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Un cazzo… Familiare

Non odiavo tanto sposarmi, quanto sposarmi con lei. Poverina, Silvia era una brava ragazza, mi voleva bene, faceva anche bene da mangiare, l’unica cosa in cui non era molto forte era nel sesso…. come dire, scopate previste e più o meno tutte uguali, lei voleva stare sopra – oddio, mica mi fa schifo, ma a me piacciono i pompini, e lei raramente me li faceva, nonostante le mie insistenze.

Comunque, non la volevo sposare per via di sua sorella. Daniela era una cosa incredibile: fisico buono ma non da modella, viso normale, insomma una ragazza come tante, ma a me eccita da morire. Durante il fidanzamento era una tortura continua: uscivamo sempre in quattro, noi due, lei e il suo fidanzato ed io, appena potevo, le gettavo gli occhi addosso, senza farmi accorgere nemmeno da lei, e la immaginavo in tutti i modi: nuda, mentre scopava, intenta a fare i miei agognati pompini, insomma, era diventata una ossessione.

Anche perché tutte le volte, tornato a casa, era un segone garantito – Andavo in bagno, prendevo una foto fatta al mare due anni prima e via , delle sborrate micidiali.

Il fattaccio avvenne due mesi dopo il mio matrimonio. Era giugno, il tempo bello e invitante, ed arrivò classica la gita al mare per tutti e quattro. Vederla in costume mi mandava in frantumi, eppure non era niente di eccezionale, ma se avessi potuto scegliere tra lei e, che so, la mia attrice preferita, Sabrina Ferilli, non avrei esitato un attimo.

Insomma lei era li, sulla spiaggia, sdraiata sulla pancia a prendere il sole, con quel bel culetto in bella mostra ed io dovetti trovare una scusa, allontanarmi, ed andare in cabina a tirarmi la solita sega. Chiuso dentro, in tutta tranquillità, avevo già un notevole cazzo tra le mani, quando rimasi di sasso; dall’apertura in basso della porta (tra questa e il pavimento ci sono circa 30 cm. ) c’era lei che mi guardava, con lo sguardo comunque tutt’altro che stupita.

Rimasi fermo un tempo indefinito, senza sapere cosa fare, fino a quando lei disse: -devo stare così accucciata ancora per molto ? -. Scusami, dissi io, ed aprii la porta. Io ero rimasto con una mano sull’uccello che, nonostante la sorpresa e l’imbarazzo, non era minimamente sceso. Lei si chinò, baciò la cappella turgida e disse: -quanti ditalini mi sono fatta pensando a questo pezzo di ciccia-, e lo inghiottì. I pompini erano la mia passione, ma ero impreparato a quello che mi sarebbe successo di lì a 20 minuti.

Era veramente abile, sembrava creare una pellicola di saliva tra le sue labbra e l’uccello equesto dava una sensazione bellissima. Che lingua, in tutti i sensi: ogni tanto si staccava per dire cose che aumentavano solo il mio piacere, come –che bel cazzo che hai -, oppure –adesso te lo faccio scoppiare – ed altre cose di questo genere.

Andava al buco del culo, lo leccava delicatamente risalendo poi fino alle palle, che leccava in modo divino, e poi ritornava a “lui”, con cui sembrava aver stabilito un grande feeling. Venni dopo venti minuti di torture indicibili; lei, quando urlai –vengoooo! – credevo si staccasse, ed invece continuò il massaggio labiale inghiottendo tutta quanta la sborra che gli versai, guardandomi con quegli occhioni dal basso verso l’alto.

Si tolse con un dito una gocciolina bianca sulla bocca, mi dette un bacio sulla bocca e, con aria infinitamente troia, disse: -mia sorella, tel’ha mai fatto una pompa così ? – ed uscì dalla cabina.

Rimasi dentro ancora un po’, stordito, confuso, eccitato, quasi non avessi ancora capito cosa era accaduto; uscii, andai al bar del bagno e, quando tornai all’ombrellone con le mani piene, dissi: – ho comprato dei gelati, ho fatto bene? – e quardando Daniela, le feci l’ occhiolino dandole l’unico cono che avevo comprato, e stetti a guardarla mentre si leccava il gelato. FINE

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