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Elena… l’esibizionista

Sono una signora ventottenne con doti fisiche attraenti (almeno da quello che dice mio marito). Il fatto che io sia diventata un’esibizionista, risale ormai a qualche anno. Quando ancora ero fidanzata con mio marito, passavamo molto tempo in autostrada, perchè lui non abitava qua a Modena, quindi, mi veniva spesso a prendere e mi riportava a casa. A volte, il tempo era troppo poco per permetterci, di andare dove desideravamo e nello stesso tempo fare l’amore, così capitava che mentre guidava, mi metteva l’altra mano fra le cosce o sul seno. A mia volta, non avevo di meglio da fare, spesso gli sfilavo il cazzo dai pantaloni e glie lo menavo, anche se il più delle volte, mi ritrovavo china fra il volante e le sue gambe a succhiarglielo mentre guidava. Fu lì che scoprii il piacere di essere esibizionista. Un giorno, mentre ero intenta a succhiarglielo in autostrada, lui dovette rallentare per via di un incidente che aveva creato la coda, in quel momento, ero talmente intenta a cercare di farlo venire, che non mi accorsi del fatto, e continuai a succhiarglielo. Mi resi conto solo quando percepii che l’auto si era completamente fermata, così, distolsi la mia bocca dall’uccello del mio uomo e mi sollevai per guardare fuori. Tenevo ancora il suo cazzo gonfio in mano, quando m’accorsi che un camionista, affiancato, mi stava guardando, con due occhi sbarrati a circa 1 metro da noi. Marco, il mio ragazzo, in realtà, si era accorto di quel camionista, ma non mi aveva detto nulla apposta, anzi, mi pregò di continuare il bocchino. Percepii in quel momento che l’uccello nella mia mano, si era indurito ancora di più di quanto lo era pochi istanti prima e sentivo nascere in me, un’eccitazione fortissima nel sapermi osservata da quell’uomo, così non lasciai quella presa, anzi, ripresi da dove ero rimasta. Avvinghiai fra le labbra quel cazzo succhiando con una foga mai raggiunta prima. Passavo dalla cappella alle palle senza mai staccarmi e a volte mentre risalivo lungo l’asta, cacciavo alcune occhiate da vera porca a quel camionista che a sua volta, mi mandava sfrecciate libidinose con la lingua. Ci vollero pochi attimi per far venire Marco. Sentii la sua calda sborra innondarmi la gola, ma quella volta, feci finta di famene scappare un po’ dalle labbra. Volevo che quel porco che mi stava guardando, capisse che il mio ragazzo era venuto, così allargai un po’ le labbra, giusto per far colare lungo l’asta un po’ si sperma e mentre con la lingua la recuperavo con vera maestria, cacciai un’ultima occhiata a quel camionista, poi mi alzai da quella posizione rinfilandogli l’uccello ancora duro nei pantaloni. Mi sentivo soddisfatta e in quel bocchino così osservato, ero venuta due volte. Da quel giorno, capimmo che fare l’amore davanti a sguardi indiscreti, ci creava un’eccitazione talmente intensa, che non ne avremo più potuto farne a meno. Venne il giorno del nostro matrimonio. Ora abitavamo nello stesso appartamento, ma la ricerca di questi luoghi si fece sempre più insistente. Andavamo nei parcheggi autostradali, cercavamo camionisti isolati ed era sempre facile trovarne, spesso infatti si fermano lungo l’autostrada per riposarsi dal lungo viaggio che devono sopportare. Parcheggiavamo sempre davanti alla loro cabina e senza ritegno, mi facevo sbattere in ogni posizione possibile, cercando di mettere bene in evidenza le mie nudità e le mie espressioni sempre più da porca. Andavamo lungo i fiumi a cercare i pescatori e con la scusa di prendere il sole nudi, ci facevamo trovare avvinghiati, mentre loro, passavano e spesso si nascondevano per guardarci indisturbati. Un giorno Marco, mi propose una nuova idea: andare in un cinema dove proiettavano film a luci rosse. Il pensiero di trovarmi fra la gente ed esibirmi mi eccitò moltissimo. Quella sera persi molto tempo fra il trucco e la scelta degli abiti da indossare, volevo essere bellissima e nello stesso tempo, molto provocante, così, scelsi di uscire con una mini veramente molto corta, tacchi a spillo, calze a rete autoreggenti e lasciai nel cassetto le mutandine. Era novembre, quindi faceva molto freddo, indossai un elegante cappotto allacciato solo a cintura, nascondendo così il mio abbigliamento un po’ troppo provocante e uscimmo. Arrivati a quel cinema, scegliemmo di andare in galleria. Entrammo. Le luci erano tutte accese in attesa dell’inizio del film. Non c’era tantissima gente e scegliemmo di metterci a sedere nella penultima fila in alto. Dietro di noi e nella stessa nostra fila di poltrone, non c’era nessuno, così potevamo osservare tutte le rimanenti persone davanti a noi. Le luci si spensero e il film incominciò. A quel punto, slacciai la cintura che mi infagottava a quel cappotto, che aprendosi, mise in risalto le mie cosce. Mi bastava divaricare leggermente le gambe per far affiorare il pelo della mia fica e così feci. La mano di Marco, scivolò lungo le mie cosce risalendole e mi trovai presto le sue dita dentro la mia fessura, già bagnata. Sfilai a mia volta, il suo cazzo dai pantaloni e cominciai a farglielo indurire imbastendo una solenne sega. Avevo il suo uccello fra le mani ormai da cinque minuti, quando ci accorgemmo che un signore stava risalendo la gradinata che portava verso le nostre file. Per un attimo le nostre mani si fermarono, senza lasciare le prese e percepii che questo signore si era messo all’inizio della fila sopra di noi, circa a sei metri di distanza. Rimanemmo fermi per circa cinque minuti poi ricominciammo a masturbarci a vicenda. Non potevo vedere se quell’uomo ci stava osservando e non avevo il coraggio di voltarmi verso di lui. Continuavo a menare il cazzo di mio marito, eccitata da quella situazione e dalle immagini del film che stavo guardando quando Marco, mi propose di chinarmi e di succhiarglielo. Desideravo anche io avere il suo cazzo in bocca in quel momento, ma mi sentivo un po’ impacciata da quella situazione così nuova e feci finta di non aver sentito la sua richiesta. Gli ci volle poco però per farsi capire. Sentii la sua mano che si appoggiava sulla mia testa, tirandosela verso il suo uccello, così, presi quel cazzo in bocca e cominciai a succhiarglielo. Quella manovra non passò inosservata: l’uomo che si era seduto nella fila dietro di noi, si alzò e venne a sedersi nella stessa nostra fila, circa sei poltrone da noi. Mi assalì l’imbarazzo e mi sentii costretta a lasciare dalle labbra l’uccello che stavo succhiando, ricomponendomi. Marco allora, si rimpossessò della mia mano e la riportò sul suo cazzo. Per un attimo mi voltai verso quell’uomo per rendermi conto dove si era seduto, mentre con la mano, continuavo a masturbare mio marito. Era seduto circa a quattro metri da noi e mi guardava molto attento a quello che stavo facendo. Mi rivoltai subito, ma troppo tardi, i nostri occhi si erano incrociati e forse per lui il mio sguardo gli servì per fargli coraggio. Lo sentii di nuovo alzarsi. Si avvicinò a noi, ma non guardai dove si era messo seduto. Continuavo a menare il cazzo di mio marito che a sua volta aveva ripreso a masturbarmi. Io facevo finta di guardare il film, ma non riuscii a trattenere un gemito di piacere quando le dita di Marco mi procurarono il primo orgasmo. Percepii nuovamente uno spostamento da quell’uomo e con la coda dell’occhio, lo vidi sedersi proprio di fianco a me. Ero incredibilmente eccitata ma nello stesso tempo impacciatissima da quella presenza sconosciuta che sentivo troppo vicino. La dita di mio marito, continuavano a infilarsi nella mia fica fradicia, mentre io continuavo a masturbarlo. Decisi di allargare maggiormente le gambe per poter agevolare la penetrazione di quelle dita, ma con quella manovra, andai a sbattere il mio ginocchio contro la gamba di quell’uomo che mi si era seduto affianco. Quel breve contatto mi fece impazzire e mi scappò un nuovo gemito di piacere. Ero quasi al limite di un nuovo orgasmo quando sentii la mano di quell’uomo che si posava dolcemente, quasi timorosa, sulla mia coscia. L’orgasmo arrivò violento e il mio bacino sobbalzò qualche centimetro in avanti facendo si che il mio corpo si inarcasse all’indietro e la mano dello sconosciuto venisse al contatto con la mia figa. Sentii le dita di mio marito sfilarsi dal mio ventre e altre dita prendere il suo posto. Mi gettai con la bocca verso il cazzo di Marco e divaricando le cosce, spostai il bacino verso quell’uomo, offrendo così spudoratamente la mia figa a quello sconosciuto che mi stava già penetrando con le sue dita. Succhiavo come una pazza, avevo un desiderio irrefrenabile di sentirmi inondare la bocca di sperma e mentre cercavo di farlo venire con tutta me stessa, mi sentii prendere la mano da quell’uomo e portarsela verso di sè. Sentii il contatto del suo caldo cazzo nel palmo della mia mano. L’avvolsi estasiata fra le dita e cominciai a masturbarlo dolcemente. Era grossissimo, lo sentivo pulsare nella mia mano mentre lo scorrevo per tutta la sua lunghezza. Cercavo di capire quanto poteva essere lungo e grosso in quella sega che gli stavo offrendo, quando sentii il getto di sperma del cazzo di Marco inondarmi la gola. Assaporai quel seme che mi riempiva la bocca a lungo, prima di deglutirlo per non perdere ogni minimo sapore che poteva offrirmi e mentre finivo di leccarglielo, mi sentii innondare la mano che teneva stretto il cazzo di quell’altro uomo. Continuai a masturbare quell’uccello mentre mi alzavo da mio marito. Mi voltai verso lo sconosciuto, aveva gli occhi socchiusi in una espressione sensuale e appagata mentre le mie dita, scivolavano fra lo sperma caldo e la carne di quel cazzo ancora duro e ritirai la mano. Non disse nulla, si ricompose, si alzò e andò via, senza nemmeno voltarsi. Anche noi ci alzammo subito dopo per uscire, proprio mentre le luci si riaccendevano per la fine del primo tempo. Credetemi, è una sensazione sconvolgente, masturbare una persona che non si conosce, nella penombra di un cinema, sentire il suo sperma che bagna la mano e sentire le dita appiccicate da questo liquido così estraneo. Uscimmo alla svelta, raggiungemmo l’auto e ripartimmo per Modena. Lungo il percorso, mi guardavo la mano e annusavo il profumo di quello sperma ancora appiccicato alle mie dita. Solo l’insicurezza che avevo per la sanità di quella persona, mi impedì di leccare avidamente quelle dita, ma con l’altra mano, mi masturbai fino a casa, annusando il profumo di quello sperma che quell’uomo ignoto, fino a pochi attimi prima, mi aveva lasciato, come un dolce ricordo.
P. S. Ragazzi, se vi capita di andare a vedere un film a luci rosse, prima di uscire, fatevi il bidè e non indossate abiti troppo attillati… non si sa mai, potrei essere la che sto masturbando mio marito, in attesa che “veniate”…
Un bacio a tutti da Elena. FINE

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