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Racconto d’estate

La villa era adagiata sulla riva del fiume, nel punto in cui questo diventa lago. Un’estate torrida, sera tarda. Un prato di discrete dimensioni, un gentile declivio verso
l’azzurro della piscina, le luci del soggiorno, le uniche accese. All’interno pochi movimenti, voci femminili, giovani. Il fumo le usciva dalla bocca annoiato. Lei, diciannove anni, adagiata sull’enorme poltrona, sembrava ancora più enorme di quanto non fosse in realtà. “Io non sono grassa” amava ripetere sorridendo ambiguamente, “io sono obesa”. Le quattro ragazze si guardarono con aria di complicità, ed ebbero per la prima volta la netta
sensazione che in fondo non si sarebbero divertite come gli anni scorsi. Non rimaneva che accendere la televisione, ma sarebbe equivalso ad ammettere la sconfitta.
Chris guardò il suo orologio: appena le undici. Stefy si rigirò annoiata sul tappeto e si toccò l’apparecchio dentale che aveva in bocca.
Ad un certo punto Sua Enormità se ne venne fuori con una delle sue.

– Perchè non andiamo a fare il bagno nude? – La guardarono con gli occhi per un attimo stupiti. Che senso poteva avere? Chris si mise a sorridere, ma non disse niente. – Beh, io vado – disse col suo vocione grosso l’enorme ragazza e spense la sigaretta con violenza. Nonostante l’intenzione non fece nessun’altra mossa. Jane si svegliò dal suo torpore. – Ma non farà freddo? – chiese sbadigliando. – Ci saranno trenta gradi, si muore dal caldo – disse decisa la ragazzona. Chris si alzò dal divano e disse che almeno si sarebbe fatto qualcosa. – Sì, almeno facciamo divertire i vicini – disse Stefy sarcastica. Chris assicurò che non si vedeva niente, e poi bastava non far rumore. Così si alzarono svogliatamente, anche la grassona e Jane, mentre Stefy rimase dov’era. – Dai, non fare l’asociale – l’esortò Jane, continuando a fumare. – Non ne ho voglia e basta – La ragazzona si voltò verso di lei, si mise le mani sui fianchi e sbottò: – Cos’è, ti vergogni? – Ma figurati! – si difese.

Non potè fare in tempo a raggiungere il pacchetto di Marlboro sopra il giradischi, che Sua Enormità l’aveva già presa per mano e la stava tirando di forza verso la porta.
Chris spense le luci del salotto, tranne la piccola abat-jour dell’antico comò, e le fece uscire tutte. Quando Jane giunse al bordo della piscina, illuminata dai faretti nell’acqua, inspirò fortemente l’aria della notte e si sfilò di corsa i jeans come per liberarsene. Mise i piedi nell’acqua e tirò un sospiro di sollievo. – Bella fresca –
Finalmente arrivarono anche le altre. Stefy si era lasciata convincere dai modi bruschi della ragazzona, ma, non si sa come, era riuscita ad afferrare le mutandine del suo bikini blu e le teneva strette in mano.
– Sono tutta sudata, con questo vento non vorrei prendere un accidente – disse Chris guardando le altre, cercando sguardi complici che non arrivarono. Il vento c’era, ma ero uno scirocco caldissimo.
Si chiese se era l’unica a provare un certo imbarazzo all’idea.
Fissò Stefy, nell’oscurità, ma vide solo il luccichio di una bottiglia di Martini bianco che qualcuna di loro aveva lasciato lì nel pomeriggio, e che adesso l’aveva
presa e cominciava a ingollarne piccoli sorsi. – Accendimi una sigaretta, Chris – implorò Jane.

Lei obbedì senza fiatare. Raccolse il pacchetto di Camel sul frigobar, si sfilò di tasca un accendino di plastica azzurra e tirò fuori una sigaretta. Quando se la mise tra le labbra fece bene attenzione a non bagnare il filtro con la saliva. La prima volta che ne aveva accesa una era stato per Jane e lei per sbaglio l’aveva toccata con la lingua. Jane quando l’aveva ricevuta aveva inarcato le sopracciglia e l’aveva rimproverata: – Ma cos’è, l’hai ciucciata? -. Questa volta l’accese con sicurezza e respirò la prima boccata di fumo con voluttà. Gliela passò sorridendo.
Jane la prese automaticamente, senza nemmeno voltarsi.
– Allora ci spogliamo? – incitò Sua Enormità.

Jane fu la prima a raccogliere l’invito. Si tolse la maglietta liberando due seni grossi e cadenti. Cosa ci poteva fare se la natura l’aveva insultata così? E dire
che stava bene solo quando non aveva niente addosso, perchè dentro qualunque indumento si sentiva scoppiare. Si accorse che Stefy le guardava le tette a bocca semiaperta. Che stupida, pensò! Come faceva a invidiarle quelle tette così schifose quando lei invece aveva due tettine piccole e sode, con i capezzoli che guardavano sempre il cielo. Sei proprio una stupida, continuò a pensare. Chris, sfilandosi la lunga gonna, guardò Stefy e disse: – Dai, forza, non c’è nessuno che ti guarda – e allora anche lei cominciò a spogliarsi, perchè di Chris si fidava, e se lo faceva lei voleva dire che non c’era niente di male. Ma sì, in fondo erano tutte ragazze, ed era una vita che si conoscevano.
Però era un’idea balenga. Si era sempre chiesta come sarebbe stato nuotare senza niente addosso. Questa notte l’avrebbe saputo. Il prezzo era un po’ di imbarazzo, ma forse alle altre piaceva proprio per quello.
Era una bellissima nottata, a parte il caldo. Il cielo era limpidissimo, lo scirocco lo aveva liberato delle poche nuvole che c’erano state in quei giorni. Tutto intorno si sentivano i grilli e qualche uccello notturno. E in lontananza le onde del lago che si rifrangevano sul lido.
L’unica luce proveniva dalla piscina, e le case attorno, benchè seminascoste dagli alberi, erano sicuramente al buio anche loro. La gente da quelle parti va a letto presto.

Chris e Stefy furono le ultime a levarsi di dosso la biancheria intima, mentre Jane e la grassona erano già in acqua a godersi la frescura. Stefy velocemente prese lo slip del costume e fece per metterselo. – Ma dai! – fece Chris, e allora lei fece una smorfia di indifferenza e lo lasciò cadere sul prato. Chris doveva controllarsi per non guardarla, e sapeva che uno sguardo l’avrebbe convinta a
rimettersi addosso tutto e ritornare in casa, e la cosa sarebbe diventata imbarazzante. Stefy era una ragazza pudica, non ci si poteva fare niente. Anche lei, se non avesse bevuto tutto quel Gin Fizz forse adesso non sarebbe così sbarazzina. Le prese la mano e insieme si avviarono verso l’acqua.

– Arrivano le vergini – sentenziò la grassona dall’acqua, e tutte la guardarono immediatamente male, perchè aveva urlato e avrebbe potuto attirare l’attenzione. – Sei proprio una scema – le disse Jane sottovoce. – ‘fanculo – rispose, ma stavolta sottovoce anche lei. Chris entrò nell’acqua e si fece un paio di vasche nuotando a rana. Che sensazione di libertà. Cercava di spostare meno acqua possibile, di scivolarvi dentro, e la sensazione che ne ricavava era piacevolissima. – Cosa darei per avere un uomo in questo momento – sospirò Jane. Nessuna raccolse, anche se tutte condividevano. – Immaginatevi se in questo momento qualcuno ci stesso vedendo – suggerì Chris. – Gli basterebbe vedere un attimo quella là e preferirebbe guardarsi Pippo Baudo in televisione – disse Stefy indicando Miss Mappamondo, che adesso faceva il morto a pancia in su, ed era così enorme che del suo corpo si vedeva solo la pancia, e il seno semisprofondato nell’acqua. Tutte si misero a ridere, ma la grassona sul momento non replicò. Poi, quasi illuminata, disse: – Siete solo invidiose perchè io ho scopato e voi siete ancora tutte verginelle -. Jane, che conosceva la storia pensò: preferirei essere una suora, piuttosto che essere deflorata nel modo odioso in cui lo sei stata tu. Chris pensò: preferirei rimanere vergine tutta la vita piuttosto che essere piena di grasso come sei tu.
Stefy pensò: tanto a te ormai non rimane altra consolazione che quella. Tutte si accorsero dell’enormità della loro cattiveria e rimasero in silenzio. La grassona era tutta contenta: – Non sapete che dire, eh? –

Ad un certo punto Jane decise che le sarebbe piaciuto essere coccolata dal vento caldo e perciò uscì dall’acqua, si asciugò un po’ la schiena e i capelli, poi si sdraiò su un lettino, con la faccia rivolta alle amiche, che ancora stavano nuotando. Constatò che la temperatura era fantastica, un leggero senso di freddo la attraversava come rivoli nelle parti più intime del suo corpo, mentre il resto era abbracciato da un caldo confortante e piacevolissimo. Non sono mai stata fisicamente così bene, pensò. Mentre sentiva ad una ad una le gocce sul suo corpo evaporare guardava incantata Stefy. Come era bella.
Avrebbe dato dieci anni della sua vita per avere un corpo così, e invece quella stupida non sapeva che farsene e pensava addirittura di essere brutta. Ci credo, se continui a conciarti da scolaretta che ha bisogno della mamma. Stefy per un po’ nuotava sulla superficie, poi si immergeva, poi riemergeva e nuotava sulla schiena. Adesso che aveva preso confidenza non aveva più molti pudori, e Jane poteva
osservarla come nemmeno lei stessa, credeva, si era mai osservata. Il suo sedere era come di marmo, piccolo, rotondo, così bianco da sembrare fosforescente; la schiena perfettamente diritta, le gambe lunghe e ben fatte; e il suo seno, che sarebbe stato nella classica coppa di champagne, e i piccoli, scuri e timidi capezzoli. Ma forse è meglio che lei non se ne renda conto, pensò. è una difesa naturale.
Si sorprese a pensare che quello che le invidiava di più, però, era il suo pube, cosparso da pochi peli biondi, tanto che Stefy nuda sembrava avere il corpo di una bambina. Non aveva certo i suoi problemi, con peli sul viso che i ragazzi quando volevano sfotterla chiamavano baffi.
Poi la sua attenzione fu rivolta da Chris, che continuava a nuotare a rana, facendo vasche su vasche, in silenzio, scivolando nell’acqua. Ecco, pensò, comunque quella che invidio di più è lei. Jane era convinta che al mondo esistessero tre tipi di ragazze: quelle che dicono di non godersi la vita, e in effetti non se la godono; quelle che dicono di godersi la vita, ma in realtà non se la godono affatto; e quelle che non dicono niente, ma sono le uniche a godere per davvero. Stefy apparteneva, solo per colpa sua, alla prima categoria, lei e la sua amica grassa appartenevano di certo alla seconda, mentre Chris apparteneva alla terza categoria, quella degli eletti.
Stanotte, peresempio: questa scemata di spogliarci che effetti ha sortito: che la grassona si è umiliata, vedendosi così brutta e parendo una caricatura, si è affogata nell’acqua e nel fumo; io invece, nuda o vestita, per me non fa differenza, ormai ci vuole altro per scuotermi, e guardare le altre mi fa solo rabbia; Stefy prima è morta dalla vergogna, adesso scommetto che continua a chiedersi quando usciremo e ci rivestiremo ed è più annoiata di prima.
L’unica che davvero si sta godendo il suo bagno è lei, Chris, si vede dalla sua espressione, e dal sottile piacere che ricava dal vederci nude e vedersi lei nuda e libera nell’acqua.
Comunque c’era proprio una bella temperatura: da quel lettino non l’avrebbe smossa nessuno fino a domani mattina.

Passò una bella mezz’ora prima che anche la grassona, seguita a ruota da Stefy, uscisse dall’acqua. Sua Enormità si prese una bella sdraio e vi adagiò tutto il suo grasso corpo, che quasi non ci stava. Si accese una bella sigaretta e cominciò a intonare una vecchia nenia che aveva imparato quand’era piccola da sua madre, che era irlandese.
Stefy invece corse a prendere un asciugamano e dopo esserselo passata velocemente tra le gambe, si rimise addosso mutandine e canottiera. Si asciugò un po’ i lunghi capelli biondi e quindi si rivestì completamente.
Chris fu l’ultima ad uscire dalla vasca. Andò un po’ a zonzo per il giardino come se cercasse qualcosa, poi alla fine sembrò averlo trovato. Era lo slippino di Stefy.

– Ti fa schifo se me lo metto? – le chiese. – No, figurati
– E così lo indossò e non si mise nient’altro, ma accostò un lettino a quello di Jane e senza dire una parola vi si distese, contemplando la bellezza del cielo stellato.
L’unica che invece continuava a non trovare un posto dove mettersi era Stefy. Prima era a disagio senza vestiti, adesso che li aveva era a disagio lo stesso perchè tutte le sue amiche erano ancora nude o seminude. Stette lungamente a pensare cosa avrebbe dovuto fare. Poi decise per una cosa alquanto strana. “Ma sì, chi se ne frega”, pensò. Si tolse i jeans e quindi, velocemente senza starci troppo a pensare, di nuovo anche le mutandine. Poi così, con sopra ancora canottiera e camicetta, andò a cercarsi un lettino e lo mise di fianco a quello di Chris e vi si sdraiò sopra.
– Come mai ti sei spogliata di nuovo? – le chiese Chris sinceramente curiosa. – Ne avevo voglia – rispose Stefy mentendo, ed era più in imbarazzo che mai, e avrebbe voluto piangere, ma avrebbe fatto la figura della scema, e in quel momento odiò se stessa e i suoi stupidi imbarazzi.

La piscina era tornata ad essere uno specchio d’acqua, azzurrissima e perfetta nel suo contrasto con un cielo stellato di imponente profondità. Attorno a quest’acqua le quattro ragazze variamente svestite, immobili, silenziose, forse dormienti, sembravano fate dopo un balletto sovrannaturale. Era, tutto sommato, un quadretto di curiosa bellezza. Chris si alzò volgendo le spalle alle amiche, e guardò verso il lago, in lontananza. Fece qualche passo nell’erba fredda e trasse un lungo sospiro. Si tolse il costume che le aveva prestato Stefy e si diresse, con passi brevi e incerti, verso la debole luce dell’abat-jour lasciata accesa in salotto. Le ragazze la guardarono rimpicciolirsi e scomparire, dietro la porta.
Nessuna poteva notare il luccichio del suo pube bagnato non più di acqua ma del piacere che si era impadronito di lei. FINE

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