testa all’indietro e ritraendosi di qualche centimetro, si mise in posizione per ricevere le bordate di cui quei due giovani pezzi di carne fresca stavano per gratificarla. Scarmigliata, col volto leggermente arrossato, le pupille dilatate dalla passione e la bocca contratta in una smorfia di piacere, i due amici non l’avevano mai vista così bella. Il pensiero di poter scaricare su quel bel musetto dall’espressione così porca e su quel corpo sontuoso il fiume della loro sborra li eccitò a tal punto che, appena udite quelle parole, si sentirono entrambi ribollire i coglioni e, sentendo l’ondata di piacere risalirgli i lombi, si misero anche loro in posizione per eseguire al meglio ciò che gli era stato richiesto. Manuel, sapendo che avrebbe lanciato dei lunghissimi schizzi, indietreggiò per poterla colpire meglio mentre Antonio, che sapeva di colare più che non schizzare, le si fece più sotto. Il primo a partire fu Manuel, che la colpì in pieno viso, con una mira perfetta, lanciandole uno schizzo talmente lungo e violento da farle lanciare un urlo di spavento, subito seguito dall’amico che iniziò a scaricarle in faccia un vero fiume di sborra, spessa come crema, che, fuoriuscendo a fiotti intervallati da un paio di secondi di tregua, le ricoprì le guance, la fronte, gli occhi, il naso, le labbra, per poi colare, spessa e densa, lungo il collo, sulle poppe, sulla pancia e sulle cosce. Il fratello, nel frattempo, continuava a bersagliarla coi suoi schizzi di sborra, più liquida ma forse ancor più abbondante dell’amico, che la colpivano dappertutto mescolandosi a quella di Antonio. Fu per i due amici, la sborrata più grossa della loro vita e la beneficiata, completamente ricoperta dalla furia dei loro cazzi assatanati, gliene diede atto. – Mio dio, che sborrata! – sbottò mentre cercava di ripulirsi almeno gli occhi col bordo del lenzuolo – non ho mai assistito a niente di simile. – Avevo intuito che mi avreste fatto la doccia, ma non pensavo che sarebbe stata un‘esperienza così sconvolgente. – Che sborrata! – ripetè quasi incredula di quanto era appena successo mentre i due, col cazzo ancora perfettamente ritto e gocciolante, contemplavano estasiati lo spettacolo del suo dolce visino e del suo corpo perfetto, completamente imbrattati dal succo dei loro possenti coglioni. – E ce l’avete ancora duro, accidenti a voi. Scommetto che volete farvene un’altra. Per tutta risposta i due amici l’aiutarono a ripulirsi alla meglio col lenzuolo ormai ridotto ad un vero schifo e, non essendo per nulla esauritasi la loro voglia della bella Consuelo, la fecero sistemare alla pecorina. Antonio, inginocchiatosi dietro di lei, prese a leccarle il dietro delle cosce, poi risalì a baciarle, leccarle e mordicchiarle quelle due chiappette burrose che tante seghe gli avevano ispirato e infine, separatele con le mani, ammirò la sua fighetta grondante umori ed il buchetto rosato del suo culo. Infine, sistematale la faccia tra le chiappe, cominciò a leccare il solco che le separava, a lappare l’interno delle due mele e a titillare con la punta della lingua l’orifizio anale che, sotto i suoi colpi, andava inspessendosi e, seppure di poco, dilatandosi. Consuelo, dal canto suo, deliziata da quel trattamento, unito al fatto che suo fratello, sdraiato sotto di lei, le stava nuovamente leccando la figa, stava godendo come una maiala e, aiutandosi con ritmici movimenti peristaltici, cercava di fare in modo che il suo buco del culo si dilatasse il più possibile per permettere ad Antonio di infilarci la punta della lingua.
A forza di spinte e con l’ausilio dei massaggi linguali del ragazzo, i suoi sfinteri divennero spessi un dito e, finalmente, si aprirono consentendo ad Antonio, che stava quasi per godere di nuovo talmente si stava arrapando al pensiero di poter leccare a suo piacimento il culo della ragazza, di infilarvi la punta della lingua ed assaporarne l’interno. Quando i due ragazzi si scambiarono di posizione, la faccia di Manuel era completamente impiastricciata dal sugo di lei, la cui figa completamente spalancata colava a più non posso. Col viso piazzato tra le chiappe della sorella, il cui buco del culo si stava dilatando sempre di più, Manuel si fece una leccata lunghissima che lo portò ai limiti dell’orgasmo. Sentiva di doversi nuovamente svuotare i coglioni e il suo cazzo stava colando bava come un rubinetto mal chiuso. Quando, dopo una leccata che gli parve intermniabile, sollevò la faccia annunciando che doveva sborrare, l’amico, che nel frattempo si stava facendo ciucciare la cappella, confermò la stessa necessità. – Aspettate – disse allora la ragazza sfilandosi di bocca il cazzo di Antonio – dovete prima mettermelo, tutti e due. Voglio i vostri cazzi, li voglio in corpo, li voglio sentire dentro di me. Mi dovete prima sbattere come una troia, poi vi faccio sborrare. Non dentro, però, è pericoloso. In questo momento non sto prendendo nessun anticoncezionale. Sdraiata sulla schiena, a cosce spalancate, si tirò addosso Manuel. – Prima il mio fratellino – disse – so che è da troppo tempo che me lo vuole mettere. Quando Manuel, sistematosi tra le cosce spalancate della sorella, s’infilò dentro di lei scivolando morbidamente fino ai coglioni, credeva di stare sognando. Non è possibile, si diceva, non è possibile che me la stia sbattendo a questa maniera. E non capiva neppure lui, a dire il vero, se tale sua incredulità fosse motivata dalla soddisfazione di potersi fare una gnocca così appetitosa e arrapante, o se fosse dovuta alla situazione decisamente incestuosa che stava sperimentando. Fatto sta che, sdraiato sopra di lei, con la lingua infilata nella sua bocca e le mani che le brancicavano tutto il corpo, la pompò a ritmo sempre più elevato fino a che non capì che non sarebbe più stato in grado di trattenere l’incipiente orgasmo. Allora si fece dare il cambio dall’amico che, come Consuelo aveva previsto, provvide con la sua grossa cappella dai larghi bordi a strofinarle e massaggiarle ben bene le parti interne della passera facendola letteralmente urlare di piacere. I due amici si dettero per un po’ il cambio facendola venire un paio di volte e strappandole mugolii e urletti e facendole esprimere ogni genere di oscenità nei loro confronti e, soprattutto, nei confronti dei loro cazzi che la stavano pompando con tanto vigore e le regalavano così tanto godimento. – Vi voglio entrambi – disse ad un tratto la ragazza – vi voglio entrambi dentro di me. – L’ ho visto fare in un filmetto porno, ho visto una ragazza che prendeva due cazzi in figa contemporaneamente. Provate, forza, provate a mettermelo tutti e due. Trovare la posizione giusta non fu facile e riuscire ad infilare due mazze di quel calibro nella sua fessura, per quanto spalancata, fu ancor più difficile. Ma alla fine ci riuscirono con Manuel sdraiato sulla schiena, Consuelo sdraiata sopra di lui ed Antonio sdraiato sopra la ragazza, faccia contro faccia. Con entrambi i cazzi infilati in figa che la pompavano ritmicamente, all’inizio Consuelo si sentì quasi squartare in due ma poi, a poco a poco, le sue carni si adattarono a quella gigantesca intrusione e cominciò a godere come mai aveva goduto in vita sua. Con pochi contorcimenti del collo riuscirono a baciarsi in bocca e ad unire le loro lingue. I tre ragazzi, ora, erano una cosa sola. Sembrava che non esistesse più distinzione di sesso. I due ragazzi, coi cazzi serrati insieme dalla figa di Consuelo, oltre a scoparsi la ragazza si stavano scopando tra di loro e le loro lingue, intrecciate con quella della ragazza, si scambiavano baci appassionati. – Sto per godere – fece Manuel ad un tratto – devo sfilarmi, presto. – Sto per godere anch’io – ribattè l’amico sfilandosi di colpo e saltando di lato. Come in un esercizio ormai ben collaudato, in un lampo i tre ragazzi si rimisero nella identica posizione tenuta al momento della prima sborrata. – Innaffiatemi come prima – li incitò Consuelo mettendosi seduta e reclinando leggermente il capo all’indietro – datemi la vostra sborra calda. Forza, fratellino, fammi vedere che begli schizzi lunghi sai fare.