Elena e Manuela

A). La cena delle beffe
E’ una consuetudine diventata ormai tradizione e non mai disertata da nessuno di noi se non per cause realmente insuperabili.
Cosa?, ma trovarci l’ultimo sabato di ogni mese con i piedi sotto il tavolo di un buon ristorante con nei piatti ottime portate e nei bicchieri vini d’annata.
Undici amici di liceo e d’università legati da un cameratismo e da un piacere di stare insieme che ha superato tutti gli ostacoli della vita, il formarsi delle famiglie, gli impegni di lavoro, gli incontri e gli scontri affettivi.
Undici amici maschi e rispettive femmine, ventidue persone, ventidue caratteri, ventidue fisionomie, ventidue “io” : una tribù composita, uno sfottò continuo, lazzi e contro lazzi, diatribe politiche e sportive, cacce giocose ma spietate alla bella moglie altrui, pettegolezzi, ma niente di tutto ciò ha mai rotto od interrotto la legante amicizia di noi “undici + undici”.
Ci siamo tutti anche stasera.
Piero con la ex moglie di Roberto, Roberto con la ex moglie di Ics, la sua nuova donna, una stacca che non finisce mai !, io con Elena, la mia fidanzata torinese calata in cinquecento fin qui a Ferrara pur di partecipare, come tutte le volte cha ha potuto, alla mensil rimpatriata che piace ed attrae tanto anche lei.
Tutti gli altri sono regolarmente (o quasi) ammogliati.
Nel casuale disporci a tavola mi ritrovo incastrato tra Elena e Manuela la bella e innamorata moglie di Gianni, una bionda fighetta D.O.C. che ospita talvolta e volentieri il mio uccello per goderci insieme piacevoli “birichinate sessuali”.
Cappelletti in brodo, cotechino con il purè, bollito misto e melanzane stufate, stinco di vitello flambé ed insalata mista, salama da sugo e peperata, clinton del Delta e lambrusco di Sorbara creano una “cagnara” ed un interscambio di gag storielle ed aneddoti che ci fanno “cavare i denti” dal ridere.
Un’altra serata cementante per ventidue fortunati che allietano se stessi in attesa di frutta, dolce, spumante, caffè e grappino, che degusteremo più in là.
Adesso ci stiamo divertendo davvero come matti, meglio lasciarci ridere, vociare e consumare ed il ristoratore che lo sa ed incassa, ci lascia fare volentieri fino a tardi.
Manu si sporge e s’avvicina ad Elena, che a sua volta compie la stessa manovra ma in senso opposto per meglio parlarsi ed ascoltarsi, così facendo mi hanno schiacciato indietro, contro la spalliera della sedia, rubandomi lo spazio che mi appartiene, quello di fronte a me.
– Se penso che per un mese intero ho “spaghettato” come un topo in trappola per paura d’essere rimasta incinta ed al sollievo che ho provato leggendo proprio oggi “negativo” sul foglietto del test ed alle risate di stasera con tanto di lacrime “devasta rimmel” quasi quasi mi metto ad urlare dalla gioia ! – dice nel baccano generale la bocca di Manuela all’orecchio di Elena.
– Non me lo dire, so bene che significa e cosa si prova, il magone che t’assale e ti soffoca perché anch’io due mesi fa mi sono macerata, per un ciclo che non tornava mai, nel terrore d’essere rimasta incinta ! –
– Ah, sì? – interloquisce Lina, orecchio fino e lingua lunga, che proprio di fronte a me ha captato e rubato il dialogo tra le due e non si lascia sfuggire la ghiotta occasione di divulgarne il contenuto a destra ed a manca evidenziando un… “particolare” : – Sono tre mesi che Babele non viene a Torino e che tu non torni a Ferrara, giusto carissima?, o l’uccello di Babele vola davvero? –
– Giusto, carissima !, ma pare che anche a Torino gli uomini vadano in giro con l’uccello nelle braghe come tu vai in giro qui senza braghe ma con una figaccia che nessun uccello degno di tal nome ti beccherà mai ! –
– Mentre nella tua bella fighetta volano e beccano molti uccelli torinesi… te ne intendi tu di braghe e di uccelli eh, e com’era, normale od extra quello che ti ha fatta “spaghettare” per un mese?, e perché non ci dici anche quanto hai goduto prima di cominciare a “spaghettate”?, ah, fedeltà, fedeltà ! –
– Quanto tu non ti sogni nemmeno, insulsa gioIa, perché gli uccelli che volano nella mia gabbia sono d’acciaio temprato !, mica viscide lumachine come quelli che annaspano nella inquinata fossa delle Marianne che fai bene a tener nascosta e interdetta ai cazzi veri fra le cosce ! –
– Buone, signore bone !, qui ci sono uccelli per tutte e per tutti i gusti e se non vi bastano i nostri vi facciamo portare la lista da mastro Beppe, con misure caratteristiche, origini e virtù varie, contente? – strilla Enrico al di sopra della diatriba, dei commenti salaci, delle malignità, delle battutacce, delle insinuazioni feroci “che mi riguardano”.
Perché, me tapino, (mentre prima tutti sapevano “ma non sapevano”) adesso tutti sanno ufficialmente che la mia “fedele” fidanzata si è fatta e si fa’ montare “la mia” bernarda da cazzi piemontesi.
Ma lo scontro tra le due “nemiche” finisce lì e tutte le signore si imbarcano sulla definizione da dare all’angoscia che provano di fronte ad una possibile gravidanza non voluta, i maschi tornano a scambiarsi battute, io sono costernato ma sembro normale, Manuela, Lina ed Elena (le ultime due han già dimenticato il loro feroce scontro) si palleggiano sottovoce impressioni, le prime due chiedono lumi ad Elena sul cazzo che “l’ha fatta spaghettate”.
Di passaggio?, vecchio amico?, giovane?, attempato?, scapolo?, sposato?, interessante?, bello?, gran leccatore?, resistente chiavatore?
E così apprendo, mentre fingo di ascoltare e di ridere delle barzellette che corrono attorno al tavolo, che è proprio un gran bel manico, di quelli che “non si lasciano fuori da nessuna porta” e che lei non ne ha colpa se io abito qui e lei là, ma che non può mica stare senza uccello per dei mesi, e che quando glie lo darò io, per bene e spesso, non avrà più bisogno di farsi montare da altri, e meno male che io non sono geloso, “che so ma che la lascio fare”, sennò ci saremmo dovuti lasciare appena conosciuti e sarebbe stato un vero peccato !
Le loro tre teste avvicinate tornano in posizione normale dopo un confidenziale lungo conversare durante il quale la mia fidanzata “conta e spiega” loro i cazzi che si è fatti in questi ultimi tre mesi trascorsi lontano da me.
Per poco.
Le bocche di Lina e di Manuela si incollano all’orecchio a loro vicino, si forma la catena di Santantonio e gli uccelli che hanno volato nella fighetta della mia fidanzata fanno il giro del tavolo.
Dopo cena andiamo a ballare il liscio in discoteca a Vigarano.
Stavolta, con la mia fidanzata, vogliono ballare proprio tutti.
Non era mai successo.
Molti le han fatto sentire l’uccello duro, alcuni hanno allungate le mani, pochi camminano ripiegati su se stessi, sbilenchi, perché si son beccata una strizzata di palle che li costringerà a camminar storti per un bel pò, una lezione che non dimenticheranno in fretta.
A casa di Gianni e di Manuela “il tema” torna a galla ma viene mantenuto nella sua giusta collocazione perché “i diritti sessuali” di Elena a Torino le vengono riconosciuti, come i miei qui, giustamente e democraticamente.
– Se non la sposi sei uno scemo ! – mi dice Gianni secco quando ci salutiamo, spalleggiato nel suo dire da Manuela.
A casa mia Elena ed io ci montiamo ben-bene, facciamo il pieno di piacere, poi, mentre ci rilassiamo attendendo l’abbraccio dolce di Morfeo racconta anche a me e meglio del suo giovane montone nuovo, di come e di quanto ben la monta e la fà godere, del gusto che gli restituisce.
Il giorno dopo, domenica pomeriggio, i coniugi Gianni e Manuela vengono come al solito a casa mia, decidiamo di uscire, poi vedremo dove andare a parare.
Elena, in bagno con l’amica, prima si prepara incominciando dal trucco, poi si spostano in camera da letto dove sceglierà come vestire.
Mentre prova una minigonna Gianni ed io ci affacciamo sulla porta e commentiamo, non sembra convinta, se la sfila per provare dei pantaloni, io resto interdetto, Manuela sogghigna, Gianni ha il volto “tinto di blu” dalla piacevole sorpresa : la mia ragazza è fasciata in un collant trasparentissimo e basta !
– Coraggio !, dì la verità, che le faresti? – dico per smorzare l’imbarazzo dell’amico blu e per ribadire a tutti loro la mia liberalità.
– Meglio che non te lo dica !… che culo però ! –
– Ti piace davvero? – lo apostrofa e canzona Elena.
– Altroché ! – le ribatte Gianni ora viola.
– E così? – ed Elena gli (e mi) si gira di figa.
Il povero Gianni le risponde con un urlo.
– Non è mica giusto eh !, mi spettano un culo e una figa ! – intervengo io.
– Così è più giusto? – m’interroga Manuela che ha imitata la mia fidanzata mostrandoci il suo bel culo e dirimpettaia figa (che già ben conosco).
Non usciamo più, Elena ed io ci troviamo con il pallino in mano e giochiamo.
Ci divertiamo e facciamo divertire gli amici fino a tarda sera aizzati dalle lor domande sui nostri usi, costumi e vizi sessuali in una competizione non indetta ma, sul campo, io e la mia lei vogliamo superarci a vicenda e allora tiriamo fuori dalla cassaforte dei segreti anche le avventure sessuali più folli facendo spesso arrossire i nostri uditori, lo facciamo anche e soprattutto per indurre e spingere, con la nostra folle spontaneità, Gianni sulla strada della liberalità.
Gianni sa che Manuela conosce bene il mio uccello, ma non ha mai voluto sapere, starle vicino, partecipare, si è sempre tenuto lontano dalle escursioni erotico sessuali della moglie, ha sempre temuto se stesso, la sua gelosia che cerca di nascondere ad ogni costo, la paura mal riposta ed atavica di perderla, una paura che non avrà mai riscontro perché Manuela è assai birichina sessualmente, ma al suo Uomo (con la lettera maiuscola, dice sempre lei) vuole un bene dell’anima !
Adesso sembra che Gianni si stia lentissimamente liberando da un incubo.
Il geloso, ombroso Gianni pare si stia rendendo conto che scopare e godere è un gioco, che sentimenti, amore ed amicizia sono tutt’altra cosa, che prima stava annegando nella confusione, che adesso sta volando nel Paradiso della Libertà e del Piacere veri.
No, sta bluffando, lo sento anche se cerca di dar l’impressione di essere felice come un re che ha riconquistato il trono usurpato, non sarà mai sicuro ne di se stesso ne di Manuela, per carattere… lui temeva, teme, temerà sempre anche se si sveglierà in una realtà per niente pericolosa, totalmente piacevole.
Io che conosco le scappatelle della mia fidanzata che ho vista… “scappatellare” in diretta con il cazzo di altri e l’ho spiattellato a lui come cosa naturale, normale, bella, mi sento ancora più sicuro, più libero, più solido.
Gianni mi ribadisce ora a ragion veduta ma soprattutto “provata” il concetto che m’aveva già esternato ieri sera : – Se non sposi Elena sei proprio uno scemo ! –
Anch’io ho un parere da regalargli e lo faccio – Se non sposavi Manuela saresti stato uno scemo ! – e mi fermo lì rendendomi conto che Gianni sembra ben avviato verso il Viale della Liberalità ma che spera che io sposi Elena perché è una troia sessualmente simile alla sua amatissima moglie e si sentirebbe meno solo, più “uguale” !
Ma ho voglia di Elena, devo sentire il sapore della figa, del culo, delle tette, della bocca di Elena… “pensando al futuro”.
Ed appena e finalmente gli amici se ne sono andati e siamo soli “la assaggio” ovunque : “com’è buona !”.
Lunedì, martedì, mercoledì, poi, purtroppo, Elena deve tornare a Torino.
La domenica sera mi scriverà una lettera che riceverò il giovedì nella quale tra le altre cose mi descriverà il week-end trascorso a letto con colui che aveva “presentato” alla combriccola ferrarese in occasione della cena che ha reso lei davvero famosa !
Non ho seguito il consiglio di Gianni e di Manu, sposare Elena, bella torinese forse un po’ troppo hard, ma sopratutto “troppo onesta” e talmente leale che non avrebbe mai nascosto nemmeno una delle sue tante scappatelle, anzi, nemmeno un pezzo di esse ne a me, ne a nessuno !
Sono stato uno scemo?
Una domanda da non fare, una risposta da non attendersi ne da me, ne da lei, ne da Gianni e da Manuela, ne da nessuno.
Il destino è destino.

B). Serata da fine del mondo
Stavo guidando in direzione del night ubicato sulle rive del Po, a venti km. da Ferrara, viaggiavano con me la mia fidanzata Elena, spregiudicata torinese, bella ragazza incredibilmente leale, incapace di mentire anche contro il suo stesso interesse ed i nostri amici Manuela e Gianni, giovani sposi innamorati.
Ci divertivano i frizzanti racconti delle avventure erotiche della mia donna, a suo dire costretta a concedersele e godersele con altri per colpa della distanza che separa Torino da Ferrara e delle lunghe, forzate, innaturali separazioni che ne conseguono.
“Io non posso proprio stare più d’una settimana senza uccello” mi aveva detto e perciò sapevo fin dalla nostra “prima volta” e aveva ripetuto stasera a me ed agli amici comuni per giustificare le sue scappatelle, l’ultima delle quali ce la stava raccontando “in chiave allegra”.
– E se diventassi geloso? – sproloquiai ad un certo punto del “racconto”.
– Curati dandomi il tuo uccello duro una volta al giorno e non ti ammalerai di gelosia ! –
Non vi dico dei lazzi “sparati” soprattutto da Gianni che seguirono a tal frase e la baldoria che generarono.
Ma eccoci finalmente a destinazione dove ci accolse la proprietaria e direttrice del locale con un “Benvenuti a LA FINE DEL MONDO” (il nome del locale) mentre donava una rosa rossa ad ogni nostra donna e salvava me da ulteriori “danni”.
Occupammo il tavolo prenotato, ma ben presto ci mettemmo a ballare rispettando le coppie naturali, poi Gianni ballò con Elena, io con Manuela.
Il night in complice penombra ed i balli lenti indussero Manu e me a reciproche carezze e a qualche palpeggiamento di sotterfugio anche se attorno a noi ognuno pensava alle carezze sue, come se gli altri non esistessero proprio.
Manuela indossava una mini davvero “mini”, cosa che stuzzicò la mia mano che la stringeva in vita a scendere lenta ma decisa verso il bel culo, a coccolarglielo da sopra la mini, a pigiare e disegnare sulla stessa il solco fra le culatte… mentre ciò avveniva notai per caso che dal palco dell’orchestra il sassofonista stava seguendo con molto interesse le evoluzioni delle mie mani e decisi di… premiarlo, così, tanto per giocare.
Dissi alla mia partner cosa avevo in mente di fare e la monella, matta com’è, già si stava divertendo e “volle che lo facessi” !, ed ecco che ad un certo momento pazientemente atteso e preparato, tra me in pista ed il sassofonista sulla pedana per l’orchestra c’era solo una gran bella “cosa” : Manuela.
Mi accertai che nessuno fosse coinvolto nelle nostre trame, scesi a due mani ben sotto la mini della mia ballerina e complice e mi fulminò una sorpresa davvero… sorprendente : Manuela era senza mutandine !, quella birichina mi guardava da sotto in su con fare civettuolo e divertito, orgogliosa del bel colpo infertomi.
Le mie mani, ancor più erotizzate, incominciarono a salire decise lungo le belle chiappe avvolgendole, tirandosi dietro ed alzando automaticamente la corta mini gonna, man mano che questa saliva gli occhi del sassofonista tendevano sempre più ad uscire dalle orbite, le denudai lo splendido culo, allargai le mani e con esse le burrose culatte per proiettargli negli occhi sgranati anche l’asoletta ivi nascosta, ma “solo per un attimo”, poi mollai la presa e riportai le mani in luoghi più normali del femminil corpicino.
Dal sax uscì un lamento straziato, gli altri orchestrali, la gente che ballava, allibiti, guardarono tutti insieme verso l’autore della stecca che sudava, che si scusò, che crollò su una sedia.
– Maiale ! – mi sussurrò nell’orecchio Manuela – fallo ancora che mi è piaciuto da morire ! –
La proposta mi sembrò imbarazzante, addirittura pericolosa, le chiesi banalmente : – E poi se te lo vedono anche altri come và a finire? –
– Tu cerca di farlo vedere solo allo “scemo della stecca”, voglio che mi chieda di ballare, che mi palpi il culo e mi masturbi la gnocca !, voglio fargli duro il cazzo !, fargli mezza sega, costringerlo a correre in bagno a farsi l’altra metà, a sborrare !… temi che me lo vedono anche altri?, ma è così brutto da dovermene vergognare? –
Quella mattacchiona di una puttanella mi aveva già spiazzato come sempre, le obbedii giocando a due mani a scoprirle, carezzarle, coprirle il sodo e bel culo anche per altri occhi ma soprattutto per quelli del sassofonista shoccato che, appena tornati noi al tavolo, si precipitò rosso come un peperone ed assatanato come un mandrillo, a chiederle di ballare.
Scomparvero tra gli altri, io mi misi a sorseggiare il mio Negroni, gli ignari Gianni ed Elena continuavano a ballare : a loro piace molto.
Dopo un quarto d’ora Manuela tornò al tavolo da sola.
– E il tuo sassofonista? – le chiesi curioso.
– E’ andato a finir di farsi la sega promessa ! – mi sibilò in faccia e protetta dall’ampia tovaglia si portò la mia mano nella cocca inzuppata poi – Ti piace così vero? – mi digrignò sul volto con rabbia.
– La tua fragola mi piace sempre e comunque, lo sai no? –
– Adesso anche di più però dato che me l’hanno fatta “piangere di piacere” le carezze delle mani e l’uccello duro di un’altro !, è così con Elena no?, più si fa’ montare dagli altri più ti piace !, allora vedrò di farlo anch’io, così ti piacerò di più ! –
Eravamo alle solite, ogni volta che arrivava Elena Manu diventava gelosa, meno male che stavano venendo a togliermi dai guai i nostri due partner con i quali insieme commentammo la stecca ma ovviamente senza che noi confessassimo loro “da chi” e “come” era stata causata.
Ballammo, chiacchierammo, bevemmo, ci divertimmo fino a tardi, io e Manuela a mostrare il suo culo ad occhi da lei scelti ma lontani da quelli di “stecca” e ancor di più da quelli della mia fidanzata e di suo marito che stavano ballando “seriamente”, poi riprendemmo la strada del ritorno.
Gli sposi si erano seduti in auto nel divanetto posteriore, Manu si era subito abbracciato stretto il suo Gianni e non perse tempo a stuzzicare Elena cercando di farle confessare qualche altra sua scappatella, ma la mia fidanzata sbarrò la curiosità di Manuela proponendole : – Raccontaci piuttosto tu una delle tue così non rischiamo di stufarci tutti, io di raccontare e voi di ascoltare solo le mie di birichinate sessuali ! –
Silenzio… intimato a Gianni dalla sua gelosia, dettato a me dalla curiosità per vedere come sarebbe andata a finire, ispirato ad Elena che aveva messa in crisi l’amica, ingiunto a Manu che avrebbe comunque dovuto dare un seguito all’invito.
Guardai istintivamente nello specchietto retrovisore per vedere la faccia della “imputata”, nella penombra mi parve di vedere che Manu avesse poggiati i piedini sul sedile, che si fosse tirate le ginocchia fino al mento imprigionandovelo… mi parve di vederla a cosce spalancate, la fighetta biondina scurita dall’ambiente… sentii la sua vocina esclamare : – Guarda qui Gianni ! –
Gianni si sporse e si piegò un po’ in avanti, guardò nella direzione suggerita e : – Ma… ma se sei senza mutande ! –
La constatazione trasformò la mia auto in un rimbombante contenitore di battute salaci, di risate e di sfottò, (anche se Gianni mi parve il meno divertito, lui è gelosino) placati i quali Manuela raccontò loro per filo e per segno “chi” e “cosa” avevano creata la mostruosa stecca del povero, incolpevole sassofonista, innescando una seconda ed allegra gazzarra.
– Questi due egoisti ci hanno esclusi dal piacere eh Gianni ! – sospirò Elena a resoconto finito e a calma sopraggiunta.
– Scommetto che per rifarvi e vendicarvi non siete neanche capaci di scoparvi – li provocò pronta Manuela spalleggiata dal mio consenso alla sua provocazione.
– Io dico di sì invece ! – le ribatté Gianni.
– E state attenti a non darcene l’occasione ! – ci minacciò Elena.
– Eccovela !, tu passa dietro che davanti ci vengo io ! – propose Manu ad Elena shoccando me e Gianni mentre quelle due matte si stavano di già scambiando il posto, cosa che fecero in quattro e quattr’otto superando agevolmente difficoltà ed angustia dell’abitacolo.
Manuela fu al mio fianco a cosce spalancate, a figa in bella vista, girata un pò all’indietro, di sguincio, per vedere “come sarebbero andate a finire le cose”, io non sapevo più se dovevo continuare a guidare, solo bearmi della tentatrice visione della fragola di Manuela lì accanto o non perdere una virgola di quello che avrebbe potuto accadere alle mie spalle, fui un automa… le mie orecchie incominciarono ad udire : – Elena si è già tolte mini e slip, ma Gianni è in difficoltà con i pantaloni… Elena è “pronta”… Gianni è appena riuscito a tirar fuori il pisello troppo duro dalle mutande… pensa a guidare tu, ma sei matto?, guarda avanti e non ti distrarre !, a godere ci pensiamo noi, a farti la radio cronaca ci penso io… glie lo sta mettendo dentro… la sta guzzando (scopando) –
Le sospensioni posteriori dell’auto sobbalzavano ritmicamente battendo “il tempo della monta”, Manu si faceva un ditalino, lo specchietto retrovisore proiettava nei miei occhi “la vendetta”.
Tre bocche incominciarono a “soffiar piacere” ed ecco risuonare nei miei orecchi gli “Ah-à… ah-à… ah-à…” caratteristici, del tutto particolari, personali ed a me ben noti esalati da Elena in pieno orgasmo.
L’abitacolo della mia auto era una alcova di piacere, una fabbrica di orgasmi per tre segnati dagli originali “ah-à… ah-à… ah-à…” orgasmici della mia Elena, precisi come un orologio svizzero, uno al minuto, dai “canti di piacere self” di Manu, dai “nitriti” dello stallone Gianni, un caos sessuale ed erotico immane… piogge temporalesche di sborra… il fortunale s’acquieta, l’auto non balla più, loro tre hanno goduto, io ho guidato… solo guidato o anche “un po’ goduto”?
Elena dovette usare i fazzoletti di tutti per detergersi e asciugarsi la parte, poi li fece volare dal finestrino dall’auto in corsa.
Prigionieri dei fatti accaduti, nessuno s’era accorto che eravamo di già giunti sotto casa degli amici, nemmeno io che stavo guidando e fui costretto a frenare di colpo, loro erano affaticati, affannati, si erano rassettati in silenzio.
Il viaggio di andata era stato caratterizzato dalla conta e dai racconti dei “tradimenti” di Elena, la serata al night dai “giochini” fanciullescamente hard delle mie mani, della mini e del culetto di Manu, il ritorno era stato dominato dalla suspence boccaccesca ma farsesca insita nel racconto dei “fatti accaduti” resi esilaranti dalle descrizioni delle reazioni di Stecca e di qualche altro povero ballerino-bersaglio e qualificato dal gran finale pluri sessuale appena scritto e descritto.
Il tutto sempre e solo sotto l’imperio dell’amicizia, della lealtà, del gioco, della complicità, del piacere di tutti.
– Salite che ci facciamo un goccio e quattro chiacchiere – ci invitò Gianni.
– Ma sono le tre ! – gli feci notare.
– Solo fino alle tre e mezza, tanto ormai… – insistette.
Salimmo, Elena ne approfittò per andare in bagno a lavarsi “laddove”, tornò in tinello dove noi stavamo chiacchierando, Gianni aveva acceso lo stereo dal quale usciva una musica soffusa, uno slow… la mia ragazza allargò ed alzò le braccia – Gianni, fammi ballare – ballarono, lei lo stringeva più di lui, gli bisbigliava all’orecchio, Gianni sorrideva ma era anche diventato rosso come un peperone.
Manuela ed io eravamo seduti sul divano, il nostro chiacchierare fu reso muto da mani titubanti che scendevano lente, quasi timorose lungo la vita di Elena… giù… giù… giù fin sotto l’orlo della mini… risalirono lungo le cosce, la mini fu zero comparve “l’onda” di inizio di culo femminile… “mezzo culo”… tutto il culo della mia fidanzata senza ombra di slippini, le mani di Gianni “si fecero coraggio” ed allargarono le sode, tonde culatte… anche noi ci facemmo coraggio e con un breve sguardo d’intesa ci mettemmo a ballare “come loro”, ero senza fiato, non sapevo discernere se tanta sorpresa mi stava facendo divertire o incazzare, se dovevo ridere o imprecare, se mi rallegrava o indispettiva, o forse si stava preparando un’altra vendetta ai miei danni?
Ma ero sempre più imbalsamato dal culo della mia ragazza “visto così”, l’uccello mi stava dilaniando la patta… Gianni stava facendo un ditalino al buco del culo di Elena… un piacere da delirio… stavo facendo un ditalino al buco del culo di Manuela e Gianni stava delirando… le mie mani “impastavano” il bel culetto di Manuela per il piacere visivo degli occhi del marito, le sue mani impastavano il gran culo di Elena per il mio gusto visivo.
Le minigonne delle nostre donne rimasero fissate al di sopra dei loro culi, le loro fighe “danzavano” attorno ad uccello altrui, un gran gusto, ma quello vero era guardare il culo e buco del della propria donna palpeggiato da mano estranea
per noi maschietti mentre le nostre due femmine se la godevano come monelle alla faccia nostra, un’atmosfera oscenamente magica, “la lealtà nel tradimento”.
Un urlo unico ma duplice squarciò la eroticamente soave, tenebrosa atmosfera, incenerì la dolce, sensual complicità come un fulmine a ciel sereno.
“Gianniiii !”, “Manuelaaaa !” si sovrapposero i richiami di due bocche nascoste l’un l’altra ma rese tra loro visibili da un miracolo, il miracolo del cuore di Gianni per la sua Manuela, il miracolo del cuore di Manuela per il suo Gianni.
Richiami che colpirono ed “uccisero” me e la mia ragazza.
E furono “ferocemente” avvinghiati sul divano, si stavano già scopando e godendo con il furore dell’amore.
Elena ed io ci guardammo in faccia leggendoci negli occhi la tanta tenerezza che ci facevano i nostri cari amici coniugi, ci sorridemmo, ci prendemmo per mano, scendemmo le scale, ci trovammo in strada e ci accorgemmo che lei aveva ancora la mini in vita, figa e culo “a vista”, io l’uccello di fuori e duro solo perché sentimmo freddo.
Ridemmo l’un dell’altra a squarciagola, ma restammo così perché ci piaceva tanto “essere così”.
Mentre guidavo una mano della mia fidanzata mi palpeggiava… “la leva del cambio” per tenermela dura, la mia destra sguazzava nella sua figa per mantenergliela “calda”.
Giunti a casa e messa la macchina in garage aprii la portiera di destra per facilitarle, galante, l’uscita dall’abitacolo.
Si girò sul culo, mise gambe e piedi fuor dall’auto ma restò seduta.
– Dammi un bacio – mi chiese.
Mi chinai su di lei, unimmo le labbra, ci baciammo, mi imprigionò i capelli a due mani, tirò con una forza alla quale non avrei potuto oppormi il mio volto giù… sempre più giù… fino a far spiaccicare la mia bocca sul suo grilletto duro, sulla sua gnocca imbevuta in vischiosi umori e pronta all’uso – leccamela ! – mi implorò, o forse ordinò.
Impazzii, le leccai la figa ma anche il culo e relativo “buco del”.
“Ah-à… ah-à… ah-à…” godeva la mia fidanzata Elena, ma quanto godevo io !
Il mio randello duro da ore ed ancora non soddisfatto divenne una barra di vero acciaio, ci facemmo come due pazzi del sesso e del piacere veri, a macchina e garage aperti, in posizioni impossibili per ogni essere normale, ma non per noi.
“Bruciammo” i nostri pieni orgasmi liberi ed insensati lì e così, volammo nudi, sudaticci, seminando sborra lungo scale e corridoi in camera e, finalmente a letto, ci riscopammo e rigodemmo “come Dio comanda”.
Ed eccoci, come facciamo spesso, distesi contromano e lei che gioca con le mie palle, uccello e culo ed io, dall’altra parte, che gioco con il suo grilletto, gnocca e quattro labbra, culo e “buco del”, era così bello e rilassante, dopo tante, tali boccaccesche avventure che avevo quasi dimenticato la serata intera.
Rimembrando mi balenò in testa una domanda per Elena e glie la feci : – Senti, Elena, ma per come avevi così ben intrecciate le cose a casa degli amici, non ti aspettavi di finire la notte a letto con e scopata da Gianni ed io accanto a voi a montare Manuela?, non era più logico, normale, ovvio, giusto? –
– Certo !, ma è molto meglio così perché il finale a sorpresa che neanche io m’aspettavo è stato bellissimo, incantevole, così ho avuta la prova provata che Manuela e Gianni sono uniti da un sentimento talmente vero che non potranno mai essere separati da niente e da nessuno, ora ne sono certa e contenta per loro, e meno male che è finita così perché non sono mica sicura sai che avrei accettato di farmi scopare ancora da Gianni… non per lui o per il suo uccello tutti e due “boni” e che nel gioco della vendetta consumato in macchina mi hanno dato tanto gusto, forse proprio perché per tutti e due, anzi, per tutti e quattro era solo un gioco, ma perché a casa loro mentre mi palpava il culo e la figa, mentre glie la rotolavo sul pisello o glie lo menavo mi sono sentita un surrogato !, perché le sue mani stavano in realtà palpeggiando il culo della sua cara mogliettina, perché si sentiva il pisello “lavorato” dalle manine di Manuela, cosa che a lui fa’ onore ma a me no… fortunatamente è andata così e mi va benissimo perché io la mia figa la do a chi vuole la mia di figa, godere e venire nella mia figa per far godere e far venire la mia di figa !, ma non certo a chi scopa me ma sogna un’altra, a chi sborra nella mia gnocca sognando invece di allagarne un’altra !
L’unione tra Gianni e Manuela è quasi perfetta… “quasi” sì, perché manca loro il coraggio della sovranità sessuale, del piacere vero e quindi libero.
Ma noi non siamo meglio di loro solo perché “siamo noi”, io una porca vera e tu un maiale vero !, tutti e due temerari amanti del piacere libero nella verità, perché a noi due manca l’altro coraggio, quello della verità dell’amore… forse.
Tra di noi cadde un silenzio che si tagliava con il coltello, non ebbi la forza di confermare o di smentire le sue asserzioni e mi aggrappai al suo “forse”.
E : – Forse… – alitai sgomento ed un po’ vile… “forse”…
Fine di una “serata da fine del mondo”.

C). Manuela e Gianni, Elena ed io.
Manuela e Gianni, miei cari Amici, Elena, mia cara fidanzata di tanti anni fa che emergete sempre più spesso dalle nebbie del tempo, dai tanti problemi della vita che seppelliscono nell’oblio anche le persone più care, gli avvenimenti e le cose più belle facendole sembrare futili ed invece poi maturando, pagando ed imparando ci accorgiamo del loro immenso valore : dove siete?
La tua Amicizia Gianni mi concedeva, con cuore reso generoso dall’Amore per la tua dolce mogliettina, la fragola, gli “orali”, le tette, il culetto della tua Manuela… Manuela mi donava tutta se stessa, ma “solo” sessualmente, anche se con grande affetto, con pura gaiezza, mentre io avrei voluto donare a Voi tutta la Gioia possibile Vi ho solo fasciati in una rispettosa, reale e leale Amicizia e forse non ve ne siete neppure accorti !
Già da allora ho riversato (e ancora oggi lo faccio) su di Voi tutto il mio muto grande debito di Riconoscenza, ingigantendo Considerazione, Rispetto ed Amicizia senza limiti per Voi due, carissimi coniugi innamorati ed altruisti a mio favore e vantaggio, ma questo non placa il mio sentirmi Vostro debitore, quanto mi dolgo di non averVi, di non poterVi forse mai ricompensare come meritereste !
Era sabato notte e stavamo tornando da ballare (ricordate?) sulla mia Escort.
Elena, la mia fidanzata piemontese, era seduta al mio fianco, voi due dietro di noi, come al solito, come sempre abbracciati, com’era vostra, bella consuetudine di giovani coniugi innamorati.
Parlavamo dei vari rapporti sessuali, dei multiformi preliminari, dei “punti di vista” maschili e femminili, di “frequenze e di durate”, di gusti normali ma anche particolari e tu, birichina di una Manu, scegliesti di mettere al centro della scena e in imbarazzo Elena con la domanda – Fai i pompini ad ogni maschio che viene a letto con te? – e che in un impeto di sincerità forse sfuggitale di lingua ma certamente perché lei è schietta fino alla follia ti rispose : – Se dovessi far pompini a tutti quelli che vengono a letto con me starei fresca ! –
La spontanea e “pericolosa” asserzione generò un eterno attimo di suspence nella nostra combriccola a quattro, ognuno dei quali stava di certo facendosi domande a seguire per saperne di più, ma ovviamente fosti tu Manu che, “coltello per il manico” brandito, lo affondasti nella ferita – “Tutti”?… ma quanti sono i tutti che ti scopano?… e cos’è che ti fa scegliere a chi farli e a chi no? –
In un ambiente e tra gente “normale” domande e risposte di tal genere non sarebbero mai nate o sarebbe successo un casino immane, ma eravamo noi quattro pazzi e tutto era possibile, come lo fu la risposta chiara ed esaustiva della bella Elena : – Alla prima domanda su “quanti” non rispondo perché impiegherei troppo tempo a contarli e vi annoierei, alla seconda è presto detto, in primis deve piacermi il padrone del membro che conoscerò, quando poi “gli darò la mano” dovrà attirarmi come aspetto, portamento, misure… ma tutto ciò ancora non basta perché la prima cosa che gli faccio è una sega per conoscere le caratteristiche della sborra che deve essere trasparente o quasi, a naso l’odore che deve essere delicato, in punta di lingua il sapore che dev’essere buono, poi decido per il sì o per il no e se esce il sì sarà pompino, se il no sarà no per sempre ! –
Ma quella mascalzoncella di Manuela insiste : – Però, sei una raffinata tu eh… e il culetto, che non dovrebbe essere schizzinoso come la bocca lo dai a tutti? –
– No cara, quello no, e stavolta posso tranquillamente contare perché il numero dei fortunati sta nelle dita delle mani e nemmeno tutte ! –
– Ma dai !, possibile?… mica ti riconosco sai –
– La figa a tanti, la bocca a pochi, il culo a pochissimi… una bella sfilza di tradimenti… ma potrò vivere così? –
La “domanda a me stesso” posta con fare soft pur riferendosi ad argomento tanto spinoso sgelò un ambiente che fu reso bollente dalla decisa e tagliente risposta della mia fidanzata : – Vivimi accanto, stammi spesso addosso, leccami, montami e inculami tutti i giorni e non darò bocca, tette, figa e culo a nessuno… lo sai vero caro che si può vivere anche così… –
E fu bagarre, che resi delirante contando temerariamente : – Tre mesi… sappiamo tutti che non puoi stare più di una settimana senza uccello… 4 x 3 = 12… stasera scoperò una figa scopata da 12 cazzi, bacerò una bocca che ha fatti sei pompini, farò un culo inculato da 3 piselli? –
Dal “loggione” dell’Escort  mi giunsero i lazzi pesanti e le risate divertite di Gianni e Manu che zittirono all’istante per sentire Elena che stava precisando : – No mio caro !, non sarò certo una donna virtuosa ma neanche una puttana !, da tempo sono sempre gli stessi uccelli che mi fanno e che faccio godere al posto del tuo che non vedo quasi mai ! –
– Tiè ! – puntualizzò “per me” Gianni sempre più divertito.
– Solo?, ti accontenti di poco ! – malignò Manuela.
– Meno male !, perché se erano uno in più mi incazzavo e ti sgridavo – replicai io con fare semiserio, noncurante, divertito (mica tanto).
– A che tipo di maschio è attaccato l’uccello che vola meglio e di più? – si informò ed approfondì l’argomento Manuela.
– Al classico maschio che piace a me, maturo, belloccio, interessante, serio, intelligente, “muto come un pesce e con un gran bel pesce”, che non mi monta mai (questo conta !) per meno di un’ora buona ogni tre-quattro giorni –
– Ammazza ! – sottolineò Gianni.
– Che culo che hai ! – sbottò Manuela.
– Anche lì ! – rincarò la dose Elena.
L’Escort fu una bolgia che si placò quando urlai : – Beh, quand’è così, dato che sono “solo gli stessi” e sono “pesci muti come pesci” ti perdono ! – rivolto alla mia fedele fidanzata, perdono che provocò gli applausi dei divertiti, alle mie spalle, nostri amici.
Svicolammo su altri argomenti come se quello appena concluso fosse stato normale arrivammo a casa di Gianni e Manuela dove ci fermammo a fare altre chiacchiere amichevoli, simpatiche.
Ma era tardi e la mia fidanzata ed io ci avviammo presto verso casa.
Appena in macchina Elena mi fece : – Che vai a letto con Manuela si vede lontano un miglio… ma sei sicuro che Gianni sia veramente d’accordo? perché se così non fosse, con il bene che vuole alla moglie, se “si sveglia”, sono cazzi acidi per voi due, eccome ! –
– Penso anch’io la stessa cosa e pressoché in modo identico, perciò ti ringrazio di aver raccontato come cosa del tutto normale “quanto ti comporti male” tu nei miei confronti, sei stata una manna piovuta dal cielo che dovrebbe essere stata molto utile a Gianni perché, come si dice?, “mal comune”… –
– Sai che non ho inventato niente, che ciò che ho detto è vero, come in ogni altra occasione, come sempre… so che sono una scema ad “essere come sono”, ma io non posso farne a meno, io sono così… nemica di me stessa, ma leale amica di chi mi ascolta, di chi mi apprezza e mi vuole, di chi mi disprezza e mi rifiuta… –
Intanto eravamo arrivati a casa dove chiudemmo i temi della serata fuor di noi.
A letto incominciammo con un sessantanove e mentre le palpavo e leccavo figa e culo la vedevo palpata e leccata da tanti, mentre mi faceva il pompino la vedevo farlo a molti, poi la scopai, ma non volli vedere niente, poi la inculai ma non pensai nemmeno ai pochi che la inculano… come avrei mai potuto gareggiare e vincere la “gara sessuale a distanza” con i montoni della mia fidanzata?
La sua figa, le sue tette, le sue mani, il suo culo, la sua bocca e lingua erano però come sempre tremendamente gustosi e finii con il dimenticare tutto, godendo anzi più e meglio di sempre, proprio per merito del suo ultimo racconto !
Otto giorni dopo gli inseparabili Gianni, Manuela ed io accompagnammo Elena che ripartiva per Torino fino alla barriera dell’autostrada.
– Se non la sposi sei uno scemo ! – disse ancora una volta Gianni approvato da Manuela con calore e convinzione mentre tornavamo verso casa in macchina.
Non gli risposi perché stavo giusto pensando che forse era ora che mi decidessi al grande passo e che Elena avrebbe potuto essere la mia metà più “giusta”, più indovinata, ma il caso o forse il destino o chissà cosa, più che la volontà, mi divisero dalla spregiudicata (solo?) torinese Elena.
In tutti questi anni ci ho pensato tante volte sapete, amici miei cari Gianni e Manu, Amici di allora, di adesso e di sempre (pur se Voi non lo sapete, separati come siamo da un quarto di secolo), a quel vostro consiglio, che mi sembrò azzardato, che mi parve forzato, come potrebbe sembrare a chi “non è come noi”.
La felice parentesi vissuta insieme (Manuela, Gianni, Io, Elena ed i maschietti piemontesi di Elena) tanto tempo fa, vista da adesso non è stata un folle modo di vivere ma il più vero e bello possibile.
Quanto mi piacerebbe ascoltare, sapere di voi ! Invece…
Ciao Gianni, ciao Manuela, ciao Elena, chissà “chi siete” oggi !

FINE

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