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Gioca con i colleghi!

Ecco la frase con la quale mio marito da un po’ di tempo mi ossessionava per alimentare l’erotismo della nostra coppia. Siamo sposati da circa dieci anni e a dir il vero non sono mai stata una santarellina ma neanche una troia come vorrebbe che mi atteggiassi ora il mio consorte che è ogni giorno sempre più sadico.

Il tutto ha inizio sin dai tempi della mia adolescenza quando frequentando amici o a scuola mi provocavo orgasmi semplicemente giocando facendomi piedino attirando l’attenzione dei compagni che forse potevano solo intuire il momento in cui venivo nel bel mezzo di una lezione di latino ! .. . carpe diem .. . La cosa all’inizio non lo avevo mai confessata al mio ragazzo futuro marito che però una volta mi colse in fallo quando nel corso di una lezione all’università notò che il mio sguardo cercava quello di altri ragazzi seduti vicini nel momento stesso che io continuavo a togliermi le scarpe (allora sempre ballerine così da potersi sfilare con facilità) accarezzandomi l’altro piede .. . con una mia strana assenza (stava godendo) dalla lezione.

Bene dopo quella volta dovetti ammettere che da tempo questa mia mania con fantasia sui ragazzi che riuscivo a solleticare l’attenzione, pensando che mi potevano avere .. . bastava che allungassero le mani per accarezzarmi e io avrei ceduto volentieri ringraziandoli con un lecca lecca del loro sesso. Ma nella realtà non accadeva e non era mai accaduto nulla, era solo una fantasia che accelerava l’orgasmo e il piacere di sentirsi puttana.

Dopo il matrimonio iniziammo un periodo durante il quale spesso si cercava il piacere coinvolgendo altre persone nelle nostre fantasie. In particolare la cosa che ci è sempre piaciuta e alla quale sono stata portata dal sadismo di mio marito, è stata di far piedino nei luoghi pubblici come un cinema o in treno. Spesso dovevo spostarmi di posto per cercare il ragazzo giusto che poteva giocare con me : come quella volta al cinema dove agghindata da vera figa con calze autoreggenti, scarpe con tacco da 14 cm, gonna con spacco dal quale si intravedevano da seduta bene le calze e l’inizio delle cosce, perizoma in pizzo, camicetta vedo non vedo senza reggiseno per essere eccitata dallo struscio dei capezzoli sulla seta ; quella volta non arrivava nessuno al mio fianco e così Simone mi disse di cercare in mezzo alla sala buia un posto migliore .. . ma da sola ! La cosa non mi convinceva ma dopo insistenza cedetti e partii per un paio di file più in basso della galleria facendomi largo e appoggiandomi al passaggio, sino alla meta.. un bel ragazzo sulla ventina che in compagnia di amici si gustava il film.. e tra poco il mio piacere. Mi sedetti al suo fianco facendo subito notare con i movimenti come ero messa .. ..

Mi avvicinai con discrezione ma decisa dopo aver tolto la scarpa e iniziai a strusciare il mio piede sul suo per assaggiarne le reazioni e con mia sorpresa forse perché era la prima volta che apparivo sola al cinema, lui non attese nulla per mettere la mano proprio sullo spacco delle gonna all’altezza del reggicalze che appariva discreto nel buio della sala. Dopo poco la sua mano era già sulla mia peluria cercando di penetrare la mia fessura ma era per me a prima volta e sconvolta dalle sensazioni e dal fatto che Simone potesse vedermi così puttana, non cedetti mi alzai e uscii dalla sala. Dopo alcuni giorni raccontai la cosa a mio marito che invece di bloccarmi mi incitò ad essere veramente puttana pur sempre padrona del gioco. Passarono alcuni mesi e dovevamo cambiare spesso città e locali per evitare di essere notati e presi di mira visto che ogni volta che ci recavamo al cinema io non perdevo tempo e mi facevo subito il vicino di turno : solito piedino come invito, carezze della mia dolce fica con venuta nella mia mano riempita dalla sborra della sega che facevo per ricambiare il piacere. Mai oltre però sia perché non pensavo si potesse in un luogo comunque pubblico (non erano cine porno ma sale con film qualunque) sia perché ero contenta del mio orgasmo.

Ma veniamo al presente. Lavoro in un’azienda meccanica con compiti amministrativi (faccio la contabilità, paghe, ecc. ) e sono l’unica donna in un ambiente maschile con un paio di colleghi in ufficio come tecnici e una decina di operai in officina. Da quando lavoro lì, Simone ha aumentato ancor più le pretese di vedermi porca incentivando il mio atteggiamento da puttana e la cosa a onor del vero mi fa eccitare moltissimo facendomi raggiungere orgasmi multipli proprio sul posto di lavoro al pensiero che qualcuno dei colleghi mi possa cogliere in fragrante e mi chieda di soddisfarlo lì subito. In realtà sinora mi sono limitata ad accettare il fatto che ogni tanto mi prodigo per vestirmi in modo molto appariscente con minigonne, spacchi, camicette di setta e un trucco un po’ volgare, oltre ad altri dettagli come il reggicalze o le autoreggenti che fanno capolino dalle pieghe delle gonne e sono ben visibili con tacchi alti sia di decollete sia di stivali. Il piacere di provocare è una cosa tutta femminile e che mi appartiene come avrete capito da sempre e così non ci vuole molta insistenza da parte di mio marito per vedermi pronta a far colpo sul collega di turno al caffè o meglio ancora tra gli operai in officina dove posso capire di non passare inosservata abbigliata come sono da vera figa.

Penso che più d’uno sia anche venuto in bagno fantasticando sulle mie cosce avvolte in autoreggenti o pensando a come sfiorare quel capezzolo che appare dallo scollo della camicetta opportunamente lasciata slacciata troppo.

Ma il mio caro Simone voleva di più e dopo aver perso una scommessa, ho dovuto accettare di spingermi un poco più in là, rischiando il posto mentre facevo piedino al mio vicino di stanza sotto il tavolo. Si perché quella mattina ho giocato come se fossi in treno o al cinema con uno sconosciuto ma così non era ed ho fatto fatica a giustificare un comportamento senza andare oltre ad una breve toccatina della mia fica con il suo piede che si è infilato sempre più su tra le mie cosce, rimanendo bagnato dei miei umori. Non potevo e non volevo andare oltre ma dovevo trovare una buona scusa per fermarlo nei suoi prossimi attacchi che mi avrebbe fatto dopo quella esperienza inattesa. L’unica idea dopo aver raccontato il tutto a Simone che per l’eccitazione mi venne in bocca e in faccia senza neanche farmi finire i particolari, era di ammettere che era stato un gioco a causa di una scommessa persa e che nel frangente a causa della situazione avevo perso il controllo cercando a mia volta di godere. Infatti la storia si bloccò sul nascere anche se rimase nel collega il ricordo di quel attimo così spaventosamente erotico e forse irripetibile.

Dopo qualche settimana di penitenza con vestiario castigato, ero tornata a mettermi sexy e provocante decisa a mantenermi d’ora in poi solo chiusa nelle mie fantasie erotiche senza coinvolgimento di nessuno conosciuto.

Simone d’altra parte non perdeva momento soprattutto durante i nostri amplessi nel ricordarmi che avrebbe avuto piacere nel sapermi in balia senza ritegno dei miei colleghi, in particolare degli operai visto l’atteggiamento più rozzo e probabilmente più scurrile oltre che per l’ambiente di per sé eccitante per una donna come me a cui piace fare la parte della puttana pur senza arrivare sino in fondo.

E così come citato nel titolo “Gioca con i colleghi”, ho deciso che senza dire più nulla al mio caro marito avrei preso di petto la situazione per vedere sino dove si può arrivare traducendo la fantasia in realtà. Quella mattina avevo esagerato e lo sapevo perché oltre a mettermi la minigonna regalata giusto il fine settimana da Simone (e da lui non ancora vista indossata) avevo deciso di mettermi le calze autoreggenti pur sapendo che con piccoli movimenti sarei stata alla mercè degli sguardi di tutti senza potermi in alcun modo coprire .. . ed era proprio questo che mi eccitava, sapere di non poter tornare indietro dopo una così evidente provocazione. Bene così vestita e con i soliti tacchi e questa volta una maglia traforata (era inverno) ma senza nulla sotto, andai decisa in officina con la scusa di avvisarli che erano pronte le paghe. Peccato che in passato non avevo mai avuto la briga di farlo e quindi la cosa insospettì ancor più i miei colleghi operai che non perdevano di vista ogni mio movimento, con mia premura nel mostrarmi il più possibile : mi sono appoggiata ad un bancone e ho iniziato a giocare con i piedi velati dalle calze fino a venire nel momento in cui sapevo che la minigonna si era rialzata quanto basta per far vedere a tutti che non portavo neanche un piccolo perizoma. Appena dopo aver goduto e mentre mi incamminavo a passo deciso verso l’ufficio, fui fermata dal capofficina sulle scale e non potei fare nulla (lamentarmi gridando dopo aver provocato come una vera troia non era credibile) quando la sua mano rialzando di nuovo la minigonna risalendo le autoreggenti, si posò subito sulla mia fica ancora piena di umori dell’orgasmo di poco prima. Le dita allargarono la fessura e mi sentii svenire per la paura di cosa poteva accadere dopo tanta spudoratezza da parte mia di fronte a quella decina di operai poco conosciuti ma sempre colleghi. L’istante sembrò interminabile tanto che venni almeno un’altra volta non so se per l’agitazione o se per vera eccitazione, comunque avevo perso il controllo e lui lo aveva capito.

Mi chiese di seguirlo in un magazzino poco distante e senza proferire parola accettai sapendo che dovevo per forza dargli qualcosa in cambio se non volevo perdere tutta la dignità e il posto. L’eccitazione mi rendeva sempre più confusa tanto da non aver percepito che nella stanza erano presenti anche gli altri operai di età variabile dal ragazzo al vecchio pensionabile. Fui presto in mezzo a loro con mani che mi perseguitavano ogni parte del corpo: caviglie, polpacci, cosce, seno e ovviamente qualcuno dentro i miei buchi, uno ahimè sino allora inviolato. Ero ormai nuda solo con le autoreggenti e le scarpe visto l’ambiente di lavoro, e non avevo nessuna possibilità di fermarli.. e non volevo neanche visto che proprio mentre mi preparavo la mattina scegliendo ogni particolare compreso il rossetto color fuoco, sapevo che volevo quella esperienza sperando di non travolgere la mia vita per un colpo di testa. Ma qui capisco bene voi uomini che in certi frangenti non avete limiti, perché all’eros ogni tanto non si può dar tregua se non ubbidendo alle nostre fantasie anche quelle più segrete.

Fu un giorno memorabile per me visto che persi anche la verginità di quel mio bel culetto tanto restia a provare quel piacere. Ora non posso fare a meno di finire gli amplessi con una penetrazione che mi lascia sfiancata per il tanto godimento che mi provoca.

Mi presero prima uno alla volta alla pecorina solo nella fica, poi a turno iniziai fargli dei bocchini per farli tornare pronti a un nuovo turno di penetrazione che doveva durare alla fine più di due ore visto il numero dei partecipanti a quella che poi ho scoperto essere in gergo denominata gang bang e che spesso insieme al mio caro Simone ricerchiamo di ripetere ma sempre con nuovi attori e magari in luoghi diversi per mantenere un’eccitazione senza fine dopo quella prima esperienza casuale. La cosa che mi è rimasta più impressa di quella volta non è tanto l’aver provato a godere anche in modo diverso con la penetrazione del mio buchetto (mi presero al terzo giro tre alla volta godendo insieme e riempiendomi sino a farmi quasi svenire per la fatica e per la quantità inghiottita), ma l’essere al centro di tante attenzioni come unica donna, troia e puttana per voi ma Donna con la D maiuscola per me che sono consapevole di ciò che voglio e prendo da tutti voi bei maschietti il massimo per il mio godimento.

Un bacio a tutti e un abbraccio appassionato al mio caro marito Simone reso da me cornuto ma contento di quanto sono Donna vera.
Paola FINE

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