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Colloquio

Una cosa che potrebbe capitare
Esiste un rituale che ognuno di noi compie ogni giorno, senza rendercene conto, gesti meccanici, tempi dettati da abitudine che si perdono nelle ombre della memoria.
Me ne sono reso conto oggi, leggendo i messaggi e-mail sul mio computer, mentre sorseggiavo il mio secondo caffè della giornata e la seconda sigaretta aspettava impaziente di essere accesa, facendo capolino dal pacchetto perennemente semi aperto sulla scrivania, orrore di tutti i salutisti che transitano dal mio ufficio i quali ogni volta mi colpevolizzano, anche se poi i loro visi non sono più salubri dei miei.
Oggi però è un giorno diverso, stiamo cercando due persone per il nostro ufficio commerciale.
Abbiamo fatto una bell’inserzione sul giornale locale ed oggi mi toccano otto colloqui.
Ogni volta mi torna alla mente quando ero io il candidato, seduto di fronte ad un intervistatore.
Ho perso il conto dei colloqui che ho avuto.
Adesso che sono dall’altro lato del tavolo provo sempre una certa tenerezza e odio quando devo firmare le classiche lettere di ringraziamento:
“.. grazie per la sua attenzione…. Terremo il suo nominativo in considerazione…. “.
Purtroppo devo scegliere e sul lavoro sono molto professionale.

Sono quasi le undici e ho già visto tre candidati, tutte ragazze intorno ai 25 anni, più o meno confezionate da pacco regalo di Natale, più o meno spigliate, più o meno inadatte.
Il telefono squilla per avvisarmi che il quarto candidato è di sotto che mi aspetta.
Federica, questo è il suo nome, ha circa 27 anni (poi ho scoperto di averci azzeccato in pieno), abbastanza alta, mora con una leggera abbronzatura da lampada.
È la prima che indossa dei jeans invece delle gonnelline ascellari d’ordinanza.
La maglietta sportiva fatica a contenere due seni ben sodi, sui quali l’effetto dell’aria condizionata produce l’inturgidimento dei capezzoli, posso scoprire così che il reggiseno questa mattina non ha trovato posto addosso a lei.
Sembra in gamba, spigliata, parla bene Inglese ed un poco di Spagnolo.
Qualche buon’esperienza precedente.
Una candidata buona finalmente.
Non stacca mai lo sguardo.
Gli occhi verdi sono fissi su di me.
Profondi ma decisi.
Dolci ma staccati.
Dopo una buona mezz’ora sono convinto che meriti un secondo colloquio.
Chiamo la mia collega dell’ufficio personale per i chiarimenti circa l’assunzione, la retribuzione e l’inquadramento.
Mi piace che un candidato scelto per un colloquio successivo abbia le idee chiare sul proprio potenziale futuro.
Strano effetto, Federica e Sonia (la mia collega) parlano con molta scioltezza.
Come se si conoscessero da anni.
Sembrano amiche.
Non lo avevo notato ma sono una bella coppia.
Sonia è un pochino più bassa, castana con gli occhi marrone.
Sono almeno tre anni che provo ad invitarla fuori, ma non ha mai accettato.
Viste vicine mi offrono una visione favolosa.
Sonia indossa un completino color panna, la camiciola trasparente mi lascia vedere il pizzo del reggiseno a balconcino, per il quale mi sono sempre chiesto se n’avesse davvero bisogno.
Anche su di lei l’aria condizionata fa un certo effetto.
Sono molto vicine ora, Sonia sta mostrando una bozza del contratto di lavoro ed i suoi seni sono in pratica appoggiati sulla spalla di Federica.
Questa situazione si prolunga in modo insolito, Sonia rimane lì come se non volesse perdere il contatto e Federica pure.
I seni di Federica sono turgidi, si vede benissimo ed anche i seni di Sonia sembrano voler uscire dalla gabbia di pizzo.
Mi rendo conto che la scena mi eccita, ma rimango un professionista.
Con una breve domanda rompo quell’incantesimo e concordiamo di fissare un secondo colloquio.
Il resto della giornata scorre via, mentre guido verso casa le mente è percorsa dalla scena del mattino, ripetuta in sequenza.
Mi fermo a comprare le sigarette e mi rendo conto che la mia eccitazione non è un mistero, dato che la tipa della cassa guarda fissa il mio cervello sud.

È passata una decina di giorni, ho visto fin troppa gente ed ormai è tempo dei colloqui finali.
A parte Federica ho selezionato Carlo, un uomo di 40 anni, molto esperto e molto anonimo, il perfetto esecutore, e Valeria.
Valeria è bionda, capelli a caschetto, molto alta e longilinea, seni piccoli ma sinceri.
Si era presentata timidamente, vestita di nero (il colore che più amo) e per nulla provocante o eccitante.
Non credo potrei mai neppure pensare a qualcosa di sessuale nei suoi confronti.
Sonia mi ha fissato gli appuntamenti, il mattino per Carlo, solo una formalità.
Il pomeriggio per Valeria e il tardo pomeriggio per Federica.
Devo scegliere una delle due.
Mi sento imbarazzato perché forse a livello professionale si equivalgono e temo che la mia scelta alla fine sia “fisica”.
Federica è davvero molto carina.
Valeria mi chiama alle tre del pomeriggio per annunciarmi che farà tardi, la cosa mi disturba perché potrebbe accavallarsi con Federica.
Parlo con Sonia e ci organizziamo.
Nel caso io comincerò con Valeria e lei parlerà con Federica, poi eventualmente ci scambieremo.
Come previsto Valeria arriva che sono le sei passate, negli uffici ci siamo solo Sonia ed io.
Passano forse cinque minuti ed arriva Federica.
Io mi sistemo nel mio ufficio con Valeria, mentre Sonia e Federica rimangono nella sala riunioni.
Ho notato che le due candidate si sono lanciate sguardi di sfida gentile.
Hanno ben compreso che solo una di loro sarà assunta.
Valeria indossa una gonna corta molto aderente, che scopre due gambe molto lunghe ed inaspettatamente belle.
Sotto la camicia non ha reggiseno neppure lei, i seni piccoli rimbalzano allegramente ad ogni passo e l’attrito con la seta della camicia forma due capezzoli così appuntiti che sembrano due proiettili.
Non capisco fino a che punto sia davvero disinvolta e fino a che punto stia recitando.
La volta premia mi era parsa molto riservata e chiusa, adesso invece sembra addirittura aggressiva.
Si siede sulla poltroncina e con malizia si mette leggermente di fianco, in modo che la gonna scopra più gambe e la scollatura mi lasci indovinare l’attaccatura del seno fino al capezzolo.
Le passo il test d’Inglese.
Lo legge rapidamente ed altrettanto rapidamente lo compila.
Mentre scrive fa brevi pause, durante le quali poggia le labbra sulla penna, lo fa in modo particolare, come se volesse succhiarla.
Il primo pensiero è di sostituire la penna con qualche cosa di mio, ma le pause sono talmente brevi che non bastano neppure a completare il pensiero.
Il test è corretto.
Comincio con la sequenza solita di domande e lei con le relative risposte.
“posso andare un attimo in bagno? ” mi chiede, io acconsento anche se la cosa è molto insolita.
Torna dopo pochi istanti e chiude la porta alle spalle, la vedo per la prima volta da dietro e scopro con piacere un bel sedere rotondo, pieno ma non grasso, bello.
Torma a sedersi e la gonna questa volta è salita un poco di più.
Con la scusa di aggiustarsi si muove un poco ed ormai posso immaginarmi il colore dei suoi slip.
“Mi scusi, vorrei sapere esattamente quali sarebbero le mie mansioni”, più che una richiesta sembra un ordine, tanto esce violenta e perentoria.
“Non c’è problema, signorina, posso mostrarle il nostro mansionario, venga qui, può leggerlo direttamente dal monitor del mio computer” quasi mi prende un colpo quando alzandosi mi rendo conto che mai avrei potuto vederle gli slip.
Non li indossa.
Si mette vicino a me, appoggiata alla scrivania. Ho le sue gambe a tiro di bacio e mi basterebbe piegarmi un poco per annusare il suo odore.
Con fare professionale le mostro il mansionario, la presentazione grafica è davvero ottima.
La mia sensazione è che non le importi nulla.
Ma con la scusa di vedere meglio si abbassa sul monitor e ovviamente i seni diventano il mio scenario mentre il suo è il computer.
Mi accorgo che mi sta guardando senza però spostarsi.
I nostri sguardi s’incrociano e la mia mano sta già risalendo dalla piega del suo ginocchio.
Si siede di fronte a me, con i piedi appoggiati ai braccioli della mia poltrona, la gonna arrotolata sui fianchi e la sua fonte di piacere a qualche centimetro dal mio viso.
Comincio a leccarla e il mio dito esplora quella grotta scura, il suo sapore è forte, quasi pungente ed i muscoli della sua vagina si stringono intorno al mio dito.
Geme di piacere e si abbandona sulla scrivania, adesso posso introdurre la mia lingua nella fessura ed il dito gioca con la sua clitoride.
Cerco di indurire al massimo la punta delle mia lingua, tanto che quasi le mascelle mi fanno male.
Sento tutto il suo corpo fremere ed improvvisamente le sue lunghe gambe si avvinghiamo intorno alla mia testa come a spingerla più in fondo.
Sento le pareti del suo mondo chiudersi intorno alla mia lingua, sento i muscoli contrarsi e lo posso capire anche dalla violenza con cui le se gambe mi tengono stretto.
Con una mano le afferro un seno, poi anche l’altra la segue, strizzo con violenza quelle collinette turgide e ciò sembra accrescere il suo eccitamento.
Pochi istanti e giunge improvviso il suo orgasmo, quasi senza rendermene conto mi ritrovo la bocca colma dei sui succhi mentre il suo corpo si contorce ed i gemiti sono ora urletti di piacere.
Ci vuole qualche istante prima che l’ondata di piacere si plachi, io non lascio la presa dei suoi seni, mentre la mia lingua raccoglie ognuna delle gocce del suo essere donna.
Sento le gambe mollare la presa ed io mi risollevo, voglio baciarla, condividere con lei i suoi stessi odori.
Lo squillo del telefono rompe l’incantesimo.
Il direttore di produzione mi chiama per un problema urgente e devo andare nei reparti di produzione.
Assurdo, incredibile, ma del resto siamo in un’azienda.
“scusa Valeria, devo allontanarmi un attimo…. Torno subito” il tono della mia voce tradisce l’imbarazzo ed il disappunto
“puoi aspettarmi qui… ” a metà tra una richiesta ed un invito.
“vai pure, non c’è problema…. Io resto qui” la sua voce non è decorata da disappunto, è tranquilla, del resto quello eccitato come un animale sono io, il suo sorriso mi accompagna mentre esco dall’ufficio.
Mentre scendo in produzione mi rendo conto di avere completamente dimenticato Sonia e Federica, ormai è quasi un’ora che sono in sala riunioni. L’essere un professionista comunque sia prende il sopravvento.
In produzione il problema è serio ma risolvibile rapidamente il giorno dopo.
Passano pochi minuti e sto già rientrando nel mio ufficio. Vuoto.
Valeria non c’è.
La scrivania riordinata.
Non vedo la sua borsa.
Lancio uno sguardo verso i bagni e la luce spenta mi assicura che non è neppure lì.
Vado alla mia scrivania per raccogliere i documenti da usare con Federica, e penso che forse Valeria è con loro.
Con la coda dell’occhio vedo un messaggio sul monitor del mio computer:
“COMUNQUE SIA NE VALEVA LA PENA, GRAZIE DI TUTTO. UN BACIO.
VALERIA
PS: SE TI VA CHIAMAMI, IL NUMERO LO CONOSCI. ”
Un congedo rapido, mi rammarico della cosa ma non posso piangerci sopra.
Raccolgo la cartella e vado nella sala riunioni.
Vuota anche quella.
Mi sento preso in giro.
Possibile che tutti siano spariti.
Ma lì sicuramente non c’è nessuno.
Mi guardo in giro ma non vedo messaggi.
Adesso sono quasi incazzato.
Decido di andare nell’ufficio di Sonia e di lasciarle un messaggio.
Invece torno nel mio ufficio e le mando una nota sul computer.
Devo assicurare che la nota èun po’ dura.
Spengo tutto. Chiudo la porta e mi avvio all’uscita.
Il mio ufficio è l’ultimo in fondo al corridoio.
Esattamente al lato opposto dell’entrata.
Camminando lungo il corridoio avverto dei rumori provenire dall’ufficio della presidenza.
Molto strano.
Il grande capo esce presto.
Mi avvicino alla porta e origlio per identificare meglio i rumori.
Sono gemiti di lussuria.
MI eccito immediatamente e cerco di aprire la porta. Chiusa.
Vado nell’ufficio attiguo, quello della segretaria del capo.
I due uffici comunicano.
La porta è socchiusa e sono indeciso tra lo spiare e l’entrare.
Lancio un’occhiata e vedo Federica seminuda sulla poltrona mentre la testa di Sonia è affondata tra le sue gambe.
Federica si strizza i seni, con la testa buttata all’indietro, la testa di Sonia invece si muove ritmicamente con forza.
Sento il respiro ansimante delle due donne.
La mia mano scivola in basso a liberare il mio pene dalla briglia dei pantaloni. È la prima volta che vedo due donne fare sesso e la cosa mi ha da sempre eccitato.
Comincio a masturbarmi continuando a spiare.
Federica si solleva in piedi, a gambe divaricate offrendo ancora di più il suo regno alla lingua di Sonia.
Sulla scrivania c’è un grosso fermacarte in ottone, a forma di cono.
Ricorso quante volte ho pensato che il mio capo se lo avrebbe dovuto infilare in quel posto.
Sonia lo afferra.
Lo prende in bocca come se fosse un pene turgido.
Poi lentamente lo infila nell’orifizio privato di Federica, che lo accoglie con stupore e desiderio.
Sonia le infila due dita nella fessura.
Federica è posseduta da carne e ottone, sembra vacillare, infatti, sale sulla scrivania, in ginocchio mentre Sonia non smette un attimo di frugare con le dita dentro di lei e stantuffare quell’oggetto che mai l’artigiano aveva immaginato per quello scopo.
Con una mano appoggiata alla scrivania con l’altra che le strizza il seno Federica ansima e freme.
Sonia sembra indemoniata e preme il bacino contro lo spigolo della scrivania.
È ancora semi vestita, la camicia tutta aperta ed il reggiseno penzoloni, avevo ragione ad affermare che non le serviva.
Finalmente vedevo quel seno libero, quello che tanto avrei voluto succhiare.
Senza rendermene conto continuavo a masturbarmi, incapace d’ogni altro gesto o movimento.
Ero prossimo all’orgasmo e nella foga mi sono appoggiato troppo alla porta che si è aperta quasi completamente.
Incrocio lo sguardo delle due donne.
Per nulla sorprese.
Non smettono il loro gioco noto solo lo sguardo di Sonia fisso sul mio pene e quello di Federica quasi a sfidarmi.
Mi avvicino alla scrivania, offrendo il mio mondo alle labbra di Federica.
Sento la sua lingua incredibilmente calda seguire il mio profilo e le labbra dischiudersi per accogliere tutto quello che posso offrire.
Siamo li, Federica in mezzo.
Tra me e Sonia.
Sonia mi guarda con occhi maliziosi.
Mi accorgo che la sua gonna è scomparsa.
Toglie il fermacarte dal corpo di Federica lo poggia sulla scrivania.
Le due donne si distolgono, liberandosi dai pochi abiti rimasti, cosa che faccio subito anch’io.
Cominciano a baciarsi e toccarsi, come se io non esistessi.
Mi avvicino carezzando ogni centimetro quadrato di carne che incontro.
Sonia afferra Federica per i capelli e la costringe ad inginocchiarsi.
Poi le spinge la testa verso il mio pene, che lei comincia subito a succhiare.
Sonia mi guarda un attimo, poi mi prende la mano e se la spinge tra le cosce.
Con l’altra mi afferra la testa e mi infila la lingua fin in fondo alle tonsille.
Finalmente la sento mia, le mie mani sui seni turgidi e bollenti, le bacio i capezzoli, picchiettandoli con la punta della lingua, l’eccitazione è al massimo.
Sonia si inginocchia e comincia a contendersi il mio io con Federica, posso solo afferrare le loro teste ma quasi no riesco a reggermi in piedi, sento d’essere vicino ad esplodere.
Come se fosse telepatia, smettono immediatamente di occuparsi di me, fermandosi solo una frazione di secondo prima del mio orgasmo.
Federica si sdraia per terra, sul tappeto e Sonia sopra di lei, i due corpi sono avvolti in un sessantanove che sembra avere chiuso fuori il resto del mondo.
I gemiti giungono soffocati, le bocche avvinte intorno alle fessure, come per sigillarle.
Io bacio quei corpi, carezzo quelle carni, noi tre diventiamo un ammasso informe di lussuria e piacere.
Capisco da come si contrae che Sonia è vicina all’orgasmo, le stringo i fianchi e premo la testa di Federica ancora più forte contro il suo paradiso, e lei raggiunge l’apice, tanto violentemente che deve staccarsi da Federica per respirare e gemere di voluttà.
Mi butto su Federica e continuo l’opera di Sonia fino a quando anche lei esplode, due donne con un orgasmo violento ed intenso, separato solo da pochi attimi.
Da come si lasciano andare sul pavimento stremate comprendo che non è certo il primo, i corpi sudati ed ansimanti sono lì davanti ai miei occhi.
Sono ancora eccitatissimo, voglio la mia dose di piacere e la voglio con impazienza.
Sonia è la prima a riprendersi dal torpore dei sensi.
Mi afferra e mi trascina sopra di lei. Le nostre bocche si uniscono e le nostre lingue si inseguono.
Sento la mano di Federica afferrare il mio pene e guidarlo verso Sonia, entro in lei piano ma i suoi succhi sono così abbondanti che scivolo in lei senza quasi spingere.
Appena avverto il calore del suo corpo le mente si annebbia.
Erano anni che sognavo di possederla ed ora era lì, sotto di me, godendo di me ed io di lei.
Volevo ritardare al massimo il mio orgasmo per allungare il piacere. In un mentre Sonia mi scivola via da sotto ed insieme con Federica mi rivolta letteralmente a pancia all’aria.
Poi si siede sopra di me, accogliendomi in lei ed iniziando una danza ritmata, come se ci fosse una musica ad accompagnarla.
Federica si mette a cavalcioni sulla mia faccia.
Rivolta verso Sonia.
Vuole la mia lingua ed io non mi faccio pregare.
Avverto che si stanno baciando e strizzando i seni.
Federica si muove con lo stesso ritmo di Sonia, così che la mia lingua scorra dentro di lei.
Non resisto più, sento il fiume in piena risalirmi dal più profondo degli antri del mio corpo.
In quel momento avverto l’orgasmo di Federica, il suo umore mi cola sulle guance e quella sensazione scatena il mio piacere.
Inondo Sonia che geme per il piacere e mi trasmette il suo d’orgasmo.
Non so per quanto, un attimo che mi è parso lunghissimo, i nostri tre corpi si sono contratti nell’immobilità del piacere.
Appena Sonia si è spostata Federica si è buttata sul mio sesso, come a voler spremere il mio piacere fino all’ultima goccia.
Sfiniti siamo rimasti abbandonati sul tappeto.
La testa di Sonia abbandonata sul mio petto, mentre Federica giaceva appoggiata al mio pene, tra le mie gambe. In una sola occasione avevo esaudito due sogni.
Fare l’amore con Sonia e farlo con due donne.
Il vantaggio dell’ufficio del capo è anche quello di avere un bagno, così ci risistemiamo e ci rinfreschiamo.
I loro volti sono stravolti dai numerosi orgasmi.
Io gradirei ancora ma i loro sguardi non mi lasciano ombre di dubbio, quindi non resta altro che rivestirsi.
“allora Luca, è assunta? ” mi chiede Sonia con un tono ammiccante e spudorato da presa per i fondelli.
“Per me va bene, se Federica accetta ovviamente” rispondo io con lo stesso tono, poi tutti e due ci voltiamo verso Federica, per risposta ci abbraccia e ci bacia entrambi, “si sono d’accordo e felice, spero solo che avremo altre riunioni … di lavoro”
Così il trio si completa e scoppiamo tutti a ridere.
Uscendo dall’ufficio do un ultimo piccolo bacio a Federica che se ne va per prima.
Poi afferro Sonia e la bacio appassionatamente,
“è stato molto bello” le sussurro.
“si hai ragione, era tempo che lo desideravo” risponde lei con un tono dolcissimo.
” Domani chiamerò l’altra ragazza, per annunciarle che ci dispiace, sai la solita frase… ” mi dice Sonia,
“.. si ok… anzi no, dammi il numero, la chiamerò io, mi sembra più carino visto che ha parlato con me e basta… ” rispondo io.
“Si hai ragione, domattina te lo faccio trovare sulla scrivania” mi dice lei andandosene.
Dovevo farlo, io il numero di Valeria non lo avevo……. FINE

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