Il “Roman Fighting” è una nuova disciplina di combattimento che è stata importata in Europa dagli Stati Uniti. Millanta una vocazione storica del tutto infondata dall’epoca dell’impero romano dei Severi: una leggenda vuole che in diverse arene fosse stato recuperato il mito greco di Pentesilea con la sua vendetta feroce contro i maschi che l’avevano offesa. Nel corso del ludus circensis si dava occasione alle amazzoni di rivivere quell’esperienza drammatica ed esaltante al tempo stesso, o ai gladiatori di riscattare l’onta arrecata al loro sesso. Il confronto attuale oppone due avversari di diverso sesso, che si affrontano senza esclusione di colpi in un ring ovale circondato da catene: queste impediscono ai codardi di allontanarsi dal perimetro di gara. Lo scontro prosegue sino alla resa di uno dei due contendenti, o quando uno di essi non è più in grado di continuare, per intervento dell’arbitro. Il vincitore ha diritto di abusare fisicamente e sessualmente dello sconfitto per un periodo di tempo inversamente proporzionale alla durata dell’incontro, purché tutto avvenga sotto gli occhi del pubblico.
Nel corso del pomeriggio, durante la presentazione degli atleti ai giornalisti, la presentatrice accompagnò il primo sfidante: “Da Milano, 70 chili e 1. 76, con esperienze amatoriali di pugilato, ecco a voi: Giovanni “The Jump”!
Giovanni, era un ragazzo timido: salutò la folla con un sorriso solare, senza però riuscire a pronunciare nemmeno una parola. Aveva al suo attivo un buon curriculum pugilistico, ed un background sportivo di ottimo livello, che l’aveva portato a partecipare a gare nazionali di calcio.
“Da Lecce, 182 cm, 80 kg, esperta di lotta greco-romana e di free-fighting, Serena “The Lyon”! “. Una mora con una grande criniera di capelli, snella, dalle spalle larghe ed un seno generoso si presentò sulla piattaforma.
Aveva un paio di gambe possenti, muscolosissime. Era divenuta ormai imbattuta campionessa italiana di lotta greco-romana ed era abituata alle cerimonie pubbliche: seppe pertanto tenere un discorso breve e incisivo, sulla parità fisica e morale tra uomini e donne.
La sera, all’inizio dell’incontro, il palazzo dello sport di Roma era gremito e la folla rumoreggiava. Lo spazio era buio e sembrava quasi del tutto vuoto, tanto fitta era la tenebra. All’improvviso si accese un faro che illuminò l’ingresso di Giovanni. Il gladiatore indossava un kimono dorato. Giovanni salutò la folla alzando le mani allacciate in segno di vittoria, e salì sul ring. Si tolse l’accappatoio, restando in calzoncini, esibendo un corpo muscoloso e snello di pugile, con un petto scolpito dai muscoli e villoso.
Il fascio di luce tornò ad abbagliare l’ingresso, accompagnando verso la pedana Serena: l’amazzone indossava un kimono rosso. Aveva deciso di lottare in topless, rifiutando le protezioni a difesa del suo seno enorme, ma aggraziato da due delicati capezzoli rosa.
L’arbitro ordinò all’amazzone e al gladiatore di raggiungerlo in mezzo alla pedana per ricapitolare le regole. “Ogni colpo è valido tranne le dita negli occhi. Se ordino di sospendere il combattimento, lo fate subito. ” I contendenti si sfidavano con gli sguardi, ma Giovanni doveva affrontare la grinta dell’avversaria scrutandola dal basso verso l’alto. Cercò di rimediare lo svantaggio aggrappandosi alla violenza verbale: “Ti pentirai di essere salita sul ring, puttana”. “Senti senti, la mezzasega di Milano fa il duro. Forse hai il cazzo per pisciare, ma di certo non hai i coglioni per batterti con me. Pallemosce, scommetti che ti spezzo prima che siano passati 5 minuti? ” lo sfottè‚ Serena. “Non sono una mezzasega, e piangerai mentre lo scoprirai! ” replicò secco Giovanni. “Ma non vedi che fai ridere? Ti strapperò i coglioni, e poi sarai tu a frignare come un bambino tra pochi secondi, testa di cazzo! ” lo minacciò Serena.
L’incontro ha inizio. Giovanni appare più spavaldo e recita bene la parte del gladiatore: va avanti cercando di fare il match lavorando molto con il sinistro. Pur apparendo teso, Giovanni va subito dentro con il diretto e già alla prima combinazione riesce a portare una tripla di sinistro-destro e ancora sinistro. Serena però reagisce con calma e dal centro del ring replica con un montante sinistro; poco dopo con un sinistro colpisce al volto.
Giovanni riparte a testa bassa contro l’amazzone, ben più grossa di lui: Serena non si lascia trascinare nella concitazione del gladiatore e lo attacca con calci alle cosce; Giovanni sembra incassare senza affanni. L’amazzone è tranquilla e sicura di sé, finge un gancio sinistro al volto e lascia invece partire un potentissimo calcio ai coglioni. Il colpo esplode ferocemente sulle palle di Giovanni, il calcio di Serena divora in un istante il pacco del maschio spappolandolo nella morsa atroce del collo pieno del piede. Giovanni subisce l’affondo mortale ai coglioni con un urlo di dolore, si piega in due coprendosi le palle martoriate con le mani e sbarrando gli occhi per lo strazio, che gli stritola il corpo dai coglioni al petto. L’amazzone ha inferto il primo colpo micidiale al gladiatore, infliggendogli una dura punizione per la sua arroganza iniziale di maschio. Giovanni è già a un passo dalla sconfitta, che minaccia di essere devastante per i suoi fragili coglioni e mortale per il suo corpo magro, anche se muscoloso: a meno di un minuto dall’inizio il suo petto villoso e i suoi coglioni rischiano di rimanere stritolati dall’immane forza di Serena. Soffoca e boccheggia, immagina che la gara del fiato per lui è già persa, mentre l’amazzone gli danza attorno con un sorriso selvaggio dipinto sulle labbra, straziandolo di pugni e calci.
Il gladiatore pur massacrato dal dolore, cerca di non piangere: deve reagire, torna ad attaccare a testa bassa, colpisce Serena con un gancio robusto in mezzo al seno. L’amazzone sembra accusare il colpo, perde il centro del ring. Giovanni la spinge verso le catene, un altro gancio le centra il mento provocandole uno stordimento visibile. Il gladiatore pare riguadagnare fiducia, e nel disorientamento di Serena le si avvicina superando la barriera delle sue lunghe braccia. La chiude in presa, iniziano a lottare scambiandosi nel contempo calci e ginocchiate. Ma è l’amazzone ad
avere la meglio, comprimendo il petto del gladiatore tra le proprie braccia fino a provocare le urla di Giovanni, che ormai ha paura di subire l’umiliazione di sentire il proprio petto spezzato dalla morsa invincibile dei bicipiti di Serena, e di svenire per la sofferenza ai piedi dell’avversaria. Serena prevale anche nel contrasto di gambe, avendo ormai fiaccato la resistenza delle cosce del maschio riempiendole di lividi e facendole tremare per le contusioni sotto i colpi devastanti delle sue ginocchia. La demolizione del corpo di Giovanni viene sospesa dalla decisione di Serena di concedere il finale dello scontro ad una maggiore spettacolarità, che esalti la furia devastante e demolitrice dell’amazzone sul corpo ormai quasi inerte del gladiatore. Sgambetta a terra Giovanni, e gli rovina sopra con tutto il suo peso. Il gladiatore è pronto, e tiene fede al suo soprannome scattante sfuggendole di sotto e rialzandosi in piedi. Nemmeno Giovanni sa dove ha trovato l’energia e la grinta per completare la mossa, ma la salvezza è un’illusione effimera: Serena lo colpisce con un calcio allo stomaco, poi con un gancio al volto, mentre il dolore lo piega fino all’altezza raggiungibile dalle sue braccia. Il gladiatore è di nuovo al tappeto, e l’amazzone si installa sopra di lui, a cavalcioni sul suo petto peloso: lo travolge di pugni al volto, Giovanni si protegge solo in minima parte. La condizione di Giovanni è grave; ma peggiora quando Serena d’un tratto interrompe la sua vendetta diretta al volto del gladiatore, inspira profondamente per concentrare tutte le sue energie congiungendo in alto le mani e serrandole insieme a pugno; quindi in un lampo, rotea il torso e scarica tutta la furia della sua forza concentrata in un colpo devastante sui coglioni di Giovanni. Il fiato le esce in un terribile urlo di vittoria, mentre il gladiatore sente una furia orrenda spezzargli il cazzo e sradicargli le palle, invadere il suo corpo incendiando la carne tenera del suo scroto e dei suoi coglioni – e gonfiandosi, mordendo e distruggendo tutto dentro il suo petto. Giovanni si contrae in preda alle convulsioni, dal suo petto schiacciato sotto il peso della donna esce un gemito pietoso: il soffocamento gli impedisce di gridare tutta la sua sofferenza e la sua paura, mentre con le mani non riesce a raggiungre i genitali di cui va tanto orgoglioso, nemmeno per proteggersi in ritardo le palle massacrate. Il terrore sbarra gli occhi di Giovanni, i suoi rantoli non possono però commuovere la ragazza che con tanta ferocia gli dilania il cazzo e i coglioni. Infine Serena stronca il gladiatore con un montante terribile al mento: in preda al terrore, Giovanni batte la mano a terra implorando pietà dall’amazzone per la sua resa.
“In soli 3 minuti e 45 secondi di combattimento, l’amazzone ha disintegrato il gladiatore: vince per abbandono Serena The Lyon, che ha stracciato il ragazzo del ring: Giovanni The Jump è stato battuto e umiliato dalla potente amazzone di Lecce!!! ” proclamò la presentatrice tra le ovazioni del pubblico femminile. Serena ringraziava la folla gonfiando i suoi muscoli, mentre i medici si
preoccupavano per le condizioni dello sconfitto.
Infine, secondo i patti, Giovanni fu abbandonato ai capricci dell’amazzone che lo aveva battuto. Era ancora accasciato al suolo, si copriva il pacco con le mani, ansimava, era appena capace di muoversi. Serena si avvicinò e gli premette un piede sul petto villoso. Voleva che la sua supremazia fosse immortalata in innumerevoli scatti da parte dei fotografi presenti attorno al ring. La sua posa era imperiosa, al povero gladiatore sconfitto non restava che soffocare sotto il peso dell’amazzone che gli schiacciava il petto.
Poi Serena gli ordinò di levarsi i boxer, e di restare nudo davanti al pubblico. Con vergogna infinita Giovanni obbedì al comando. L’amazzone gli rimproverò la flaccidità e la piccolezza del suo cazzo: ingiunse che il gladiatore si masturbasse davanti a tutti, per esporre nel modo più concreto al pubblico la sua adorazione per la potenza e la bellezza fisica della donna che lo aveva sconfitto. Giovanni umiliato e oppresso dal piede della ragazza, sempre conficcato tra i peli del suo petto, si palpò con dolore le palle stritolate e il cazzo schiacciato; poi iniziò a masturbarsi. Il cazzo penosamente si sollevò tra le risate del pubblico, che irrideva la lentezza dell’operazione; gli divenne grosso, vermiglio, poi diverse gocce di sperma macchiarono il suolo e le catene del ring. Serena rideva e accoglieva gli applausi del pubblico; quindi chiese al gladiatore di urlare a tutti la sua condizione di schiavo, e di proclamare lei sua padrona. Giovanni obbedì tra le lacrime, e sotto dettatura proseguì ammettendo la superiorità delle amazzoni sulla razza dei gladiatori e sui maschi in generale. Infine, Serena gli si sedette sul volto, defecando nella sua bocca spalancata fino quasi a soffocarlo.
Il destino di Giovanni nel panorama sportivo italiano era segnato; dopo quell’incontro, il suo nome è sparito dai tabulati di tutti i manager professionisti. FINE