Un’orgia in barca

L’estate volgeva al termine, ma il nostro desiderio di sesso era sempre forte: ricordando il pomeriggio trascorso ad inizio estate decisi di organizzare una nuova gita in barca con le nostre amiche americane.

Avevamo voglia di superare i già notevoli limiti raggiunti nella precedente occasione, e dopo aver convocato le ragazze in barca, esprimemmo i nostri desideri.
Inizialmente le ragazze si misero a ridere, e poi, quasi offese dalle nostre parole si girarono dall’altra parte rifiutandosi di parlare più con noi.

Fu forte in noi il sospetto che ci fossimo “giocati” qualsiasi tentativo di godere di nuovo con loro, ma non avevamo fatto i conti con l’irrefrenabile voglia di sesso di Mel e Jasmine. Dopo un breve parlottare tra di loro, chiesero un telefono rifiutandosi di dirci a quale fine. Pensai: ecco, ora si faranno venire a prendere da qualcuno, e addio serata.

Fatto sta che parlarono velocemente in inglese nel telefono per qualche minuto; alla fine raggianti mi passarono il telefono chiedendomi di spiegare velocemente la strada per raggiungerci. Non appena finito non ebbi neanche il tempo di capire chi ci fosse all’altro capo del filo che Mel mi tolse il telefono di mano e chiuse velocemente la conversazione. Le nostre domande furono del tutto inutili, le ragazze non si sbottonarono sul contenuto della conversazione.

Appena fuori della loro vista, consultai il telefono per vedere l’ultimo numero chiamato, ma ciò non fu di grande aiuto perché si trattava di un altro numero di cellulare. Smisi quindi di pensare e mi concentrai sulla chiacchierata che stavamo facendo (nonostante tutto l’inglese non rimaneva il mio forte), andando avanti così per quasi un’ora e mezza. Era ormai mezzanotte, e la stanchezza cominciava a pesare sulle nostre palpebre, che rimanevano aperte solo per continuare a osservare la straordinaria bellezza dei loro corpi: pensai comunque che un po’ di riposo non sarebbe stato male, ma le due insistettero per farci restare svegli, sostenendo che era in arrivo una sorpresa. Alle nostre domande, buio assoluto.

Verso l’una quando stavo ormai per cedere al sonno, sentii una voce da fuori la barca, che chiamava in inglese: sospettai subito che fosse la sorpresa, ma distinguevo nettamente la voce di un uomo. Fu allora Mel che mi disse che la sorpresa era arrivata. Mi apprestai svogliatamente a fare gli onori di casa, così aprii la chiusura lampo che chiudeva la barca e vidi un piccolo gruppo di persone: riconobbi subito una figura maschile, un ragazzo alto, di colore … un attimo dopo scorsi dietro di lui altre due figure dai contorni più interessanti, una ragazza anch’essa di colore ed un’altra bianca. Cominciai a credere che forse la sorpresa sarebbe stata interessante, ma pensai tra me e me se potesse essere possibile che quelle due avessero invitato altre persone per un incontro di sesso … certo che se andava così ne conoscevano di gente disinibita.

Fatto sta che invitai tutti ad entrare, ma lo spazio già non particolarmente abbondante, si restrinse notevolmente. Mel mi sussurrò: “vedrai che incontro … se ne avrai la forza”, ed accompagnò il tutto mordendomi il lobo dell’orecchio. Improvvisamente l’adrenalina iniziò a circolare con forza nel mio corpo, mentre pensavo come ci saremmo potuti sistemare. L’unico spazio abbastanza vasto era sul ponte, ma all’interno di un porto ci avrebbero sicuramente arrestato … è sempre un luogo pubblico. Allora mi venne in mente l’unica soluzione: in mare aperto. Come eravamo stati di giorno, di notte non avremmo avuto problemi: avrei dovuto solo organizzare un po’ di luce, certo non c’erano lampioni, e il gioco era fatto.

Nel frattempo ci presentammo, e scoprii che l’amica bianca, Francesca, era italiana, e lei aveva condotto il terzetto al porto. Era truccata in modo abbastanza pesante, un po’ volgaruccio, però risultò subito molto simpatica. Portava una minigonna scura abbastanza corta ed un body chiaro. Diedi un’occhiata agli altri due, Michael e Vanessa: lui oltre l’1, 80, muscoloso; anche lei piuttosto alta, un culo abbastanza grosso che giudicai piuttosto morbido, e un paio di tette di dimensione extra.

La sera era piuttosto calda, e dopo aver scoperto interamente l’imbarcazione iniziammo a chiacchierare, instaurando subito un clima molto socievole: dopo un po’ proposi, per una maggiore intimità, e per evitare di svegliare tutto il porto, di allontanarci per un giro.
L’idea fu accolta con entusiasmo, e muovemmo subito verso il largo: la luna, una luna meravigliosamente piena, ci venne incontro perché bisogno di luci ce n’era veramente poco.

Raggiunto il largo qualcuno lanciò l’idea di un bagno notturno: non ricordo chi, ma fu veramente un’ottima idea, che diede il via alle “danze”.

Il primo problema fu che i nostri ospiti non avevano costume da bagno, e noi non ne avevamo abbastanza per tutti: la soluzione fu però immediata, perché dissero tranquillamente che ne avrebbero fatta a meno. Francesca fu la prima a spogliarsi gettando scarpe, mini e body dentro la cabina: non indossava reggiseno per i suoi piccoli e puntuti seni, così velocemente tolse le mutandine, restando per qualche istante nuda di fronte a tutti … pochi attimi dopo un tonfo nell’acqua ci risvegliò dalla visione del suo corpo. Allora, per non essere da meno, mentre gli altri due iniziavano a spogliarsi anche noi quattro decidemmo che del costume se ne poteva farne a meno. Fabrizio, Mel e Jasmine saltarono subito in acqua, mentre io mi attardai qualche attimo controllando gli strumenti, ma in realtà perché volevo vedere il corpo di Vanessa. La mia attesa fu ben ripagata quando estrasse dal reggiseno due grosse tette, leggermente scese, molto arrapanti: il suo folto pelo fu una carica elettrica su di me, e lei se ne accorse subito, rivolgendomi un sorriso ammiccante.

In quel momento passò tra di noi la poderosa figura di Michael, che a dei forti muscoli univa un cazzo – a riposo – lungo parecchi centimetri, vista che mi fece venire in mente che forse ciò che si dice sui negri non sia del tutto campato in aria. Dopo che Michael fu saltato in acqua, rimasi con Vanessa che salì sul bordo della barca, offrendomi un primo piano del suo bel culo, e poi si esibì in un perfetto tuffo.

Sentivo ridacchiare da dentro l’acqua, così non persi altro tempo e raggiunsi la comitiva nell’acqua calda, calda come solo nel cuore della notte si può trovare.

In acqua la situazione era questa: le nostre amiche americane stavano intorno a Michael, e mi pareva non facessero mistero dei loro obiettivi, mentre Fabrizio stava vicino a Francesca alcuni metri più in là. Mi parve quindi naturale avvicinarmi a Vanessa, chiedendole del suo sorriso di prima: mi spiegò quindi che l’aveva colpita in mio sguardo, che sembrava voler cogliere tutta la sua intimità. Le chiesi se fosse imbarazzata, ed al suo no mi avvicinai decisamente, cingendola con un braccio alla vita e avvicinandola a me. Mai nella vita mi ero sentito così intraprendente, ma mai nella vita avevo vissuto una simile occasione: la baciai con forza, deglutendo la sua saliva, con la sua lingua che si muoveva forsennatamente nella mia bocca. Un istante dopo, le sue gambe mi stringevano alla vita, facendo sfregare la sua figa sul mio pisello già in tiro: le mormorai di salire, ma lei mi disse subito di no, mentre con un movimento secco del bacino si impalò su di me. Mi sembrava di vivere un sogno, come nessun film hard mai girato, ma Vanessa era lì, tra le mie braccia, e la stavo scopando nell’acqua. Mentre stavo iniziando ad assaporare la scopata, mi girai e vidi il nero seduto sul predellino della barca, con un cazzo di almeno 25 cm. completamente eretto, che veniva succhiato alternativamente dalle americane, con una erezione che sembrava non finire mai. Sentivo rumori venire dall’altro lato, immaginando che anche gli altri avessero iniziato a darsi da fare.

A quel punto però me infischiai degli altri, e iniziai a pensare solo a noi due, ed in maniera particolare alla spagnola fra i seni di Vanessa che non mi sarei lasciato sfuggire per nulla al mondo. Prima volevo però farmi succhiare un po’, per conseguire la massima erezione: salimmo quindi in barca, sul ponte, e li mi sdraiai, sollevando leggermente la schiena e tenendo le gambe aperte, per permettere alla nera di inginocchiarsi li in mezzo. Iniziò quindi a pomparmi, facendomi scoprire sempre nuove sensazioni fra le sue labbra, fra i suoi denti, sulla sua lingua.
Nel frattempo il ponte della barca si riempì di corpi bagnati, che si affannavano uno sull’altro, che a tratti gemevano ed emettevamo urletti di piacere. Fabrizio scopava profondamente Francesca, con colpi forti e regolari, mentre su Michael sdraiato sulla schiena si erano accomodate Mel sulla bocca e Jasmine sul palo: lei in particolare ogni volta che scendeva su di lui strillava come la stessero squartando … con quel cazzo poco ci mancava.

Improvvisamente Vanessa si spostò verso di me, e con un piccolo movimento si impalò iniziando a salire su e giù velocemente: poco dopo iniziò a godere, mentre le sue secrezioni scendevano bagnandomi le palle ed il pube. Dopo un paio di orgasmi fu lei, quasi con sottomissione, a chiedermi come volessi venire, ed io le ordinai: “fra le tette”. Ubbidiente si rovesciò sulla schiena, stringendo con le mani le tette per meglio accogliere l’asta: mi posizionai lì in mezzo, stringendo con forza i grossi capezzoli fra le dita fino a sentirla gemere, ed iniziai a muovere il mio cazzo fra i suoi globi carnosi preparandomi a godere. Nel far ciò, mentre caricavo il mio cannone, vidi sulla destra l’esatto momento in cui dal pisello di Fabrizio partiva un lungo getto bianco, che atterrò sulla pancia di Francesca, ed alla mia sinistra il tarello di Michael che liberava verso il cielo una striscia bianca per almeno un metro di altezza.
Non volevo essere da meno, così dopo un altro paio di colpi sborrai, imbiancando viso e collo di Vanessa, che raccolse con le dita lo sperma per deglutirlo di gusto.

Mi sentivo legato a Vanessa, ma non c’era veramente tempo per essere sentimentali, né tanto meno di riposarsi: lo capii perché Francesca, che era venuta dietro a me per godere lo spettacolo del mio orgasmo, e ne aveva approfittato per accentuare la mia libidine massaggiandomi l’ano, iniziò a leccarmi le palle per riportarmi in tiro.

Per ringraziarla presi a succhiarle il clitoride, e la sentii miagolare di lussuria: le infilai quindi un dito nel culo, trovandolo ben disposto allo sfondamento. La girai, e senza tanti preamboli la penetrai nell’ano, gustandomi la strettezza del secondo canale: la sfondai nel vero senso della parola, stupendomi della violenza che le adoperai. Mi portai quindi all’orgasmo che sfogai nella sua bocca, non prima di averle ordinato di bere tutto: lei esegui senza batter ciglio, con piglio da vera zoccola.

I due orgasmi, a poca distanza l’uno dall’altro mi avevano lasciato abbastanza stanco: ricorsi quindi all’aiuto di Mel, la cui bocca avevo già avuto modo di conoscere, e che sapevo capace di lavori sopraffini. Lei coinvolse anche la nera, formando una coppia veramente imbattibile nel pompaggio. Mi feci lavorare il cazzo sdraiato, mentre gustavo lo spettacolo delle altre due che erano state sistemate nella posizione della pecorina, Fabrizio su Jasmine e il possente cazzo di Michael sul culo già ben dilatato di Francesca.

Con una telecamera non sarebbe certo sfuggito l’oscar, se ne esistono in questo settore. Il sudore colava copioso dai corpi dei maschi, mentre da quello delle femmine uscivano solo mugolii di piacere.

Lo spettacolo era talmente coinvolgente che quasi mi dimenticavo che il mio cazzo stavo a riprendendo vigore, ed era ormai in posizione verticale rispetto al mio pube: era stato un lavoro veramente sopraffino, ora dovevo solo decidere chi gratificare delle due cagnoline in calore … decisi di non fare torti, le feci sdraiare una sull’altra, Vanessa sopra Mel, in modo da avere le due fiche vicine. Iniziai a penetrarle alternativamente, osservando lo spettacolo dell’abbondante miele di Vanessa che scendeva bagnando l’altra fica. Diedi parecchi orgasmi ad entrambe, serbando le ultime riserve di sperma per uno spettacolo che concordai con gli altri due maschi.
Facemmo inginocchiare le quattro puttane, mettendoci in piedi intorno, e passando velocemente da una bocca all’altra: raggiungemmo l’orgasmo contemporaneamente, dando luogo ad un vera e propria doccia di lava bollente, con la quale ci colpimmo anche noi maschi, ma risolvemmo facendoci pulire accuratamente dalle lingue ancora assetate.

Eravamo ormai allo stremo, erano parecchie ore che andavamo avanti, e arrivavano in lontananza le prime luci dell’alba: Mel volle però un’ultima dimostrazione, una specie di gara a chi sputa più lontano, ma effettuata immaginate voi come. Fabrizio si dissociò, standosene seduto a guardare e lasciandomi solo ad affrontare il supercazzo di Michael.

La regola di Mel prevedeva però che sborrassimo contemporaneamente, resistendo però il più possibile: ci avvicinammo quindi al bordo della barca, affiancati, e Mel si inginocchiò tra di noi, iniziando a succhiarci alternativamente i piselli. Andò avanti per parecchi minuti, sia per la nostra stanchezza, sia anche per il nostro sforzo di durare il più a lungo possibile. Alla fine venimmo, ed il mio schizzo si infranse sulla superficie dell’acqua alcuni centimetri prima del suo (più o meno quelli di differenza nella lunghezza dei cazzi). Persi quindi la gara, ma non me ne importò molto …

Riprendemmo quindi la via del porto, ed una volta a terra fu la volta dei saluti. Nel farlo, non sapevamo se avevamo fatto la cosa giusta: avevamo superato ogni limite, ci eravamo fatti guidare in quella notte solo dall’istinto, dalla parte più recondita dell’istinto.

Non ci scambiammo recapiti o numeri telefonici.
Scegliemmo di conservare solo il ricordo di quella avventura. FINE

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