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Gwenn, la sposa di Lugh

Enor arrancava lungo il sentiero che saliva alla scogliera seguendo quella che, un tempo, era chiamata la via di Lugh, aiutandosi con il lungo bastone intarsiato, simbolo del suo status. Gli ultimi anni erano passati veloci ed impietosi trasformando l’uomo forte ed orgoglioso di un tempo in un vecchio canuto ed ansimante, con il volto segnato dalle lunghe ore di veglia e di preghiera.
– Verrà il giorno in cui il cuore mi scoppierà nel petto mentre affronto questa salita! – pensò ad alta voce, poi aggiunse per scongiurare quel pensiero – Almeno morirò mentre cammino verso il simbolo di Lugh e la sua luce guiderà la mia anima, sarà l’ultimo sacrificio che farò al nostro dio. Non sarà una brutta morte!
Un passo dopo l’altro la sommità della scogliera si avvicinava, Enor poteva già scorgere le grandi pietre solari del vecchio tempio di Lugh.
Un tempo, in quel luogo, molte generazioni prima, i suoi antenati costruirono un tempio in onore del dio solare che li aveva guidati nella loro migrazione, donandogli quella terra fertile ed affacciata su di un mare pescoso. In seguito, con la crescita e l’arricchirsi della tribù, il sommo sacerdote decise che si doveva onorare il dio con un nuovo tempio, più grande, più bello, più maestoso; degno di Lugh ed indicò il luogo ove sarebbe sorto: non più sulla scogliera che si ergeva ad occidente del villaggio, da dove il dio non poteva vedere il suo popolo, ma sulla piana prospiciente la spiaggia, da dove prendevano il largo le imbarcazioni da pesca. Allora il popolo si mise alla ricerca delle pietre adatte, esplorò le coste e le colline dell’interno sin che non trovò la pietra nera che trasportò attraverso valli e fiumi sino al villaggio. Il sommo sacerdote fece erigere un cerchio di pietre infisse verticalmente nel terreno a delimitare l’area sacra, poi dispose la posizione dei massi che dovevano indicare il solstizio d’estate e d’inverno, la variazione massima del sole nelle stagioni e il luogo ove nasceva e moriva Arianrhod, la luna.
Ad Enor non piaceva il nuovo tempio, benché officiasse in quel luogo i suoi riti come tutti i sommi sacerdoti prima di lui, preferiva il vecchio ove si recava spesso sostenendo che ancora percepiva la presenza di Lugh in quel luogo, ed insisteva affinché il dio si onorasse anche lì.
Ora, però, non saliva al tempio per pregare ma per osservare il mare. Quello era il punto più alto nelle prossimità del villaggio e dalla sua sommità lo sguardo poteva indagare l’orizzonte più lontano che altrove. Come raggiunse il pianoro sulla cima, il grande mare si presentò in tutta la sua impressionante estensione davanti a lui.
– Sapevo che saresti venuto anche tu, ti aspettavo. – disse la voce di un uomo che non aveva notato.
– Yann! Immaginavo di trovarti qui. – Enor salutò il suo capo usando il nome amico e non quello derivato dalla sua carica poiché aveva praticamente allevato il giovane.
– Sono preoccupato Enor!
Da più di quattro lune i nostri sono salpati in direzione dell’isola dei ghiacci e non sono ancora tornati. L’inverno è alle porte, senti come soffia il vento da nord e guarda come Marwyn spinge le onde contro le rocce sollevando grandi spruzzi… non è un buon segno questo!
– Non è un buon segno! – ne convenne Enor
– Cosa facciamo?
– Cosa possiamo fare contro il volere di Marwyn?
– E tutto questo solo per barattare la nostra selce con la pietra per accendere il fuoco! – continuò Yann seguendo il filo dei suoi pensieri.
– Quella pietra ci serve, lo sai. – lo confortò Enor
– Non a prezzo della vita di trentasei dei miei migliori marinai e guerrieri! Senza contare le sei barche, le migliori che abbiamo mai costruito… ma le barche si ricostruiscono… gli uomini no!
C’è mio fratello con loro!
– Lo so, Yann ma devi avere fiducia in Lugh. Esso protegge la nostra gente. Da sempre!
– Forse Lugh è distratto o ha altro cui pensare! – Rispose Yann in tono sarcastico e sfiduciato.
– Forse lo abbiamo trascurato ultimamente! Lugh è buono ma permaloso!
– Non lo abbiamo forse sempre pregato?
Non gli abbiamo sacrificato i nostri migliori animali?
Non lo onoriamo a sufficienza con due templi dedicati a lui? – Yann si stava infuriando, da uomo pratico e dotato di un intelligenza superiore alla media qual era non vedeva nella preghiera e nei sacrifici la soluzione al loro problema.
– Dobbiamo dimostrargli quanto lo amiamo, quanto sia importante per noi, blandirlo con una grande offerta… prima che Lugh vada a dormire per l’inverno, nel giorno in cui segnerà con il suo cammino il solstizio… gli sacrificheremo una vita. – Sentenziò Enor.
– Di vite ne ha già prese tante quest’anno!
– Gli abbiamo offerto i nostri animali. Gli animali, lo sai, non hanno anima ma solamente spirito!
Per vita intendo una donna! La manderemo in sposa a lui.
– Questo è il suo volere? – domandò il capo al sacerdote.
– Questo è il suo desiderio, Yann!
– Così sia allora! Scegli la sposa per Lugh.
Al solstizio la manderai a lui come nostro dono e speriamo che decida di riscaldare ancora un po’ il mondo in modo da allontanare l’inverno e calmare i venti. Cosicché mio fratello e i nostri uomini possano tornare a casa.
Yann si voltò a guardare il mare. La bassa marea stava scoprendo una grande porzione di terra nella baia innanzi al villaggio ed i bambini, accompagnati dalle donne, inseguivano l’acqua cercando nel fondale i molluschi che erano una delle loro principali fonti di sostentamento. Il sole, ancora basso nel cielo, disegnava assurdi riflessi dorati sulle onde e rendeva ancora più gialla la sabbia del fondale scoperto.
– Il mare si ritira quando sorge il sole. – osservò Yann – Questo vuol dire che Lugh è d’accordo con Arianrhod. I due litigheranno presto e Lugh s’infurierà come sempre.
Dobbiamo fare presto!
– Il solstizio è tra pochi giorni! – lo rassicurò il sacerdote
– Scegli la sposa, allora!
– Ho già in mente la donna adatta a Lugh!
– Chi è?
– Gwenn!
– Gwenn?
Ma è la figlia primogenita di Bronn, nostro alleato, e mandata in sposa a mio fratello per suggellare il patto tra le nostre tribù!
Non possiamo sacrificarla!
– Non sto dicendo di toglierle la vita. – lo rassicurò Enor – Intendo solamente farla giacere con Lugh in modo da placarlo. Tuo fratello non perderà la sua sposa e lei sacrificherà la sua verginità per far tornare a casa il suo promesso.
– Non mi piace … Denez non la prenderà bene!
– Denez, tuo fratello, non conosce ancora la sua promessa sposa. Essa è giunta da noi quando lui era già per mare. Inoltre non rimpiangerà di non averla avuta per primo se questo gli consentirà la salvezza!
– Potrebbe rifiutarla e mettermi in seria difficoltà con Bronn!
– Non la rifiuterà! Sarò io a spiegargli il sacrificio che Lugh richiede a loro due.
– Non la prenderà bene! – insistette Yann – Tu lo conosci, quanto me.
– Vi ho allevati come se foste miei figli quando vostro padre e mio fratello è stato chiamato da Lugh… e non farei mai nulla che potesse arrecarvi danno. Lo sai!
– Spero sia come dici tu!
Enor intuì che Yann non intendeva continuare quel discorso e si sedette vicino a lui per osservare l’orizzonte nella attesa di un segno che non arrivava.
I giorni passarono senza che nessuna imbarcazione fosse avvistata all’orizzonte. Yann aveva disposto che un guerriero, tra quelli con gli occhi più buoni, restasse sempre sulla cima della scogliera in osservazione. Marwyn, la dea del mare, però, non èra ben disposta verso di loro e le onde apparivano ogni giorno più alte e ravvicinate.
Quando arrivò il solstizio Enor si presentò all’alba nella capanna del nipote posta al centro del villaggio.
– Oggi è il giorno! – disse senza aggiungere altro.
– Lo so! Quando terrai il rito?
– Al tramonto, poco prima che Lugh vada a coricarsi.
– Gwenn come l’ha presa?
– Quella ragazza conosce il suo dovere verso il promesso sposo e il potere di Lugh.
Si offrirà spontaneamente a lui!
Terremo il rito al vecchio tempio… quello nuovo si è dimostrato meno gradito al dio!
– Sei tu il sommo sacerdote! Tu conosci gli dei ed i loro voleri! – meditò ad alta voce Yann, poi domandò – Chi interpreterà il dio Lugh?
– Io son troppo vecchio per queste cose! Sarà già un segno degli dei se arriverò in salute sino in cima alla scogliera, se ancora pretendessi di prendere quella ragazza… non saluterei Lugh domani mattina! – Enor sorrise all’idea.
– Allora chi sarà? – domandò preoccupato Yann
– Solo il sommo sacerdote ed il capo possono fare le veci di Lugh!
– Non pretenderai che io offenda mio fratello togliendo alla sua donna la verginità?
– Gwenn non è la donna di tuo fratello!
Nemmeno si conoscono! Lei è solo la sua promessa sposa.
Cosa c’è ora? – domandò Enor notando l’espressione del nipote – Forse Gwenn non ti piace?
– Non è questo! Lo sai che è bellissima.
Non posso prenderla dinanzi a tutto il villaggio sapendo che lei è destinata a Denez!
– Saremo solo noi… e le mie mogli, le quali dovranno preparare l’altare per il rito.
Inoltre è fra i tuoi doveri di capo del villaggio pregare in modo opportuno gli dei affinché ci assicurino la loro protezione.
Con l’ultima frase Enor chiuse il discorso e vinse le reticenze del nipote, vi erano momenti in cui anche il capo tribù doveva piegarsi ai voleri del sommo sacerdote.
Sin dal mattino il popolo iniziò a festeggiare eseguendo le danze rituali che dovevano salutare il sole nel suo ultimo giorno prima del riposo invernale mentre i sacerdoti preparavano il vecchio tempio per il rito serale. Yann girovagò per tutta la giornata tra la gente in festa, prese parte ad alcune danze che vedevano coinvolti i migliori guerrieri del villaggio e presenziò al banchetto con scarso appetito nonostante quello fosse l’ultimo pranzo solenne prima della prossima primavera. Nel lungo inverno il cibo sarebbe stato razionato e, a meno di una buona caccia, poco gustoso. Il mare concedeva poco nella stagione fredda ed i campi non producevano, gli animali del bosco, inoltre, parevano intuire il pericolo che correvano se s’aggiravano imprudenti nei pressi del villaggio. Il poco bestiame allevato doveva essere salvaguardato per la riproduzione primaverile. La festa del solstizio d’inverno serviva principalmente per sollevare l’umore degli uomini, per ricordargli durante l’inverno l’abbondanza della stagione buona ed infondergli coraggio, oltre che calorie.
– Mangia Yann! – disse Enor – Questa notte avrai bisogno di tutte le tue forze! – terminò con un largo sorriso.
Afferrando un boccone di carne di cinghiale arrostita, Yann cercò con lo sguardo la futura sposa di Lugh. Non trovandola tra la sua gente rivolse un’occhiata interrogativa allo zio.
– La stanno preparando per il rito.
Con le mie mogli è chiusa nella capanna sin dal mattino. Ha danzato con loro in privato ed eseguito i riti purificatori, ora sarà già vestita per l’occasione e pronta a raggiungere il tempio.
Tu sei pronto?
Enor lanciò uno sguardo eloquente al nipote e capo della tribù, in quegli occhi si leggeva una forza, una spavalderia ed una decisione che raramente si permetteva di manifestare con lui. Era il tempo del rito ed il suo ruolo di sacerdote gli imponeva di guidare la sua gente nel perfetto svolgimento, non ammetteva errori o titubanze così come non le avrebbe accettate Lugh. Il dio andava placato e soddisfatto se volevano che dimostrasse benevolenza nei loro confronti.
Yann abbassò il capo in segno affermativo senza, però incrociare lo sguardo di suo zio, ancora gli rodeva il fatto di dover possedere la donna promessa al fratello in nome di un dio che, forse, aveva già scagliato gli elementi contro le navi e gli uomini che da tempo mancavano al villaggio. Quando Enor si alzò con decisione lui lo imitò, quindi, insieme, si diressero verso il vecchio tempio sulla scogliera. Nel tragitto il sacerdote non parlò, non volse mai lo sguardo in direzione del nipote per controllare se lo seguiva e non staccò mai gli occhi dal sole al tramonto. Yann lo sentiva mormorare una lunga serie di litanie senza riuscire a comprenderne le parole poiché erano pronunciate nella lingua nota solo ai sacerdoti, ma la musicalità di quella nenia lo stava catturando. Si ritrovò a canticchiare a tempo, usando parole che si adattassero ai suoni da lui emessi, e si accorse che la sua mente stava perdendo il controllo del corpo. La lotta intrapresa per tornare in se stesso fu persa prima ancora d’iniziare, Yann seguiva la cantilena come ipnotizzato, sentiva i piedi battere sul terreno in salita a tempo ma non riusciva a controllarli.
Solo quando lo zio sacerdote cambiò ritmo si accorse d’essere arrivato al vecchio tempio. Gwenn era giunta da tempo, condotta dalle mogli di Enor, ed ora mostrava loro le spalle poiché era rivolta verso il sole. Yann era intento a scorgerne i lineamenti dietro la lunga massa di capelli biondi quando la voce tonante del sacerdote intonò una preghiera.
“Occhio del grande Dio,
Occhio del Dio di gloria,
Occhio del Re degli eserciti,
Occhio del Re dei viventi,
che ti riversi su noi
in ogni momento e in ogni stagione,
che ti riversi su noi
gentile e generoso.
Gloria a te,
o sole glorioso.
Gloria a te, o sole,
volto del Dio di vita”.
Erano le solite parole rivolte al sole ad ogni solstizio, ma in questa occasione Yann si ritrovò a meditare sul loro significato intrinseco per la prima volta.
Nell’udire l’invocazione le donne si voltarono verso i due uomini chinando il capo in segno di rispetto verso il sommo sacerdote e verso il loro capo, solo Gwenn restò immobile ed eretta fissando il suo sguardo su quello di Yann. In quegli occhi, il giovane capo, lesse una determinazione priva di ogni incertezza, di timore o di rassegnazione, che quasi lo spaventava; vide innanzi a se una donna nel corpo di una ragazza, una donna che affrontava il suo destino con ferma caparbietà. Con una forza che poteva generare invidia in molti uomini del suo popolo si dava a Lugh, impersonato da Yann per l’occasione, conscia del suo ruolo, sapendo che quello era l’unico modo di far tornare sano e salvo il suo promesso sposo. Uno spirito di sacrificio che desto grande ammirazione nei due uomini e nelle mogli del sacerdote.
– Sarà un buon rito! – mormorò Enor nelle orecchie del nipote.
– Vedrò di fare in modo che non sia un sacrificio troppo grande per lei. Lo merita! – aggiunse Yann.
Enor richiamò a se la ragazza per ungerle il viso con i colori della divinità cui era offerta in sposa: una serie di leggeri tratti sulle palpebre, sul naso e sulla fronte delineati con una mistura di grasso animale e polvere d’oro. Quindi, il sacerdote, appoggiò una mano sulla spalla sinistra di Gwenn e le ricordò il motivo per il quale si trovava in quel luogo usando parole dolci e rassicuranti; solo quando riconobbe nei suoi occhi la luce della piena comprensione la condusse verso la tavola di pietra posta al centro del tempio, la voltò con le spalle al sole e ordino alle proprie mogli di preparare l’altare.
Le donne presero i rami di pino e la paglia che avevano preparato in precedenza e li depositarono sulla pietra, quindi ricoprirono il tutto con una pelle di cerva ben conciata, poi si allontanarono uscendo dal cerchio di pietre. Nel frattempo, Enor controllava l’altezza del sole rispetto ai megaliti principali del tempio poiché la sposa doveva concedersi a Lugh poco prima che lui andasse a riposare. Il Enor rilevò che mancava poco al momento in cui l’ombra delle due pietre che delimitavano il punto in cui il sole calava nel solstizio raggiungesse l’altezza del bordo inferiore dell’altare centrale, allora chiamò anche Yann vicino a se e mentre il giovane si avvicinava rivolse l’attenzione alla ragazza.
Gwenn stava immobile, con le spalle rivolte all’altare ed al sole, quindi non poteva aver notato come era stato preparato il luogo in cui avrebbe perso la verginità in onore del dio solare, anche se, molto probabilmente, le donne del sacerdote l’avevano edotta sui dettagli del rito.
Enor era, forse, più teso dei due giovani; se il rito si fosse concluso male, se Lugh non avesse gradito l’offerta, se una qualunque cosa avesse provocato l’ira del dio, i marinai ed il fratello di Yann non sarebbero mai più tornati al villaggio e chissà quali altre sventure avrebbero funestato la loro vita. Fu, allora, con mani tremanti che sfiorò i lacci del vestito di Gwenn mentre mormorava una serie di scongiuri e malediva ogni possibile spirito malvagio si aggirasse nei dintorni del tempio.
Il sacerdote ritrovò l’ottimismo e la fiducia in una buona riuscita del rito grazie allo sguardo della ragazza. Sentendolo mormorare e notando le sue mani tremanti, Gwenn puntò i chiarissimi occhi verdi su quelli del sacerdote, rinfrancandolo con la loro dolcezza e trasmettendogli parte della propria forza. Allora, Enor sciolse i lacci della tunica che la ricopriva mentre invitava, a gran voce, Lugh ad ammirare la sua sposa, poi ordinò a Yann di spogliarsi.
Enor rimase interposto tra i due giovani, in modo che non potessero ancora vedersi benché Yann lo sovrastasse di una buona spanna in altezza, solo quando l’ombra del sole sfiorò il limite dell’altare si scostò permettendo ai due officianti di ammirarsi in tutta la loro reciproca nudità.
Yann provò una stretta alla gola ed il cuore cessò di battere per un istante appena vide lo splendido corpo della ragazza nudo e disponibile innanzi a lui; irradiante una dignità che sino allora non aveva mai sospettato in una donna. Sentì il suo sguardo che scrutava analizzava attentamente il suo corpo. Fino a poco prima aveva immaginato che Gwenn si sarebbe dimostrata intimidita dal suo aspetto, dalla possente muscolatura e dagli innumerevoli tatuaggi di guerra che portava sul petto, ma contrariamente alle sue aspettative la giovane lo fissava con intensità libera da timore. Non era quella la reazione di una giovane vergine posta ignuda dinanzi ad un uomo, pensava. Si domandò quale forza la guidava o quale divinità la proteggeva per dimostrare tanta sicurezza. Oramai il senso di colpa nei confronti del fratello stava lasciando posto all’eccitazione sessuale, il corpo della giovane era in grado di far vincere ogni remora ed il suo sguardo prometteva una attiva partecipazione al rito, il che avrebbe reso l’accoppiamento senz’altro molto piacevole.
– Ponetevi l’uno innanzi all’altra, senza sfiorarvi! – ordinò Enor – L’occhio di Lugh dirà se il dio ha accettato la sua sposa raggiungendo il mare. Solo allora potrete e dovrete toccarvi.
Yann si avvicinò di un passo alla ragazza, lui poteva vedere il sole e seguirne il percorso verso il tramonto, lei no. Per la prima volta, dall’inizio del rito, i due si potevano osservare circondati dal silenzio. Il giovane notò solo in quel momento che la ragazza lo raggiungeva in altezza, così che i suoi bellissimi occhi erano alla giusta altezza per sfidarlo. Provò una serie di sentimenti contrastanti, se da un lato sentiva crescere l’impazienza di prenderla sull’altare, dall’altro provava una sorta di fitta allo stomaco se pensava che si concedeva solo per il rito stesso. Gwenn era talmente bella e dimostrava un carattere tanto forte che l’avrebbe voluta con se per sempre. Sapeva che non era sua, sapeva pure che se il fratello non fosse tornato sarebbe stata sua di diritto. Scacciò immediatamente, con un forte rimorso, quei pensieri; amava il fratello e il villaggio era stranamente vuoto senza di lui.
Gwenn, se non capì, immaginò parte dei pensieri di Yann, palesati anche al vistoso calo della sua eccitazione. Ella, sorridendogli, assunse un’espressione più dolce e sensuale. Prese a respirare profondamente imprimendo al seno un moto alternato che attirò subito gli occhi del giovane capo. Dal seno al ventre il passo era inevitabile, appena lei si accorse dove si spingevano gli occhi di Yann diede inizio a contrarre aritmicamente il bacino in una danza dal chiaro significato erotico. Queste manovre ebbero l’effetto desiderato e, ben presto, Gwenn poté ammirare in tutta la sua estensione ciò che l’avrebbe resa sposa di Lugh. Fu in quel preciso momento che fu sicura di non rimpiangere il suo sacrificio.
Il tempo passava senza che il sacerdote desse inizio al rito. I due giovani sapevano di dover attendere il momento propizio prima di unirsi; ma la vicinanza dei loro corpi nudi, la consapevolezza di ciò che presto sarebbe successo generava una perversa forma d’apprensione. Yann respirava a pieni polmoni il profumo di fiori di Gwenn miscelato all’aroma del mare: una mistura inebriante tanto ricordava la primavera su quelle coste. Gli occhi della ragazza erano in perpetuo movimento, esploravano il corpo di Yann nei minimi dettagli per incrociare, ogni tanto, il suo sguardo. La luce emessa da quei giovani occhi risaltava ad onta del fatto che il sole stesse tramontando alle sue spalle, tra i capelli biondi mossi dal vento. Yann si domandava come potesse resistere così esposta nella sua nudità, non notava in lei alcun segno di cedimento. Anzi, le pupille iniziavano a testimoniare, con la loro dilatazione, una certa eccitazione, senz’altro di tipo sessuale. Il giovane capo sapeva che non potevano parlarsi, prima e durante la cerimonia; ma sentiva il bisogno di domandarle se era corretta la sua impressione, se veramente desiderava quell’unione al di là della ritualità dell’occasione. Yann si sforzò di riprendere il controllo del proprio corpo, liberò la mente da ogni emozione e allontanò da sé ogni pensiero. Essendo allenato a quegli esercizi riuscì in pochi istanti a raggiungere un livello di coscienza più elevato, come sempre faceva durante la caccia, che gli permetteva d’avere un totale controllo sullo spazio intorno a lui. Registrò la posizione della ragazza, del sacerdote e delle donne al di fuori del cerchio di pietre, quindi appena percepì un calo dell’attenzione di Enor mormorò in direzione di Gwenn:
– Tu lo vuoi al di là del rito… vero?
La ragazza non rispose, poiché era rivolta verso il sacerdote. Si limitò ad annuire con il capo mentre le labbra atteggiavano una risposta positiva.
– Allora cercherò di darti tutto il piacere possibile! – promise Yann
Gwenn rimase nella stessa posizione e mantenne il ritmo del suo respiro, solo gli occhi diedero a Yann la conferma di comprensione e fede nelle sue parole. Ora, la ragazza, pareva sempre più impaziente di dare inizio al culto, una vota rassicurata sulle intenzioni desiderava solo più provare la realtà sulla propria pelle.
Il corpo di Gwenn lanciava una serie di messaggi che non potevano essere ignorati da un giovane maschio in età riproduttiva com’era Yann. Il pube si muoveva lento, guidato dal respiro e messo in evidenza dal ventre incavato nello sforzo di contenere il desiderio d’essere presa, mentre il seno mostrava due capezzoli tanto inturgiditi da richiamare una serie interminabile di baci. Yann creò nella sua mente la scena di lui quasi adagiato e dentro il corpo di Gwenn che si muoveva a tempo delle sue spinte e quel seno che sobbalzava ad ogni colpo. Dal canto suo, la ragazza pareva leggere nella mente i pensieri ed i sogni del giovane, ed imprimeva al bacino gli stessi movimenti del sogno. Se Enor non si decideva a dare inizio al rito rischiava di vederlo iniziare senza il suo consenso.
Finalmente il sole sfiorò il mare all’orizzonte, appena il termine dell’ombra della pietra principale superò la cima della pietra lunare Enor disse:
– L’occhio di Lugh si sta chiudendo, esso sta per coricarsi!
La sposa si unisca allo sposo!
Gwenn, già istruita in precedenza, arretrò di qualche passo sino a percepire l’altare dietro di se e vi si sedette sul bordo.
La pietra era posizionata su altre due all’altezza dell’anca di un uomo, si trattava di un macigno enorme, ove potevano sdraiarsi almeno quattro persone, ed era costata una fatica immane agli antenati che l’avevano trascinata sin lì dalle vicine montagne ed inseguito lavorata per renderne liscia la superficie superiore.
La ragazza attese, in posizione seduta, l’arrivo di Yann per scambiare con lui il rituale bacio d’inizio. Doveva essere un semplice tocco di labbra, un saluto simbolico del dio Lugh alla sua sposa prima di prenderla, ma il calore di Yann ed il forte desiderio che ormai governava la ragione di Gwenn la spinsero ad aprire la bocca per protendere la lingua in cerca di quella del suo compagno. Il giovane fu colto di sorpresa, non si aspettava quella reazione, e subito non reagì. Poi, le morbide ed invitanti labbra della ragazza ebbero il sopravvento e Yann si unì al lungo bacio.
Enor osservò soddisfatto l’inizio del rito. Era un ottimo auspicio il bacio passionale tra l’interprete del dio e la sua sposa, era segno che gli amanti si sarebbero scambiati un gran piacere… ed il piacere era una delle due merci di scambio che avevano a disposizione per placare il dio. Il sacerdote avrebbe dovuto guidare l’unione, suggerendo ai due come e quando unirsi ed il modo di muoversi, ma qualcosa gli diceva che era meglio lasciar fare a loro. Aveva fiducia nel nipote ed era riuscito a leggere negli occhi della ragazza quella consapevolezza della propria sensualità che poche donne sanno di avere.
Ora, Yann doveva entrare in Gwenn. La ragazza staccò a malincuore le labbra da quelle del suo amante per reclinare la schiena sino ad appoggiare in gomiti sul piano, quindi sollevò le gambe e le aprì offrendosi a Yann. Il giovane si aspettava questa mossa e fu pronto a prenderle tra le mani per tenerle sollevate e aperte, indi si avvicinò sino ad appoggiarle il membro sul bacino, spingendolo sin dove, una volta in lei, le sarebbe arrivato nel ventre. Gwenn osservò il pene appoggiato sulla sua pelle, poi alzò gli occhi verso quelli di Yann, sospirò e prese il membro tra le mani spingendolo indietro sin quando non riuscì a guidarselo nel pube ed attese di percepirlo ben allineato prima di abbandonarsi completamente lasciandosi cadere distesa.
Fu compito esclusivo di Yann, come voleva la tradizione, la prima penetrazione, quella che avrebbe dovuto violare la verginità della sposa di Lugh. Il giovane spinse lentamente temendo di procurare dolore alla ragazza, ma s’accorse presto che quella era un accorgimento inutile tanto era eccitata, allora entrò in lei con decisione, sino in fondo, sino a farla sobbalzare e gemere a lungo di soddisfazione.
Seguendo il rituale Yann uscì completamente dal corpo di Gwenn per dare modo al sangue, della rottura dell’imene, di colare dalla vagina e di macchiare la pelle stesa sulla pietra. Pelle che, in seguito sarebbe stata appesa al centro del villaggio per ricordare al dio l’offerta in suo onore (le divinità spesso dimenticavano i sacrifici degli uomini). Il sangue, però, non usciva. Allora Yann entrò nuovamente in lei e spinse con più energia sino a premere con forza i testicoli contro l’inguine della giovane. Uscì ancora una volta ed attese le gocce di sangue. Non vedendole rivolse uno sguardo interrogativo alla ragazza, la quale ricambiò con una languida supplica.
Yann comprese subito l’arcano, la mancanza di sangue spiegava la sfrontata sicurezza dimostrata da Gwenn nei confronti del rito e la assenza di pudore quando si era trovata nuda innanzi a lui. Senza dimostrare sorpresa il giovane fece scivolare la mano sinistra dalla coscia di Gwenn verso il basso, sino ad incontrare il bordo della tavola di pietra, la dove non era stata levigata. Quindi, simulando i movimenti del coito sfregò con forza il palmo sulla roccia procurandosi un piccolo taglio. Fece colare il suo sangue dinanzi alla vulva di Gwenn, in modo da imitare l’avvenuta deflorazione. Questa mossa non sfuggì alla ragazza che osservò rapita la linea rossa sulla mano del suo amante con occhi dilatati ed inumiditi dall’eccitazione.
– Ora dimostrati riconoscente! – sussurrò Yann mentre spingeva il membro nel corpo di Gwenn
La ragazza rispose facendo pressione sulle spalle per inarcare il corpo e portare il pube nell’angolazione migliore per accoglierlo. Esaltato da questa mossa, Yann spinse più forte donandole la piena percezione del membro inserito per tutta la sua lunghezza. Gwenn chiuse gli occhi e gemette a lungo mentre abbassava il pube per coglierne meglio la presenza, poi sollevò nuovamente il bacino per invitare Yann a muoversi.
Fu lei a guidare l’amplesso dettandone il ritmo con le contrazioni del ventre, si apriva per richiamarlo dentro, quindi si chiudeva contro il membro espirando al contempo. Ogni respiro si trasformava in un gemito, quei suoni e le forti sensazioni che la vulva della ragazza generavano in Yann rischiavano di fargli perdere il controllo. Lei si muoveva troppo bene, con una tecnica che il giovane aveva visto adottare solo dalle sue concubine più esperte, questo levò ogni dubbio sulla presunta verginità della ragazza. Yann sperò solo che Lugh non si ritenesse offeso per quella sposa, ma piuttosto gratificato dalle sue doti di amante.
Non vi era modo di lenire l’intenso stimolo di piacere provato, ogni tentativo di distogliere il pensiero dall’amplesso o di raggiungere il controllo mentale del piacere che provava, erano debellati dal magnifico corpo che si muoveva sotto di lui. Disperato fece scivolare le gambe di Gwenn dalle mani agli avambracci, in modo da tenerle sempre sollevate e divaricate, quindi spinse le mani libere verso il pube e cercò i punti che sapeva in grado di muovere una donna verso l’orgasmo. Separò, inizialmente, le labbra della vulva massaggiando la zona intorno al suo membro che entrava; si accorse che bastava poco per infilarci anche un dito tanto era dilata, allora spinse in modo da farlo entrare. Gwenn parve apprezzare in modo particolare questa mossa, forse più per il significato erotico che per il reale stimolo. Yann, allora, cercò di raggiungere con le due mani il clitoride senza interrompere il ritmo della penetrazione. Questi sforzi l’aiutarono a riprendere il controllo del proprio corpo, la mente indirizzata alla ricerca del piacere di Gwenn, dimenticò, per un attimo, il forte stimolo che la stessa ragazza gli dava.
Bastò sfiorarle il clitoride per generare un improvviso orgasmo. Gwenn si trovava già al limite, senza che Yann se ne rendesse conto anche lei stava tentando di controllare il suo piacere. In quell’occasione troppi fattori avevano lavorato a favore dell’eccitazione della giovane che da sempre sognava, segretamente, d’essere al centro di una cerimonia del genere e d’essere presa da un possente guerriero. Il gesto di Yann, che si era ferito per mascherare la mancanza della verginità, il sacrificio dell’uomo per lei, aveva spinto sua fantasia in una regione quasi inesplorata della passione.
Gwenn sapeva che non doveva raggiungere subito la sommità del piacere, non sarebbe stato consono ad una giovane e timorosa vergine data in sposa al dio solare, ma questo aggiungeva eccitazione all’eccitazione. Per ciò faticava a mantenere il controllo.
Il tocco di Yann sulla parte esterna e sensibile della vulva la spinse oltre il limite, allora non cercò più di contenere l’orgasmo ma lo lasciò libero d’esplodere in tutta la sua magnificenza.
Il corpo della ragazza vibrava guidato dalle ondate di piacere che lei seguiva istintivamente, senza più curarsi di ciò che aveva dentro e degli stimoli che, involontariamente, donava all’uomo; il suo unico interesse era di sentire qualcosa di duro nel ventre mentre godeva.
Yann non resse questa interminabile sequenza di stimoli senza regola apparente, ben presto seguì la giovane nell’orgasmo e, restando fedele al rito, eiaculò dentro di lei.
Le prime pulsioni di Yann sfuggirono alla coscienza di Gwenn. Appena la ragazza si rese conto che anche il suo amante stava godendo inarcò il corpo puntando le spalle per spingere il pube verso di lui e restò immobile per apprezzare sino in fondo le delicate sensazioni del seme che si espandeva nel suo ventre.
Al termine del rito Yann tornò subito al villaggio seguito da Enor che ostentava orgoglioso la pelle macchiata dal supposto sangue virginale di Gwenn, su cui si era svolto il rito. Gli uomini fecero subito cerchio intorno al loro capo ed al sacerdote per conoscere il responso del rito, rinfrancati dalle parole di Enor si voltarono, allora, verso la giovane che stava scendendo dalla scogliera. Ora, per l’intera tribù, lei non era più la promessa sposa di Denez ma la sposa del dio più grande tra tutti. Lugh l’aveva accettata, ed il successo del rito lo testimoniava, quindi sino al prossimo solstizio sarebbe stata considerata e onorata come una divinità.
Gwenn vide l’intero villaggio farsi incontro, gli uomini preceduti dalle donne che cantavano in suo onore, e ne ebbe timore. Da lontano non udiva le parole del canto e non poteva scorgere i sorrisi sui loro volti, temeva che volessero farle del male e si ritrasse. Fu la più anziana delle mogli di Enor a tranquillizzarla, le disse che quelli erano canti di gioia e che ora, lei, era paragonata ad una dea. Quindi non aveva nulla da temere, se non la gratitudine del suo popolo.
Fu proprio la riconoscenza del popolo a crearle i maggiori problemi!
Gwenn sentiva ogni muscolo del corpo lamentarsi, dolorosamente, a causa del feroce amplesso cui si era sottoposta ed aveva un unico desiderio: quello di ritirarsi nella sua capanna per dormire sino alla notte seguente. Invece dovette partecipare a tutti i festeggiamenti, al banchetto ed alle danze. A Yann non andò meglio: nella doppia veste di capo villaggio e immagine di Lugh, per quella notte, dovette dimostrarsi gioioso ed incrollabile sin che la sua concubina preferita, la giovane Heodez, non reclamò la sua parte di attenzioni.
Il mattino seguente Yann si staccò a malincuore dal morbido e abbondante seno di Heodez sul quale aveva riposato dopo averla edotta sui particolari del rito ripetendoli con lei, era giorno inoltrato quando uscì, barcollante, dalla sua capanna. La prima cosa che vide fu la pelle di cerva tesa tra due alti pali al centro del villaggio e la macchia rossa del sangue sacrificale. Istintivamente si toccò la ferita sul palmo della mano per constatare l’avvenuta cicatrizzazione. Completamente assorto nei suoi pensieri non si accorse della presenza di Enor che si era avvicinato nel frattempo.
– Quando te la sei ferita la mano? – domandò il sacerdote facendo sobbalzare il giovane.
– Ieri sera, durante le danze. Ho afferrato malamente il coltello e mi sono tagliato! – mentì Yann
– Fa vedere!
– Non è il caso, è già chiusa. – disse temendo che un controllo accurato della ferita svelasse l’inganno.
Enor lasciò cadere l’argomento dopo aver scrutato a fondo gli occhi del nipote, quindi si voltò verso la pelle rituale e disse:
– È stata una buona cerimonia, Lugh sarà contento! Ora non ci resta che aspettare i risultati.
– Sì. – confermò Yann
– Ma, dimmi. La giovane Gwenn come ti è parsa?
– In che senso?
– Ero concentrato nell’invocare il dio e non ho chiari ricordi del vostro accoppiamento, ma a quanto mi hanno riferito le mie mogli… la ragazza si è data con gioia e passione. Molta più passione di quanta ne proverebbe una giovane vergine inesperta.
– Non so come spiegarlo, zio! – Yann ricorreva all’espediente di ricordargli il loro grado di parentela quando intendeva blandirlo ed intenerirlo – Anche io – continuò – ero più eccitato del solito e non a causa della grande bellezza della sposa; in lei c’era qualcosa di magico ieri sera. Era come se fosse entrata completamente nella parte della sposa di un dio. Quindi agiva e si muoveva come pensava dovesse agire e muoversi la sposa di Lugh.
– Può essere. – disse Enor meditabondo.
– Non trovo altra spiegazione. – insistette Yann.
– Era vergine, vero? – domandò all’improvviso il sacerdote.
– Sì, lo era! – mentì ancora una volta Yann.
– Lo spero! Lugh non ama doni di seconda mano.
Con questa frase Enor terminò il discorso e salutò il nipote con un gesto della mano mentre si allontanava in direzione del centro villaggio.
Yann rimase solo con innanzi agli occhi la prova della sua menzogna, la macchia rossa del suo sangue sulla pelle di cerva prendeva, nella mente, la forma dell’occhio di uno sguardo accusatore. In quel momento fu preso dallo sconforto, se il dio avesse realmente ritenuto un offesa l’offerta di una donna non più vergine, che fine avrebbe fatto suo fratello?
Non trovava risposta, l’unico nel villaggio in grado di confortarlo era il sacerdote, ma gli aveva appena mentito spudoratamente sulla verginità di Gwenn. Più ci pensava meno riusciva a spiegare il suo gesto nella notte del rito e le menzogne raccontate per coprirla, per nascondere un suo difetto. Avrebbe dovuto avvisare subito il sacerdote della inidoneità della sposa scelta per Lugh. Suo zio sapeva che fare, avrebbe scelto subito un’altra ragazza da portare sull’altare del tempio ed il rito si sarebbe svolto normalmente. Gwenn sarebbe stata solo accusata di aver mentito sulla propria verginità e sarebbe toccato, poi, a Denez decidere se accettarla in sposa o meno. Non le sarebbe stato torto un capello.
Allora perché aveva agito in quel modo?
Yann non trovava alcuna spiegazione se non il bieco desideri di accoppiarsi con lei. Non voleva un’altra donna quella notte, desiderava solo ed unicamente Gwenn. Aveva agognato il corpo della giovane sin dal primo giorno in cui era arrivata al villaggio accompagnata dal padre. Solo che era promessa a suo fratello e lui non poteva decidere di prenderla per se. Il capo doveva sposare giovani di più alto lignaggio, e Gwenn era la figlia del capo di una tribù lontana e poco considerata nella zona. Spesso aveva rimpianto il fatto d’essere nato per primo ed invidiato il fratello esonerato dagli oneri del comando.
Passarono i giorni ed il tempo non cambiava. Il vento soffiava sempre impetuoso da terra verso il mare e questo era un brutto segno in quella regione. Pareva che Lugh fosse realmente inferocito con la tribù di Yann negando il suo calore.
Un diffuso malessere d’animo s’impadronì del villaggio. Enor era nervoso e Yann abbattuto, gli altri uomini seguivano il sacerdote ed il capo miscelando i due sentimenti. Solo Gwenn appariva sempre radiosa ed ottimista, nella sua nuova veste di dea visitava ogni capanna del villaggio per portare un sorriso. Tutto pareva congiurare contro un felice ritorno degli uomini andati per mare sin che un giorno, una donna uscì urlando dalla sua capanna e sbracciandosi raggiunse Enor intento a dipingere un teschio rituale.
Il sacerdote faticò non poco per quietare la scalmanata, nel frattempo una piccola folla si era riunita intorno ai due. Quando, finalmente, la donna riuscì a parlare Enor apprese che Gwenn, la “dea”, come veniva chiamata, le aveva appena guarito il figlio più giovane dalle febbri ricorrenti.
Enor restò immobile a questa notizia, non un muscolo del viso testimoniava la minima emozione. Cercò con lo sguardo Yann, poi disse rivolto a lui:
– Vieni!
E s’incamminò nella direzione della capanna della donna.
Si formò un piccolo corteo, il sacerdote camminava spedito seguito a fatica dal giovane capo e dal resto del villaggio. Nonostante l’età avanzata pareva che una forza indomita guidasse Enor nella marcia, forse era solo l’eccitazione dovuta alla notizia o forse c’era qualcosa di più! Nessuno conosceva i segreti noti solo alla casta sacerdotale e pochi avevano mai visto Enor così eccitato.
Raggiunta l’abitazione il sacerdote scostò con forza la tenda che ne chiudeva l’ingresso ed entrò deciso. Gwenn stava accucciata vicino al braciere e accarezzava con infinita dolcezza il piccolo, che recuperate le forze scalpitava per uscire di casa per raggiungere gli amici. Enor si accomodò con le gambe incrociate davanti alla ragazza e tese le braccia richiamando a se il piccolo, il quale, titubante, s’avvicinò alla figura autorevole del sacerdote.
Enor visitò con cura il bambino, ne ascoltò il cuore e la temperatura corporea, poi rivolse gli occhi illuminati verso la ragazza e disse:
– Allora è vero!
Allora tu Gwenn Teir Bronn sei stata assunta da Lugh al rango di dea!
Questo bambino è perfettamente guarito.
– Non ho fatto nulla di speciale, mi sono limitata a coccolarlo un po’. Mi spiaceva vederlo soffrire ed ho pregato per lui. Nulla di più!
– Non serve nulla di più ad una dea per compiere le sue opere mirabili! – rispose Enor, poi si voltò verso l’ingresso della capanna dove si era fermato il drappello che lo aveva seguito e disse ad alta voce – Questo è il segno che aspettavo! Questa guarigione sta ad indicare che Lugh ha accettato la sua sposa e le ha donato parte dei suoi poteri!
Questo vuol anche dire che i nostri uomini partiti per mare torneranno!
Coloro che attendevano il responso del sacerdote esultarono alle sue parole, la gioia prese il posto della malinconia e del pessimismo che si erano impadroniti del villaggio dopo la notte del rito. Yann, esultava compostamente in silenzio ma il suo cuore era il più leggero tra tutti quelli presenti. Ora che la sua menzogna per coprire Gwenn non aveva più alcuna conseguenza.
Come se il dio solare attendesse la riconoscenza e la rinnovata fede di tutto il popolo nel suo potere, il giorno seguente vide un alba priva di nubi e senza vento. Nel villaggio si mormorava che presto il vento sarebbe giunto dal mare, come sempre accadeva dopo il brutto tempo, e le barche partite tanto tempo prima avrebbero trovato le onde favorevoli per il ritorno.
Yann trascorse la giornata ad assegnare ai vari capifamiglia gli appezzamenti da recintare per custodire il bestiame durante la stagione fredda in arrivo. Il lavoro per accantonare le scorte di cibo per il lungo inverno era tanto ed avevano perso tempo a causa dell’inedia dovuta al pessimismo dei giorni precedenti. L’assenza degli uomini partiti per mare e l’apprensione per il loro mancato ritorno avevano spinto il popolo in una pericolosa forma di depressione. Con la rinata fiducia nel futuro, grazie al miracolo di Gwenn, si cercava, ora, di rimediare al tempo perduto.
Per tutta la giornata Yann era stato torturato dal desiderio di spingersi sino in cima alla scogliera per scrutare il mare, sentiva che suo fratello era sulla via del ritorno e voleva essere il primo ad avvistare le imbarcazioni in rotta verso casa. Non lo consolava il sapere che le un uomo era sempre di vedetta, doveva essere lui la sopra, quello era il suo posto. Terminato il monotono compito di organizzare le future battute di pesca, di valutare le scorte di cereali e di pesce affumicato nei magazzini e senza osare fissare lo sguardo deluso di Heodez; s’incamminò sul sentiero della scogliera.
Giunto in cima vi trovò il guerriero di guardia e lo mandò al villaggio per rifocillarsi prendendo, quindi il suo posto di vedetta. Il grande mare appariva decisamente più calmo dei giorni scorsi, le onde s’infrangevano dolcemente sugli scogli senza sollevare schiuma nonostante la marea in crescita. Anche il cielo appariva ben intenzionato, il sole era ancora alto sul mare e già si vedevano le prime stelle della sera. L’orizzonte, però, era libero e piatto, nessuna imbarcazione in vista.
Yann sapeva che molti giorni di navigazione separavano l’isola dei ghiacci dalla sua terra e suo fratello non sarebbe mai partito con il mare agitato com’era stato sino il giorno prima. Quindi non si sarebbe potuto avvistare nulla per molti giorni ancora. Nonostante ciò, le emozioni di Yann lo spingevano su quello spuntone di roccia a scrutare il mare benché la razionalità dicesse che era inutile farlo.
– Ciao!
Il saluto fece sobbalzare Yann.
Voltandosi vide, vicinissima, Gwenn. Si domandò come fosse possibile che non l’avesse sentita arrivare, un cacciatore come lui non abbassava mai il livello d’attenzione ai rumori che lo circondavano.
– Stai osservando il mare nella speranza di vedere le barche che tornano? – la domanda della ragazza era più che altro un modo per attaccare discorso.
– Sì, ma non si vede nulla. – rispose laconico il capo.
– Devi aver fiducia!
Come sai il rito è andato molto bene e… a quanto pare posso fare dei miracoli. Lugh mi ha accettata!
E… non ti ho ancora ringraziato per il gesto della scorsa notte, quando hai coperto la mia mancata verginità.
– Sentivo di doverlo fare!
Yann riuscì a mormorare solo quelle parole, emozionato dalla vicinanza di Gwenn che gli si era seduta a fianco. Senza dire altro la ragazza prese la mano ferita del giovane e la trattenne tra le sue aperta per osservare la cicatrice.
– Fa molto male? – domandò lei
– Non più, ora la ferita è chiusa.
Da solo un po’ di fastidio quando devo afferrare qualcosa.
– Mi spiace!
Gwenn pronunciò queste parole con una voce carica di sincerità e testimone di una crescente emozione. Mentre Yann tentava di vincere l’imbarazzo generato dalla presenza della ragazza, lei prese la sua mano ed iniziò a passare dolcemente il proprio palmo sulla ferita. Una carezza lenta, morbida, quasi impercettibile se non per il forte calore generato dal suo corpo. Yann restò immobile e concentrato su quel minimo punto di contatto con la giovane che ancora desiderava tanto. Spostò, allora, lo sguardo sugli occhi della ragazza sperando di trovarli illuminati dalla passione che aveva conosciuto in lei la notte precedente, ma Gwenn li teneva fissi sulle loro mani unite.
– Questa notte Lugh mi ha parlato! – disse, all’improvviso lei
– Questa notte? – domandò Yann
– Sì, in sogno.
Era come una luce molto intensa, tanto forte da far scomparire ogni altra cosa, ma io potevo guardarla direttamente senza provare dolore.
E mi ha parlato!
– Cosa ti ha detto?
– Mi vuole ancora!
Yann restò senza parole nel tentativo di comprendere sino in fondo il significato della frase di Gwenn. Mentre analizzava i suoni delle parole i sensi tornarono a percepire la mano della ragazza a contatto della sua, il punto d’unione si stava facendo sempre più caldo, la temperatura pareva concentrata nella cicatrice che si era procurato per lei.
– Lugh vuole ancora giacere con me! – sottolineo Gwenn.
– E vuole che sia sempre io ad interpretarlo? – domandò Yann con un misto di preoccupazione e speranza.
– Vuole sia così. – confermò lei.
– Ma tu sei la promessa di mio fratello!
Come posso farlo al di fuori del rito della scorsa notte? – accampò Yann
– Lugh lo vuole.
Semplicemente terremo un altro rito, solo noi due! – disse mentre avvicinava le labbra a quelle di Yann
– Ma… ! – tentò di dire lui
– Guarda la tua mano! – ordinò lei.
Yann recuperò la mano dalla stretta di Gwenn e se la portò innanzi agli occhi, quindi la inclinò verso il sole, quasi del tutto tramontato, per consentire alla sua luce d’illuminarla. Lentamente le sue pupille si stavano adattando al crepuscolo senza che notasse nulla di strano nel proprio palmo, poi ricordò!
Stupito da quanto vedeva passò il pollice dell’altra mano sul punto in cui, pochi istanti prima, c’era la cicatrice. Non trovandola premette con forza in modo che il dolore della pressione sulla recente ferita ne testimoniasse la presenza ma non avvertì nulla. La cicatrice era sparita.
– Sei convinto ora che Lugh mi ha veramente parlato in sogno? – domandò lei.
Yann era troppo stupito per risponderle, continuava a controllare la propria mano, forse con la speranza di scoprire che la cicatrice fosse ancora al suo posto e per non dover cercare una spiegazione che tirasse in gioco il soprannaturale. Da sempre scettico nei confronti della religione dello zio sacerdote, aveva affrontato il rito più per scaramanzia che per reale fede. Era convinto che gli dei, se esistevano davvero, avevano ben altro da fare che preoccuparsi delle poche persone del suo popolo. Yann aveva viaggiato, esplorato e cacciato in territori mai raggiunti da nessuno del suo popolo prima di lui. Aveva conosciuto tribù diverse dedite all’adorazione di altre divinità, ma che in comune alla sua avevano gli stessi problemi di sopravvivenza. Questa sete di conoscenza, il bisogno di viaggiare, di scoprire, di entrare in una nuova visione del mondo la divideva con suo fratello.
Gwenn non percepì i pensieri che distoglievano l’attenzione di Yann, suppose che il suo stato catatonico fosse dovuto esclusivamente alla sorpresa di trovarsi la mano guarita. Senza proferire parola si mise in ginocchio, quindi si spostò a cavallo delle gambe di Yann distese sull’erba.
– Lugh mi vuole! – disse lei fissandolo negli occhi, poi a bassa voce aggiunse – Ed io voglio te!
Questa volta non gli lasciò il tempo di replicare. Si sporse in vanti sino ad appoggiare le labbra su quelle del giovane e spinse la lingua nella sua bocca.
Yann ritornò nel mondo reale in quel preciso istante. Nelle orecchie risuonavano ancora le ultime parole di Gwenn che aveva colto ai margini della coscienza, poi il calore della ragazza lo avvolse come un’improvvisa ondata di marea. Yann si lasciò trasportare dal bacio abbandonando ogni volontà ed ogni pensiero per inseguire il nascente languore. Gwenn baciava in un modo stupendo, pareva che la sua lingua intendesse scaricare tutta la tensione erotica accumulata dalla sera precedente, mentre, a modo suo, anticipava l’amplesso che sarebbe inevitabilmente seguito. Rimasta senza fiato, la ragazza, allontanò il viso senza preoccuparsi di sistemare i capelli caduti innanzi agli occhi.
Yann ringraziò mentalmente quell’improvvisato schermo interposto tra lui e quelle due piccole porzioni di cielo irradianti una passione dimenticata. Spinto dalla necessità di riprendere il controllo della situazione, portò le mani sui fianchi della ragazza strappandole un lungo sospiro, quindi scese lentamente sino alle cosce semi scoperte dal corto vestito in pelle di daino che indossava. Frugò a lungo sul confine dell’abito e la pelle nuda, poi ne agganciò il bordo con le dita e lo tirò dolcemente verso l’alto.
Gwenn si mosse sinuosa in modo da aiutarlo sin che l’abito non le scivolò via dalla testa. Meravigliosamente nuda si accomodò sui talloni e sempre rimanendo a cavallo delle gambe di Yann iniziò ad armeggiare con il suo perizoma.
Yann sorrise. Non era facile slacciare i suoi nodi ed era quasi impossibile sfilarglielo con il membro dolorosamente in erezione. Restò ad osservare il seno di Gwenn che mostrava tutti gli sforzi della ragazza, sentiva i glutei premere tonici sulle ginocchia quando lei si muoveva e trovava piacevole questo breve interludio. Nella notte del rito non era riuscito ad osservare bene il corpo della giovane, in parte a causa del sole al tramonto che puntava direttamente i suoi occhi ed in parte a causa dei tempi imposti dallo zio. Ora nessuno li guidava e si prendeva tutto il tempo necessario per gustare sino in fondo la morbida bellezza della giovane sposa di Lugh. Solo quando lei si lamentò dimostrandosi stizzita dalle manovre inconcludenti, Yann prese uno dei capi del cordino che legava il suo perizoma e lo tirò dolcemente sciogliendo il nodo. Gwenn lo guardò con un’espressione furente che addolcì immediatamente mentre scivolava in avanti per portare il pube nelle vicinanze del membro.
La ragazza si chinò in avanti per baciarlo ancora una volta, mentre lasciava al pube il compito di cercare il membro muovendo lentamente le anche. Yann si abbandonò nelle labbra di Gwenn senza preoccuparsi di guidare il proprio membro nel ventre della ragazza. Non aveva fretta ed intendeva gustarsi sino in fondo quell’inaspettato amplesso.
Le labbra umide della vagina scivolavano lungo il pene di Yann, un bacio morbido e sensuale, uno stimolo che doveva essere inteso come un invito. Gwenn voleva che fosse lui a fare la mossa determinante prendendo in mano il membro per guidarlo dentro di lei. Yann, però, non reagiva; appariva come in estasi e pareva intenzionato a godersi quel momento in eterno. La ragazza, allora, allungò la corsa del pube spingendolo sin al limite del glande, lasciando che il calore del proprio corpo si diffondesse sul sesso dell’uomo. Yann ebbe una reazione: una contrazione del bacino che spinse verso l’alto il membro. Allora Gwenn ne approfitto per farselo scivolare dentro.
Finalmente il desiderio che l’aveva spinta sino in cima alla scogliera iniziava ad appagarsi, il membro di Yann penetrava nel ventre lentamente, riempiendola con la sua presenza. Gwenn reclinò il capo all’indietro e sospirò felice mentre si apriva il più possibile prima di portare la schiena in posizione eretta.
Appoggiando le mani sul petto di Yann rimase a guardarlo negli occhi mentre lasciava al ventre il tempo di adattarsi alla nuova presenza, quindi Gwenn iniziò a muovere dolcemente il bacino imprimendogli un moto alternato in senso longitudinale. Le piaceva contrarre il bacino in modo da percepire dentro la vulva il membro nella sua totale estensione, amava quella sensazione di sottile piacere che lentamente andava crescendo, tanto da rimanere quasi immobile per godersi anche le mani di Yann che scorrevano sul suo corpo. Questa situazione, però, non soddisfala lui. Ora che percepiva la calda ed avvolgente carne di Gwenn intorno al membro, Yann sentiva nascere la necessità di muoversi in lei. Facendo forza sui piedi sollevò il bacino e, nello stesso istante, trasse Gwenn verso di se abbracciandola in modo da bloccarla contro il petto. Tenendola stretta iniziò a muovere il bacino in modo da far scorrere il membro, sfruttandone tutta la lunghezza, nel suo ventre. La ragazza subì questa presa dominata dall’improvvisa determinazione dimostrata da Yann e regolò il ritmo del respiro in base alle regolari spinte dell’uomo. Era talmente eccitata da questa situazione da dimenticare il proprio piacere, i possenti ed inesorabili colpi di Yann spingevano il membro tanto a fondo che pareva intenzionato a raggiungerle la gola.
Gwenn rimaneva immobile, impossibilitata ad ogni movimento dalla forte stretta di Yann; tutto ciò che poteva fare era aprirsi al suo pene e goderselo. Era giunta al punto di credere che presto avrebbe sentito il corpo dell’uomo contrarsi ed immediatamente il suo seme spandersi nel ventre, avrebbe mancato l’orgasmo ma quella presa, quella posizione, la forza dimostrata da Yann l’appagavano quanto l’esplosione del piacere. Ascoltava il respiro del partner divenire sempre più veloce ed affannato e le sue spinte decise, dal tremore delle mani che le stringevano forte i glutei immaginò d’intuire il prossimo rantolo di piacere estremo e quindi la fine del loro amplesso, ma Yann la stupì ancora una volta. Pochi istanti prima di perdere il controllo il giovane si fermò liberandola dall’abbraccio. La ragazza, però, rimase adagiata sul suo petto in attesa degli eventi. Percepiva chiaramente i lievi ma marcati impulsi del membro dentro di lei e sapeva che sarebbe stata sufficiente una minima mossa per portarlo all’orgasmo, ma intendeva rispettare la volontà di Yann di fermarsi. Poco dopo lui aprì gli occhi per affondarli nei suoi, la fissò a lungo quindi la prese in vita e la sollevò sino a far uscire il membro. Senza dire una parola le scivolò via da sotto lasciandola inginocchiata a cavallo del nulla e si portò alle sue spalle. Gwenn non osava guardare per non uccidere la speranza che stava nascendo in lei: quella d’essere presa da dietro con la stessa foga dimostrata poco prima da quell’uomo che iniziava a comprendere.
Yann non deluse le aspettative della ragazza, come se le avesse letto nella mente le si posizionò alle spalle quindi le spinse in avanti il busto. Mentre Gwenn si appoggiava sulle mani lui stava già dilatando le labbra della vulva per guidarle dentro il membro. La penetrò con un colpo deciso e violento tanto da strapparle un gemito di dolore, ma questa momentanea sofferenza si trasformò presto in piacere. A Gwenn piaceva percorre quel sottile confine tra piacere e dolore, trovava che un piccolo dolore esaltava, per contrasto, il successivo piacere. Il gemito si trasformò in un lungo mugolio mentre Yann esplorava con le mani i confini della vulva alla ricerca dei suoi punti erogeni.
Improvvisamente il piacere di Gwenn superò la soglia dell’orgasmo e lei urlò, più per la sorpresa che per la reale intensità del godimento. Non se lo aspettava così presto ma reagì d’istinto muovendosi in modo da amplificare le mosse di Yann. Ogni volta che lo sentiva entrare un nuovo impulso di piacere andava a sovrapporsi agli altri che ancora rimbalzavano tra la mente ed il ventre, Gwenn pensava di perdere la ragione a causa di Yann che non accennava a fermarsi.
Solo quando lei rilassò ogni muscolo e cessò di gemere lui uscì pregandola di voltarsi. Gwenn, nonostante le gambe doloranti, riuscì a ruotare su se stessa sulle ginocchia in tempo per ritrovarsi il membro di Yann a pochi centimetri dagli occhi. Aprì allora la bocca, ben immaginando cosa lui volesse, ma non riuscì ad appoggiare le labbra sul glande che un lungo fiotto di seme la investi in pieno viso. Senza lasciarsi sconvolgere da questo contrattempo ingoiò il pene per far terminare l’eiaculazione nel profondo della propria gola. Il seme di Yann aveva un buon sapore. Nonostante la maggior parte le fosse finita direttamente dentro la gola, Gwenn continuò ad aspirare con forza sin che lui non si ritrasse sfinito.
Restarono a lungo stesi sull’erba abbracciati e coperti dalla pelle del vestito di Gwenn, poi la ragazza decise che era meglio se tornava al villaggio da sola.
Yann, rimasto in cima alla scogliera, si rivestì con calma quindi volse ancora una volta lo sguardo al mare. Un vago senso di colpa lo affliggeva, ancora una volta aveva preso la promessa sposa di suo fratello. Lui non dava troppa importanza alla mistica definizione di “sposa di Lugh”, nella realtà terrena Gwenn era la futura sposa del fratello e lui si era accoppiato con lei due volte negli ultimi giorni, questo era un torto che aveva fatto al suo amato fratello.
L’orizzonte restava piatto e vuoto, il sole ormai al tramonto non lasciava più speranze per quel giorno. Yann osservò la grande catasta di legna accumulata per guidare con la luce del fuoco le eventuali barche avvistate sul limitare del giorno. Oramai nessun marinaio si sarebbe avvicinato alla riva a quell’ora, tanto valeva tornare al villaggio. Contrariamente alla sua indole razionale, Yann, si ritrovò a sperare che la fede dello zio e la convinzione di Gwenn avessero ragione. FINE

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