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Messaggi personali

Era caldo, luglio, la radio dava indicazioni che in tutte le città il caldo era torrido, un’estate decisamente superiore ai livelli medi stagionali.
In ufficio, i ventilatori a soffitto qualcosa servivano, ma non molto.
Tra l’altro, da tempo ero all’asciutto, cosa che unitamente al caldo afoso, mi dava una sensazione di insoddisfazione, di voglia.
Presi un giornale locale, cercai gli annunci economici, incerto se fare riferimento alla rubrica “cartomanti” o “messaggi personali”.
Scelsi la seconda, la lessi, decisi per un numero, lo feci.
Mi rispose una ragazza con l’accento straniero, cui chiesi se la potessi andare a trovare.
Mi diede l’indirizzo, calcolai mentalmente il tempo necessario per raggiungerla e le diedi appuntamento.
Quando arrivai, ancora in macchina rifeci il numero: non si sa mai, forse era occupata con qualcuno altro.
Quando mi rispose, fattole presente dove fossi, disse di essere libera e mi diede le informazioni per raggiungere l’appartamento.
Suonai, si apri il portoncino, salii.
Apri appena la porta ed entrai.
Era una bella ragazza, molto giovane, con i capelli neri, raccolti a coda di cavallo con un nastro di elastico bianco, e la carnagione scura, molto scura.
Indossava un baby doll rosso, trasparentissimo, così che subito si potevano vedere le forme bellissime di quel corpo.
Sotto al baby doll rosso, aveva reggiseno e perizoma bianchi.
Il bianco risultava nettamente sulla pelle scura e, sotto il rosso trasparente, lasciava presagire ottime promesse.
Sorrise. Mi prese per la mano, precedendomi.
Lasciò la mia mano quasi subito, camminò avanti a me, portandomi in una stanza in cui vi era poco: un letto matrimoniale ben rifatto, i comodini ai lati con le abat-jour, un armadio a parete chiuso, una cassettiera e poco altro.
Le finestre erano chiuse, anche se era giorno. Teneva la luce delle abat-jour accese.
Fin tanto chè camminava, non potei non apprezzare la bellezza delle sue chiappe, così poste in evidenza dall’abbigliamento succinto che portava e che sembrava fatto a posta per portarti ad immaginare le più altre fantasie erotiche.
Chiuse la porta, e sorrise. Si avvicinò a me, mi accarezzò sul petto, sopra la camicia, infilando una mano sotto la giacca, con un gesto che sapeva di ospitalità e di invito a togliermi la giacca.
Concordammo sul prezzo, anche se subito mi sembrava un po’ alto: … ma aveva promesso una “… cosa fatta bene” e speravo proprio mantenesse la promessa.
Quando accettai, si sfilò il baby doll, cosa che mi dispiacque, anche perchè avrei preferito toglierlo io, lasciandolo cadere mollemente ai piedi del letto, su cui si distese.
Mi tolsi la giacca: non c’era neppure una sedia per appoggiarla, così la poggiai sulla cassettiera e mi sedetti sul letto, per slacciare le scarpe.
Finchè facevo questa operazione, si avvicinò a me e prese a giocare con i bottoni della camicia, slacciandoli.
Sbottonata la camicia, me la tolse, non senza, prima, avere fatto sentire le sue mani sulla mia schiena e sul mio petto, fermandosi sui miei capezzoli, per accarezzarli.
Mi invitò a togliere i pantaloni e, mentre lo facevo, si sfilò il reggiseno bianco
e gli slip.
Anche in questo caso avrei preferito che fosse lei a liberare la mia cintura, aprirmi i pantaloni, togliermeli, magari con qualche “passaggio” intermedio, e anche non mi sarebbe spiaciuto giocare un po’ con il suo reggiseno, sentirle i capezzoli prima di toglierlo, magari essere io a sfilarle gli slip, scoprendo lentamente il suo pelo.
Ma tant’è, non sempre si può avere tutto, per cui feci comunque buon viso a quanto era successo.
Del resto, avrei potuto dirglielo, chiederle queste cose.
Eravamo infine entrambi nudi, sul letto matrimoniale.
Immediatamente, prese a massaggiarmi il petto, poi passò a toccarmi le gambe, dalla parte interna, fino a che la sua mano giunse ai miei testicoli.
Li toccò, li prese in mano, li accarezzò come un oggetto desiderato.
Tornò con le mani sul mio petto, con un massaggio dolce e discreto, che mi rendeva una sensazione di tranquillità e di pieno benessere.
Vedevo la sua fica coperta da un folto gruppo di peli neri e non potei trattenermi dall’avanzare, con una mano, in quella direzione, toccandola, prima teneramente, poi con maggiore intensità, così da far crescere il suo clitoride, inserire un dito tra le sue grandi labbra, avanti ed indietro, dall’alto in basso, dal basso all’alto, ritmicamente.
Quando ritenne che il mio petto, su cui con estrema dolcezza aveva giocato con i miei capezzoli, ne avesse avuto abbastanza, per il momento, si mise in ginocchio e aprì la bustina di un preservativo, l’estrasse e l’appoggiò sul mio cazzo, srotolandolo giù giù fino alla base.
Non era un movimento solo strumentale, ma facendo sentire la sua mano, quasi come un anticipo di una sega vogliosa.
Giunta alla base, strinse la sua mano attorno alla mia asta, in basso, il più vicino possibile alle base, quasi a completare l’opera.
La sua mano colse l’occasione di quella posizione per riprendere i miei testicoli, per riassaggiarli.
Sentii la sua unghia che lasciava il segno in mezzo, tra le due sacche, sentii il suo dito che si muoveva deciso verso il mio perineo, verso l’ano.
Non lo raggiunse, ma si fermò sul perineo, lavorandolo un po’ con l’unghia.
Il mio cazzo si eresse ancora di più, con un movimento pulsante.
Avvicinò la sua testa al mio cazzo, lo prese in bocca, dapprima sulla punta, ma subito passò al glande, su cui sentii poggiare i suoi denti bianchi.
La lingua faceva in modo di stimolare il filo che unisce il prepuzio al glande.
La sua bocca prese ad andare avanti ed indietro lungo il mio cazzo.
Mi stava dando delle sensazioni fortemente piacevoli, mi abbandonai, lasciai la sua fica in una situazione di rilassamento totale del corpo: tutte le mie sensazioni erano concentrate sul cazzo, che pulsava nella sua bocca a mano a mano che aumentava o diminuiva la penetrazione.
Ma fu per poco, non volevo finire solo così, in bocca e, per giunta, con un preservativo infilato sul cazzo, che non avrebbe consentito a lei di ingoiare il mio sperma.
La mia mano lestamente riprese la sua fica, riprese a massaggiarla, cercando di darle il piacere che una mano, o anche un solo dito, può dare alla fica di una donna disposta al piacere.
A quel punto, le chiesi di salire sopra di me, che rimanendo disteso sul letto, in modo che anch’io potessi leccare la sua fica.
Si girò ed appoggiò la sua fica sulla mia bocca, quasi sedendoci sopra.
I suoi peli erano lunghi e in parte ricci, senza essere rigidi e così mi fu facile leccare, prima il clitoride, poi le grandi labbra, poi al loro interno, poi di nuovo le grandi labbra ed il clitoride.
Ogni volta che la mia lingua arrivava dentro le sue grandi labbra, cercavo di affondarla sempre di più dentro di lei, di penetrare il più a fondo che mi fosse
possibile.
Lei continuava il suo fantastico pompino attorno al mio cazzo, anzi il mio cazzo continuava a penetrarla, ora più ora meno, nella sua bocca.
Avevo la sensazione, non verificabile dalla posizione in cui mi trovavo, che non poche volte avesse superato il punto in cui terminava il preservativo e la sua bocca avessero raggiunto i peli esterni.
La sensazione era forse anche confermata dal fatto che mi sembrava che, nella fase di ritorno verso il glande, appena partiva con le sue labbra dalla base del cazzo, il preservativo si riavvolgesse, con il rischio di sfilarsi, così che, sapientemente, la sua mano sinistra lo riportava, in questi movimenti, verso la sua sistemazione originaria, alla base.
Non senza mancare, dopo, di riprendere contatto con i testicoli e lo scroto, passando di volta in volta con il dito o con l’unghia.
Non appena mi sentii pronto, mi sfilai da sotto del suo corpo impegnato nel 69; lei si appoggiò su un fianco guardandomi.
Le proposi di lasciarsi leccare la schiena, cosa che fece distendendosi sul letto a pancia all’ingiù.
Cominciai da un lato, prima vicino alle spalle, poi verso il centro sulla parte alta della spina dorsale, poi la mia lingua salì verso il collo, in mezzo poi su un lato, poi sull’altro, in qualche momento cercando di arrivare dietro ai lobi delle sue orecchie.
Poi la mia lingua tornò indietro, scese lentamente lungo la spina dorsale.
Per andare meglio, colsi questa occasione per pormi quasi sopra di lei, sulla stessa linea, cosa che assecondò.
Il mio cazzo venne così a trovarsi in mezzo alle sue cosce, che teneva leggermente aperte.
Sentendolo, le chiuse, quasi a sentire il contatto con il cazzo sulla parte interna di entrambe le gambe.
Quando la mia lingua giunse all’incirca metà della sua schiena, deviai di lato per raggiungere a quella posizione l’attaccatura dei seni, un po’ sotto le ascelle.
La sentii fremere, continuai, senza fermarmi.
Ritornai indietro, sempre con la lingua che si muoveva su quella pelle scura, fino a raggiungere nuovamente la colonna vertebrale, risalii un po’, scesi, poi mi spostai verso l’altro seno ripetendo il movimento: anche in questa caso la sentii fremere, avevo quasi la sensazione che si mordesse le labbra.
Quando tornai nuovamente alla colonna vertebrale, prima salii un poco, come la prima volta, poi cominciai a scendere, a scendere, a scendere, fino ad arrivare all’attaccatura delle natiche.
Ogni volta che la mia lingua saliva lungo la colonna vertebrale, il mio cazzo,
imprigionato dalle sue gambe in modo molto morbido, si avvicinava alla sua fica e, quando accadeva e sentiva i primi peli, prendeva a pulsare, la cappella si gonfiava più di quanto non lo fosse prima.
Quando la mia lingua giunse all’attaccatura delle natiche, le mie mani cercarono di aprirle, per consentirmi di arrivare con la lingua lungo il solco.
Sentii il suo corpo inarcarsi e il suo bacino sollevarsi, per facilitarmi l’accesso.
Scesi, scesi, sempre con la lingua, fino a giungere al suo ano, attorno a cui mi attardai con la lingua; giravo facendo cerchi concentrici, anzi una spirale, fino a giungere alle pieghe dell’ano, dove cercai di entrare con la lingua.
Il suo bacino si muoveva lentamente con cura, per facilitare al massimo la mia lingua, e, con lo stesso scopo, apriva le gambe.
Mi ricordai di come avesse trattato il mio perineo, così che raggiunsi il suo e la mia lingua prese a bagnarlo con la punta, ripetutamente.
Pur avendo ora il bacino abbastanza alzato, la posizione non era delle migliori per andare avanti, così che si girò su se stessa, mettendosi sulla schiena: la sua figa mi appariva in tutta la sua bellezza, umida, coperta dai peli neri, folti, lunghi.
Sollevò le gambe in alto, tenendole aperte, con le mani alzò il bacino, in modo che potessi continuare a leccarle il perineo.
Teneva il bacino così sollevato che riuscii anche a tornare, seppure per poco, sull’ano.
La mia lingua si impossessò della sua figa, le mie mani le allargarono le grandi labbra, così che la lingua entrasse quanto più potesse in profondità.
A questo punto, mi sollevai ed avvicinai il mio bacino al suo pube.
Abbassò il bacino e, non appena le fu possibile, la sua mano destra prese il mio cazzo e lo diresse verso la fica umida ed ancora non toccata dal mio cazzo.
Lo guidò ad entrare, con facilità, come se non vi fosse altro.
La fica era stretta, anzi aderente, e, attraverso il cazzo, sentivo le sue pareti stringersi e contrarsi attorno a me, così che spinsi a fondo, poi mi ritrassi, lasciando comunque dentro la cappella, poi affondai di nuovo, iniziando un movimento regolare di avanti ed indietro.
Ad ogni movimento, sia in una che nell’altra direzione, sentivo la sua fica reagire, stringere, aderire, vivere attorno al cazzo.
Decisi di estrarre il cazzo dalla fica, per passarlo sulle grandi labbra, per
farglielo sentire sul clitoride.
Mi posi al suo fianco, quasi per prendere fiato.
Mi guardò e sorrise.
Presi a toccarle i seni, sentivo i suoi capezzoli rigidi, duri.
Avvicinai le mie labbra a quei capezzoli, leccandoglieli, con ampi giri di lingua che ogni tanto si dilatavano attorno al seno, fino a giungere alla sua base e tornare poi al capezzolo.
Mi disse di distendermi, si alzò e mi venne sopra, prese il mio cazzo con una mano, lo eresse verso l’alto e avvicinò il suo bacino al cazzo, fino a sedervicisi sopra, infilandolo nuovamente nella fica, da cui era uscito poco tempo prima.
In quella posizione, le mie mani potevano toccare i suoi seni, li stringevo, li strizzavo quasi, mentre lei si muoveva in su ed in giù.
La sua testa era spesso all’indietro, ma quando la piegava in avanti notavo come stesse mordendosi le labbra, tenendo gli occhi chiusi.
La sentii sussultare, tutta intorno al mio cazzo, che a sua volta pulsava quando glielo ordinavo, mugolare, rilassarsi, rilasciare e un liquido abbondante cominciò a colare dalla sua fica, lungo il cazzo, scendendo giù fino a raccogliersi tra i miei peli.
Ma il suo liquido, continuava a scendere abbondante, a fiotti, sembrava quasi senza interruzione, così che i peli del pube non furono sufficienti a trattenerlo e cominciò a colare ai lati dei testicoli, scendere lungo di essi, riunirsi attorno al perineo, raggiungere in parte anche il mio ano e spandersi sul letto.
Dopo di ciò le chiesi di mettersi alla pecorina, cosa che fece subito senza frapporre tempo.
Mi avvicinai a lei tenendo il cazzo nella mano destra e lo diressi ancora una volta verso la fica.
Lei, con una mano da sotto, mi aiutò ad indirizzarlo nella direzione migliore e, una volta dentro, presi a muovermi avanti ed indietro, sentendola mugolare, muove la testa compiendo dei cerchi, muovere il bacino assecondando i miei movimenti.
Di tanto in tanto, sentivo che aveva una mano vicino, sentivo che le sue dita si muovevano, sentivo che stava toccandosi la fica facendosi un ditalino, mentre il mio cazzo la scuoteva.
Mormorò, piano piano, con una voce rauca: “… nel culo, … ti prego … “.
Non lo feci subito, continuai nei miei colpi, rallentando, poi lentamente lo estrassi e, aiutandomi con la mano, diressi il cazzo un po’ più in alto, verso il culo.
Lo appoggiai sull’ano e spinsi.
Subito trovai una certa resistenza, ma fu solo per un istante.
Entrò. Allora spinsi più a fondo, lentamente, lasciandolo sprofondare, con
movimenti decisi si, ma non violenti.
Sentivo il suo culo stringersi attorno al mio cazzo, sentivo la sua voglia di averlo sempre più a fondo e così presi a muovermi avanti ed indietro.
Ad ogni spinta, avevo l’impressione che andasse sempre più in profondità.
La sentivo reagire, partecipare al gioco, fare l’impossibile per facilitare la penetrazione.
La misi su di un fianco, mi posi a mia volta di fianco, in opposizione al suo corpo ed infilai una gamba in mezzo alle sue, in modo da prenderla di traverso.
Avvicinai il mio cazzo, ed ero indeciso se penetrarla nuovamente nella fica o nel culo.
Decisi per la prima e così di traverso il mio cazzo entrò ancora una volta in quella fica pelosa, piacevolmente pelosa, ora tutta bagnata dal liquido che aveva rilasciato.
I miei movimenti, che lei favoriva, continuarono un avanti ed indietro, fino a quando non disse, nuovamente: “… ancora nel culo, caro … “.
Da quella posizione era facile passare dalla fica al culo ed accolsi l’invito con
piacere.
Entrai per la seconda volta nel suo culo, questa volta senza alcuna iniziale resistenza della muscolatura, ma con la stessa sensazione di pienezza e di mobilità dei muscoli rettali attorno al mio cazzo.
Mi muovevo dentro di lei, avanti ed indietro, avanti ed indietro.
Cominciavo a sudare, sentivo che anche la sua pelle sudava, sulla mia pelle sentivo di tanto in tanto l’umidità del suo liquido sparso sul letto, e continuavo a penetrarla.
Ritenni di fermarmi un poco, così estrassi il cazzo dal suo culo e mi distesi.
Rimase immobile, poi mi si avvicinò, sorrise.
Riprese a massaggiarmi il petto, soffermandosi graziosamente sui miei capezzoli, poi, piano a piano, la sua mano scese, un dito cercò di intrufolarsi nel mio ombelico, poi scese ancora verso il pube.
Quando la sua mano fu all’altezza del mio cazzo, questi pulsò inarcandosi, ergendosi verso l’alto.
La sua mano lo circondò alla base, salì fino alla cappella, si riabbassò verso la base, verso i testicoli: la sua bocca lo baciò poi l’avvolse, iniziando un pompino splendido.
Con la sua bocca attorno al mio cazzo sentivo tutti i miei nervi fremere.
Ancora di più, così che il mio cazzo ebbe ancora modo di pulsare, quando sentii le dita della sua mano raggiungere il perineo e farsi sentire.
Il piacere che mi dava quel tocco sul perineo era indicibile.
Subito dopo, mentre la sua bocca continuava instancabile a muoversi attorno al mio cazzo, sentii le sue dita rivolgere la loro attenzione al mio ano.
Una di esse cercava di entrare.
Istintivamente, l’ano mi si serrò, quasi ad impedire la penetrazione.
Ma subito decisi di lasciarla fare.
Entrò con un dito, continuando nel suo pompino.
Le sensazioni che stavo provando erano del tutto nuove, non mi era capitato che una donna mi mettesse un dito in culo.
Non tardò molto per cercare di entrare nel mio culo con due dita.
Ci riuscì anche questa volta, così evidentemente decise di provare con tre, ancora una volta riuscendoci.
Non avrei pensato di poter accogliere tre dita in culo, seppure tre dita femminili, affusolate e sottili.
Il mio corpo era pervaso da sensazioni strane, nuove, piacevolissime.
Il mio ano si stringeva ritmicamente attorno alle sue dita, alternativamente il mio cazzo si gonfiava in pulsazioni sempre più ampie.
Finalmente, sentii pervadermi da un fremito, da un sudore freddo, sentii lo sperma risalire i canali interni del cazzo, spingere, prorompere, ma venire trattenuto dal preservativo, cercando quindi di farsi, almeno un po’, largo tra questo e il cazzo.
Fui scosso da sussulti, ripetuti, gradevoli ed ad ogni sussulto vi era ancora un fiotto di sperma che tentava di risalire alla superficie.
La sua bocca era sempre attorno al mio cazzo e non smise i suoi movimenti, fino a che lei non ebbe la sensazione che tutto lo sperma fosse uscito.
Quando staccò la bocca dal mio cazzo, inguainato nel profilattico, ebbi ancora qualche sussulto.
Avvicinò la mano, prese il cazzo e lo mosse sapientemente e dolcemente per fargli una sega, così da svuotarlo del tutto.
Fece questi movimenti con estrema dolcezza, con attenzione, in modo da farmi avere un prolungamento di tutte quelle sensazioni piacevoli che fino allora mi aveva pervaso.
Ma, forse, queste erano ancora più piacevoli.
Quando ebbi finito e cercai di rilassarmi, alzò le mie gambe verso l’alto, divaricandole e si pose avanti di me.
Senza esitare, mi infilò nuovamente un dito nel culo.
Poi, senza passare alla graduazione delle due dita, riunì il proprio medio, indice ed anulare e me li inserì nel culo, muovendoli con una leggera rotazione e un po’ con movimenti in avanti ed indietro, mentre il suo pollice, rimasto fuori, si occupava del mio perineo.
Il mio cazzo, poverino, tentò di reagire con un sussulto, sia quando mi infilò nel culo un dito, ma soprattutto quando mi penetrò con le tre dita unite.
Anzi, in questa occasione tentò più volte di crescere, di reagire, di ergersi per rispondere all’omaggio che le sue dita facevano al mio corpo.
Percepii che le dite nel culo non rimanevano ferme, ma una di esse, penso il medio, tentava di muoversi, sondando le pareti interne.
Tutto il mio corpo era pervaso da sensazioni, sentivo la mia pelle rabbrividire dal piacere.
Avrei voluto non finisse mai.
Se mi avesse dato un po’ di tempo, forse avrei potuto infilarla una nuova volta, non appena il mio cazzo ne fosse stato in grado.
Ma, evidentemente, la sua sega finale, così dolce e così decisa, l’aveva decisamente svuotato di ogni ulteriore risorsa, ma non della voglia.
Afferrai il polso della sua mano nel mio culo, estraendone le dita e ci distendemmo, l’uno accanto all’altra.
Sorrise.
Ero tutto sudato, ma stavo particolarmente bene.
Attesi qualche minuti e mi rivestii, la salutai con un bacio sulla guancia, non senza trascurare di lasciare andare una delle mie mani su un seno, titillandole il capezzolo.
All’uscita, disse di provenire da Portorico e che avrebbe aspettato nuovamente la mia visita.
Era proprio straniera. FINE

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