Era una tipa carina, ma niente di speciale: gli occhi scuri intensi, poco trucco, belle tette, ben delineate sotto il maglione aderente, la minigonna, gli stivali che lasciavano intravedere un bel paio di gambe, guantate da pesanti collant di lana…
La guardavo mentre si avvicinava al mio tavolino: si sedette, ed il mio sguardo s’infilò sotto la sua gonna, tanto era corta. Parlammo per una mezz’oretta, giusto il tempo di bere una cioccolata e riscaldarsi.
L’inverno, quell’anno, era veramente freddo, quei giorni in particolare. Sparava parole ad un getto continuo, saltando attraverso i vari discorsi: io ero imbarazzato, attirato e divertito. Purtroppo il tempo scivolava via, così, tornammo alle macchine, ci salutammo e salimmo sulle rispettive auto, pronti a ripartire.
Non l’avevo neppure baciata.
Stavo controllando, un attimo, dei documenti nella mia ventiquattrore; improvvisamente, lei aprì la portiera, mi prese il viso e mi baciò.
Sentii la sua lingua imperiosa che si infilava nella mia bocca. Mi eccitai all’istante, mentre lo sentivo che diventava duro e sfregava contro l’elastico degli slip. La sua mano scese ed iniziò a palparmi il cazzo: sentivo le dita che giocherellavano con le mie palle.
Infilai le mani sotto il suo maglione, strizzai con forza quelle tette, mentre sentivo i suoi capezzoli indurirsi sotto le mie dita.
Si staccò, mi prese la mano ed ordinò solo “vieni”. Era tardi, ero già in ritardo… la seguii.
Salimmo sulla sua macchina, guidò fino a poco fuori il paese e, mentre il tramonto iniziava a colorare il cielo, si infilò in una stradina solitaria.
Scese dalla macchina. Scesi e la raggiunsi: le presi il viso con le due mani e la baciai. Lei infilò le mani tra le mie gambe e palpandomi senza sosta, abbassò la zip, ficcò dentro una mano e lo tirò fuori: duro com’era, con il freddo, quasi diventava tutto moscio, mentre lei imperterrita continuava a menarlo, e la sua lingua esplorava gli anfratti più segreti della mia bocca.
Si abbassò, si inginocchiò: la saliva colava dalla sua bocca e scivolava calda sulla punta del mio cazzo, mentre il mio respiro si faceva affannoso.
L’aria era ghiacciata, ma io non me ne rendevo conto, sentivo solo i suoi denti che mordicchiavano la punta della mia cappella, la sua lingua che leccava il filo incessantemente. Avevo sempre più voglia di fotterla, di strizzare quelle sue tettone.
Mi tolse il fiato quando se lo infilò tutto in bocca, mentre mi carezzava le palle e con le dita si infilava sotto, tra le mie gambe.
Ormai i pantaloni erano caduti sulle scarpe, con le mani le tenevo la testa e le infilavo il mio cazzo durissimo in gola.
Iniziai a fotterle la bocca, poi, con una deliberata carica di violenza, le afferrai i capelli e la tirai indietro. Aprii la portiera e la lanciai lunga sui sedili posteriori. Chiusi la portiera, feci scattare la sicura a tutte le porte e mi sdraiai sopra di lei. Potevo intuire il suo sguardo eccitato. Le alzai la gonna: maledetti collant, glieli strappai e infilai le dita nella sua fica, bagnata e calda.
Senza quasi togliere le dita, ficcai di colpo tutto il mio cazzo dentro di lei ed iniziai a sbatterla. I miei colpi ero duri, la sua testa sbatteva contro la portiera, il suo respiro era affannoso, ma lei mugolava di piacere mentre alzava le braccia per tenersi. Le alzai il maglione ed iniziai a morderle i capezzoli duri.
“Dai …. si …. così … sbattimi ancora …. più forte ….. dai… ”
“si …. troietta …. dai ….. lo sò che ti piace….. ”
Avevo voglia di sborrare dentro quella sua figa bagnata …. ma non ero contento, volevo di più, volevo sbattermi anche quel suo bel culetto sodo. Con la mano le presi le chiappe, gliele strizzai mentre con le dita accarezzavo il suo buchino: era tutto dilatato.
“dai … girati….. ”
“…. mmmm… no… non voglio…. ”
“dai . lo sò che ti piace ……. che lo vuoi…. ”
e prima ancora che lei potesse dirmi nuovamente di no … mi tirai indietro, le presi il braccio e strattonandola malamente, la feci girare. Cadde dai sedili ed io la bloccai con l’avambraccio dietro alla schiena, con l’altra mano le abbassai i collant, le mutande e le bloccai così le gambe.
Che culo splendido, al solo vederlo desideravo sborrargli dentro, riempirlo tutto.
Il suo buchino dilatato e fremente mi faceva sentire un porco, e la voglia me lo faceva diventare sempre più duro. Appoggiai la punta e spinsi: scivolò dentro come olio e la sfondai con un colpo solo.
Lei urlò che le facevo male, mentre io la sbattevo, la sfondavo senza nessuna pietà, fino in fondo: sentivo le mie palle che sbattevano contro la sua fica, il mio cazzo scivolava morbido dentro al suo culo caldo caldo, la sborra cresceva dentro di me sempre più, ero sempre più pieno.
Lei si divincolava e mugugnava di piacere, le lasciai il braccio per allungarmi e strizzare quelle belle tette morbide.
Mi piaceva sentirla fremere di piacere misto a dolore, stringendo le sue tette mentre il mio cazzo, continuava, come uno stantuffo, a fotterle il culo. Sentivo che godeva, la sentii urlare di piacere mentre veniva ed il suo culo si stringeva sul mio cazzo, ma non ero ancora pronto, volevo sfondarla ancora: continuai, mentre lei ormai urlava di dolore. Le misi una mano sulla bocca per zittirla e continuai colpo dopo colpo, sempre più forte, sempre di più.
” …. stà zitta … troia ….. stà zitta …. tanto sò che ti piace….. ”
La pressione dentro di me giunse al culmine….. sborrai dentro quel bel culetto sodo e tondo…. la riempii tutta quanta …. con piacere e goduria….
Alla fine, quasi rilassato, uscii con dispiacere dal quel suo buchino caldo e morbido. Lei si rimise a sedere.
Si stava massaggiando il braccio, mi guardava. Io, con fare innocente, avvicinai la mano alla sua testa e poi con uno scatto le serrai i capelli, le tirai la testa vicino al mio cazzo e glielo infilai in bocca
“… e adesso succhia ….. dai fammi una bella pompa…. ”
Mi piaceva farmelo succhiare quando la pelle era tutta sensibile e fremente.
Alla fine mi lasciai andare sullo schienale, disfo. Lei si alzò e mi baciò. La sua lingua aveva ancora il mio sapore e la voglia quasi quasi ritornava.
Mi staccai riluttante, lei si risistemò gli abiti senza parlare e così feci io.
Mi guardò e disse: “Fuori i soldi, cocco! “, estrassi il portafoglio dai pantaloni e come d’accordo le diedi mezzo milione.
Ci spostammo davanti, lei accese il motore e senza proferire parola, mi ricondusse alla mia macchina.
Aprii la portiera, uscii e mi avviai, poi mi voltai e tornai verso di lei.
Lei era ancora li con il motore acceso…… la guardai negli occhi.
“ti adoro” le dissi” mi fai impazzire quando fai così, lo sai … vero? ”
“mi hai fatto male al braccio! ”
“scusa, ma sai quando mi lascio andare….. ” e le diedi un bacio gentile sulla bocca.
La adoravo davvero: con le sue folli idee, mi prendeva sempre in contropiede, ma in fondo era per questo che, dopo 10 anni di matrimonio e due figli, non ero ancora sazio di questa mia mogliettina, matta come pochi. FINE