L’estetista di Rocco

Ciao mi chiamo Rocco ho 32 anni. Voglio raccontarvi cosa mi è successo quando decisi di andare presso un centro estetico a farmi depilare.
Alla fine mi decisi: presi un appuntamento dall’estetista per depilarmi il torace. Mi presentai alle 19 del giorno seguente (era l’ultimo appuntamento della giornata), ad aprirmi venne lei: Carmen, una splendida donna sui 40 anni. Mora, capelli a caschetto, occhi da gatta e labbra carnose. Indossava il classico camice bianco, calze e ciabatte bianche.
Nonostante non la conoscessi, si mostrò subito molto carina e aperta nei miei confronti. Mi disse che era la prima che depilava un ragazzo e che la cosa la incuriosiva molto. Mi fece accomodare in una stanzina dicendomi di togliermi la maglia e stendermi sul lettino. Lo feci e notai nel suo sguardo un lampo di ammirazione per il mio fisico che dopo parecchi anni di palestra devo ammettere, senza presunzione, piace molto alle donne.
Cominciò la dolorosa operazione. Carmen, per distrarmi dal dolore, continuava a parlarmi. Scoprii così che era sposata con un uomo molto geloso che non le dava respiro. Passò poi a elogiare i miei pettorali affermando che era un vero peccato che fin d’ora si era dedicata solo alla cura delle donne.
Dopo circa 20 minuti aveva quasi terminato di depilarmi, mancava solamente la parte dell’addome, mi disse di aspettare qualche istante e andò in un’altra stanza.
Quando tornò notai con molto piacere che al poste delle calze bianche indossava ora delle calze a rete nere di maglia larga e delle scarpe con tacchi a spillo e stranamente il camice bianco era diventato molto più corto e la scollatura molto più ampia mettendo allo scoperto un favoloso seno.
Fino ad allora, forse per la tensione legata al dolore, non avevo fatto pensieri “a luci rosse” su di lei, ma dopo tale visione cominciò a ribollirmi il sangue. Quando poi si chinò per raccogliere il contenitore con la cera potei notare il profilo delle autoreggenti e dallo spacco del camice intravidi il pacco della sua fica contenuto a malapena da un esiguo perizoma.
Avevo ormai raggiunto il massimo dell’erezione e i bottoni dei jeans stavano ormai per esplodere. Se ne accorse anche lei quando si girò ma facendo finta di niente mi disse:
“per fare un bel lavoro dovresti slacciarti i pantaloni… se permetti faccio io”. Io annui, pensando a quello che sarebbe potuto succedere.
Delicatamente cominciò a sbottonarmi la patta e quando ebbe finito, tirando giù i pantaloni, mi tolse anche le mutande permettendo alla mia verga di mostrarsi in tutti i suoi 22 cm.
Carmen dopo aver commentato
“Mamma mia che supercazzo” si catapultò sulla cappella che cominciò a leccare avidamente. Succhiava il cazzo come una sanguisuga alternando leccate a ingoiate che arrivavano fino alla radice. Non ne potevo più e per allentare un po’ la tensione decisi che era venuto il momento di contraccambiare: la presi la adagiai sul lettino, le aprii le cosce, allargai un pochino i buchi delle calze e mi fiondai a lapparle la passera alternando qualche leccata al buchetto posteriore. Dopo poco se ne venne gemendo e inondando la mia bocca dei suoi umori.
A quel punto squillò il telefono:
“Cazzo, deve essere quel cornuto di mio marito che mi controlla. Scusa ma devo rispondere. ”
“Pronto? Ciao caro. Si, tutto bene … mi … sto facendo l’ultima cliente e ho finito…. ” Per rispondere al telefono si era messa a pecora appoggiandosi a un tavolino. Lo spettacolo era straordinario: avevo di fronte il suo culo contenuto dentro a delle eccitanti calze a rete fra le quali si intravedeva il filetto del perizoma. La situazione già di per se eccitante lo era resa ancor più dal fatto che dall’altra parte del filo c’era il marito ignaro di quello che stava accadendo alla sua mogliettina.
“Si tesoro prepara tu la cena…Si va bene la pasta e per dessert gradirei un bel cannolo…”. Dicendo questo si volto verso di me guardandomi maliziosamente. A quel punto capii cosa voleva veramente, mi avvicinai le appoggiai la cappella sulla fica e prendendola per le tette la tirai verso di me affondandogli tutto il cazzo dentro. Cominciai a stantuffarla sempre più forte, tanto che dovette liquidare il marito in fretta e furia.
“Si bravo fottimi, ecco il cannolo che preferisco, sfondami, spaccami, hai un cazzo meraviglioso” e venne per la seconda volta.
Notai dell’olio per massaggi sopra una mensola. Lo presi mi unsi la cappella e la sodomizzai. All’inizio rimase pietrificata dal dolore ma poi cominciò a muoversi: io rimanevo fermo e lei si dava da fare avanti e indietro sulla mia asta: una vera cagna. Non ce la facevo più: dovevo sborrare la feci girare, le misi il cazzo fra le puppe e dopo pochi colpi i miei schizzi le raggiunsero la faccia.
Nonostante il dolore causato dalla depilazione tornai spesso in quel centro estetico. FINE

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