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Una sera a Milano

Ho 25 anni e vivo a Milano, dove da qualche anno mi sono trasferito dalla Sicilia per laurearmi. Divido l’appartamento con due uomini, Franco e Mario. Il primo è scapolo, fa il cameriere e il suo lavoro è quindi piuttosto saltuario; ha 42 anni ed un fisico atletico con molti peli sul petto e sulle gambe e muscoli non molto ben pronunciati. E’ originario del sud e nonostante io sia etero devo ammettere che i suoi capelli neri e mossi su quel viso scavato lo rendono molto affascinante, specialmente se qualche volta si lascia i baffi.
Nei periodi in cui non lavora ama stare in casa in maglietta bianca e pantaloncini da pallavolo.    Mario invece è qui solo fino al prossimo anno, in quando sta frequentando un corso di specializzazione per la dirigenza di una grossa azienda. Ha 39 anni, divorziato, ed è il classico uomo d’affari. Quando torna la sera si toglie giacca, pantaloni e boxer e si butta un’oretta in poltrona soltanto con i calzini, la camicia sbottonata e la cravatta slacciata a sorseggiare il suo whisky preferito. In quella posizione lascia notare un fisico non muscoloso, ma piuttosto asciutto e dai peli lisci come i suoi capelli scuri.  
Da qualche mese la situazione in casa è insostenibile, da quando cioè accadde quel fattaccio che sto per raccontarvi.
Franco era molto nervoso a causa di un periodo piuttosto lungo in cui era rimasto senza lavorare, aveva anche dovuto vendere la sua bellissima Alfa nera riducendosi a chiedere in prestito saltuariamente la Golf di Mario, cosa che gli scocciava a morte.
Se ne stava su quella sedia tutto il giorno ad accendere una sigaretta dietro l’altra senza fare una parola. Era un pezzo che non usciva con una donna e probabilmente questo alimentava il suo nervosismo.  
Una sera Mario cenava fuori, così ci arrangiammo per mangiare qualcosa io e Franco.
Avevamo una certa confidenza ormai tra noi tre, per cui non mancarono mai gli argomenti e neanche quella sera che rimanemmo in due. Tra una chiacchiera e l’altra Franco mi disse del suo periodo di astinenza e mi confessò che negli ultimi giorni aveva dovuto ricorrere a masturbarsi in bagno almeno 1 o 2 volte al giorno.
Quando alla fine della cena si voltò sulla sedia appoggiandosi allo schienale per vedere la televisione e fumarsi la sua sigaretta in pace, notai che dai pantaloncini si liberò un uccello molto grosso e venoso, la cui abbondante carne andava a ricoprire il glande con generosità.
Era la prima volta che glielo vedevo, e notai la somiglianza con quello di Mario, che invece vedevamo ogni sera con il rituale della poltrona: diceva che nudo si sentiva più a suo agio!
Andai a farmi una doccia e mentre ero sotto l’acqua sentii odore di sigaretta. Aprii gli occhi e vidi la sagoma di Franco dal vetro della cabina che si accarezzava dolcemente quel pezzo di carne che aveva tra le gambe. La cosa ancora più strana è che lo faceva molto vicino a dove mi trovavo io, così mi insospettii. Quando ebbi finito ed aprii la cabina me lo trovai davanti, appoggiato con una mano alla parete del bagno e con l’altra che si maneggiava un arnese di circa 18 cm, dritto, nodoso e con una cappella molto ben scolpita.
Franco mi guardava come se mi stesse aspettando da un pezzo.
Mentre mi asciugavo tentai la battuta: “Sei qui per il solito servizietto?”
Ma lui, impassibile, continuò a guardarmi dritto negli occhi e togliendosi la sigaretta di bocca mi rispose: “Non esattamente”.
Solo in quel momento mi resi conto di avere un’erezione che non si nascondeva neanche con l’asciugamano. Imbarazzato lo guardai e lui mi disse, gettando nel water la sigaretta: “Girati, stronzo”. Non capii, ed ingenuamente chiesi il motivo.  
“Non mi fare incazzare, hai capito?” Mi prese per un braccio ed in un attimo mi ritrovai sbattuto a pancia in giù sul suo letto, un letto matrimoniale in cui ci erano passate molte donne, ma che nell’ultimo periodo aveva sempre un posto vuoto.  
Fino ad allora Franco non aveva smesso di maneggiarsi la nerchia sempre più dura, e prima che potessi tentare di girarmi per reagire sentii un dolore lancinante e persi i sensi per qualche secondo: in qualche modo mi aveva sfondato l’ano, senza esitare un minimo. Quando mi ripresi ero in posizione a quattro zampe e il dolore si era trasformato in un celestiale piacere di un’asta infinita che entrava ed usciva dal mio culo accarezzandomi l’intestino. L’unico lubrificante era il mio sangue, e la cosa sinceramente eccitava anche me.
Franco, dal tono duro con cui aveva cominciato, ora era passato a pronunciare parole più dolci: “Allora, bel fighetto, come va? La senti tutta questa minchia che ti entra dentro?    E queste palle che ti rimbalzano sulle chiappe?”
Mentre stantuffava forsennatamente in mezzo ai miei mugolii si accese un’altra sigaretta, che fumava con un gusto mai visto. Poi la tenne tra i denti mentre cercava di controllare l’imminente orgasmo; mi prese per i fianchi e sentii il suo uccello ingrossarsi paurosamente all’interno del mio buco. Di lì a poco sentii Franco mugolare “Sssssììììì….” ed un’ondata infinita mi riscaldò ulteriormente quella zona di piacere fino ad allora sconosciuta per tutti e due.
Io non riuscivo a dire una parola ancora; ci mettemmo sdraiati per un secondo: il tempo di spegnere la sigaretta e Franco, come se dovesse avere tra le labbra per forza qualcosa, non esitò a prendere in bocca i miei 17 cm di uccello duro e dritto, fino in gola. Ma quando dopo pochissimo tempo gli riempii la bocca di sborra lui si ritrasse e me la sputò sul viso, urlando: “Ehi, non esagerare, hai capito fighettino? Se hai ancora voglia ho qualcosa per te”.    Tirò fuori da sotto il letto un bastone di legno lavorato, molto grosso e nodoso.
Tentai così di sottrarmi da quella tortura che aveva in mente, ma fortunatamente in quel momento entrò nella camera Mario, di ritorno da quella cena. Aveva un po’ bevuto, ma non sembrava fuori di sé: eppure il vedere Franco con il cazzo ancora duro e sporco di sborra e sangue, con in mano un bastone, e lì accanto io pronto a ricevere ormai di tutto, gli fece scattare qualcosa che lo portò in poco tempo nella sua classica tenuta da casa, con sotto un uccello che sinceramente da moscio non avrei mai detto potesse raggiungere simili dimensioni.
Si infilò un preservativo e in men che non si dica anche lui era al lavoro: mi penetrarono in coppia mentre ero a pancia in su. Dai rapporti che avevano solitamente non avrei mai pensato che avessero un’intesa simile.    Eppure stavano scopandomi insieme: i loro due uccelli diventati di dimensioni mostruose si incontravano per strapparmi il culo, non più vergine ed ormai perfettamente lubrificato e allargato a dovere. La cosa che mi faceva andare in bestia è che, mentre mi penetravano con una ritmica perfetta, non si curavano minimamente di me, non mi masturbavano neanche, ma, anzi, presero ad accarezzarsi amorevolmente tra di loro. Franco accese un’altra sigaretta e questo lo rese irresistibile anche agli occhi di Mario. Iniziarono a baciarsi ed io, in estasi per il piacere e incredulo ed eccitato per la dolce visione, iniziai a menarmelo.  
Venimmo tutti e tre insieme. Il mio ano si inondò nuovamente del seme di Franco, mentre il preservativo indossato da Mario sembrava non dover mai smettere di gonfiarsi. Svenni dall’immenso piacere. Quello che seguì immediatamente dopo non lo so: so soltanto che quando mi risvegliai in un lago di sangue, sborra e merda Mario stava penetrando Franco con quel bastone che lui stesso aveva tirato fuori per me. Ora sembrava giacere in estasi mentre sorseggiava il seme di Mario dal preservativo sfilato, con un grosso bastone che gli entrava e gli usciva dall’intestino, tra un tiro di sigaretta e l’altro.

FINE

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