MariaCarlotta

La ragazza aveva un nome “importante”, Maria Carlotta, anche se tutti la chiamavano fin da bambina Marica, era un tipo carino con un volto da elfo mitologico evidenziato dagli occhi verdi, leggermente a mandorla e dal mento appuntito che chiudeva il volto ovale allungato incorniciato dai lunghi capelli neri che portava quasi sempre raccolti in una coda di cavallo alta sulla nuca… la bocca larga e carnosa però, non era certamente quella di un esserino asessuato e neppure il corpo che, pur essendo appena un po’ più alto di quello del succitato elfo, Marica superava di poco il metro e cinquanta, era proporzionato e ricco di curve nei punti giusti… perfino “eccessivo” se riguardava il seno, una via di mezzo tra la quarta e la quinta, e le anche che raggiungevano i 95 centimetri di circonferenza con un giro vita del tutto rispettabile di circa 60 cm!
No, il corpo non era certo da elfo!
Maria Carlotta lavorava come consulente artistica di una agenzia pubblicitaria e, nel tempo libero, insegnava a disegnare ai bambini delle scuole…
Mi chiamo Roberto e ho 32 anni, non sono molto alto, appena un metro e settanta ma in compenso sono piuttosto robusto dato che peso un’ottantina di chili; sono divorziato da quattro anni e ho un figlio di cinque anni che di solito vive con la madre.
Proprio accompagnando il bambino alla festa di fine anno dell’asilo ebbi modo di conoscere Maria Carlotta… era una calda giornata d’inizio giugno e la festa si sarebbe tenuta all’aperto, nel praticello prospiciente la costruzione e dove, per l’occasione, erano stati montati i giochi gonfiabili e le tavolate, alcune imbandite, altre addobbate per altri giochi adatti all’età dei bambini.
Nelle aule dell’asilo era stata allestita una mostra dei lavoretti che i bambini avevano fatto durante l’anno e, in attesa che la mia ex moglie ci raggiungesse, visitai quella mostra che rivelava i progressi fatti da ogni alunno.
*Buon giorno, lei è il padre? – mi domandò una tipa con la faccia da elfo.
*Si, non ci conosciamo ancora… sono Roberto! – dissi, tendendo la mano.
*Io Maria Carlotta, piacere! –
*è lei che gli insegna a disegnare? –
*Già, è un bambino molto intelligente, impara in fretta. –
*Si, l’ho notato ma i risultati sono anche merito dei suoi insegnamenti. –
*Se manca la volontà, gli insegnamenti cadono nel vuoto. –
Mi accompagnò nella visita mostrandomi alcuni lavori e sviscerandoli con me, grazie ai suoi consigli, riuscii a vederlo con un ottica diversa… ero naturalmente orgoglioso di mio figlio e tornai nel prato sottostante quasi tronfio.
A volte mi capitava di recarmi all’asilo per prendere o portare il figlio e conoscevo gran parte delle maestrine, alcune erano giovani e carine ma non avevo mai pensato d’invitane qualcuna ad uscire ma quel giorno, nella rilassatezza della festa, cominciavo a farci un pensierino… c’era Cristina che non era male, una bellezza mediterranea, bruna e riccia con grandi occhioni scuri e forme giunoniche come piacevano a me.
Anche Simona non era male, era meno “opulenta” della collega ma aveva un fascino particolare che me la rendeva particolarmente simpatica… ammetto che, perso in quei pensieri, in pochi minuti mi ero completamente scordato dell’elfo Maria Carlotta, che era così lontana dal mio ideale di donna.
La rividi un oretta dopo, pur non facendo parte del personale dell’asilo stava aiutando le maestre a condurre i giochi e gl’intrattenimenti, dovendo passare tutta una serie di prove ben presto passammo anche dalle sue parti dove il gioco consisteva nel cercare una serie di oggetti in un grosso recipiente, una piscinetta gonfiabile, riempita con sabbia… per tutti i bambini era un gioco entusiasmante e lei, in ginocchio sull’erba vicino al recipiente, aveva il suo da fare a livellare in continuazione la sabbia per rendere più interessante la ricerca.
*Salve, ci si rivede. – mi disse lei, gaia, mentre mio figlio immergeva le braccia nella sabbia insieme agli altri bambini divertendosi un mondo.
Marica si sporse per redimere una piccola disputa fra due bambinetti e non potei fare a meno di notare le sue invitanti rotondità posteriori fasciate dai jeans a vita bassa che, grazie anche alla corta maglietta, le lasciava scoperta mezza schiena… portava un tanga nero che risaltava sulla pelle candida.
Non sarà stata il mio ideale femminile ma, pensai, aveva proprio un bel culo!
L’arrivo della mia ex moglie mi distrasse da quei pensieri, subito ebbe da ridire sul fatto che stavo lasciando giocare il bambino nella sabbia, col rischio di sporcarsi tutto, non mancai di farle notare che, se non voleva che si sporcasse, avrebbe dovuto tenerlo a casa mentre qui, invece, lui si stava divertendo un mondo e, dopo tutto, le feste si fanno proprio per questo motivo, divertirsi e socializzare!
Marica ci guardava un po’ preoccupata, temendo che la discussione degenerasse proprio lì, davanti ai bambini ma quella era anche la mia preoccupazione, quindi salutai la compagnia e me ne andai.
Poco lontano dall’asilo c’era un supermercato e, dovendo fare qualche compera, lo raggiunsi a piedi, c’era parecchia folla e la coda alle casse era chilometrica, un operazione di mezzora si prolungo per oltre due ore, uscii che erano quasi le otto di sera e… grossa sorpresa, non avevo più le chiavi della macchina!
Provai a pensare all’ultima volta che le avevo tenute in mano… probabilmente quando avevo chiuso lo sportello dato che, ancora adesso, era saldamente chiuso!
Provai a chiedere all’ufficio informazioni del supermercato ma delle chiavi nessuna traccia, allora ricordai che… mentre rimiravo il bel culetto della maestra elfo stavo proprio giocherellando con le chiavi dell’auto.
Peccato che, a quell’ora, la festa doveva essere finita da un pezzo… non mi restava che chiamare un taxi e farmi riportare a casa dove avevo le chiavi di scorta!
Stavo giusto armeggiando col telefonino quando vidi che il portone dell’asilo si stava aprendo per lasciar uscire un paio di maestre.
*Scusate, temo di aver perso le chiavi della macchina nel vostro prato… – dissi mentre m’avvicinavo a loro.
*Entra pure, c’è ancora qualcuno che sta sistemando le ultime cose. – rispose una.
La piccola piscina era ancora al suo posto ma, prima di avvicinarmi, decisi che era meglio farmi vedere da chi era rimasto in asilo, onde farmi scambiare per un ladro o per un malintenzionato con spiacevoli conseguenze.
Le sale al piano terra erano deserte, salii al primo piano e notai la luce accesa nella sala dove c’erano i lavori esposti, l’elfo stava riponendo le sue cose nella borsa e intanto chiacchierava con Franca, una delle altre ragazze.
-… a me quel tipo piace, peccato che non mi abbia filato per niente! Sembra proprio la storia della mia vita… piaccio a chi non mi piace e viceversa. – stava dicendo Marica.
Sia lei che la collega sobbalzarono udendo i miei passi avvicinarsi.
*Scusate, non volevo spaventarvi, ho perso le chiavi dell’auto e volevo avvertirvi che sono in giardino a cercarle! – dissi, notando che l’elfo era visibilmente arrossita.
*No, è solo che sapevamo di essere rimaste solo noi, così… aspetta, scendo a darti una mano, in due faremo prima! – disse Maria Carlotta.
*Vi aiuterei anch’io, ma ho un appuntamento e sono già in ritardo… – disse Franca, un po’ troppo precipitosamente per essere credibile ma, mentre la guardavo interrogativo, se ne andò in fretta e furia lasciandomi solo con la maestra di disegno.
*Non deve disturbarsi, ci vorrà un attimo… l’ultima volta che ricordo di averle avute in mano è vicino alla piscina di sabbia dov’era lei, se non sono lì vicino temo proprio che non le ritroverò più. – dissi, scusandomi.
*Ma no, non ho nessun impegno… non è un disturbo. – si precipitò a dire lei, mentre scendevamo le scale diretti in giardino.
*Certo che vi hanno lasciato un bel disastro… – dissi, guardandomi attorno.
*Domattina verrà il personale della ditta che ha organizzato la festa, rimetteranno tutto in ordine per lunedì, quando riaprirà l’asilo. – mi spiegò lei.
*Beh, meno male che vi ho trovate ancora qui. Temevo foste già andate via tutte. –
*Io avrei potuto andare via prima, ma non ho nulla da fare stasera e sono rimasta con la mia amica. – replicò lei, smentendo così la scusa dell’appuntamento di Franca!
*Come mai una bella ragazza come te sta tutta sola di sabato sera? – domandai.
*Di solito vado in montagna, o al mare, amo la natura ma con l’impegno della festa non ho combinato nulla per questo week-end. –
*Hai ragione, volevi invitarti a mangiare qualcosa ma… sarai stanca. – dissi, senza sapere perché, volevo dimostrale gratitudine per essere rimasta.
*Oh beh, a dire il vero temevo peggio… eravamo in tante, oggi. – malgrado la luce scarsa notai che era arrossita anche se abbassò subito il viso, cercando le chiavi.
Avevamo raggiunto la piscinetta di sabbia e lei vi s’inginocchiò accanto proprio come aveva fatto nel pomeriggio, ricordai la pienezza delle sue forme anche se ora le potevo appena intravedere tra i giochi d’ombra del prato.
*Aspetta, così al buio non risolveremo nulla… – dissi, posandole una mano sul fianco, anche adesso la maglietta era risalita sul busto e le dita scivolarono sulla pelle morbida, Marica rabbrividì, bloccandosi immediatamente.
*Scusa… ripasserò lunedì, se sono qui le ritroveranno domani, sistemando il giardino. – dissi, fraintendendo i suoi movimenti.
*Che mano calda che hai! – mormorò lei, trattenendola contro di se… le accarezzai la pelle serica e liscia, scivolando davanti, sul pancino… lei si lasciò sfuggire un gemito roco ma tremendamente eccitante.
La mia mano scivolò più in alto, circondandole e stringendole un seno, rimasi stupito da quanto fosse grosso e pesante, sensibile… il capezzolo s’inturgidì immediatamente mentre lei sollevava il busto, drizzandosi sulle ginocchia.
M’inginocchiai a mia volta sull’erba, dietro di lei, appoggiandomi a quel corpo sottile, le spinsi il ventre contro le natiche prominenti e l’altra mano salì sul ventre impossessandosi anche della seconda mammella.
Maria Carlotta rovesciò la testa all’indietro, ne approfittai per baciarle il collo e la gola, feci sgusciare i seni dal minuscolo reggiseno di pizzo e continuai a scendere con la bocca, leccando la morbida curva e circondandole un capezzolo con le labbra… un nuovo gemito tornò ad eccitarmi, spingendomi a strizzarle più forte le tette e mordicchiare con vigore il bottoncino duro che avevo in bocca.
*Oh si, mordimi, mordimi tutta… – sussurrò lei, lasciandosi andare contro di me.
La mano scese sulla pancia nuda, scivolò sul ventre, col pollice riuscii a far saltare il bottone dei jeans ed insinuarvi le dita, lei inarcò il bacino e la cerniera dei calzoni, spinta dalla pressione della mia mano, scivolò in basso con uno “zip”.
Senza smettere di succhiare il seno affondai le dita tra i riccioli del pube, lo strizzai col palmo della mano, l’indice scivolò ancora più in basso facendosi pian piano strada in quell’intrico setoso, sorpresi il clitoride eretto e scappucciato talmente sensibile che non appena lo sfiorai col polpastrello lei mugolò e mi si sciolse fra le mani.
*Accidenti quanto sei calda. – le sussurrai all’orecchio, mordicchiandole il lobo.
*Non mi era mai capitato… così, all’improvviso… – replicò lei, come a scusarsi.
*Mi piacciono le femmine calde, e tu sei bollente… –
La sua mano, piccola e fresca, s’intrufolò fra i nostri corpi… agilmente mi slacciò i calzoni prima di tuffarsi avida nell’apertura dei boxer, anche lei lottò per qualche istante coi miei peli prima d’estrarre la solida consistenza del mio membro turgido.
*Anche questo è bollente… e com’è grosso! – mi gratificò lei, strizzandomelo poi, dato che c’ero io a sostenerla, spostò all’indietro anche l’altra mano per soppesarmi i testicoli.
Intanto le mie dita avevano continuato a vellicarle le labbra prominenti della vagina, premendole, stuzzicandole e pizzicandole… quasi subito avevo avuto i polpastrelli intrisi dei suoi viscidi umori ma temporeggiavo, era molto sensibile e volevo tenerla un po’ sulla corda prima di farla godere di nuovo.
Per avere maggior libertà di movimenti le arrotolai jeans e tanga sulle cosce che lei, per agevolarmi, scostò più che poteva.
Sempre palpandomi le palle con una mano, Marica mi masturbava lentamente… ci sapeva fare e ogni stretta non era mai uguale alla precedente, anche lei voleva che quel preliminare durasse il più a lungo possibile poi, improvvisamente, cominciò a menarmelo più velocemente e più profondamente, scappellandomelo completamente e lasciando che il glande le scivolasse sulla schiena fino all’attaccatura delle natiche.
Così stimolato decisi anch’io di “giocare pesante” senza preavviso le infilai due dita tra le labbra della vagina spingendole in profondità… era veramente fradicia, ritmavo i miei affondi sul risucchiante sciacquio della vulva che eccitava entrambi.
*Sei un lago… un lago di lava ardente. –
*Anche il tuo bastone è rovente, voglio farmi marchiare da te come una vacca! – nel dire quelle parole lei chinò il busto e il glande translucido le scivolò nel solco delle natiche, fin tra le cosce divaricate, lo avvertii turgido e duro contro la mia mano che la masturbava, nell’oscurità non riuscivo a vederla ma intuivo le sue natiche sollevate e le rosee mucose della vagina che si protendevano spasmodiche per baciarmi il glande.
Sfilai le dita e affondai in lei fino in fondo facendola urlare.
*Siii… che bello, tutto fino in fondo… sbatti dentro anche i coglioni! – m’incitò, perdendo ogni ritegno e tenendo le chiappe larghe perché la penetrassi più a fondo che riuscivo ma, quando il ritmo del coito divenne più profondo ed intenso l’urto del glande contro la cervice strappò ad entrambi un gemito di dolore.
*Ce l’hai troppo grosso per la mia fichetta! – mugolò disperata.
*Rilassati, così sei troppo tesa… ecco, vieni qui puledrina. – la presi per i fianchi sottili e ripresi a montarla con foga crescente, adesso pur riempiendola totalmente non le facevo più male, dovevo solamente evitare di lasciarmi prendere la mano e sfogare tutto l’ardore che provavo, sapevo che in prossimità dell’orgasmo non avrei potuto evitarlo ma intanto… mi concentrai per farla godere ma, a dire il vero, non ci volle molto anzi, mi confessò che era già il terzo orgasmo che raggiungeva col mio cazzo ben piantato nella figa.
Maria Carlotta si divincolò dal mio abbraccio e si sfilò velocemente maglietta e jeans, stendendosi sull’erba, anche nell’oscurità il candore del suo corpo risaltava invitante.
*Vieni caro, prendimi ancora. – m’incitò.
*Sei una bambolina viziosa, non ne hai mai abbastanza. –
*Il tuo cazzo fantastico non mi basta mai… non mi sono mai sentita tanto piena. –
Mi sfilai i calzoni a mia volta e scivolai su di lei che mi aiutò a sbottonare e togliere la camicia, subito da quell’abile viziosa che si stava dimostrando Marica inarcò il busto per sfregare i capezzoli contro il mio petto villoso, intanto m’aveva impugnato nuovamente il membro per guidarselo fra le cosce che, adesso, poteva spalancare.
Affondai in lei come in un lago di burro fuso, il suo ventre scattò contro il mio, l’impatto fu così violento da provocarci un leggero dolore ma, compresi dai suoi gemiti, la cosa non doveva dispiacerle affatto anzi, pareva raggiungesse l’apice del piacere proprio quando l’amplesso si faceva un pochino doloroso… buono a sapersi!
Mi lasciai andare su di lei muovendo solo il bacino per spingermi dentro e fuori dal suo corpo offerto, le cercai con la bocca le morbide rotondità delle mammelle, titillai aureole e capezzoli con la lingua portandoli alla massima estensione poi, intensificando il ritmo e la profondità del coito, affondai piano i denti nella base del capezzolo facendovelo rotolare con sadica lentezza.
Lei urlò di dolore e di piacere e nello stesso momento un mare viscido e caldo le si sciolse dalla vagina slabbrata bagnandole il ventre, le cosce, le natiche e le mie mani che le tenevano spalancate… continuavo a scavare nel suo corpo e lei contrastava colpo su colpo sussultando sulle natiche ad ogni mio affondo.
Le titillai la rosetta dell’ano coi polpastrelli e lei lo contrasse istintivamente, affondai di nuovo i denti sul suo seno e, nello stesso momento, le spinsi un dito nel culo… anche questa volta l’esito delle mie manovre fu assai maggiore delle aspettative.
Con un ruggito leonino lei sporse le chiappe e il dito le sprofondò nello sfintere assai più in profondità di quanto avessi voluto… come primo approccio non era male quindi, continuando con un movimento tanto fluido quanto veloce, e dimostrando un vigore e una forza insospettati, mi disarcionò rovesciandomi sulla schiena e montandomi frenetica e famelica, due secondi dopo ero di nuovo saldamente piantato nel suo corpo ma ora era lei che, col veloce movimento basculante delle anche, mi macinava il membro nel suo ventre!
*Accidenti, se continui così tra poco ti riempio la figa! – l’avvertii.
*è giusto che tu goda di me, io ho già goduto come una pazza almeno cinque volte. –
*No, voglio farti godere ancora! – protestai.
*Col cazzo che ti ritrovi mi fai godere solo a mettermelo dentro. – mi blandì Marica.
*Ma, da come frulli quei fianchi, pare che non ti basti solo prenderlo dentro. –
*Hai ragione ma… non riesco a stare ferma, mi piace troppo! – mugolò lei abbassando il busto fino a sfiorarmi il viso con le mammelle gonfie.
La presi per i fianchi per contribuire a quel coito scomposto e coinvolgente, sapevo che non avrei potuto sostenerlo ancora a lungo così tornai a far scivolare le mani sulle natiche, allargandole e cercandole lo sfintere… quando vi penetrai nuovamente trovai molta meno resistenza di prima dato che lei era prostrata su di me per facilitare questa nuova penetrazione, fantasticai che ci fosse un altro uomo con noi per prenderla in un sandwich eroticamente esplosivo, glielo sussurrai all’orecchio e Marica si bloccò a metà di un movimento, poi si lasciò scivolare giù con un muggito sordo, godendo di nuovo.
*Che porco che sei… mi vorresti dividere con un altro uomo? – mormorò lei, esausta, strusciando le grosse mammelle sui peli del mio petto.
*Normalmente no, ma… in un frangente simile, non posso negarlo! – ammisi.
*Lasceresti che un altro cazzo mi scopasse? – disse, muovendo piano i fianchi.
*Ti lascerei godere un altro cazzo… –
*Un altro maschio mi profanerebbe… – adesso roteava la anche voluttuosamente.
*Quattro mani per palparti, due lingue per leccarti e due bocche per succhiarti… –
-… due cazzi per impalarmi e quattro palle per riempirmi di sborra… – continuò lei, riprendendo a muoversi su e giù sul mio corpo, penetrandosi completamente ad ogni affondo, gemendo e sospirando per lo sforzo ed il piacere.
*Anche tu sei una gran porca… te lo stai già immaginando, vero? –
*Mi pare quasi di sentirmi prendere per i fianchi ed impalare da dietro… –
*Ti piace farti scopare nel culo? –
*Non lo so, ce l’ho ancora vergine. – sussurrò lei, lussuriosamente, sculettando.
*Che bocconcino prelibato, mi viene voglia di gustarmelo subito! – dissi, infilandole il dito nuovamente fino in fondo, nel budello rovente.
*Col cazzo che hai non mi manderesti solo in estasi, ma anche al pronto soccorso. –
*Ma se muori dalla voglia di fartelo fare! –
*Hai ragione, ho una voglia pazza di farmi rompere il culo ma… con questo ariete di carne sarebbe troppo doloroso. – continuava a sculettare sul cazzo.
*Vedrai che farò piano… –
*Si, me lo immagino… appoggerai la cappella e me la sbatterai dentro fino alle palle. –
*Ma no… –
*Oh si, io farei così se fossi nei tuoi panni e avessi a portata di cazzo un bel culetto vergine, vergine… mi faresti impazzire, lo so! – adesso muoveva i fianchi avanti e indietro, sfregando le labbra della vulva, fino al clitoride, contro il mio pube.
*Puttana, mi stai facendo impazzire… voglio incularti! – sibilai, strizzandole le tette.
*Si, sono la tua troia. Staccami le mammelle… rovistami nella fica! –
*Girati che t’inculo! –
*No, te l’ho detto, ce l’hai troppo grosso per… essere il primo! –
*Ho capito bene cosa intendi dire, vacca… ? –
*Certo mio bel maschione, hai capito benissimo… non hai un amico maschio come te ma un po’ più… normale! –
*L’avevo capito che eri una baldracca! –
*Credo che sia l’unico modo per tenerti avvinto a me! –
*Più avvinto di così! – lo spinsi con rabbia dentro di lei.
*Godo… goooodooooo…. goooodoooo… – strillò lei, incapace di trattenersi, prima di abbattersi su di me, stravolta dal piacere… nell’oscurità i suoi occhi brillavano lussuriosi.
Lentamente lei tornò a drizzare il busto e con la mano andò ad impugnare il membro che le era scivolato fuori dalla vagina, con movimenti languidi cominciò a manipolarlo, di tanto in tanto se lo faceva affondare nella figa fradicia, poi lo estraeva facendolo scivolare nel solco fra le natiche contro cui lo impastava dolcemente prima di puntarselo contro l’ano raggrinzito, provocandomi e aspettando la mia spinta che, invariabilmente, mandava a vuoto con un impercettibile movimento dei fianchi… un paio di volte sfuggì proprio per un pelo alla penetrazione ma, proprio in quelle occasioni compresi quanto fosse stretto il suo sfintere e che probabilmente aveva ragione, se l’avessi inculata l’avrei squartata!
Tuttavia l’idea di farmi aprire e preparare la strada da qualcun altro mi eccitava, non la conoscevo ancora bene ma avvertivo già quella vena di gelosia nei suoi confronti che avrebbe reso più emotivo e coinvolgente… intenso, farla possedere da un altro uomo.
*No, basta con questo gioco, non riuscirei a sostenerlo ancora a lungo e finirei col lasciarmi sfondare il culo… non sai quanto lo desidero anch’io… – disse lei, scivolando sul mio corpo fino a che avvertii il suo caldo fiato sul glande infiammato.
Con estrema dolcezza cominciò a leccare la cappella, picchiettando la linguetta agile sul frenulo e sul meato, scivolando sull’asta, percorrendo le vene gonfie seguendole giù fino a perdersi sul coglioni che vellicava e succhiava golosa prima di riprendere la strada contraria e risalire fino al glande ma senza imboccarlo, così per diverse volte riportandomi rapidamente al massimo turgore dell’erezione che non era ancoro riuscito a sfogare in lei.
Ero teso allo spasimo quando avvertii le labbra cingere il cazzo appena sotto il glande che risucchiò in gola, Marica era piccola e minuta ma sapeva prenderlo alla grande, dopo il primo affondo non mi diede tregua e cominciò a pompare il cazzo da vera bocchinara, senza soluzione di continuità, dal glande ai coglioni la grossa asta turgida le spariva in gola ad un ritmo sempre più serrato, l’avvisai che, continuando così, presto le avrei goduto in bocca ma ciò sembrò solo spronarla ulteriormente… ora avevo raggiunto il punto di non ritorno e lei se ne era resa conto ma non le importava, rallentò appena un po’ il ritmo per renderlo più profondo, eccitante e lambire il meato con la linguetta aguzza, non riuscii più a tenermi, il primo fiotto denso e scottante le sprizzo in bocca mentre risaliva ma lei, imperturbabile seppur col fiato corto per l’eccitazione, tornò ad ingoiarmi tutto con le labbra strette al punto da scappellare del tutto il glande, permettendo ai fiotti seguenti caldi e consistenti, di zampillarle in gola senza impedimenti di modo da poterli inghiottire tutti.
*Che buono, vada pazza per la sborra calda! Accidenti quanto sono eccitata… –
*Sei una gran porcona. –
*La sola idea che tu mi voglia dividere con un altro mi fa impazzire di lussuria. Vedrai quanto sono veramente porca quando… mi presenterai il tuo amico che mi sfonderà il culo! – promise lei, decisa. FINE

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