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L’assaggio

Questa storia è avvenuta circa un anno fa, quando ero fidanzato con una ragazza molto appariscente e vivace, prima che scoprissi che questa sua vivacità sconfinava spesso in comportamenti da battona di strada.
Il ménage continuava da circa un anno e mezzo senza sorprese, avevamo fatto l’amore quasi subito dopo esserci conosciuti e col passare del tempo i nostri rapporti sessuali diventavano sempre più noiosi, almeno a sentire lei. Io, invece, ero appagato e riuscivo a soddisfare tutte le mie voglie, anche quelle più particolari. La mia dolce metà iniziò, però, a lamentarsi sempre più spesso del fatto che, nei rapporti sessuali, non succedeva mai niente di “eclatante”, nonostante a volte, la sua voglia che a me sembrava eccessiva ci porta va a fare cose non del tutto lecite. Tutto si risolse un sabato sera, quando, per festeggiare il suo compleanno, la portai a cenare in un ristorante molto intimo, di una grossa città vicino a dove abitavo. Il ristorante è tuttora noto per la riservatezza dei tavoli oltre che per la buona cucina; ci sedemmo così ad un tavolino in un angolo coperto da séparé che impedivano di essere visti dai clienti degli altri tavoli. Prendemmo un aperitivo, ed io colsi l’occasione per dare alla mia ragazza il regalo costatomi molti soldi, nonché molto tempo speso per cercare il negozio giusto. Lei lesse il bigliettino di circostanza e aprì il pacchetto; fu sinceramente contenta di ammirare al suo interno un completino di seta trasparente, tanga e reggiseno color perla, ed un paio di calze autoreggenti dello stesso colore. Tutti gli indumenti di quel genere sembravano fatti apposta per lei, il volto, infatti, non era niente di speciale, ma il suo corpo, benché fosse piccola di statura, non mancava di destare seria eccitazione nei maschi che la osservavano per strada, soprattutto quando si comportava in modo quasi osceno com’era solita fare per eccitarmi. Infatti, anche quella sera, per non smentirsi e per celebrare l’occasione, si vestì in modo da non passare certo inosservata. Quando passai da casa sua per portarla a cena, la vidi scendere le scale di casa sua con una maglietta nera, con dei bottoncini ovviamente slacciati che lasciavano vedere quasi del tutto il suo reggiseno color carne, una minigonna che a malapena riusciva a coprire gli elastici delle calze autoreggenti nere che le velavano le gambe (queste erano proprio il suo indumento preferito), sandali aperti che offrivano lo spettacolo dei suoi bellissimi piedi e un trucco che lasciava intendere i suoi appetiti sessuali. Ora, seduta al tavolo, rimirò gli indumenti intimi per qualche secondo, dopodiché, per ringraziarmi mi baciò a bocca aperta leccando la mia lingua, dopo essersi scolata il suo aperitivo. Sapevo che il regalo sexy e l’alcool, avrebbero tolto le poche inibizioni che le rimanevano. Smise di leccarmi proprio quando il cameriere entrò nel nostro angolino, il quale, ci chiese se eravamo pronti per ordinare. Io dissi di non aver ancora deciso e di passare così, dopo altri cinque minuti. Vidi in quel momento che gli occhi della mia ragazza iniziarono a luccicare, come se avesse in mente qualche cosa di particolare; infatti, rimasti soli, si avvicinò a me e disse sussurrandomi all’orecchio:
* Stasera voglio farti eccitare da morire. – E mi leccò le labbra lasciando parecchia saliva che colava sul mio mento.
Non riuscivo a capire cosa volesse fare ma, divertito ed incuriosito, stetti ad aspettare. Intanto decidemmo di iniziare con antipasto di mare, seguito poi da spaghetti allo scoglio e per secondo, neanche a farlo apposta, lei scelse ostriche.
Quando il cameriere tornò per prendere le ordinazioni, notai che la mia ragazza stava iniziando a comportarsi in modo strano, capii così che la sua promessa stava iniziando già con il cameriere. Infatti, quando l’uomo si avvicinò al nostro tavolo, lei si tolse le scarpe e approfittando del comodo divanetto su cui eravamo seduti, colse l’occasione per distendere le gambe verso l’uomo col cravattino dicendo:
* Posso distendere le gambe? Sa, sono molto stanca e mi fanno male i piedi.
Il cameriere stupito dallo spettacolo di gambe che si protraevano verso di lui, assicurò che non c’erano problemi, anzi, notai che si avvicinò leggermente ai piedi della mia ragazza. Lei vedendo quel movimento, non fece niente per sottrarsi, ma si distese ancora per poter meglio iniziare un piedino sulle gambe dell’uomo. Io feci finta di non vedere niente, ma l’oscillazione del piede di lei e il rossore sul volto dell’uomo, mi fecero eccitare e sentii il membro diventare duro. La mia ragazza, intanto fece in modo che il cameriere potesse sbirciare quel poco ancora coperto dalla minigonna e continuando a masturbargli la gamba con il piede lo guardò negli occhi e fece, poi, scivolare lo sguardo ai pantaloni che evidenziavano un’indubbia erezione. Il povero uomo in preda agli ormoni prese l’ordinazione e, suo malgrado, se ne andò verso la cucina uscendo dal nostro angolo. Io allora presi la mano di Sara e le feci toccare con mano quanto i suoi giochini stavano facendo al mio pene. Lei mi disse:
* Voglio prenderlo in bocca, adesso.
Fece per abbassare la testa sotto il tavolo, ma io la scansai dicendole che non era ancora il momento giusto. Lei allora mi sorrise, si risedette, e con un gesto veloce si alzò in piedi, sollevò la minigonna e si sfilò il tanga. Mi guardò sorridendo e bisbigliò:
* Voglio fartelo scoppiare.
Ci stava riuscendo; vederla lì, bevendo un bicchiere di vino dopo l’altro, dondolandosi in una mano il tanga dopo aver fatto eccitare il cameriere, mi faceva letteralmente scoppiare. Ma per istinto non volli che lo succhiasse subito, in fondo sentivo che il bello doveva ancora venire.
La serata stava prendendo una piega particolare, ed io stavo assaporandomi lo spettacolo come al cinema. Mentre aspettavamo la prima pietanza, lei decise di non attendere passivamente, infatti, portò un piede sul tavolo e, guardandomi negli occhi, ci versò sopra un goccio di vino:
* Bevi il vino dal mio piede!
Io eccitato ormai al massimo, avvicinai il viso alla dolce estremità di Sara e iniziai a leccarlo con gusto, sentendo il sapore del vino misto a quello delle sue calze. Successe allora che improvvisamente entrò il cameriere con il vassoio in mano, vistoci, strabuzzò gli occhi e si bloccò incredulo. La sua faccia era quasi comica ed io smisi di leccare il piede alla mia ragazza per guardare meglio l’effetto che quella scena potesse avere sull’uomo. Sara ora aveva deciso di esagerare veramente, presa ormai dall’eccitazione e dai fumi dell’alcool, si mise a ridere e, senza che me lo aspettassi, appoggiò anche l’altro piede sul tavolo, rimanendo così in una posizione veramente oscena. Con le cosce in bella vista e le gambe appoggiate al tavolo come fossero un piatto servito, si rivolse al povero cameriere:
* Cos’è, vuoi del vino anche tu? Accomodati pure.
E così dicendo prese la bottiglia e si versò ancora un po’ di vino sull’altro piede, poi con fare arrogante ordinò:
* Su, dai non stare lì impalato leccami il piede.
Io pensai: ora ci sbattono fuori o, peggio, chiamano i carabinieri, invece con stupore, vidi l’uomo col cravattino che appoggiò il vassoio sul tavolo e si avvicinò al piede della mia ragazza.
Iniziò a leccarlo come fosse una reliquia, ed io feci altrettanto con l’altra estremità, eccitato da quell’uomo in completa balia della mia ragazza. Leccavamo con avidità i suoi piedi, quando lei forse stanca di quel gioco, allungò la sua mano verso il cavallo dei pantaloni del dipendente del locale e cominciò una masturbazione lenta e graduale sui pantaloni.
Penso che a quel punto il pover’uomo non si rendesse più conto di quello che stava accadendo e lo vidi mentre continuando a leccare il piede avvinazzato, si sbottonò i pantaloni per estrarre il suo pene.
Sara, sorpresa da quel movimento, tolse i piedi dal tavolo, lasciandoci così imbambolati, e prese a maneggiare meglio il nuovo membro che le si proponeva. Non aveva mai fatto una cosa tanto volgare, ed io mi sarei dovuto alzare urlandole che era una puttana e andandomene a casa, ma, stranamente, la cosa aveva prodotto in me la reazione opposta; non mi sarei mosso da lì per niente al mondo.
Osservavo la mia ragazza mentre masturbava a regola d’arte uno sconosciuto e pensavo che fosse il limite massimo, ma a quel punto capii che forse quella sera di limiti non ce n’erano. Sara iniziò ad avvicinare la sua bocca al pene del cameriere e soffiandoci sopra emetteva strani gemiti di indiscutibile desiderio, dopo pochi secondi non riuscì più a resistere alla piacevole tortura e di colpo si infilò l’asta, ormai più che gonfia, tutta in bocca. Non potevo certo stare lì a guardare lo scempio del mio orgoglio, ma non riuscivo a muovermi, ero come pietrificato, inoltre provavo un impulso sfrenato a masturbarmi davanti a quella scena. Non capivo cosa fare, e allora ascoltai la voce dell’eccitazione, mi gettai a capofitto sul sedere di Sara, la costrinsi a mettersi a quattro zampe sul divanetto, cambio di posizione che lei eseguì senza smettere di succhiare il pene dell’altro uomo. Una volta messa a novanta gradi, non ci fu bisogno di alzare nessuna gonna, visto che era ormai sopra l’ombelico, e neanche di spostare mutandine, che giacevano tranquillamente sul tavolo. La presi da dietro e stantuffai prima la vagina e, quando capii che la ragazza stava godendo, tolsi la mia arma e la ficcai nel buchino più stretto. Continuammo così per circa due minuti, fino a che lei sentì l’uomo tremare, a quel punto sfilò l’arnese dalla bocca e, giusto in tempo, si fece inondare la faccia ed i capelli. Inutile a dirlo, in quel momento provai l’orgasmo più intenso della mia vita e anche io le venni addosso, sopra ai pochi vestiti e sui glutei.
Stanca ma contenta dello spettacolo che aveva dato, soprattutto ancora brilla, si rivestì in fretta e cercò di ripulirsi almeno la faccia col tovagliolo. Il cameriere, rendendosi ora pienamente conto di quello che aveva fatto, soprattutto della reazione che poteva avere il proprietario del locale se avesse visto qualche cosa, si riabbottonò i pantaloni e corse subito verso la cucina biascicando qualche scusa. Io non feci altro che risedermi riallacciandomi i calzoni e guardai la mia ragazza che continuava a pulirsi anche i capelli con dipinto sul volto uno strano sorriso. Quando fu quasi presentabile, si riassettò il vestito, si rimise le scarpe e disse:
* Vado in bagno a finire, perché io non sono ancora venuta.
Così si allontanò verso la toilette, sculettando; ed io potei soltanto immaginare cosa avesse intenzione di fare per venire, finalmente.
Non lo facemmo più in tre da quella sera, perché, col senno di poi, mi resi conto che forse avevamo esagerato, lei acconsentì, ma le sue richieste sul campo sessuale non si fecero aspettare, e prima che arrivasse il giorno del nostro addio conobbi le depravazioni più assurde che mai si potrebbero associare ad un cervello femminile.
Ora sono felicemente fidanzato con un’altra ragazza, molto bella anche lei, ma che sicuramente non ha niente in comune con Sara; neanche a letto è la stessa cosa, ma ogni tanto ripenso a certi momenti e sorrido al pensiero di aver già dato parecchio. FINE

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