Godere nella vergogna

Mia moglie Mirna, 42 anni mora longilinea gambe stupende ed un culo ben sodo è una seria e riservata professionista e chi la conosce non potrebbe certo immaginare quella che è diventata la sua doppia vita. Infatti ormai è completamente sottomessa a Vlado, un albanese senza scrupoli, che le ha insegnato a godere nella vergogna.. Avevamo cominciato a fare giochi erotici da soli. Poi durante una vacanza a Parigi conoscemmo Alfred che trasformò la nostra vita sessuale. Nella settimana del nostro soggiorno Alfred ha trascinato Mirna in un vortice di squallide e umilianti perversioni senza che io facessi nulla per fermarla anzi partecipando a quello che ci sembrava un gioco trasgressivo ed eccitante. In pochi giorni vidi mia moglie trasformarsi in quella femmina che avrei voluto vedere da sempre ; compiacente restai a guardarla a cadere sempre più in basso degradandosi oltre ogni limite assistendo impotente alla serata in cui Alfred la consegnò nelle mani di Vlado: Mirna, mia moglie, quella sera divenne così la schiava di uno sconosciuto albanese. Da quel momento lei ha accettato qualunque cosa lui le chiedesse fino ad arrivare a battere il marciapiede per la periferia di Milano.
Tutto è cominciato il nostro anniversario due anni fa. Fino ad allora la nostra era una vita sessualmente stereotipata e tranquilla. Io avrei voluto accendere la passione ma lei non si lasciava andare. Il suo guardaroba estremamente sobrio: tailleur seri, gonne sotto il ginocchio. La pregai diverse volte di comprarsi qualche abitino un po’ sexy, lei sorrideva e cambiava discorso. Solo a letto qualche scopata fuori dalla regola con qualche fantasia spinta ma niente di più. Quella sera di anniversario le regalai un miniabito di strech da portare senza reggiseno e si allacciava con un nodo intorno al collo e che lasciava la schiena completamente scoperta . Lei era sorpresa e lo fu ancor di più quando le mostrai il resto del regalo un tanga, un paio di sandali con tacchi a spillo vertiginosi, un reggicalze e delle calze nere velate. Aveva sempre indossato collant ritenendo calze e reggicalze volgari e come diceva lei ” da donna da strada” . Indossò tutto quasi per farmi piacere. Era eccitante vederla in una tenuta così sexy. La abbracciai e mi struscia contro di lei. La sentivo fremere. Le chiesi di uscire a cena vestita così. Disse che si vergognava, protestò un po’ ma alla fine accettò a condizione che scegliessi un ristorante lontano da dove abitiamo per paura di essere riconosciuta vestita in quel modo. Era una vittoria. Si mise uno spolverino, sfilò le scarpe che tenne in un sacchettino. Uscimmo sul pianerottolo. Mentre attendevamo l’ascensore uscì un nostro vicino che Mirna mal tollerava, Lei si strinse nello spolverino. Saperla vestita in modo così sexy senza che il nostro vicino lo potesse immaginare mi eccitava. Salimmo in auto. Avviai. Chiesi a Mirna di togliersi lo spolverino. “pensa se fossi scesa senza lo spolverino” mi disse. Le infilai la mano sulle cosce nude scoperte tra il bordo delle calze e l’orlo della gonna che si era arricciato mentre Mirna si era tolta lo spolverino. Mi chiese di tornare a casa che si vergognava di essere uscita così che si sentiva nuda. Arrivai con la mano sulla stoffa del perizoma. Le chiesi di levarselo. Mirna non si oppose. Accarezzai la sua fighetta calda che in un attimo diventò fradicia. Davanti al ristorante Mirna si mise i sandali e mi chiese il perizoma. Le chiesi di non rimetterselo. Protestò, io non cedetti e lo gettai da finestrino. Trovai il parcheggio a pochi metri dal ristorante. Scesi. Aprii la portiera a Mirna. Cercò lo spolverino, la presi per mano e la feci scendere. Le dissi che era bellissima. Cercò ancora delle scuse per farsi ridare lo spolverino. ” se mi vede qualcuno che mi conosce”, Chiusi l’auto e la presi per mano. Entrammo nel ristorante; attraversò il salone; i suoi tacchi a spillo valorizzavano le gambe generosamente scoperte dalla minigonna ed il culo ondeggiava volgarmente facendo voltare molti avventori; schiena scoperta e tette straboccanti. Ad un attento osservatore non sarebbe certo passato inosservato che sotto il vestito era completamente nuda. Sedendosi il suo imbarazzo crebbe accorgendosi che l’orlo della gonna lasciava ben intravedere il bordo delle calze che cercò di coprirsi con la tovaglia ma non fu sufficiente per cui usò un tovagliolo aperto sulle ginocchia. In un tavolo di fronte c’era un gruppo di signori sui sessant’anni che si misero a gettare delle occhiate per niente indiscrete in direzione di Mirna sorridendo e parlottando tra loro. Mi disse che si stava vergognando a morte che le stavo facendo fare la figura della puttana. Le presi una mano, stava tremando. Finita la cena mentre stavamo uscendo un tizio del gruppo davanti a noi ci raggiunse. Fu molto cortese, ci disse che stavano festeggiando il compleanno di uno di loro che era restato colpito dalla sensualità di Mirna e le chiese se gentilmente non avrebbe avuto voglia di portare lei stessa la torta con le candeline al loro tavolo. Era evidente che c’era da parte di tutti la voglia di vedersela sfilare davanti e sinceramente il fatto che tutti se la stessero mangiando con gli occhi mi eccitava. Mirna non sapeva cosa dire. Lo sconosciuto mi guardò. “vai pure” . Incapace di ribellarsi lei seguì lo sconosciuto verso la cucina e poco dopo uscì tenendo una grossa torta con delle candeline. Mirna stava per andare verso il tavolo. Lo sconosciuto la fermò trattenendola per i fianchi. Un cameriere accese le candeline. Abbassarono le luci nel locale. Lo sconosciuto la tratteneva ancora per i fianchi, io la guardavo a pochi metri da lei. Sentii il mio sesso diventare duro per quello che stava succedendo. Lo sconosciuto con movimenti impercettibili tenendo le mani su fianchi di Mirna le aveva fatto risalire l’orlo della gonna lasciando ben in vista che portava calze e reggicalze ma quel che era peggio arrivava a filo di culo. La lasciò e mentre cantavano “tanti auguri” lei si avvicinò al tavolo. Appoggiata la torta sul tavolo riaccesero le luci e tutti la videro con le gambe generosamente scoperte; raccolse un’ovazione e solo allora si rese conto del suo stato. Si abbassò l’orlo della gonna e corse da me tra i fischi dei presenti. Uscimmo dal ristorante. Raggiungemmo l’auto. Mirna non parlava. La abbracciai e le infilai la mano sotto la gonna. Cercò di resistere ma cedette. Era fradicia. Mi confessò che si era sentita sprofondare dalla vergogna in mezzo a quella sala . Era spaventata anche all’idea che qualcuno l’avesse potuta riconoscere. La rassicurai che non poteva esserci nessuno. Mi pregò però di non metterla più a disagio in quel modo anche se si era eccitata. Mi fermai con l’auto in un viale isolato. Le slaccia il nodo del vestito dietro il collo facendo scivolare in avanti i capi del vestito “cosa fai, ti prego” mi sussurrò senza però fermare la mia mano che lentamente le scopriva una tetta. “sono tua moglie, se passa qualcuno e mi vede cosa può pensare. ” Ma era solo una finta difesa in realtà si stava eccitando moltissimo. La sua passera, era calda ed ancor più umida. Il mio dito ci sprofondò dentro. Con l’altra mano le scoprii anche l’altra tetta.
Avrei voluto spingermi oltre usare un linguaggio volgare che con mia moglie non avevo mai usato. Provai . Le dissi che mi eccitava moltissimo vederla così sexy che era la mia amante, la mia bambola erotica , la mia puttana. Pensavo di averla sparata grossa ma lei si mollò ancora di più, mugolava dal piacere e più la trattavo volgarmente più si eccitava. Le dissi che l’avrei portata in giro sempre vestita così e che avrei potuto riportarla in quel locale per mostrarla ancor più laidamente a quegli sconosciuti. “Sono la tua puttana… fallo… ma non posso girare nella nostra città vestita come una troia … se mi vede chi mi conosce ….. ” Stavo per venire. “e se fosse in un’altra città gireresti vestita come una puttana? ” “Siiiiiiiiii…. ” “si cosa ” le chiesi eccitato. “girerei vestita come una puttana, la tua puttana” Gemette Mirna.
Qualche settimana dopo capitò l’occasione.

Tutto è cominciato durante una nostra vacanza a Parigi la primavera di due anni fa. Fino ad allora la nostra era una vita sessualmente stereotipata e tranquilla, solo a letto qualche scopata fuori dalla regola con qualche fantasia spinta ma niente di più. Io avrei voluto alzare la nostra temperatura erotica ma mia moglie Mirna, 44 anni mora longilinea gambe stupende ed un culo ben sodo, non si lasciava andare.
Tra tutte le mie voglie, una, ricorrente, poterla vedere almeno una volta estremamente sensuale visto che il guardaroba di Mirna è sempre stato estremamente sobrio: tailleur seri, gonne sotto il ginocchio, abiti mai attillati, tacchi bassi. Parigi era il posto ideale. Così mi buttai e per la sera del nostro anniversario le regalai un miniabito di strech da portare senza reggiseno che si allacciava con un nodo intorno al collo e lasciava la schiena completamente scoperta; non pago cercai anche un intimo particolare, un tanga, un reggicalze e delle calze nere velate che era un’esagerazione, lei che aveva sempre indossato collant ritenendo calze e reggicalze volgari e come diceva ” da donna da strada”. Per completare un paio di sandali che si allacciavano con un cinturino attorno alla caviglia e con dei tacchi a spillo vertiginosi. In hotel lasciai il pacco ben confezionato in camera ed attesi Mirna nella hall. Lei tornò dal parrucchiere, aperitivo insieme e poi le dissi di iniziare a salire a prepararsi per la cena, preavvisandola che le avevo fatto un regalo. Corse in stanza. Qualche minuto dopo salii tra il curioso e l’eccitato. Mi aprì la porta. Era fantastica: aveva indossato il vestitino, corto come mai ne aveva portato uno, annodato attorno al collo le lasciava la schiena completamente nuda e un abbondante visione delle tette.
Si era persino messa i sandali con i tacchi a spillo. Era eccitante vederla in una tenuta così sexy. La abbracciai e mi struscia contro di lei. Le chiesi di uscire a cena vestita così. Disse che si vergognava, visto che l’orlo della gonna arrivava appena a coprire il bordo delle calze. Insistetti protestò un po’ ma alla fine accettò. Uscimmo . Mentre attendavamo il taxi chiunque passando vicino a noi la squadrava. Mirna si strinse al mio braccio. Vestita in modo così sexy era decisamente eccitante. Salimmo sul taxi. Lei stirò verso il basso il bordo della gonna che si era arricciato scoprendo il bordo delle calze . Mi chiese di tornare in hotel che si vergognava di essere uscita così e che si sentiva nuda. Di fatto sotto l’abito indossava solo un minuscolo perizoma. Furtivamente senza che il taxista si accorgesse di nulla le infilai vincendo una minima resistenza la mano sotto la gonna, sfiorando le calze e poi le cosce nude fino sulla stoffa del perizoma. La sentii umida; Mirna strinse le gambe vergognandosi. Iniziai ad armeggiare cercando la sua fighetta. Mirna non si oppose e potei accarezzare la sua fighetta calda che in un attimo diventò fradicia. Sotto quel mio armeggiare l’elastico del perizoma si ruppe. Eravamo quasi davanti al ristorante. Mi chiese di nuovo di tornare, non solo si sentiva nuda sotto quel vestito lo era veramente. Il taxista ci indicò la fine della corsa. Scesi. Aprii la portiera a Mirna . Cercò ancora delle scuse per ritornare. “se mi vede qualcuno che mi conosce”, Chiusi l’auto e la presi per mano “a Parigi? “. Entrammo nel ristorante; attraversò il salone; i suoi tacchi a spillo valorizzavano le gambe generosamente scoperte dalla minigonna ed il culo ondeggiava volgarmente facendo voltare molti avventori; schiena scoperta e tette straboccanti con i laccetti del reggicalze che si disegnavano sotto il vestito. Ad un attento osservatore non sarebbe certo passato inosservato che sotto il vestito era completamente nuda . Sedendosi il suo imbarazzo crebbe accorgendosi che l’orlo della gonna lasciava ben intravedere il bordo delle calze che cercò di coprirsi con la tovaglia ma non fu sufficiente per cui usò un tovagliolo aperto sulle ginocchia. In un tavolo di fronte c’era un gruppo di signori sui sessant’anni che si misero a gettare delle occhiate per niente indiscrete in direzione di Mirna sorridendo e parlottando tra loro. Mi disse che si stava vergognando a morte che le stavo facendo fare la figura della puttana. Le presi una mano, stava tremando. Finita la cena un tizio del gruppo davanti a noi ci raggiunse. Fu la prima volta che incontrammo Alfred. Fu molto cortese, ci disse che stavano festeggiando il compleanno di uno di loro che era restato colpito dalla sensualità di Mirna e le chiese se gentilmente accettava di essere lei a portare la torta con le candeline al loro tavolo. Era evidente che c’era da parte di tutti la voglia di vedersela sfilare davanti e sinceramente il fatto che tutti se la stessero mangiando con gli occhi mi eccitava. Mirna non sapeva cosa dire. Alfred mi guardò. “vai pure” annuii a Mirna.
Incapace di ribellarsi lei lo seguì verso la cucina e poco dopo uscì tenendo una grossa torta con delle candeline. Mirna stava per andare verso il tavolo. Alfred la fermò trattenendola per i fianchi mentre un cameriere accese le candeline. Abbassarono le luci nel locale. Alfred la tratteneva ancora per i fianchi, io la guardavo a pochi metri da lei. Sentii il mio sesso diventare duro per quello che stava succedendo. Alfred con movimenti impercettibili tenendo le mani su fianchi di Mirna le aveva fatto risalire l’orlo della gonna così che si vedesse bene calze e reggicalze ma quel che era peggio arrivava a filo di culo. La lasciò e mentre cantavano “happy birthday” lei si avvicinò al tavolo. Appoggiata la torta sul tavolo riaccesero le luci e tutti la videro con le gambe generosamente scoperte; raccolse un’ovazione e solo allora si rese conto del suo stato. Si abbassò l’orlo della gonna e corse da me tra i fischi dei presenti. Uscimmo dal ristorante. Mirna non parlava. La abbracciai mentre ci allontanavamo da quel ristorantino. In un viale alberato ci sedemmo in una panchina all’ombra; le infilai la mano sotto la gonna. Cercò di resistere ma cedette. Era fradicia. “se ci penso mi vengono i brividi, mi sono sentita sprofondare dalla vergogna in mezzo a quella sala” disse Mirna. “Mi hai fatta sentire – abbassò gli occhi e dopo un attimo di esitazione riprese …….. puttana” disse con un filo di voce. Perché se la prendeva con me così le risposi ” e tu ti sei fatta trattare come una puttana senza ribellarti ad uno sconosciuto che ti sollevava la gonna ” Non parlava, ma la sentivo fremere. Calcai la mano dicendole cosa avrebbe fatto se le avesse slacciato anche il vestito. Continuava a non rispondere. Ormai eravamo entrambi eccitati. Le accarezzai il collo e le slaccia il nodo del vestito “cosa fai, ti prego” mi sussurrò senza però fermare la mia mano che lentamente le scopriva una tetta. “sono tua moglie, se passa qualcuno e mi vede cosa può pensare. ” Ma era solo una finta difesa in realtà si stava eccitando moltissimo. La sua passera, era calda ed ancor più umida. Il mio dito ci sprofondò dentro. Con l’altra mano le scoprii anche l’altra tetta. ” penseranno che sei davvero una troia… la mia troia. Forse che non lo sei? .. ” Mi stavo eccitando moltissimo per quel nostro esibizionismo. Sussurrò un si quasi un gemito. Respirava profondamente mentre la mia mano penetrava sempre più a fondo nel suo piacere. Le chiesi di dirmelo. Mirna ripetè: “sono la tua troia” Non avevamo mai vissuto un sesso così trasgressivo. Con difficoltà mi staccai da lei. Mirna non capì. “ti prego continua, fammi godere” La guardai era seminuda su una panchina in un parco pubblico. “allora sei o non sei una puttana, di cosa ti vergogni alzati e fatti vedere”. I capezzoli sembravano scoppiare la situazione per quanto dicesse la stava eccitando. “sono tua moglie, mi potrebbe veder qualcuno” Le chiesi di camminare lungo sculettando come una puttana. Era ammutolita, si coprì le tette con l’abito ed iniziò a camminare tremante muovendo il culo da vera professionista del sesso. Era come me la ero sempre immaginata: vestita come una puttana, calze e reggicalze, una minigonna che le arrivava a malapena sotto le chiappe lasciando ben in mostra calze e reggicalze sandali con tacchi a spillo di 15 centimetri. Il bordo dell’abito aveva sortito l’effetto desiderato vedere mia moglie come non l’avevo mai vista mi eccitava e mi eccitava ancor di più per come si era mostrata in quel ristorantino ammirata da quegli estranei e lei si era eccitata ancor di più sentendosi abbandonata in una tenuta così laida ma non aveva fatto nulla per coprirsi ai loro sguardi indiscreti. E pensare che fino a qualche settimana prima non avrebbe mai indossato una gonna appena sopra al ginocchio. Lei si era eccitata di questo suo esibizionismo fino ad allora sconosciuto ed io nel vederla così sexy. Improvvisamente sentimmo dei passi. Si tirò giù l’orlo della gonna. La abbracciai. Appena il tempo che dall’ombra uscì Alfred e si fermò dinanzi a noi. Senza scomporsi ci salutò. Mirna abbassò gli occhi. Mi resi conto che forse aveva assistito poco distante a tutte le nostre effusioni. “Ho visto che alla vostra donna piace come la trattate ero sicuro che le piaceva esibirsi dalla facilità con cui si era lasciata scoprire il culo la dentro. “Senza che né io né Mirna parlassimo lui ci invitò per la sera successiva allo stesso ristorante. Si girò e prima di andarsene aggiunse “spero che la signora sia ancora vestita in modo così sexy, è sempre piacevole ammirare una bella donna che si lascia guardare… e se volete potrebbe anche offrirci qualcosa di più da vedere” passò vicino a Mirna e allontanandosi le sfiorò il culo con la mano.
Eravamo restati ammutoliti. Le frasi di quello sconosciuto mi rimbombavano nella testa e tanto mi ingelosiva, tanto mi eccitava l’idea di vedere mia moglie al centro delle sue attenzioni. Mirna era ansimante. Ripeteva “che figura, che figura, sei pazzo, non ti dovevo ascoltare, penserà che sono una puttana, ti rendi conto”.
Mirna si ricompose, ritornammo a piedi all’hotel abbracciati con la mia mano che furtivamente di tanto in tanto scivolava sotto la gonna palpandole il culo nudo senza che lei si opponesse più. Eravamo entrambi eccitati, ci buttammo sul letto ripensammo alla serata. “quell’uomo mi mette i brividi, non penserà davvero che ritorni in quel ristorante vestita così? ” “se ci ritornassimo -le chiesi- ti lasceresti sollevare ancora la gonna? “. Le sollevai la gonna scoprendole il sesso ed appoggiandovi sopra la mia mano. Mirna era ansimante. Con un filo di voce mi chiese cosa sarebbe successo se fossimo ritornati. Non capivo se fosse ingenua o se volesse continuare il gioco. La spogliai completamente. “Domani sera ti ci riporto e vedremo cosa succede” Ero tanto eccitato che stavo perdendo di vista la realtà. “In fondo ti è piaciuto comportarti come una puttana e questa volta potrebbe chiederti di girare nuda tra i tavoli” Mirna si ammutolì. Mi slacciai i pantaloni ed estrassi il mio membro teso la spinsi in ginocchio davanti a me “e poi ti potrebbe far inginocchiare sotto i tavoli e chiederti di succhiarglielo” Mirna non mi aveva mai fatto un pompino eppure non sembrava opporsi. Scivolai il mio membro teso sulla sua faccia, poi sulle sue labbra e lei lo accolse in bocca. Provai dei brividi intensi, mia moglie in ginocchio davanti a me mi succhiava avidamente l’uccello come una puttana. Non mi sapevo contenere, la insultavo “ti piace puttana, vedi come sei brava quel tizio non aspettava altro e domani sera farai la stessa cosa a lui”. Fremeva ed io contemporaneamente con lei finchè non le gettai tutto lo sperma in gola. Lei si scostò ma la trattenni verso il mio sesso in modo che parte del liquido le colasse sul volto. Restando seduto sul letto la trattenni in ginocchio con la testa appoggiata sulle mie cosce ed il mio sesso ancora colante che si appoggiava sulla guancia. Sorridendo mi disse “allora ti è piaciuta la tua puttana? ” Ci stendemmo sul letto, allungai la mano sul suo sesso per darle quel piacere che lei mi aveva dato con la sua bocca. Mirna non parlava più si muoveva ritmicamente sulla mia mano. “E se domani ti riportassi veramente da quel tizio? ” “Siiiiiiiiii…. ” gemette Mirna. Credevamo solo di giocare, ma quella sera stavamo aprendo la porta ad un mondo nuovo in cui Mirna sarebbe in pochi giorni sprofondata perdendo ogni pudore ed imparando a godere sempre più nella vergogna. Avevamo iniziato un gioco da cui non ne saremmo più usciti. FINE

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