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Ragazza alla pari

Cap. 1
Michela diede un’occhiata all’orologio; mancava ancora un po’ alla partenza dell’aereo che l’avrebbe portata in Inghilterra; nell’attesa ripensò a come era arrivata a quel punto.
Mancava ormai poco alla laurea in lingue ed aveva deciso di passare qualche tempo, almeno due mesi, in uno dei paesi delle lingue che stava studiando; dopo aver preso un po’ d’informazioni, la scelta era caduta sull’Inghilterra e più precisamente su un paesino dell’hinterland londinese dove una famiglia del luogo aveva accettato con entusiasmo di ospitarla “alla pari” per tutto il tempo che desiderava.
Ne aveva parlato con Giorgio, il suo ragazzo, che all’inizio non voleva saperne di non vederla per più di una decina di giorni.
Michela giocò le sue carte per convincere Giorgio a lasciarle almeno un mese di “full immersion” presso la famiglia inglese prescelta.
Così una sera lo invitò ad una cenetta romantica nel suo piccolo appartamento da single.
Si preparò con molta cura dedicando particolare attenzione ai piccoli dettagli dell’abbigliamento; evitò di mettere mutandine e reggiseno, scelse delle calze velate nere da fermare con delle giarrettiere rosse e sopra indossò una gonna nera la cui lunghezza era a metà coscia e un morbido golfino di lana; anche se erano in autunno avanzato, la temperatura della casa permetteva di indossare un abbigliamento non particolarmente pesante.
Mentre passava alla fase trucco pensava che quella sera, per raggiungere il suo scopo, a Giorgio avrebbe dato il culo; fino a quel momento non aveva mai voluto farlo, nonostante le insistenze di lui; ora era giunto il momento.
La cena passò via in allegria; Michela aveva fatto in modo che Giorgio bevesse un po’ più del necessario e anche lei si era regalata una discreta quantità di vino per superare le ultime remore.
Finita la cena, Michela si avvicinò a Giorgio ancora seduto e si attaccò alle sue labbra, mettendogli una mano sulla patta dei pantaloni individuando subito il suo membro che rispose allo stimolo cominciando a ingrossarsi.
In poco tempo furono nudi e sdraiati sul sofà.
Giorgio si dedicò alla passera di Michela usando sapientemente la lingua mentre lei aveva imboccato il cazzo di lui per un vorace pompino.
Michela ad un certo punto sentì che il continuo massaggio che Giorgio proponeva al suo clitoride la stava portando verso l’orgasmo così si rilassò e lasciò che il piacere cominciasse ad invaderla partendo dalle estremità più lontane del suo corpo per avvicinarsi a quello che era il centro del suo piacere: la sua fica.
Il suo respiro si fece via via più ansimante; cominciava a perdere il senso della realtà fino a quando esplose in un orgasmo liberatorio, urlando tutto il suo piacere e inondando il viso di Giorgio dei liquidi che uscivano copiosi dalla sua vagina.
Quando il piacere fu meno intenso, Michela si girò alla pecorina e mostrò il culo a Giorgio.
“Fammi il culo, amore!” gli disse.
Giorgio non credeva alle sue orecchie; immediatamente affondò nella vagina di lei per lubrificare al meglio il suo membro; ogni volta che ne usciva approfittava per portare un po’ di liquidi verso l’ano di Michela.
Dopo un po’ cominciò a cercare di entrarle nel culo; Michela rilassò quanto più le era possibile i muscoli del suo ano e dopo qualche tentativo la cappella del pene di Giorgio si fece strada nelle budella di Michela.
Giorgio continuò ad avanzare fino a quando le sue palle toccarono la fica della donna; a questo punto cominciò a stantuffarla, dapprima lentamente poi con sempre maggiore veemenza; anche Michela si era abituata a quella presenza estranea nel suo culo e traeva sempre più piacere anche perché con una mano si stava massaggiando il clitoride.
Dopo qualche minuto Michela sentì che l’orgasmo la stava riagguantando.
“Sto venendo di nuovo, amore! Vai più forte” disse a Giorgio.
Lui non se lo fece ripetere due volte e si mise di gran lena a trapanare il culo della donna.
Michela stava per venire; sentì il cazzo di Giorgio che si stava ingrossando, segno che stava venendo anche lui.
Poi esplosero in un unico piacere; Michela sentiva le contrazioni della sua vagina che facevano da contraltare a quelle del membro di Giorgio che, piantato nel suo culo, le stava riversando nella pancia litrate di caldo sperma.
Quando Giorgio ebbe finito di eiaculare si tolse dal culo di Michela e si adagiò al suo fianco.
Michela gli chiese:”Finalmente hai avuto quello che volevi, no?”
“Vero” rispose lui.
Osservando la sensazione di beatitudine dipinta sul volto di Giorgio, Michela azzardò:
“E se ora ti chiedessi io qualcosa, me la daresti?”
Giorgio non opponeva resistenza e assentì alla richiesta.
“Facciamo così” continuò Michela “io sto in Inghilterra per due mesi e, quando ci rivediamo, potrai farmi il culo quante volte vorrai”.
Sulle prime Giorgio non realizzò la richiesta; poi, mentre stava per assopirsi rispose:”Va bene, tutte le volte che voglio”.
Michela aveva raggiunto il suo scopo; poteva addormentarsi anche lei.
Cap. 2
La casa dei suoi ospiti, Jane e Fred, era una tipica villetta inglese, a due piani con il giardino sul davanti e sul retro; avevano la moquette dappertutto, anche nel bagno; la sua stanza era quella della loro figlia Johanna che sarebbe stata fuori per un po’ di tempo, quindi, le avevano detto, poteva sistemarsi come meglio credeva.
Michela era felice ed eccitata allo stesso tempo; Jane e Fred le erano subito stati simpatici; inoltre non sapevano una parola di italiano per cui doveva parlare e, soprattutto, pensare in inglese il che le andava benissimo.
Jane era una bionda piuttosto esile, non molto alta con un seno più piccolo del suo (portava una terza abbondante) e un sedere non particolarmente prominente; aveva il viso regolare con occhi cerulei; Fred, invece, sembrava più un tipo mediterraneo, scuro com’era di carnagione e, inoltre, aveva un buon fisico visto che faceva palestra almeno due volta alla settimana.
Entrambi avevano intorno ai quarant’anni.
I primi giorni dopo il suo arrivo, Michela li trascorse in giro per Londra per prendere contatto con la scuola dove avrebbe perfezionato la lingua.
Una mattina, era il primo sabato del suo soggiorno, Jane le chiese:”Dì un po’, Miki, stasera ti va di accompagnarmi ad una rappresentazione teatrale? Fred non può venire e di andare da sola non mi va”.
“Va bene, Jane” rispose Michela, che vedeva la cosa come un’altra esperienza per affinare il suo inglese.
La sera alle otto erano già sedute all’interno del teatro pronte a gustarsi la commedia.
Quando cominciò lo spettacolo, Michela ebbe un sussulto; in scena si presentarono un attore ed un’attrice, completamente nudi; Jane aveva spiegato a Michela qualcosa della rappresentazione ma lei non si aspettava certo che fosse senza… veli.
Il membro dell’attore non era in erezione; l’attrice cominciò una sensuale danza sulle note di una dolce musica che riempiva il teatro; nelle sue evoluzioni non lesinava continui contatti con il pene di lui che, man mano, cominciava a crescere.
Poi, d’un tratto, la musica s’interruppe e l’attrice si catapultò come una molla su quel membro ormai ben svettante, inglobandolo tra le sue morbide labbra; cominciò così un pompino mentre la musica era cessata; il pubblico era in silenzio e si sentivano soltanto i rumori provocati dalla bocca dell’attrice mentre succhiava e spompinava il cazzo dell’attore.
La cosa andò avanti per alcuni minuti e Michela, ormai rapita da quella performance, cominciava a sentire del calore nella sua fica segno che si stava eccitando; approfittando dell’oscurità in sala, Jane le mise una mano sulla coscia e risalì sotto la gonna fino alle mutandine; qui, utilizzando un dito, cominciò dei movimenti circolari cercando di stuzzicare il clitoride di Michela.
Michela era ormai fradicia di umori; lo spettacolo a cui stava assistendo e la sapiente manovra di Jane la stavano mandando in orbita e proprio mentre l’orgasmo la stava assalendo, l’attrice sulla scena terminò il bocchino e, allo stesso tempo, anche Jane tolse la mano dalla sua fica. Per Michela fu un contraccolpo notevole; era come se fosse stata portata in volo verso la cima di una montagna e poi fatta precipitare giù senza paracadute; era rimasta con la voglia dell’orgasmo e le mutandine umide.
Nel frattempo sul palco del teatro la scena era cambiata; ora stava assistendo all’attore che stava inculando l’attrice; questa si dimenava e urlava come in preda ad un raptus; nello stesso tempo, Jane riprese il suo lavoro di mano sulla vagina di Michela che, di nuovo, ripartì verso l’orgasmo che sopraggiungeva.
L’inculata stava per volgere al termine; ad un certo punto i due attori si sfilarono l’uno dall’altra, lei si mise davanti a lui che impugnando il cazzo diresse i getti di sperma verso l’attrice; allo stesso tempo, Michela stava godendo in un tumultuoso orgasmo e dovette mordersi il labbro per evitare di urlare mentre veniva; in quel momento anche il pubblico si animò e scrosciò un applauso verso i due attori che, lei ricoperta di crema bianca e lui col cazzo un po’ moscio dopo l’abbondante eiaculata, ringraziavano inchinandosi.
Mentre tornavano a casa, Jane chiese a Michela:”Ti è piaciuto? Intendo lo spettacolo”
“Sì… e anche il resto” rispose la ragazza.
“Bene, allora avevo visto giusto quando ti ho incontrato per la prima volta” disse Jane
“Cioè?”
“Avevo immaginato che fossi abbastanza… troia da apprezzare sia lo spettacolo che il lavoretto che ti ho fatto nel frattempo” spiegò Jane facendole l’occhiolino.
Una volta a letto Michela non riusciva a prendere sonno; sentiva ancora tutta l’eccitazione che le si era scatenata quella sera e che, nonostante il ditalino fattole da Jane, le rimaneva addosso come una seconda pelle.
Bene o male si assopì e fu svegliata l’indomani mattina, domenica, da un discreto bussare alla porta; era Fred che le portava il telefono per una telefonata dall’Italia.
“Hi, Miki” esordì il suo ospite “dormito bene? C’è Giorgio al telefono che vorrebbe parlare con te; visto che sono le dieci passate ho pensato di svegliarti per dirtelo” e, intanto, continuava a gettare sguardi vogliosi sulle gambe della ragazza che erano rimaste scoperte per via delle coperte che si erano spostate.
Michela notò la malcelata voglia di Fred ma non fece nulla per coprirsi; anzi, nel mettersi seduta allargò abbastanza le gambe per dare modo all’uomo di godere della vista della nera peluria che aveva intorno alla fica; si accorse che la sua eccitazione lungi dall’essersi calmata rispetto alla sera precedente, era aumentata.
Infine prese il ricevitore.
“Pronto” fece Michela.
“Ciao, sono Giorgio. Come va da quelle parti?”
“Ciao amore” rispose la ragazza con voce alterata dall’eccitazione che l’aveva presa “Tutto bene, grazie; ieri sera sono stata a teatro con Jane; lo spettacolo è stato molto interessante, peccato che non eri qui”
Giorgio aveva notato la nota languida che la voce di Michela esprimeva e chiese
“Dì un po’, c’è qualcosa che non va?”
Fred era rimasto a lato del letto, appoggiato ad un grosso cassettone, intento a fumare una sigaretta; non capiva le parole che Michela diceva ma il tono con cui erano dette e l’abbigliamento tutt’altro che casto della ragazza gli facevano intendere che qualcosa di piccante sarebbe accaduto.
La situazione era diventata molto intrigante per Michela; era mezza nuda di fronte ad uno conosciuto da meno di una settimana, parlava al telefono con il suo ragazzo usando dei toni languidi e la voglia di sesso le aumentava sempre più.
“Va tutto bene” rispose Michela a Giorgio e intanto con la mano libera cominciava ad accarezzarsi tra le gambe sotto gli occhi acuti di Fred.
“Che ne dici se ce ne veniamo entrambi, tesoro?” chiese al suo ragazzo al telefono.
Giorgio non capì subito il senso recondito della frase
“Ma che stai dicendo, Miki?” chiese a sua volta.
“Prenditelo in mano che ce ne veniamo insieme” lo esortò Michela mentre intanto guardava Fred fermo davanti a lei.
Fred aveva cominciato ad intuire qualcosa e di conseguenza il suo pacco si era mosso; Michela continuava a toccarsi, stavolta a gambe aperte, e ad incitare Giorgio che, dall’altra parte della cornetta, ancora non capiva la situazione.
Fred, invece, aveva compreso benissimo cosa voleva fare la troia italiana e decise di passare all’azione; si aprì la cerniera dei jeans e tirò fuori un membro di notevoli proporzioni cominciando un lento lavoro di masturbazione.
Michela fu letteralmente rapita da quel cazzo e i suoi occhi lo fissarono andando su e giù all’unisono con il movimento impresso da Fred mentre ora si stava mettendo due dita in fica facendole andare dentro e fuori; nel frattempo aveva smesso di parlare al telefono e la sua attenzione era ormai tutta per il pene che aveva davanti.
Continuarono per qualche minuto così, masturbandosi mentre ognuno guardava l’altro impegnato nella sua particolare mansione.
Quando Fred si accorse che Michela aveva aumentato il ritmo e la sua mano si muoveva più velocemente, aumentò anche lui, cominciando ad avanzare verso la ragazza che continuava a fissare quel cazzo immaginando di averlo dentro a trapanarla.
Una volta che il membro di Fred fu a pochi centimetri dal viso di Michela, l’uomo aumentò il ritmo della sega per poi entrare decisamente nella bocca della ragazza; le labbra di Michela si serrarono intorno alla verga di Fred e cominciò a pompare aiutandosi con una mano mentre con l’altra continuava a sditalinarsi; bastò qualche pompata che il cazzo nella sua bocca s’ingrossò e violenti getti di caldo sperma le inondarono le tonsille e questo le fece raggiungere un tumultuoso orgasmo in una fica ormai fradicia di umori.
Leccò il pene di Fred fino a che fu tutto pulito e poi si abbandonò sul letto dimentica di tutto e di tutti; l’uomo si rimise a posto e uscì dalla stanza lasciando Michela a godere un meritato riposo.
Cap. 3
Quando Michela si risvegliò sentì una sensazione strana come di una coercizione che le impediva di muoversi liberamente; aprì gli occhi e realizzò la bizzarra situazione in cui si trovava.
Era seduta su una sedia nella sua camera; le sue mani erano legate dietro la schiena, ben fisse alla spalliera della sedia da una robusta corda mentre un altro legaccio le bloccava il bacino; davanti a lei, sul pavimento, c’erano Jane e Fred, completamenti nudi, l’una sull’altro, che stavano amoreggiando; Michela poteva vedere il ventre di Jane che strusciava sul cazzo di Fred e questo cominciò ad eccitarla.
Non poteva muoversi per cui allungò un piede per cercare di toccare il sesso di uno dei due ma sia Jane che Fred si lasciavano appena lambire e subito si allontanavano per poi riavvicinarsi.
Michela avrebbe voluto partecipare al gioco dei suoi ospiti ma i legami glielo impedivano così cominciò a strofinarsi le gambe l’una contro l’altra per trovare un po’ di sollievo all’eccitazione che ormai l’aveva presa.
Ora Jane aveva preso in bocca l’uccello di Fred e lo stava sbocchinando con gusto mentre guardava negli occhi Michela; poi si mise a cavalcioni di Fred e prendendo in mano l’uccello dell’uomo disse alla ragazza:
“Vedi questo bel cazzone, Miki? Ora sprofonderà nella mia tana e se tu starai buona a goderti lo spettacolo può darsi che potrai averne una piccola parte”
Detto questo puntò la cappella del membro di Fred all’apertura della sua fica e cominciò ad impalarsi lentamente mentre con occhi di fuoco fissava Michela in viso.
Michela era ormai in paranoia; mentre vedeva quel grosso cazzo mentre spariva nella caverna di Jane, pensava che avrebbe voluto essere al posto della donna soprattutto per le varie espressioni di beatitudine che passavano sul volto di Jane e che dimostravano l’estremo apprezzamento della donna nei confronti di quella verga di carne.
Quando Jane finì d’impalarsi disse:
“Ecco, Miki, ora è tutto dentro e mi sta riempiendo; lo sto avvolgendo con la mia fica fino all’utero; ti piacerebbe essere al posto mio?”
Michela mugolò mentre continuava a strofinarsi le gambe l’una con l’altra.
Jane cominciò ad andare su e giù, dapprima lentamente, poi aumentando gradatamente il ritmo e sempre guardando Michela negli occhi.
Michela stava impazzendo; tentava in ogni modo di raggiungere i due che facendo finta di avvicinarsi le davano l’illusione di poterli toccare ma poi si riallontanavano.
La cavalcata di Jane era ormai al massimo mentre Michela sentiva montare il suo orgasmo; poi Jane lanciò un urlo e venne in un tumultuoso orgasmo; attese un po’ per rilassarsi e poi si sfilò dal cazzo di Fred che era diventato di marmo, pronto ad eruttare litrate di sperma.
Fred si alzò e si mise davanti a Michela che continuava a masturbarsi strofinandosi le cosce; Jane prese in mano il membro dell’uomo e cominciò a segarlo velocemente; quando si accorse che stava per venire proseguì a masturbarlo dirigendolo verso Michela che, così, ricevette sul viso, sui capelli, sulle tette e sulle gambe tutto lo sperma prodotto dai gonfi coglioni di Fred.
A questo punto anche lei venne in un orgasmo liberatorio.
Allora Jane mollo il cazzo di Fred e si catapultò sulla ragazza cominciando a leccare dal suo corpo ciò che l’uomo aveva eiaculato, insistendo sulla fica, cosa che Michela dimostrò di apprezzare moltissimo visto che teneva ben aperte le cosce per dare modo alla lingua di Jane di intrufolarsi ben bene.
Poi la lingua di Jane trovò quella di Michela e le donò tutti i sapori che aveva raccolto passando sul suo corpo; la ragazza si attaccò come una ventosa a quella lingua per carpire fino all’ultima goccia gli umori che vi si trovavano.
Fred si era intanto sdraiato sul letto e ammirava le due donne che lesbicavano.
Jane si staccò, infine, da Michela e le disse:
“Allora, Miki, ti è piaciuto lo spettacolo? Penso proprio di sì! Quando vorrai rifarlo noi siamo pronti. Naturalmente potrai anche invitare qualcun altro che abbia voglia di fare qualcosa di trasgressivo”
Michela annuì e già pensava a come far entrare Giorgio in quel delizioso menage a trois.

FINE

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Luce bassa, notte fonda, qualche rumore in strada, sono davanti al pc pronto a scrivere il mio racconto erotico. L'immaginazione parte e così anche le dita sulla tastiera. Digita, digita e così viene fuori il racconto, erotico, sexy e colorato dalla tua mente.

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