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Manuela – La vendetta

Era un venerdì sera, Luca mi aveva chiesto di accompagnarlo ad un concerto di quattro suoi amici.
“Non ci sarà tanta gente” mi aveva detto “del resto non è un gruppo molto conosciuto. Allora, mi accompagni? “. Non avevo certamente potuto rifiutare, avevo una gran voglia di passare la serata con lui.
“Devo mettermi qualcosa di particolare? ” gli avevo chiesto, e lui mi aveva risposto di sì.
“Mettiti quel vestitino rosso, e le autoreggenti nere, ma niente slip né perizoma, là sotto ti voglio come mamma ti ha fatto”. Quel gran porco non si smentiva mai, ma in fondo le sue proposte mi eccitavano sempre, sapere che aveva voglia di farmi fare la troia mi faceva bagnare. E così anche quella sera l’ho assecondato; mi sono spogliata completamente, ho infilato le calze, poi ho messo un reggiseno nero, a balconcino, che mi comprimeva per bene il seno, e sopra il vestito rosso da lui richiesto. Era molto attillato fino alla vita, e finiva con una minigonna cortissima, appena sotto il sedere, più ampia, a ventaglio. Mettere quel vestito senza slip era certamente una cosa da gran porca, ad ogni movimento si sarebbero potute vedere o intravedere tutte le mie intimità. E l’idea mi stuzzicava davvero parecchio.
Una volta pronta sono andata da lui, mi ha detto che ero uno schianto.
“Ora però fammi verificare se hai fatto come ti avevo detto”, e così dicendo ha infilato una mano sotto la gonna, dandomi un forte tastone ad una chiappa, per poi far scorrere la mano più sotto, fino alla mia vulva già umida.
“Ma sei già bagnata! Che cagna… hai già voglia di cazzo? ” A quella domanda mi sono sentita in imbarazzo ed ho abbassato la testa, ma lui è venuto a confortarmi con un dolce bacio, e poi ha continuato
“Non preoccuparti tesoro, non c’è niente di male. E comunque non te lo do, non posso assecondare sempre ogni tua voglia. Dai andiamo”.
Sono corsa in bagno cercando di pulirmi ed asciugarmi un po’, e poi siamo usciti. Ammetto però che il mio gesto non è servito a molto, il pensiero fisso di essere senza slip continuava a farmi colare, e se da una parte non riuscivo a smettere di eccitarmi in modo vergognoso, dall’altra mi vergognavo di me stessa, di essere così perversa, di bagnarmi per qualsiasi cosa.
Una volta arrivati sono scesa dalla macchina, e Luca ha notato la macchia che gli avevo inevitabilmente lasciato sul sedile.
“Sei proprio una troia! ” mi ha detto, facendomi così vergognare ancora di più e sentire ancora più in imbarazzo.
Siamo andati verso un locale
“Ma il concerto? ” gli ho chiesto, e lui ha risposto
“I miei amici suonano qui dentro”. Il mio imbarazzo stava diventando interminabile. Era un locale piuttosto esclusivo, e solitamente la gente era vestita molto elegante, mentre io… mi sentivo malissimo, ero sbiancata.
“Qualche problema tesoro? Ti senti male? ” sembrava addirittura che mi stesse prendendo in giro.
“Ma come hai potuto farmi vestire così sapendo che dovevamo venire in questo posto? Sei veramente un bastardo, ti odio! ” Sono scoppiata a quel punto. Ma lui ha continuato con la sua beffa
“Quante storie per un vestito… Io non ci trovo nulla di male, se una è bella è giusto che si mostri. Ed io volevo che stasera ti guardassero tutti! ”
In quel momento sentivo una rabbia dentro che forse non avevo mai provato, nemmeno quella sera della festa quando mi erano stati nascosti i vestiti. Sentivo un fuoco nel petto bruciare, lo stavo veramente odiando, forse per la prima volta nella mia vita.
Mi ha costretta ad entrare, senza nemmeno lasciarmi sbollire troppo. Era proprio come immaginavo, donne in tailleur, uomini in giacca e cravatta, qualcuno era vestito leggermente più sobrio, ma sicuramente nessuna era così frivola come mi sentivo io in quel momento. Mi sentivo tutti gli occhi puntati contro, e difatti così era, mi vergognavo da morire. Vedevo la gente parlarsi nelle orecchie continuando a puntarmi, ed immaginavo che dicessero qualsiasi oscenità e volgarità nei miei confronti. Ero veramente a disagio.
Subito dopo sono entrati i musicisti, perfino loro erano vestiti in modo elegante. Hanno iniziato a suonare, e poco dopo è arrivato un altro amico di Luca con la telecamera .
“Ehi, ciao! Spero che non abbiano iniziato da molto, mi avevano chiesto di venirli a riprendere, ma ho trovato un sacco di traffico”
“Non preoccuparti” ha risposto Luca “hanno appena iniziato”.
“Certo che la tua ragazza non si è sprecata stasera, ha un vestitino che… bè Luca, ammetto che se non fosse la tua ragazza non ci penserei due volte”. Nuovamente mi sono trovata ad abbassare lo sguardo.
“Perché abbassi gli occhi amore? Lo sappiamo tutti quanto ti facciano piacere questi complimenti… Anzi, se ti offrisse anche il suo uccello non ti tireresti certo indietro, no? ” L’ho fulminato con lo sguardo, si stava rendendo sempre più odioso, e col suo comportamento faceva ben sperare chiunque gli si rivolgesse, e non toglieva nessun commento nei miei confronti.
“Ma davvero è così troia la tua ragazza? Uahoo, ti invidio sai? Ma tu le fai prendere cazzi a destra e manca senza dire niente? Io sarei geloso con un pezzo di ragazza del genere! ” Ma lì sono nuovamente esplosa, non potevo continuare a farmi umiliare da Luca in quel modo, e così sono intervenuta parlando col ragazzo
“No, non è affatto geloso, anzi gli piace molto vedermi scopare con gli altri. Se vuoi te lo dimostro”. Luca non si sarebbe mai aspettato un tale intervento da me, mi ha guardato con aria di sfida, volendo probabilmente farmi pensare che mai avrei potuto fare quello che volevo senza la sua autorizzazione.
“Non ci pensare proprio a scopartela! ” ha poi subito detto all’amico che ha sorriso. E poi rivolto a me ha detto
“Dai andiamo a ballare”, e mi ha trascinata in pista per un braccio.
C’era un po’ di gente che ballava, ma si riusciva comunque a muoversi liberamente. Nonostante ciò sentivo la presenza di Luca sempre molto vicino a me, e non ne capivo il motivo dato che era stato lui stesso a farmi vestire in quel modo, a spingermi a ballare, ed anche a stuzzicarmi in continuazione fino a qualche momento prima. Ed ora che faceva? Aveva paura che gli altri mi vedessero troppo mentre mi muovevo lì in mezzo al locale? Ad ogni salto sentivo infatti il vestito alzarsi, le mie natiche restare parzialmente scoperte, e sentire la sua presenza quasi ossessiva mi faceva venire voglia di scoprirmi ancora di più. Cercavo così di saltare più in alto, di muovere i fianchi facendo girare il gonnellino del vestito che scopriva davanti e dietro le mie parti solitamente più nascoste. Vedevo molte teste girarsi verso di me, mi osservavano sorridendo, ed io contraccambiavo i sorrisi. Ma dopo un po’ ho sentito due mani sollevarmi completamente la gonna attirandomi verso il suo corpo. Era Luca, mi stringeva a sé mostrando la mia figa a tutti, e zittendomi con un bacio ha iniziato ad accarezzarmi il pube. In quella stretta mi sono però nuovamente vergognata ed ho cercato di respingerlo.
“Non permetterti più di fare la vacca senza che te lo dica io, intesi? ” e così dicendo mi ha lasciata quasi spingendomi. Mi sentivo quasi paralizzata, non sapevo più che fare, come muovermi, con quel gesto e quelle parole mi aveva nuovamente inibita. Vedendo il mio imbarazzo, ma notando anche che tutti gli occhi erano ancora puntati su di me, Luca si è poi riavvicinato e da dietro, infilando la mano sotto la gonna, ha infilato due dita nella mia figa.
“Com’è che sei così fradicia razza di puttanella? ” mi ha sussurrato all’orecchio.
“Bè, amore, ho proprio quello che ci vuole per te. Vieni, dai”.
Prendendomi nuovamente per un braccio mi ha trascinata con lui, fuori dalla pista, e poi lungo un corridoio semibuio che portava al camerino dei ragazzi. Lì, fuori dalla porta, mi ha appoggiata al muro, e schiacciando la sua patta già dura sul mio ventre ha iniziato a baciarmi il collo, andando a carezzare selvaggiamente il mio corpo ovunque.
Le sue mani erano dappertutto, sopra e sotto il vestito, e la cosa mi stava eccitando a tal punto che non mi ero accorta che la musica fosse finita, e quindi gli amici di Luca stavano arrivando.
Quando abbiamo sentito urlare un
“Ciao Luca! ” nella baraonda, io stavo ancora addossata al muro, con il suo corpo stretto sul mio, una sua mano sul mio seno, e l’altra sotto la gonna, con tre dita che mi stavano già scopando la figa. Mi sono vergognata da morire, mi presentavo così a gente che non avevo mai visto prima, e mi sono sentita ancora più umiliare quando Luca ha risposto al saluto:
“Ciao ragazzi! Scusatemi ma questa puttana ha sempre una gran voglia. Guardate! ” e così dicendo ha sollevato la gonna mettendo in mostra il mio interno cosce imbrattato dei miei umori colanti.
“Comunque lei è Manuela, la mia ragazza” ha continuato. I miei occhi fissavano il pavimento, non potevo guardare quei quattro ragazzi negli occhi, la mia vergogna era troppa.
“Amore, non dici niente? ” mi ha chiesto Luca,
“Potresti almeno far loro i complimenti, hanno suonato bene, no? Da come ti agitavi in pista mi sembrava che la musica ti piacesse”. E poi, rivolto a loro, ha continuato
“Non so se l’avete notata quando ballava. Saltava così in alto che tutti hanno visto il suo bel culetto. E voi, la fregna gliel’avete vista? Bè, perché questa troia è pure venuta al concerto senza mutande per farsi notare meglio da tutti quando ballava! ”
Mi sentivo svenire dalla vergogna, non lo sopportavo davvero più.
“Bè Luca, non c’è niente da dire, ha fatto proprio bene a vestirsi così, con la figa ed il culo che si ritrova se lo può proprio permettere” è intervenuto il chitarrista. Quella frase era riuscita a lusingarmi, mi aveva fatto pensare di avere qualcuno dalla mia parte e contro di Luca finalmente. Subito dopo i ragazzi ci hanno invitati ad entrare nel loro camerino, che era piuttosto grande. Da una parte c’era un tavolo con una grossa torta piena di panna montata.
“Ci avevano preparato questa torta per festeggiare il nostro primo concerto, e spero proprio che vogliate unirvi a noi” ha poi detto un altro dei ragazzi,
“Dobbiamo solo aspettare Carlo con la telecamera, e poi possiamo dare inizio ai festeggiamenti”.
“Certo, molto volentieri! ” ha risposto entusiasta Luca, senza nemmeno chiedere il mio parere.
“Vado solo un attimo a prendere una cosa in macchina e torno subito” ha poi aggiunto,
“vi affido Manuela per qualche minuto, trattatemela bene, mi raccomando”.
“Ma no amore, vengo con te! ” ho cercato di protestare io, ma lui ha insistito
“No, non serve che mi accompagni, ci metto un attimo”.
Appena uscito, dalla stessa porta è entrato il ragazzo che avevo conosciuto all’inizio della serata, Carlo, con la telecamera, e subito gli altri quattro mi si sono stretti intorno.
“Allora anche stavolta era già tutto organizzato” ho subito pensato…
“No, adesso basta, Luca me la deve pagare! ”
Ma purtroppo non avevo vie di fuga, Carlo stava già riprendendo, e i quattro ragazzi mi erano addosso. Sentivo i loro corpi vicini, troppo vicini.
“Che c’è? ” mi ha chiesto uno di loro,
“Non dirmi che sei imbarazzata. Luca ci ha detto che ti piacciono molto questi giochi… non fingere con noi”, e così dicendo si è messo a darmi dei forti tastoni alle chiappe, mentre un altro si è avventato a baciarmi il collo, e gli altri due, visto che le “danze” avevano già avuto inizio, si sono avventati con le mani e la bocca sui miei seni, da sopra il vestito.
Il mio pensiero era sempre rivolto al mio Luca, questa volta lo stavo odiando con tutta me stessa. Dovevo vendicarmi, ma come? Una serie di pensieri perversi mi sono allora balenati in mente, ed anche se mi vergognavo di questo avevo capito che finalmente il mio momento era arrivato.
Mentre il ragazzo che mi palpava il culo si è inginocchiato ed è venuto a cercare la mia figa con la lingua, io ho poggiato le mie mani sulle patte dei pantaloni di altri due ragazzi, e me ne sono uscita con una frase che subito dopo mi era sembrato impossibile pronunciare
“Forse Luca vi ha anche detto che io mi sarei tirata indietro, che avrei cercato di rifiutarvi, vero? E invece vi ha mentito, io mi divertirò con voi come voi vi volete divertire con me”. I ragazzi sono rimati spiazzati, e si sono fermati improvvisamente. Non so che ordini avessero avuto da Luca, ma forse erano impauriti di fare qualcosa con il mio consenso, forse avrebbero solo voluto e “dovuto” violentarmi.
Allontanandomi da loro mi sono diretta verso la torta, mentre Carlo continuava comunque a seguirmi con la sua telecamera. Mi sono alzata il vestito, e mi sono seduta sulla torta con le gambe spalancate e cavalcioni da una parte e dall’altra del tavolo.
“Bè, che fate? Non venite? Mi lasciate qua da sola? Non avevate detto che dovevamo festeggiare insieme…? Dai, su, venite a mangiare questa torta, a me sembra ottima”, e così dicendo, dopo aver affondato due dita nella panna montata, le ho portate alla mia bocca e le ho succhiate golosamente.
“Non mi sbagliavo, è proprio buona”, ho aggiunto fissando i ragazzi e la telecamera.
Allora il batterista, quello forse più audace, che già mi aveva tastato le chiappe e leccato brevemente la figa, si è diretto verso di me, mi ha presa in braccio, e mi ha stesa sulla parte libera del tavolo.
“Fammi sentire se piena di panna ha un altro sapore” ha detto, e divaricandomi più che poteva le gambe con le mani, si è nuovamente tuffato tra le mie cosce, succhiando la panna ed il clitoride in modo maestrale. Stavo godendo di me stessa, di come mi ero trasformata. Finalmente non ero più un bruco, ero diventata una gran bella farfalla. Mentre il ragazzo continuava a ripulirmi la figa dalla panna, un altro ha gettato la sua lingua più sotto, dicendo che mi avrebbe ripulito per bene anche il culo. Avevo due lingue tutte per me, due lingue e due bocche che si nutrivano di me, che mi leccavano e mi succhiavano fuori e dentro, le sentivo scorrere sulle natiche e sul mio pube, sulla mia vulva, e poi ancora sulle grandi e piccole labbra, sull’ano, per poi entrare, spingevano la lingua dentro la figa e dentro il culo. Quell’avere due lingue dentro e fuori dai miei orifizi più proibiti mi aveva accesa completamente, e l’orgasmo era ormai in arrivo.
Anche Carlo si era avvicinato con la telecamera, e lo vedevo chiaramente zoomare sulle lingue che mi ripulivano dalla panna.
“Perché non ci fai giocare anche con le tue tette? ” ha poi chiesto uno dei due che erano rimasti in disparte, e così, mettendomi seduta sul bordo del tavolo, li ho invitati a spogliarmi. Mi hanno sfilato il vestito ed il reggiseno in un battibaleno, ed hanno poi iniziato a spalmarmi la panna sui seni, insistendo bene sui capezzoli che sotto le loro dita si inturgidivano sempre di più, e poi sul ventre. Anche gli altri due, nel frattempo, avevano aggiunto altra panna sulla mia figa e sul mio culo, andando a spingere le dita imbrattate dell’alimento anche dentro i miei buchetti. Ero piena di panna, perfino dentro il mio corpo. Tutte le lingue si erano gettate avidamente su di me, le bocche andavano a cercare e risucchiare la panna ovunque, e Carlo, che doveva (o voleva) continuare a riprendere, ma probabilmente mi desiderava come tutti gli altri, aveva infilato due dita nella mia figa bagnata da un miscuglio di panna ed umori femminili, e le muoveva girandole ed aprendole a forbice.
Avevo spesso sognato di farmi scopare da due ragazzi, ma di possederne addirittura cinque contemporaneamente non l’avrei mai pensato. La mia figa si bagnava sempre più vergognosamente, ed i miei pensieri mi portavano ad una tale eccitazione che non avevo mai provato prima. Ero ancora un oggetto sotto le loro bocche affamate, sotto le loro mani ed i loro corpi vogliosi, ma questa volta ero io a condurre il gioco, io a volermi far usare. Stavo godendo, ansimavo e mugolavo su quel nastro che stava registrando tutto.
Chiedendo il cambio ad uno dei ragazzi Carlo ha posato la telecamera, e spogliandosi velocemente ha infilato il suo uccello ormai duro come il marmo nella mia figa quasi completamente ripulita da tutta quella panna. Mentre continuavo a sentire due lingue percorrere il mio corpo, ed il cazzo di Carlo sbattermi ritmicamente, vedevo che bene o male tutti stavano cercando di mettersi a loro agio privandosi dei vestiti, e la telecamera era ancora rivolta verso di me, verso i miei mugolii, verso le mani e le lingue che approfittavano del mio corpo, e verso la penetrazione che stavo subendo.
Ma la mia vendetta doveva essere sublime, e così, appena ho notato che la telecamera era sul mio volto, ho smesso di mugolare ed ho iniziato ad urlare frasi di approvazione:
“Sì Carlo, scopami, così, dai!!! ” o ancora “Di più, ne voglio ancora, datemi altri cazzi! “. E così i ragazzi, sempre più eccitati dai miei incoraggiamenti, erano venuti a posare le cappelle sulle mie labbra che le inghiottivano alternativamente mentre gli zoom della telecamera riprendevano ogni cosa al dettaglio.
Carlo mi stava scopando con sempre maggior violenza, dopo aver posato le mie gambe sulle sue spalle ed aver infilato prima uno, e poi anche un secondo dito nel mio sfintere anale. Muovendo quelle dita in simbiosi al ritmo del suo grosso cazzo era riuscito ad accompagnare le sue urla con le mie. Stavo godendo davvero, e volevo farlo sentire a tutti. Una sborrata violenta nella mia figa ha fatto aumentare il ritmo con cui mi stavo dedicando ai bocchini, e dopo che Carlo mi ha leccato la figa cercando il sapore dei nostri succhi mischiati tra loro sono esplosa anch’io in un orgasmo selvaggio, continuando però a muovere le mani su due cazzi dei ragazzi.
Dopo essermi ripresa un attimo ho proposto una scopata ciascuno, e mi sono piegata a novanta sul tavolo. Il primo è stato quello che mi stava riprendendo, dato che per un po’ non aveva potuto godere di me, e dopo aver restituito la telecamera a Carlo già soddisfatto è venuto ad infilarmi con il suo membro. Avendo visto quanto mi era piaciuto essere riempita anche dietro mi ha sputato un bel po’ di saliva sull’ano, e dopo averla spalmata ed essersi inumidito due dita mi ha penetrata con esse. Continuando a scoparmi muoveva le falangi dentro di me, le ruotava, cercava di dilatarmi anche l’ano, ma la sua eiaculazione è arrivata tanto rapida da dover lasciare il posto a qualcun altro.
Ho così ricevuto il chitarrista, che mi ha chiesto di potermi prima leccare mantenendo la posizione. Sono così rimasta piegata sul tavolo, con le gambe leggermente divaricate, ed ho sentito delle profonde ed eccitanti leccate che mi penetravano la vulva, cercando il clito, e risalivano fino all’ano. Schiacciava bene la lingua per farmi godere, ed io mi sentivo cedere le gambe. Allora mi ha infilato una mano nella figa completamente fradicia e dilatata, prima tre dita, poi un quarto, ha iniziato a scoparmi per bene continuando a leccare, e sentendo la mano scivolare con tanta facilità dentro e fuori di me ha aggiunto anche l’ultimo dito. Io gridavo, mugolavo come una cagna, e lui sembrava divertirsi sempre di più, accelerava il ritmo della mano e della lingua. Mi stava facendo impazzire. Vedendomi godere ed urlare sempre più vogliosa si è fermato di colpo e si è alzato in piedi, forse voleva sentirmi supplicarlo, ed io l’ho fatto immediatamente.
“Ti prego, non mi lasciare così” gli ho detto “Scopami, voglio venire! ” mentre la telecamera stava registrando anche le mie suppliche.
“Non me lo faccio di certo ripetere due volte” mi ha detto, e mi ha penetrata col suo uccello diventato ormai enorme dall’eccitazione. Ha cominciato a darci dentro a più non posso, spingendolo fino in fondo, quasi a farmi male, e facendomi così urlare ad ogni affondo.
“Così troia, urla, da brava! ” mi ripeteva, ed io lo soddisfacevo non tanto per accontentare la sua richiesta, ma perché quelle urla mi uscivano dritte dall’intestino, non potevo trattenerle.
“Senti come urla la cagna, si sta proprio divertendo”, dicevano gli altri continuando ad accarezzarsi i piselli impazienti dell’arrivo del loro turno.
“Eccomi, sto venendo, sto venendo… Aspettami! ” mi ha urlato ad un certo punto il chitarrista, ed uscendo dalla mia figa frettolosamente si è diretto verso le mie labbra, lasciandomi piegata con il culo all’aria, e invogliando così il prossimo a penetrarmi. E difatti, mentre si è infilato nella mia bocca scopandomi voracemente anche quella, ho sentito un altro cazzo venirmi a riempire la figa dicendomi
“Ti piace così vero? Un cazzo in bocca e uno nella figa… Ma guardati che troia che sei! ” Sì, era vero, per la prima volta non mi vergognavo a sentirmi chiamare con quell’appellativo, per la prima volta mi rendevo veramente conto di essere una troia e non me ne vergognavo, anzi, mi piaceva.
Tenendomi la testa ferma con entrambe le mani il chitarrista mi è venuto in bocca in una moltitudine di schizzi che mi finivano dappertutto, sulla lingua, sul palato, ed alcuni più potenti dritti in gola, e non avevo alternativa che ingoiarli tutti, dal primo all’ultimo. Vedendo che la telecamera stava immortalando il mio viso ancora una volta, mi sono sentita in obbligo di leccarmi le labbra, per far vedere quanto mi fosse piaciuto, e non ho esitato anche ad affermarlo pubblicamente:
“Quanto è buono il tuo sperma! ” ho detto guardando in faccia il ragazzo che mi era appena venuto in bocca,
“Credo che sia il migliore che abbia mai bevuto! ”
A quelle parole avevo eccitato a dismisura il ragazzo che mi stava scopando, che sbattendomi con una foga incredibile mi aveva chiesto se non volessi assaggiare anche il suo. Con quella scopata così violenta stava accrescendo la mia infinita voglia, sentivo un fuoco invadermi, non solo il clito e la vagina, ma anche più indietro, fino al posteriore.
“Vi prego, datemi un cazzo anche nel culo! ” avevo gridato allora, e l’audace batterista si era avvicinato con l’intento di accontentarmi.
“Dai, mettiti sotto” aveva detto all’amico che mi stava sbattendo, e così lui ha estratto il cazzo dalla mia figa, mi ha sollevata dal tavolo, ed è venuto davanti a me tenendomi lì in piedi. Si è poi steso sul tavolo con la schiena, lasciando le gambe penzoloni, e mi ha detto
“Accomodati pure”.
Il batterista mi ha spinta avanti, come ad incoraggiarmi, così sono salita sul tavolo mettendomi carponi, e mettendo così in mostra il mio bel culo che veniva massaggiato dalle mani dei ragazzi ed immortalato nel nastro. Mi sono seduta sul suo pisello ormai pronto all’eiaculazione, e poi sono andata a stendermi sopra di lui, poggiando i miei seni al suo petto, e tenendo le gambe e le ginocchia piegate. Tenendo una mano appoggiata al mio fondoschiena il batterista ha poggiato l’uccello al mio orifizio posteriore, e tenendolo con una mano ha iniziato a solleticarmi il buchetto.
“Vuoi che entri subito o preferisci che te lo allarghi prima con le dita? …Bè, ma a dir la verità mi sembra che i miei amici te l’abbiano già allargato per bene prima, no? Allora un colpo secco, così non ci pensi più! ” mi ha detto poi. Ma io gli ho risposto di no,
“infilaci prima due dita, voglio prima sentire che effetto fa”.
“E che effetto vuoi che faccia? ” mi ha risposto lui,
“l’effetto di farti sentire quanto vacca sei! ” e così dicendo ha spinto le due dita nel mio culo. Un mio gemito è esploso, era incredibile come quelle dita, insieme al cazzo che mi infornava davanti, mi dessero quella gioia di essere riempita, e allo stesso tempo quell’incredibile voglia e bisogno di venire.
“Ma hai l’ano così bagnato che queste due dita non ti possono bastare! Vero? ” ha continuato, e senza darmi il tempo di rispondere ha affondato un terzo dito con leggera fatica provocandomi un urlo più potente dei precedenti.
“Avevi proprio ragione Luca, la tua Manuela è davvero una gran troia! ” ha poi detto Carlo sorridendo, continuando a riprendere, rivolgendo probabilmente quelle parole al nastro della telecamera.
“E questo non è ancora niente! Vedrai quanto avrà ancora da implorarci! ” ha aggiunto poi il batterista togliendo le dita dal mio culo, ed andando ad infilarci il suo membro. Spingendo con fatica mi stava provocando gridolini di dolore, ed allo stesso tempo urla spontanee per quanto mi stavano riempiendo quei due uccelli.
“Sentila come urla, Luca! Tu l’hai mai fatta urlare così? L’hai mai fatta godere così tanto? ” ha detto poi qualcun altro. Ormai erano tutti contro di lui.
Il cazzo del batterista era affondato completamente nel mio culo, e il ragazzo che stava sotto mi chiedeva di muovermi per scoparlo. Ero così eccitata che mi veniva spontaneo ubbidire, più per cercare il mio piacere che il loro. Cercavo di alzare e abbassare il mio ventre e la mia figa per farmela scopare, facendo così inevitabilmente muovere anche il ragazzo dietro. Ero ormai stremata, completamente fradicia, ed impazzita dal piacere. Vedendo la mia infinita eccitazione un altro ragazzo è salito sul tavolo, e mettendosi in ginocchio ha posato il suo uccello sul mio viso. L’ho istintivamente preso in bocca, ho iniziato a succhiarlo come una forsennata, costringendolo addirittura a pregarmi di fare più piano, ma io ero decisa a continuare così, e anche se avessi voluto non avrei potuto placare la mia avidità. Sentivo il suo orgasmo che stava arrivando, ancora prima degli altri due che mi stavano penetrando davanti e dietro, e forse non ero l’unica ad accorgermene…
“Dai, imbrattale tutto il viso! ” aveva urlato Carlo ancora addetto alla telecamera
“Gli schizzi in faccia mancano sulla videocassetta”, e così, dopo aver fatto finire il primo schizzo dentro la mia bocca, il ragazzo aveva terminato l’esplosione di sborra sul mio viso e tra i miei capelli. Avevo sperma su tutta la faccia.
“Ora sì che hai proprio la faccia da troia! ” mi aveva urlato il ragazzo che mi stava scopando la figa, enormemente eccitato da quella visione.
I due avevano aumentato il ritmo, mi sentivo letteralmente sfondare sia davanti che dietro, continuavo ad urlare senza sosta.
“Guarda che faccia da bocchinara fa quando urla! ” aveva detto qualcuno, mentre loro continuavano ad accelerare, a sbattermi senza pietà, a farmi saltare sopra e sotto di loro. Intanto il ragazzo che mi era venuto in faccia stava raccogliendo il suo seme con la mano, e me la metteva poi in bocca chiedendomi se mi piaceva anche il suo sperma. Mi sentivo molto più puttana di tante che avevo visto in certi film, e la cosa che più mi piaceva era pensare che avevo veramente eccitato quei cinque uomini che stavano con me.
E divertita pensavo anche
“Per fortuna che Luca doveva metterci solo un attimo… Bè, meglio così! “, ed intanto continuavo a farmi scopare. Poco dopo ho sentito i fiotti di entrambi invadermi, invedere il mio corpo, riempirmi a dismisura.
Togliendo subito dopo il cazzo dal mio culo il ragazzo mi aveva detto
“Non penserai di cavartela così, vero? Il tuo Luca deve sentirti urlare come una vacca! “, e mi aveva fatta stendere sul tavolo. Mentre un ragazzo mi teneva le braccia incrociate sopra la testa, ed un altro mi teneva ben divaricate le gambe, lui ha iniziato a strofinarmi il clitoride bagnato di sperma ed umori che ci erano colati sopra fino a poco tempo prima, e con l’altra mano mi strapazzava i seni spremendoli come fossero le mammelle di una vacca.
“Ora vieni! ” mi aveva urlato, “e vieni come si deve! ”
Dopo aver detto quelle parole un altro ragazzo era venuto ad infilarmi quattro dita nella figa e aveva iniziato a scoparmi con la mano. I miei gemiti crescevano sempre di più, il mio clitoride gonfio stava finalmente per essere soddisfatto, quelle dita lo stavano facendo impazzire, e la mia figa colava umori senza fine. Più urlavano e più loro sembravano impegnati a raggiungere il loro scopo, sorridendomi in modo quasi beffardo.
“Ma quanto sei troia Manuela, quanto? ? ? ” urlavano.
“Dai, diccelo che sei una troia, diccelo! Vogliamo sentirti gridare che sei una troia, dai! ” No, quello non potevo farlo. Non avevo mai accettato quel pensiero, ed ora che me ne ero appena resa conto non potevo renderlo subito pubblico in quel modo, un po’ me ne vergognavo.
“Sto venendo! ” avevo invece urlato spontaneamente, ma il ragazzo che si stava dedicando al mio clito si è fermato.
“Se non urli che sei una troia ti tengo qua così! ”
“Ti prego, fammi venire, non ce la faccio più!!! Dai, non fare il bastardo, ti prego! ” l’avevo supplicato.
“La parola magica la conosci” aveva continuato lui senza pietà.
“Troia. Devi solo dire troia. Dì che sei una troia e ti faccio venire in un attimo. ”
“Dai vacca, se non vuoi che smetta anch’io! ” mi aveva allora intimato anche il ragazzo che mi penetrava la figa con la mano, e subito dopo aver detto quelle parole mi aveva infilato un dito dell’altra mano nel culo, e poi un altro ancora.
Non potevo più aspettare, quando mi penetravano culo e figa il mio clito si gonfiava a dismisura, non potevo più reggere, dovevo venire.
“Sì, sono una troia! ” ho detto, ma loro mi hanno detto di gridarlo più forte, che non avevano sentito.
“Sono una troia! Sono una troia! Sono una troia! ” avevo urlato.
“Brava, così”, aveva detto il batterista ricominciando a sfiorarmi il clito. Quattro dita che mi scopavano la figa, due il culo, e altre dita sul mio clito. Un sogno.
Continuando ad urlare come una pazza non riuscivo neanche più a smettere di urlare quanto ero troia, quanto ero vacca, e loro sorridevano.
Il mio orgasmo è finalmente arrivato, potente come forse mai prima, e loro a turno mi hanno baciata facendomi i complimenti.
Poi ci siamo rivestiti tutti, ed era una fortuna che non avessi messo gli slip, altrimenti si sarebbero imbrattati di molti, troppi, semi diversi. Avevo diverse quantità di sperma che mi scorrevano tra le cosce, che uscivano dalla mia micia allagata, e mi facevano continuare a sentire una troia nonostante fosse tutto finito.
Dopo un po’ è arrivato Luca, e tutti l’abbiamo guardato sorridendo.
“Che succede? ” ha chiesto lui, e Carlo, porgendogli la cassetta, gli ha risposto
“Ecco Luca, tieni. Credo che avrai proprio una grande sorpresa! ”
E così ce ne siamo andati, tra i sorrisi dei ragazzi, i miei occhi luminosi di gioia e goduria, e lo sguardo spaesato di Luca.
Mi sentivo finalmente realizzata, ero esplosa in quel turbine di sesso e goduria a cui non ero mai riuscita a dar sfogo prima. E la cosa mi era davvero piaciuta! FINE

About A luci rosse

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