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Zia Concetta

“Zia Tetta”: il motivo per cui, in famiglia, era chiamata così era dovuto al fatto che aveva un paio di tette enormi (credevo una quinta ma poi ho scoperto che era una sesta).

Mi ricordo che quando ero piccolo lei si divertiva a farmi rimanere stupito ed attonito, quasi volesse spaventarmi mostrandomi le sue grandi tette; io a mia volta fingevo di ripararmi da quella vista, ma non appena si avvicinava mi divertivo a toccargliele e a giocare con i suoi capezzoloni scuri che erano più grossi delle mie manine innocenti.

Zia Tetta (Concetta era il suo vero nome) aveva un marito muratore, Mimmo, uno di quegli uomini che restano nei ricordi non per le imprese, ma solo per il fatto di essere un gran lavoratore, fuori di casa dal mattino alle sei fino a sera, e lei sola a tirar su una bimba, Carla, mia coetanea.

Carla venne su come la mamma, con due tette enormi e sode.

Io e Carla stavamo sempre insieme e con lei avevo dato sfogo alle mie prime fantasie erotiche, come quando, per esempio, per scherzo un pomeriggio in piscina, mi aveva strusciato i suoi capezzoli nudi sulla schiena facendomi venire e quasi svenire nel costume! Da allora tra noi è nato un rapporto, fatto più di curiosità reciproca verso la sessualità che in noi stava prendendo corpo.

Carla a volte si fa toccare e mi fa giocare con le sue tette, ma non vuole che la tocchi in mezzo alle gambe, in compenso mi tocca sempre volentieri attraverso i pantaloni, portandomi a dei livelli di eccitazione tremendi che sfogo masturbandomi come un dannato, ahimè da solo.

Ho la fortuna di vivere in una famiglia che non mi fa mancare niente … insomma stiamo bene e viviamo in una villa con piscina in una zona semicentrale della città.

Sfortunatamente (o fortunatamente per me) non è lo stesso per Zia Tetta; così i miei

l’ hanno assunta come donna delle pulizie per garantirle un sostegno economico, così tutti i giorni mi trovo zia Tetta per casa che pulisce.

Spesso viene anche Carla, così facciamo i compiti insieme, mentre io più che studiare penso al momento in cui potrò palparle le tette e farmi massaggiare il membro.

Non nascondo che amo le tette grandi per cui la mia adolescenza l’ ho vissuta in perenne arrapamento avendo quasi sempre in casa 2 paia di tette enormi: zia Tetta e sua figlia Carla.

Senza nulla togliere a Carla il motivo principale del mio turbamento però era sempre stato Zia Tetta perché era una donna grande, porca e troia, ed io ero un adolescente in piena crisi ormonale, bastava una canottiera un po’ larga, o una maglietta aderente che l’alzabandiera era inevitabile, il membro mi si intostava e c’erano ben pochi modi per farlo tornare giù.

Ricordo quando ero piccolo che i miei zii si divertivano ad ironizzare sulle tettone di Zia Tetta facendo battute, ammiccamenti ed allusioni, e notavo il desiderio che loro mal celavano, soprattutto quando lei non poteva sentire i loro commenti. Penso che se avessero potuto se la sarebbero scopata al volo! Lei spesso divertita e lusingata di quei commenti che faceva finta di non sentire, a volte rispondeva in maniera ironica e provocante aumentando il loro desiderio. Questa immagine di porcona provocatrice mi era rimasta impressa e a questa stessa immagine correva la mia fantasia quando iniziai a farmi le prime seghe.

La mia famiglia era solita unirsi ad altre famiglie di parenti (tra cui quella di Zia Tetta) per trascorrere le vacanze insieme. Di solito si trascorrevano 3 settimane in bungalow in un residence sulla riviera romagnola.

Tra le tante estati ne ricordo una particolarmente bollente: io e Carla avevamo i nostri 18 anni e cominciavamo ad esplorare i nostri corpi, a godere insieme in quelle calde notti seppur senza ancora fare l’ amore.

Il team degli animatori del Villaggio era molto efficiente ed una sera come tante il residence si era riversato in spiaggia per partecipare ad un concerto con grigliata di pesce. Una leggera brezza mi fece sentire il bisogno di tornare in bungalow per prendere una felpa; Carla non mi seguì, avevamo avuto un leggero battibecco: lei mi aveva detto che volevo correre troppo semplicemente perché avevo provato ad accarezzarle il sesso infilando due dita sotto il suo costume, cercando di restituire tutto l’eccitamento che le sue carezze mi donavano. Ora posso affermare come le donne, si sa quando dicono no vuol dire che lo desiderano più di ogni altra cosa … Per me si trattava solo di avere pazienza.

Cosicché mi incamminai verso il bungalow; il residence era buio e silenzioso, mentre si udiva da lontano il gruppo che intonava pezzi più o meno sconosciuti. Giunto al mio bungalow sentii delle voci in quello adiacente: quello di zia Tetta. La fissa che avevo di quella porca di mia zia mi spinse ad avvicinarmi per spiare dalla finestra ciò che stava accadendo all’ interno, speravo di trovare magari lei che si spogliava o che fotteva con zio Mimmo, suo marito.

Così mi affacciai timidamente alla finestra mantenendomi accovacciato e nella penombra: la scena che mi si presentò mi fece trasalire! Quella porca di mia zia era alle prese con ben 4 cazzi, quelli di tre miei zii e quello di un mio cugino, insomma le persone che di solito ironizzano sulle curve di zia e che lei faceva eccitare rispondendo da vera porcona.

Zia Tetta si era tolta il leggero spolverino che indossava e, sorpresa delle sorprese, sotto era completamente nuda: al marito evidentemente doveva piacere parecchio portarsela in giro così.

Si era seduta al centro del tappeto poggiando il sedere sulle proprie gambe e i 4 uomini, mangiandola con gli occhi, l’avevano circondata e si erano abbassati i pantaloncini quel tanto che bastava a tirar fuori i loro uccelli, ancora in semi- elax, ma già di dimensioni per me abbondanti.

Zia Tetta, ruotando su se stessa li guardò tutti, ne saggiò la consistenza toccandoli e infine si avvicinò con la bocca ad uno di loro e prese a leccarlo, mentre con le mani ne teneva stretti altri due. Il quarto uomo si era invece piegato alle sue spalle e la cingeva da dietro con le braccia stringendole i grossi seni fra le mani .

Ora lei in ginocchio, succhiava avidamente il grosso membro lucido di zio Lucio (un uomo rozzo e volgare che lavorava con zio Mimmo), mentre con le braccia distese in alto gli toccava il torace e gli torturava i capezzoli, mentre gli altri uomini accovacciati attorno a lei, le palpavano il corpo in ogni dove, insinuando le dita fra i seni enormi (che ormai non vedevo da quando ero piccolo), fra le cosce e cominciando pure con leggeri colpetti dei polpastrelli a violarla, chi fra i peli del pube, chi fra le natiche.

Inutile nascondervi che ero eccitatissimo e che mai avrei voluto perdermi quella scena, importante fantasia erotica per le mie prime seghe.

Mentre mi cominciavo a trastullare il pene tra i pantaloni a quella visione inaspettata, nel frattempo arrivò Carla con un sorriso come quello di chi ha dimenticato la lite e vuole farsi perdonare. Sicuramente aveva bevuto e si sentiva eccitata, ed era probabilmente più disponibile rispetto a quando avevamo litigato. In silenzio si avvicinò a me e stranamente non mi chiese perché ero vicino alla finestra del suo bungalow, ma mi baciò molto appassionatamente strusciandomi i suoi grossi seni sul petto. Sapeva che amavo le sue tette grandi per cui puntò sulla sua arma vincente. Fu inevitabile per lei però sentire anche la mia prepotente erezione sotto i pantaloni.

Era stupita dal fatto che quel suo gesto mi avesse provocato in un attimo quell’ erezione, così la baciai e le feci guardare all’ interno della stanza il motivo del mio turgore convinto che quella visione avrebbe provocato in lei lo stesso piacevole turbamento che aveva provocato in me.

Dopotutto conoscevo Carla; oltre a fare i porcellini parlavamo molto ed ognuno di noi conosceva le fantasie dell’altro. E devo ammettere che Carla aveva delle fantasie allucinanti, sarebbe diventata una troia … tale madre, tale figlia.

Ammiravo con desiderio la flessuosità del corpo di Carla, china sul davanzale, che guardava la recita senza curarsi del mio sguardo che le carezzava con un pizzico di libidine la schiena e i glutei sporgenti.

Marco (mio cugino) accompagnò zia Tetta a sedersi sul membro di zio Gino che s’era disposto steso in terra, aiutandola ad impalarsi su di lui per raccoglierne in profondità il lungo sesso teso verso l’alto. Stando così seduta zia Tetta poteva del resto comodamente continuare a lappare con la bocca il sesso di zio Lucio, in piedi di fronte a lei, tenendolo stretto alla base con una mano. I colpi che balzavano dal basso dentro il ventre di lei si alternavano alle spinte di zio Lucio nella sua bocca e, un po’ per godimento, un po’ per non cadere, con l’altra mano la donna stava aggrappata al turgore del terzo uomo, mio cugino appunto, in piedi a fianco a lei, tenendoselo puntato diritto verso una guancia. L’ultimo del gruppo, zio Alfio, sentendosi forse un po’ trascurato, stava invece alle sue spalle e la carezzava fra i glutei come a sperimentarne l’elasticità dell’orifizio anale.

Mi accosto alle spalle di Carla, avvicinando la mia guancia alla sua e percependone il respiro. I nostri occhiali si scontrano tintinnando. Carla si volta un attimo verso di me e mi fa un sorriso per tornare immediatamente a guardare nella stanza inumidendosi le labbra. L’abbraccio sui fianchi, continuando a fingere di guardare nella stanza. Lei non reagisce e io mi avvicino ancora di più stringendo il mio corpo al suo. La mia mano sul suo fianco le carezza insinuandosi sotto la maglietta, lungo la pelle fresca fino all’estremità del seno. Ridiscendo lungo il corpo e le tocco leggermente una natica carezzandola; poi con i polpastrelli passo al di sotto del suo leggero slip. Scopro con grande piacere che lei é estremamente sensibile e si sta facendo toccare in quel punto (non so se aveva già questa intenzione quando arrivò visto che sorrideva maliziosamente o se la scena che si stava consumando la stava terribilmente eccitando) e sfrutto questa mia piacevole sorpresa per insistere, premendo con le dita laddove mi accorgo di provocarle qualche leggero fremito di piacere.

Gli zii stanno manipolando furiosamente quella porcona di zia Tetta che grida e si dimena scompostamente: sembrava stesse recitando una scena di un porno.

Io guardo Carla, sono preso da lei, le sollevo la gonna leggera e la accarezzo con entrambe le mani sulle cosce e sui glutei, percependo dai suoi movimenti leggeri l’invito a non fermarmi. Le faccio calare il piccolo slip lungo le cosce e lei mi asseconda sfilandoselo del tutto con un piede, sempre senza distogliere lo sguardo fisso su quella grottesca penetrazione degli stalloni sull’oca giuliva, quella puttana di sua madre, diretta da zio Lucio che le grida come muoversi, come usare la bocca, come dimenare le anche.

La nuova scena vede la troiona ripiegarsi verso il volto di zio Gino su cui cavalcava, e offrire il suo ano, già dilatato dalla lunga consuetudine all’essere ospitale, a una seconda penetrazione dell’altro zio, Alfio, che le stava alle spalle. Le infliggono i loro violenti colpi da ogni lato in perfetta sintonia fra loro, e sbattono quel suo corpo inerme come un pupazzo in loro totale possesso incapace di ogni reazione.

Bacio sulla spalla e sul collo la mia formosa cuginetta ormai completamente rapita e bagnata e intanto il mio cazzo liberato ormai in fretta e furia da ogni indumento, si é poggiato all’attaccatura delle sue natiche. Standole dietro l’abbraccio: con una mano le carezzo il seno e con un dito la sfioro tra le cosce, davanti, inumidendomi la cappella con qualche goccia della sua eccitazione.

Carla mi sente mentre mi abbasso leggermente alle sue spalle frugandole fra le gambe con la mia asta irrigidita. Mi asseconda ancora e, furbetta, poggia un piede sullo sgabello li vicino, ripiegando una gamba verso l’alto e permettendomi di portare la punta della mio membro al collo della sua ancora stretta ma bagnatissima fica.

I miei cari zii stanno penetrando la mia zietta (confesso che se prima avessi voluto essere li con loro, adesso non li invidiavo avendo loro da dividersi in quattro ciò che io avevo di più giovane da solo) in posizione canonica, ma a ripetizione, uno dietro l’altro, spremendole sulle tettone (che lei riportava verso l’interno stringendole con le sue mani in quanto la posizione supina gliele portava verso l’ esterno) il loro godimento e passandosela l’un altro dopo averla inondata. Il primo é zio Lucio che, percuotendola di colpi violenti l’ha presa per le caviglie e le ha sollevato le gambe: le tiene alte e divaricate e mentre le lecca un piede, la inchioda con raffiche che fanno grondare entrambi di sudore e umori. Zio Alfio guarda questo gran finale prima della dissolvenza sbavando, poi va anche lui sul tappeto e comincia a toccare concitatamente zia sulle tette poi menandosi il cazzo le viene in faccia copiosamente con lunghi e filanti schizzi di sborra, mentre lei soddisfatta sorride di piacere guardandolo negli occhi. Poi prende il cazzo di zio Lucio e se lo agita sulle tette ricevendo immediatamente potenti fiotti di piacere. Intanto su di lei s’é piazzato mio cugino che le freme nell’intestino per schizzarle dentro i fiotti densi del suo seme.

Zia Tetta si pone in ginocchio per far venire gli ultimi due rimasti, zio Gino e Marco: cosicché prende i 2 cazzi fra le sue mani (curatissime, con quelle unghie lunghe e sempre smaltate di quel rosso volgare che solo una gran troiona porta) e li punta verso la sua arma vincente, le tettone.

Quasi simultaneamente i due vengono cospargendo di sperma le tette di zia già inondate e grondanti di liquido biancastro. Ma lo spettacolo che si consuma davanti ai nostri occhi non mi distare più di tanto: le sborrate non me le sono perse, ma non mi sono mai fermato nell’amplesso con Carla.

Lei si é ormai aperta alla mia voglia che ora si immerge nel suo nettare. Mi muovo dentro di lei, carezzandole la schiena e le braccia. La sto avendo; finalmente la sto prendendo: la voglio, e percorro avanti e indietro il viale che mi ha aperto. Gira verso di me la testa e mentre la stringo, ci baciamo intrecciando le nostre lingue. Le sue labbra morbide aumentano la mia eccitazione e sollevandola leggermente per i fianchi mi insinuo più profondamente e la scandaglio con maggiore energia. Gioco un po’ con il suo desiderio ritraendomi fino quasi a uscirne: per poi rientrare con più decisione oscillando con il bacino ritmicamente. La mia eccitazione si gonfia ogni momento e accelero il ritmo premendo più forte. Con le mani guido i suoi fianchi ad assecondare il mio gioco, dimenandole e ruotandole i glutei a mio piacimento. La sento respirare forte e contorcersi ai miei colpi, vorrei sentirla gridare. Lei porta le braccia all’indietro sui miei fianchi e frena i miei movimenti. Mi vuole fermo nel suo guscio per cominciare lei a muoversi e, fremendomi intorno al sesso immobile, dettare il suo ritmo e raggiungere il piacere. Le porto le mani sui grossi seni e restando fermo dentro di lei, li inghiottisco nei palmi delle mani che appena li contengono, premendoli. Si muove con abilità giocando col mio membro che si fa vibrare dentro come vuole, finché non la sento contrarsi in un brivido teso che accompagna a un grido che non viene avvertito dai 5 nella stanza.

Anch’ io ero al limite, così lei si gira sottopone me alla stessa scena che si era consumata un attimo prima: prende il mio cazzo, lo punta verso le sue tette ed inizia a menarlo forsennatamente fino a ricevere appagata sulle sue tettone, sul mento e sul collo il mio sperma.

Mentre lei era giù in ginocchio che puliva il mio membro strusciandolo sulle sue tette (sapeva che quello che stava facendo mi piaceva) guardo all’ interno ed un’ altra scena non poté non lasciarmi senza fiato nonostante quello che avevo visto era stato comunque spettacolare: i 4 uomini stavano pisciando sul corpo di mia zia, chi puntando fra le sue cosce chi sulle tette, mentre lei sospirava appagata buttando la testa all’ indietro. Anch’io volli provare un emozione intensa e guardai Carla negli occhi: era meravigliosamente sexy, così imbrattata di sborra che le chiesi:

“Ti va se ti ripulisco a modo mio? ” Non ottenni risposta, ma vidi che si puntava il mio cazzo, ormai semiduro, verso quei i suoi enormi globi; così non riuscii a trattenermi dal piscare sulle amate tettone di Carla che accolse con piacere quel che stavo facendo.

Senza accorgercene, come sotto ipnosi, io e Carla avevamo perso la verginità senza pudore alcuno, sicuramente aiutati dalla visione degli zii ben più esperti di noi. Si dischiudevano a noi nuovi orizzonti pieni di sesso libero e lussuria totale. FINE

About A luci rosse

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