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La mamma di Lola

Questo racconto è una storia realmente accaduta nell’estate del 1999. Io e Lolla, ci eravamo lasciati per via del padre, noto imprenditore romano, classico con la puzza sotto al naso, che per le sue figlie voleva ragazzi con il conto in banca minimo di 12 o 13 zeri. In effetti, per via di questo suo comportamento, e assillando le sue figlie quotidianamente, l’unico risultato che aveva ottenuto era la separazione della sua figlia maggiore e la fine del rapporto tra me e Lolla, la sua figlia minore. Io e Lolla, stavamo insieme da quasi 3 anni, e tutto andava a gonfie vele. Ero stato io che l’avevo sverginata, io che gli avevo insegnato a fare il suo primo pompino, io che gli avevo regalato il suo primo orgasmo, io che la avevo sodomizzata. Ma come era accaduto con la sorella maggiore, i suggerimenti, ma direi ordini del padre, non potevano essere messi in discussione, e fu così che con le lacrime agli occhi Lolla mi disse che ci dovevamo lasciare. Naturalmente ci restammo male entrambi, ma ci ripromettemmo di rimanere buoni amici. Cose che durano pochissimo, infatti dopo solo 3 settimane non ci sentivamo neanche più per telefono. Mi sorprese un poco la telefonata della mamma di Lolla, circa 2 mesi dopo che ci eravamo lasciati. Mi invitò a casa sua con la scusa di parlarmi di sua figlia. Arrivai puntualissimo all’appuntamento, ma l’argomento trattato, non era proprio quello del protocollo. Cominciò parlandomi del marito che opprimeva tutte e 3 le donne di quella casa, che spesso e volentieri se ne andava via anche per settimane intere con la sua amante senza che lei potesse replicare alcunchè. Dicendo ciò, si faceva sempre più vicina e quando mi disse che ancora si sentiva una donna, io avevo già un’erezione che sembrava un obelisco. Misi la mia mano sulla sua coscia, e una volta appurato che cilò non le dispiaceva, cominciai ad avvicinarmi alla sua topa che sentii già invasa di ciprigno. Cominciai il più dolce dei ditalini e dai mugolii di piacere che emetteva, pensavo che stessi andando molto bene. Mi incitava a continuare dicendomi altresì che non lo faceva da circa 6 mesi, che il marito quando ne aveva voglia, dava due colpetti da coniglio, gli sborrava in pancia e poi subito a dormire, senza neanche preoccuparsi se lei avesse goduto oppure meno. Dopo pochi minuti, tolta la mano comincia a leccarle la topa e le secrezioni erano talmente abbondanti che sembrava che stesse pisciando. Una volta raggiunto l’orgasmo, volle contraccambiare il favore e mi prese in bocca l’uccello. Una volta diventato duro come il marmo, la feci stendere sul letto e la feci mia, facendola urlare di non smettere, che sarei stato il bastone della sua vecchiaia e cose di questo genere. In realtà non era neanche male in quanto i suoi 44 anni se li portava anche abbastanza bene. Comunque poco prima di sborrare, tolsi l’uccello dalla sua pancia e lo appoggiai nella sua faccia, la quale ricevette copiosi fiotti di latte caldo. Non fece l’ingoio perchè disse che non lo aveva mai fatto, ma bensì si dedicò alla cura del suo giocattolo preferito, che in un battibaleno fece tornare di nuovo in tiro. FINE

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