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Tutta colpa dei perizoma

Ormai il caldo era passato ed i primi freddi si facevano sentire. Mio malgrado iniziai a tirare fuori i primi vestiti autunnali. La stessa cosa fece Maria, mia moglie. Entrambi con la tristezza nel cuore riponemmo camiciole leggere, magliette, pantaloncini ecc. per fare posto a maglioni di lana e altri capi pesanti. Maria per ultima cosa, come sempre, tirò fuori i suoi collant: diceva sempre che indossarli significava salutare definitivamente le belle giornate.
– Domani devo comprare un po’ di collant, ne ho solo due paia.
– Si, ma non fare come al solito che ne compri il minimo indispensabile. Prendine di più.
– Dimenticavo, domani non posso uscire di casa.
– Come mai? Cosa devi fare?
– Viene mamma a pranzo.
– Che bello!
– Non fare lo spiritoso.
– Lo sai che scherzo.
– Senti, visto che domani sei libero, potresti andare tu a comprarmeli.
– Io? Ma come ti viene in mente? Non ne capisco nulla. E poi… mi sentirei in imbarazzo.
– Quanto sei stupido. Ti scrivo quello che devi chiedere.
– E va bene. però devi scrivere tutto perché se mi fanno qualche domanda io cosa rispondo?
Come al solito mia moglie mi aveva convinto.
L’indomani mattina uscii per fare le mie commissioni. Verso mezzogiorno entrai in un negozio di abbigliamento intimo. Un pochino imbarazzato chiesi alla commessa quanto Maria mi aveva appuntato su di un foglietto. Sembravo uno scolaretto che leggeva una poesia. Mentre la ragazza era intenta a prendere la merce, mi guardai in giro. In ogni angolo del negozio c’era l’immagine di qualche bella donna seminuda. All’improvviso fui colpito dall’immagine di un uomo: era la pubblicità di un perizoma maschile. Mi chiesi come si potevano sopportare un paio di mutande come quelle. Solo un malato poteva usarle.
– Vedo che il signore è interessato ai perizoma della xxx.
– Veramente io… – arrossii violentemente – non saprei…
La commessa era convinta che fossi interessato all’acquisto di quei perizoma ed io ero imbarazzato perché non volevo fare la figura del retrogrado disprezzando certe cose.
– Guardi che ne abbiamo di diversi colori e taglie. Poi sono in microfibra, quindi vestono perfettamente.
– Sono… indeciso…
– Se vuole li può provare. Abbiamo il camerino di prova. Non faccia complimenti, li provi. Anche se dopo non li compra non fa nulla.
– E va bene. – dissi con rassegnazione – li prendo senza provarli. Mi ha convinto
Se in quel momento avessi avuto mia moglie tra le mani l’avrei strangolata. Che figura! Un uomo che si compra dei perizoma!
– Credo che lei indossi una IV taglia.
– Già, proprio così.
Dopo un po’ pagai e me ne uscii incazzato nero.
Quando arrivai a casa mia moglie mi chiese perché avessi quell’aria.
– Per darti ascolto questa mattina ho fatto una figura da quattro soldi.
– Ma che dici, perché.
– Stavo guardando dei perizoma da uomo pensando al fatto che solo un pervertito potesse indossarli, quando la commessa ha pensato che fossi interessato ad acquistarli.
– E allora?
– Allora due erano le possibilità: la prima era che le dicessi veramente cosa pensassi, facendo in quel caso la parte del moralista bigotto e l’altra era che li acquistassi facendo si la parte dell’uomo evoluto ma contemporaneamente del frocio.
– E tu?
– E io… sono stato costretto a comprarli.
– E bravo – disse mia moglie ridendo – ora ho un marito frocio
– Non mi sembra il caso di scherzare
– Ora basta. Mi sembra proprio che tu stia esagerando. In fondo hai solo comprato un paio di mutande.
– Già per te non è niente.
– Nessuno ti obbliga a metterle. Le puoi anche buttare. Ora vieni dentro che c’è mamma
Sbuffai e mi avviai in cucina per salutare mia suocera.
A tavola Maria raccontò alla madre ciò che mi era accaduto e devo dire che anch’io, una volta calmato, ne risi insieme a loro.
Verso le cinque del pomeriggio Maria chiese alla mamma di accompagnarla al supermercato.
– Veramente preferirei guardare un pochino la televisione. Poi lo sai che ogni volta che andiamo al supermercato insieme finisce sempre che litighiamo.
– Ma mamma, tu mi accusi sempre di spendere un sacco di soldi inutilmente
– Mia suocera è una gran saggia – intervenni io ridendo di gusto
– Tu stai zitto. Ho capito, vado da sola
Maria uscì di casa e mentre mia suocera si accomodò in poltrona a guardare la televisione, io andai in camera da letto per mettermi comodo. Sul letto c’erano i colant che avevo preso a Maria ed il perizoma fuori dalla confezione. Evidentemente mia moglie incuriosita aveva aperto la confezione. Presi in mano quell’oscuro oggetto pensando a come si faceva a sopportare quella cosa tra le chiappe. Ero curioso ma li ributtai sul letto. Presi la tuta dall’armadio e iniziai a spogliarmi. Ero rimasto solo con gli slip quando il mio sguardo ricadde sui perizoma. Mi dissi che in fondo provarli non mi costava nulla e che non significava certo essere dei pervertiti. Li ripresi in mano e riguardai attentamente, poi lentamente mi sfilai gli slip e con calma infilai i perizoma. Uno strano calore mi pervase. Erano perfetti. Fasciavano il mio pisello come una mano leggera e poi… poi la parte tra le chiappe non era affatto fastidiosa… anzi… mi procurava un certo non so che… All’improvviso mi ritrovai eccitato con un’erezione in piena regola. Porca miseria… ero eccitato dall’aver indossato quei perizoma… mi eccitava sentirmi tra le chiappe quell’affare. Mi venne istintivo tirarmi fuori il cazzo. Mi stavo masturbando a causa di un pezzo di stoffa nel culo… e mi piaceva. Dapprima lentamente poi sempre più forte. Fu naturale portarmi la mano dietro e accarezzarmi il culo. Davanti allo specchio mi guardavo … e mi piaceva, mi piaceva tanto. Sentii che stavo per sborrare quando all’improvviso:
– E bravo mio genero!
Mia suocera aveva avuto la cattiva idea di cercarmi.
– Prima fai tanto il moralista… e poi ti masturbi toccandoti il culo.
– Non è come credi…
– Guarda che sei in casa tua – disse mia suocera senza peraltro distogliere da me il suo sguardo.
– Cazzo – sbottai incazzato per essere stato sorpreso – se sono in casa mia perché non mi lasci fare in pace ciò che mi pare?
– Calma giovanotto. Prima di tutto non alzare la voce perché potrei sempre dire a tua moglie ciò che ho visto e poi chi ti dice di non continuare?
– Ma… come cazzo faccio se tu no vai via? – continuai ma con un tono più calmo
– Ecco, ora va bene. Con la calma va bene tutto. Se tu vuoi io posso anche andare via, però…
– Però?
– Però… mi dispiacerebbe perdermi questo spettacolino.
Rimasi per un attimo interdetto. Mia suocera mi stava praticamente chiedendo di assistere mentre mi masturbavo:
– Ma… cosa dici?
– Dico che mi farebbe piacere guardarti mentre lo fai, anzi, potrei…
– Potresti?
– Potrei anche aiutarti. Verrebbe meglio.
Era indubbiamente impazzita. Mia suocera si proponeva di aiutare a masturbarmi. Non dissi nulla, neanche quando lei lentamente mi si avvicino e riprese a fare quello che io avevo interrotto. La sua mano avvolse con leggerezza il mio cazzo che in un attimo riprese la baldanza che aveva perso e lentamente iniziò a masturbarmi. Con l’altra mano con destrezza si sbottonò la camicetta e si tirò fuori dal reggiseno una tetta. Doveva avere almeno una quinta taglia. Piuttosto cadente ma eccitante al massimo. Mi sembrava un sogno: masturbato dalla suocera e una sua tetta a portata di mano. Senza pensarci su le tolsi camicetta e reggiseno mentre lei continuava il suo lavoro. Poi all’improvviso, mentre le succhiavo un capezzolone , sentii la sua mano toccarmi il culo:
– Dai piccolo mio. Dai, ciucciami le tette mentre ti accarezzo il culetto
Mia suocera era completamente impazzita ma la cosa non mi dispiaceva affatto. Per un attimo si fermò. Giusto il tempo di sfilarsi la gonna e le calze per rimanere solo in mutande. Poi con uno sguardo da indemoniata la vidi infilarsi nella fica tre dita della mano per ritirarle completamente zuppe dei suoi umori.
– Ora ti farò impazzire da godimento come impazziva tuo suocero
– Che… cosa intendi…
Senza rispondermi riprese a masturbarmi e a toccarmi il culo. Poi avvertii le sue dita premere contro il buchetto per farsi strada. La cosa mi procurò come una scossa e il mio cazzo ebbe un guizzo diventando duro ed enorme. Mia suocera allora confortata dalle dimensioni del mio arnese spinse con più decisione fino ad infilarmi due dita nel culo.
– Ahhhhh…. Siiiii….. che bello… continua… infilami le dita nel culo…ahhhh
– Ora ti faccio vedere io.
Mia suocera mi fece mettere alla pecorina sul letto per poi iniziare a leccarmi il buco del culo. La cosa mi faceva impazzire e la mia eccitazione era tale che il cazzo mi faceva male. Poi iniziò di nuovo a penetrarmi. Prima uno, poi due, poi tre dita. Mi stava praticamente fottendo il culo… e mi piaceva da morire:
– siiiii… spaccami il culo…. Rompimelo troia… ahhhhh… che bello….
– Si brutto frocio, ti rompo il culo. Ti ficco dentro tutta la mano.

– Brutti stronzi che non siete altro.
L’urlo di Maria mi fece raggelare il sangue.
– Ma che cazzo state facendo? …esco per fare la spesa come una schiava e tornando trovo quella stronza di mia madre che fotte nel culo quel pervertito ricchione di mio marito… Siete due porci stronzi. Ma ora vi faccio vedere io.
Senza neanche darci il tempo di respirare Maria prese la madre per un braccio e la buttò sul letto. In un attimo le fu sopra e bloccatale le braccia con le ginocchia iniziò a prenderla a schiaffi e a tirarle i capelli. Mia suocera non reagiva e neanche io avevo il coraggio di muover un muscolo. Maria sembrava indemoniata. Dopo un bel po’ di tempo si fermò. Evidentemente il suo primo istinto aveva trovato sfogo. Infatti il volto della madre era completamente rosso per gli schiaffi ricevuti e sul letto si potevano notare alcune ciocche di capelli. Per un attimo si rilassò quasi accasciandosi su se stessa ma rimanendo sempre con le ginocchia a bloccare la madre, solo che quel movimento aveva fatto si che il volto di mia suocera si trovò proprio in mezzo alle cosce di Maria. Fu allora che negli occhi di mia moglie vidi un lampo di perversione:
– Visto che ti piacciono le cose particolari – disse Maria spostandosi gli slip – leccami la fessa
– Ma… Maria… cosa dici…
– Ho detto di leccarmi la fessa – e giù un ceffone
– Ma… sono tua madre
– Sei solo una brutta troia – e giù un altro ceffone
Vidi le lacrime negli occhi della mamma di Maria. Poi timidamente vidi la sua lingua appoggiarsi sulla vulva della figlia. Un altro sonoro ceffone:
– Ho detto di leccarmela e lo devi fare per bene
Mia suocera allora cominciò a leccare. Maria con le mani si manteneva ben aperta la fica. Poi ad un certo punto gliela mise proprio in faccia.
– Siiiii… brutta troia…. Leccami per bene… Fammi godere.
Non la riconoscevo. Era infoiata come una troia. Dal canto mio me ne stavo buono buono ad assistere alla scena sempre timoroso che da un momento all’altro toccasse a me. E infatti:
– Tu, brutto frocio, – disse all’improvviso Maria – vieni qui
– Su… subito
– Spogliala – disse scendendo dal letto – togliele tutto
Senza esitare iniziai a spogliare mia suocera fino a lasciarla solo con le mutande. Un calcio tra le cosce mi fece rimanere senza respiro.
– Stronzo, quando dico “spogliare” intendo dire che le devi togliere tutto.
E giù uno schiaffone.
Dolorante per il calcio sfilai velocemente le mutande di mia suocera.
– E ora siediti sulla sua pancia e tienile ben aperte le cosce.
Chiaramente eseguii alla lettera. In quella posizione mia suocera aveva la fessa completamene aperta. Maria allora violentemente, tanto da farla urlare dal dolore, le ficco dentro tre dita e senza preoccuparsi delle lacrime della mamma iniziò a stantuffarla. Poi alle tre dita aggiunse le altre due. Sembrava volesse spaccarla. Poi si fermò un attimo. All’improvviso di colpo e con decisione spinse fino in fondo. Vidi la mano di Maria scomparire nella fessa della mamma. Mia suocerà strabuzzò gli occhi e rimase senza respirare alcun secondi. Maria incurante delle lacrime della mamma affondava sempre di più, fino a infilarle dentro metà braccio. Poi giratasi verso di me e con gli occhi assatanati disse:
– Ora tocca a te.
– Co… come sarebbe?
– Mettiti qui, alla pecorina
– Ma che intenzioni hai? – dissi notevolmente preoccupato
– Stai zitto ed esegui.
Non ebbi scelta. Mi affiancai a mia suocera in lacrime mettendomi con il culo rivolto verso mia moglie.
– Allargati bene il culo.
Poi sentii uno sputo di Maria colpirmi il buco del culo. Fu l’unico lubrificante. Maria iniziò senza tregua ad infilarmi in culo prima due, poi tre, poi tutte le dita inziando a farle andare avanti e indietro. Pensai che mi era andata bene e che tutto sommato era anche piacevole. Infatti iniziai ad avere un’erezione con i fiocchi.
– Lo sapevo, brutto ricchione. Ero sicura che ti piaceva.
E senza pensarci sopra affondò la sua mano nel mio culo. Mi sentii spaccare in due. Il dolore era immenso ma Maria sembrava non interessarsene affatto, anzi insisteva sempre di più.
– Ecco brutti stronzi, ora vi ho punito come si deve. E d’ora in avanti farete sempre quello che vi dirò di fare, altrimenti ve ne pentirete di brutto.

FINE

About A luci rosse

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