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Io e Anna

Da quanto tempo conosco Anna? Bene, questa è la domanda che mi ponevo circa un anno fa quando la nostra amicizia è cambiata, è diventata qualcosa di diverso.
Anna è stata per diversi anni una mia collega di lavoro; il mio primo lavoro, quando ancora ero un giovanotto imberbe, alle prime armi.
Sposata lei, scapolo di belle speranze io, le nostre vite correvano parallele nella stessa stanza d’ufficio senza incontrarsi. Però Anna mi piaceva già allora. Piccola, minuta, ma con un corpo florido, mi piaceva il suo modo di parlare, la sua naturale spensieratezza, il suo essere un po’ pazza, sempre curiosa delle novità.
Non era proprio amore…. la chiamerei piuttosto tenerezza quella che provavo per lei, quella che mi spingeva a cercare la sua amicizia. E poi c’era il suo rapporto con il marito: passavano per essere una coppia modello. E sarei stato proprio io a mettere in crisi quel rapporto? No, non se ne parlava nemmeno, non era nel mio carattere, nella mia indole.
Così alcuni anni trascorsero finchè le vicende della vita ci separarono: un nuovo lavoro per me, una fidanzata diventata poi una moglie. Ogni tanto ci sentivamo, per le feste o ai compleanni: come stai? il lavoro come va? Così venni a sapere del figlio che aveva avuto, della nuova casa. Poi più niente per alcuni anni.
Finchè un giorno, l’anno scorso, sul treno che tutte le mattine prendo per andare al lavoro mi sentii chiamare.
– Guarda chi c’è! – mi disse Anna
Mi voltai e me la trovai davanti, bella come la ricordavo, solo una piccola ruga all’angolo della bocca che la rendeva ancora più desiderabile.
– Cosa ci fai qui? – le dissi –
– Stamattina la macchina mi ha abbandonato… ma è stata una fortuna! – rispose Anna
– Allora che mi racconti? – dissi io
– Cosa mi racconti tu? – rispose lei con un sorriso
– Niente di particolarmente speciale. Ah, ecco una cosa nuova veramente c’è, mi sono separato da Giulia –
– Davvero? Mi dispiace… com’è andata? –
Le dissi del mio matrimonio andato a rotoli e di come io e Giulia avessimo deciso, senza troppo clamore di lasciarci. Non c’era in realtà molto da dispiacersi: anche se il momento della separazione non era stato facile.
Nessuno dei due aveva vissuto la cosa in modo drammatico. Fu allora che appresi, con una certa sorpresa, che anche il matrimonio di Anna era finito.
– Sai – mi disse Anna – non c’era più intesa. Negli ultimi tempi litigavamo su tutto… il bambino ha sofferto la situazione; poi la decisione di andarsene l’ha presa lui, io forse non ne avrei avuto il coraggio. –
Insomma tutti e due liberi da impegni e un po’ bastonati, decidemmo di vederci nel fine settimana: saremmo andati al mare a Monterosso, dove i miei hanno una casa.
Il mare era stupendo, la giornata calda. Anna indossava un costume intero che esaltava le sue belle forme. Sdraiati sulla spiaggia di sassi, alternavamo il sole al mare.
Entrammo finalmente in casa verso sera, dopo aver fatto un po’ di spesa. Dovevamo ancora lavarci prima di preparare qualcosa da mangiare. Anna entrò in camera da letto, mentre io sistemavo la spesa. Avevo messo a posto tutto e pensai che Anna fosse già in bagno. Quando entrai in camera, si stava togliendo il costume da bagno: le sue belle tette spuntavano dal costume sceso sotto le ascelle.
– Oh, scusa – le dissi richiudendo la porta.
– No, non te ne andare…. resta qui con me. Non ti piaccio neanche un po’?
Il cuore mi batteva forte e…. il mio cazzo cominciò a crescere sotto il costume. Anna se ne accorse e si avvicinò.
-Ho voglia di te – disse
Non so come, ritrovai le mie mani ad accarezzare i suoi dolci capezzoli turgidi. Cominciai a baciarla con furore, mentre le sue mani correvano verso il basso ad incontrare il mio arnese sempre più duro. Scesi lungo il suo corpo, leccando le sue tette e spingendo in giù il costume fino a scoprirle il pube. Infilai la mia mano tra le sue cosce già grondanti di umore: il suo odore di femmina era eccitante. La spinsi sul letto e leccai a lungo la sua fica stimolando con la lingua il clitoride finchè lei non mi scostò e disse seria:
– Ora comando io –
– Mi prese per mano e mi portò fino alla sedia che tenevo vicino al letto, poi si inginocchiò e la sua piccola mano impugnò fermamente il mio cazzo.
– Voglio farti morire….. – mi disse guardandomi languida
Le sue labbra! Le labbra di Anna erano particolari: ben disegnate, sembravano due petali di rosa appena un po’ increspati. Mai avrei immaginato di vederle un giorno schiudersi per fare entrare la mia grossa cappella.
– Sei salato… – mi disse
Cominciò ad andare lentamente su è giù, ingoiando avida il mio cazzo. I suoi occhi continuavano a guardarmi quasi per intuire quale fosse il limite di eccitazione che ero in grado di sopportare. Più di una volta fui costretto a dirle di fermarsi: no, non volevo venire così. L’avrei scopata e fino in fondo.
– Alzati! – le dissi
Si fermò incerta, poi obbedì. Restai seduto, l’avvicinai a me e sollevandola sprofondai il cazzo nella sua piccola fica. Il suo calore mi avvolse. Ripresi a baciare la sua bocca: ancora sapeva del mio cazzo. Lei appoggiava le mani sulle mie gambe, sollevando il bacino ritmicamente. Sentivo la sua fica bagnata salire e scendere lungo il mio cazzo. Ricominciai a leccare le sue tette, mordicchiandole i capezzoli e fu lì che non ce la feci più.
– Oddio, sto per venire… – le dissi allora
– Aspetta ancora un attimo! – mi rispose
Sentii il suo corpo inarcarsi, mentre il ritmo aumentava e finalmente giunse il suo gemito soddisfatto. Venni anch’io dentro di lei.
Restammo per un po’ in silenzio, poi fu lei la prima a parlare.
– Senti, – mi disse – era un po’ che non lo facevo, mi è piaciuto… ma non vorrei che tu fraitendessi. Non mi sento ancora pronta per un rapporto.
– Beh, mica dobbiamo fidanzarci per questo… – le risposi io
Quella sera, tornando in città scambiammo poche parole. Anna sembrava imbarazzata e distante. Tra me pensavo ecco la fine di una amicizia e l’aborto di un amore. Ci lasciammo dandoci un vago appuntamento per quando lei sarebbe stata libera per un cinema o una pizza.
In seguito, nei lunghi periodi che passavo da solo, specie in treno, pensai spesso a quella giornata. E come dimenticare le dolci forme di Anna, la sua passione….. Il desiderio di lei non mi abbandonava.
Poi una sera squilla il telefono.
– Ciao –
– Oh, ciao Anna – risposi
– Senti… hai programmi per stasera? – disse lei
– Veramente ho appuntamento con Luigi, ti ricordi di lui? – stavo mentendo, Luigi dovevo vederlo il giorno dopo, ma volevo scoprire le sue intenzioni.
– Ah, va bene allora niente. è che il mio ex ha preso Luca stasera, così ho pensato che potevamo cenare insieme a casa e poi uscire un po’. è una così bella serata! –
– Senti, facciamo così. A Luigi racconterò una balla. Sono da te fra un’oretta. Ok?
Tutto il mio orgoglio si scioglieva al primo colpo. Arrivai a casa di Anna. La cena era pronta. Mangiammo chiacchierando del più e del meno, senza dire una parola su quello che era successo l’ultima volta.
Dopo cena Anna mi chiese di dare un’occhiata al suo computer: non funzionava bene. Suo figlio ogni tanto portava a casa dischetti copiati e lei temeva ci fosse qualche virus.
Comincia a trafficare sul personal mentre lei lavava i piatti della cena.
– Come va, ci stai riuscendo? – Anna era arrivata alle mie spalle
– Mica tanto… – risposi io
– Aspetta, vediamo un po’ –
Dicendo questo si sedette sul bordo del tavolino. Indossava un vestito di cotone che la fasciava tutta. Notai che non portava il reggiseno: la sue tette sode ed abbondanti prorompevano libere. Rivolta allo schermo del personal, si spostò fino a mettere le sue cosce sotto il mio naso. Lentamente allargò le gambe: subito mi giunse il profumo della sua fica bagnata. Era senza mutandine la monella! Non capii più niente…. presi le sue natiche con le mani e me la avvicinai, poi cominciai a leccarla.
– Prendimi tutto in bocca… – disse lei
Succhiavo il nettare delle sue cosce. Anna intanto si sfilava il vestito scoprendo le sue fantastiche tette. La sua fica sembrava un frutto maturo cosparso di rugiada. Lei gemeva di piacere mettendomi le mani nei capelli.
– Continua…. – diceva
Non smisi, il suo corpo sussultava
– Ecco, vai avanti così, … cosi… Oh … oddio! –
Mi occorsi che era venuta per i fiotti di umore che la sua fica gettava sulla mia lingua. Io ero al limite delle mie forze, il cazzo mi stava scoppiando .
– Aspetta, ora tocca a me – disse Anna
Scese dal mobile e accarezzandomi aprì la cerniera dei miei jeans.
Il cazzo schizzò fuori come una molla. Lei finì di scappellarlo delicatamente e nuovamente assaporai la delicatezza delle sue labbra. Con lentezza ripercorreva il contorno del glande, mordicchiava la punta, leccava le palle, raccoglieva con la lingua il liquido del mio piacere.
– Ora vieni – mi disse piano
Non me lo feci ripetere, il mio cazzo cominciò a seminare sperma sulla sua bocca; gli schizzi giunsero sui suoi occhi, sulle guance e poi giù fino al seno. Anna continuava a leccarmi… come assorta…..

E ora? Ora la mia storia con Anna và avanti. Chi lo sà… forse tra qualche tempo vivremo insieme, ci stiamo pensando. Che dire…. lei è bella più che mai … è bella come…. beh, ragazzi mi dispiace per voi che non conoscete Anna! FINE

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Un commento

  1. Donna ma non ti dico chi sono

    Una volta sono rimasto a piedi con la macchina, ma non mi è successo niente di simile. Devo provare ad avere problemi su un’altra strada! 🙂

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