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La vendetta di Katia

Quando Sabrina ascoltò il messaggio registrato sulla sua segreteria telefonica non volle credere alle sue orecchie
“Ciao Sabri ti devo parlare urgentemente, richiamami appena senti questo messaggio”. Era proprio la sua nemica-amica Katia, una sua vecchia compagna di classe che non aveva più visto né sentito dal giorno degli esami di maturità, ovvero da circa tre anni prima, anche perché tra loro c’erano stati degli screzi e delle conflittualità. E poi anche fisicamente erano distante anni luce; Sabrina alta, mora e una terza abbondante di reggiseno, Katia piccola bionda e praticamente senza tette. Il loro odio era nato proprio nell’ultimo anno di ragioneria quando Katia sorprese il suo fidanzato in macchina con Sabrina in posizioni inequivocabili, in poche parole stavano scopando. Katia che era una ragazza molto fredda non fece alcuna sceneggiata ma il suo sguardo era di odio profondo sia nei confronti dell’ormai suo ex fidanzato sia nei confronti di Sabrina. Da allora non si videro e non si parlarono più, nonostante vivessero nella stessa città. Per questo Sabrina rimase stupita e turbata all’udire quel messaggio e spinta dalla curiosità richiamò immediatamente Katia:
“Si pronto chi parla? ”
“Ciao sono Sabrina, ho ascoltato il tuo messaggio”
“Ah molto bene, vorrei parlarti , puoi venire a casa mia domani se per te va bene? ”
“Certo verrò sicuramente”
“Va bene, allora a domani”. Il sonno di Sabrina quella notte fu particolarmente agitato, l’appuntamento con Katia le metteva ansia e in certo senso anche paura. L’indomani Sabrina si presentò da Katia vestita molto semplicemente con jeans e maglietta aderente.
“Benvenuta, accomodati pure”,
“Grazie Katia”. Parlarono del più e del meno, rivivendo e ricordando molte esperienze vissute ai tempi delle scuole superiori. Senza nessun preavviso, Katia interruppe la conversazione dicendo
“devo mostrarti alcune fotografie che ti riguardano”. Sabrina fu attraversata da un brivido di paura, perché il tono della voce di Katia era cambiato. Appena vide le fotografie Sabrina restò di sasso, erano le immagini di una festa dove si vedeva lei intenta a fare una sega ad un suo compagno di scuola.
“Non ricordi Sabrina? è la festa di compleanno di Luca e tu avevi perso una scommessa con lui”. Sabrina ricordava ma certo non immaginava che qualcuno l’avesse fotografata. Cominciò a sospettare quali fossero le intenzioni di Katia i cui occhi emanavano odio e desiderio di vendetta,
“immagina se quelle foto le vedessero i tuoi genitori, chissà cosa penserebbero di te” e scoppiò in una fragorosa risata. Sabrina non aveva molta scelta
“ho capito cosa vuoi in cambio delle foto? “, molto semplice
“voglio te, ma non solo il corpo anche la tua mente”. Sabrina si sentì morire dentro, doveva prostituirsi e per giunta con la sua peggiore nemica, ma non aveva alternative. Disse quasi sotto voce
“sono tua”,
“bene mia piccola schiava togliti tutti i vestiti ed inginocchiati qui ai miei piedi”,
“si subito”,
“devi chiamarmi padrona, sono io che comando qui puttanella”,
“mi scusi signora”. Sabrina incominciò un lento spogliarello, si sentiva umiliata, iniziò a levarsi la maglietta, i jeans e le scarpe, restando in reggiseno e sleep.
“Su forza levati tutto” la incalzave Katia, cosi Sabrina proseguì il suo streep sfilandosi il reggiseno e le mutandine e si andò ad accucciare ai piedi del letto dove intanto Katia si era sdraiata. Il suo viso era a pochi centimetri dai piedi di Katia
“forza mia piccola schiava toglimi le scarpe senza farmi male”, subito Sabrina ormai completamente soggiogata le sfilò le scarpe da ginnastica che Katia indossava senza calze.
“Avanti massaggi i piedi”, Sabrina intontita dall’odore dei piedi, ne prese in mano uno ma subito fu interrotta,
“con la lingua il massaggio” ordinò perentoria. Sabrina vinto l’iniziale disgusto cominciò a leccare con tutta la lingua. Non trascurò nulla, succhiò con delicatezza l’alluce e così tutta le altre dita che si premurò di mordicchiare dolcemente come le intimava Katia. Baciò e leccò a lungo tutta la pianta del piede, in particolare l’attaccatura delle dita, dove maggiormente si concentra l’odore; passò poi al tallone che venne baciato e leccato più volte, cosi come i piccoli calli che ornavano il piede di Katia. Tutto questo tra le risa e l’incitamento della sua padrona che dopo una mezz’ora di leccate si stufò e ordinò a Sabrina ormai esausta e senza quasi più saliva di toglierle le mutandine. Sabrina eseguì immediatamente e si trovò davanti al pube di Katia ricoperto da una folta peluria di peli nerissimi.
“Leccamela forza”, e Sabrina con la lingua si fece strada tra i peli e iniziò a leccarle la fica, in particolare il clitoride cosa che scatenò l’orgasmo di Katia, un orgasmo figlio della consapevolezza della sua superiorità e della sua dominazione, Sabrina neanche a dirlo bevve gli umori della sua padrona.
“Non è ancora finita cara mia, ora tocca al mio culetto, dai una bella leccatina anche li”. Sabrina, stremata e con ancora i peli pubici di Katia tra i denti e sul palato iniziò prima con timidi colpetti e poi a piena lingua a massaggiare il culo come ordinatole. Katia pienamente soddisfatta stracciò le foto, Sabrina si rivestì contenta di aver salvato la sua reputazione pur avendo completamente perso la propria dignità e si diresse verso casa. Quando entrò c’era un nuovo messaggio in segreteria, era ancora Katia… FINE

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