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La prima volta in tre

Enrica e io continuiamo a vivere appassionatamente la nostra storia. Una storia che non è solo fatta di sesso, dolce o sfrenato che sia, a seconda del nostro stato d’animo, ma è ormai diventata una fantastica storia di “amicizia totale”. Entrambi avevamo bisogno di trovare fiducia in noi stesi e negli altri, di avere un partner a cui confidare qualsiasi cosa senza paura di essere giudicati, di tornare a giocare senza per questo essere giudicati bambini cresciuti, di un po’ di leggerezza, ogni tanto, per sopportare meglio le vicissitudini della vita.
Naturalmente ci piace molto giocare anche quando facciamo l’amore, e, da qualche giorno, il gioco si è fatto pesante.
Alla fine del mese scorso Enrica era stata invitata a seguire per l’azienda un seminario/corso di aggiornamento in una cittadina dell’Italia centrale. Non mi dilungo a spiegarvi che cosa non ha fatto per convincere il capo su quanto fosse importante che vi partecipassi anch’io… Alla fine ha ottenuto quello che voleva: tre giorni tutti (o quasi) per noi lontani da tutti, così ci siamo ritrovati in un delizioso albergo immerso nel verde, un posto fantastico per due amanti come noi.
La dolce e timida Enrica mi ha ormai dimostrato in più di un’occasione che all’occorrenza sa essere decisa e sicura, quando vuole, ottenere qualcosa. Appena arrivati ha chiesto di parlare con il direttore; dopo pochi secondi ci si è presentata una splendida donna di circa 40 anni, Chiara, la proprietaria dell’albergo.
Enrica ha chiesto di poterle parlare in privato, così si sono allontanate da me stupito e curioso sui motivi che avevano indotto Enrica a parlare con la proprietaria.
Le vedevo confabulare fitto fitto, sempre più incuriosito, soprattutto vedevo il viso di Chiara, via via sempre più divertito. Dopo un po’ Chiara si diresse dietro il banco della reception e scrisse qualcosa sul registro. Mi guardò facendomi l’occhiolino mentre mi consegnava la chiave della stanza augurandomi una buona permanenza con fare complice. Cominciavo a capire e le mie supposizioni si rivelarono esatte quando il cameriere ci fece accomodare in una stanza con un bellissimo letto matrimoniale.
Congedato il cameriere con una lauta mancia, Enrica mi abbracciò, baciandomi appassionatamente. “Cosa hai detto alla proprietaria? ” le chiesi. “Le ho detto che avevo da chiederle una cosa da donna a donna; e poi gli ho semplicemente spiegato la situazione: che avevamo dovuto prenotato due stanze per non dare nell’occhio ma che volevamo stare insieme. Lei ha capito, ed eccoci qui. Ma ora è tempo di iniziare questo nostro week-end nel migliore dei modi, tanto per farti capire che cosa ti aspetta”.
Così dicendo Enrica lasciò scivolare la sua mano lungo il mio corpo accarezzandolo lascivamente fino a fermarsi sul mio cazzo che rispose prontamente alle sollecitazioni di quella mano ormai esperta e che conosceva così bene. Continuò a lungo a massaggiarlo con la bocca incollata alla mia, la lingua che frugava il mio palato. Abbassò lentamente la chiusura lampo guardandomi negli occhi con la sua solita espressione insieme lasciva e piena di amore; cominciò a menarlo lentamente, muovendo la sua lingua dentro la mia bocca alla stessa velocità della sua mano che andava su e giù lungo la mia asta già bagnata.
Cominciò a parlarmi (a noi piace molto scambiarci le nostre impressioni, i nostri desideri mentre facciamo l’amore) continuando ad accarezzarmi: “finalmente tre giorni interi tutti per noi, non dovremo fare i salti mortali per poterci incontrare, abbiamo un comodo lettone dove… saranno tre giorni di fuoco, te lo garantisco. Mi avrai tutta per te, ti avrò tutto per me. Ora ho voglia di succhiarti… ”
Si inginocchiò lentamente tirandomi contemporaneamente giù i pantaloni; imboccò subito il mio cazzo teso mugolando di piacere per aver ritrovato un sapore che gli piace tanto. Lo pompò, vogliosa, per un po’ inghiottendone quanto più poteva strappandomi intensi gemiti di piacere, poi decide di darmi un po’ di tregua facendolo uscire dalla sua bella bocca carnosa, dedicandosi a leccarlo con la lingua, prima sulla punta poi lungo l’asta mentre con la mano mi carezzava dolcemente le palle.
I pompini di Enrica sono incredibili. Non è puro esercizio tecnico, il suo. Me li dona con passione smisurata, Ama sentire i miei mugolii di piacere, i mie incitamenti a prenderlo fino ad arrivare alla gola, i miei apprezzamenti per la sua bravura. Il mio piacere è il suo piacere perciò non si risparmia mai: la sua bocca è un logo meraviglioso dove amo perdermi completamente.
Naturalmente tutto questo comporta che io faccia sforzi notevoli per resistere alla sua bocca e prolungare il piacere che mi offre la mia dolce Enrica. Lei lo sa bene e ormai sa dosare da maestra le sue carezze.
Si alzò invitandomi a sdraiarmi sul letto dopo avermi sfilato del tutto i pantaloni. Sfilò collant e slip senza togliere la gonna e badando di farmi vedere il meno possibile delle sue forme generose. Una volta sul letto si accosciò su di me guidando con la mano il mio cazzo dentro di lei. La gonna sparsa sulla mia pancia non mi faceva vedere lo spettacolo della sua fica che inghiottiva la mia asta, ma sentivo il calore che essa sprigionava, il miele che già fluiva abbondante.
Lasciai che Enrica guidasse il gioco beandomi delle sue espressioni di piacere e delle sue parole di apprezzamento per la durezza del mio cazzo che cavalcava lentamente.
Da qualche tempo i nostri rapporti sessuali erano stati arricchiti dalla evocazione di fantasie perverse, come ad esempio immaginare di farlo in tre o in un’orgia.
Di solito io la stuzzicavo dicendogli di immaginare un altro uomo che la chiavasse mentre io guardavo, lei, invece, mi descriveva come sarebbe stato bello per me avere due donne a mia completa disposizione, che mi facessero godere insieme. Altra abitudine, ormai, era quella di registrare le nostre evoluzioni con un piccolo registratore a cassetta che usavamo poi per rieccitarci dopo i nostri eccessi, ed ora mi è utilissimo per riportare esattamente le parole della mia Enrica.
Quella volta fu proprio Enrica a iniziare la nostra fantasia. “Dobbiamo essere un bello spettacolo in questa posizione! Io che ti cavalco, tu duro e caldo dentro di me! Come mi piace… ! Pensa se ci fosse un altro, qui con noi, dietro di me, a guardarci. Ce lo avrebbe già in mano, duro da scoppiare. Lo stuzzicherei alzandomi lentamente la gonna dietro… così! … fino a fargli ammirare il mio culo che va su e giù… il tuo cazzo che mi entra dentro… guarda, amico, guarda come lo prendo tutto… guarda come sono bagnata… come mi piace… andare su e giù sul palo del mio uomo… poi mi abbasserei su di te… cercherei le tue labbra… ti infilerei la lingua dentro… così! … lui ora può ammirare il mio buchetto che tu, porco, hai aperto… e che non perdi occasione di farti… con mio enorme piacere… lui… lui non resisterà a lungo, si avvicinerà col cazzo duro in mano, me lo appunterà al buchetto… me lo infilerà tutto con un solo colpo… uhmm! Deve essere terribile avere due cazzi in corpo… due cazzi che mi chiavano senza pietà fino ad allagarmi di sborra… ”
Queste fantasie acceleravano sempre in Enrica la voglia di godere e difatti cominciò ad andare su e giù sul mio corpo sempre più velocemente facendo in modo di strusciare il suo clitoride sul mio pube; mi incitò a muovermi con più vigore dentro di lei fino a che venne, deliziosamente, mugolando sulla mia bocca.
Come al solito un bacio dolcissimo fu il suo modo di dirmi grazie per il piacere ricevuto, poi abbandonò la testa sul mio petto per assaporare quel piacevolissimo momento in cui il corpo si rilassa, dopo la tensione dell’orgasmo.
Quando si fu ripresa iniziai a prenderla in giro ricordandole il sogno evocato di avere due uomini che la penetravano contemporaneamente. Lei, senza scomporsi: “E a te, porcellone, non ti piacere che adesso ci fosse un’altra con me a sollazzarti? Sono sicura che godresti un mondo a chiavarla davanti a me… chissà che effetto mi farebbe vederla prendere i l tuo cazzo in bocca, nella fica, nel… culo? Tutto sommato credo che mi ecciterebbe un mondo perché comunque so che tu sei mio, solo mio.. però vederti godere delle carezze di un’altra… forse sarei gelosa, non so. Ma ora è tempo di farti godere… ” così dicendo scese lentamente sul mio corpo, leccandomi, fino a raggiungere il mio pene che imboccò decisa. Scostai i suoi capelli, tenendoglieli fermi sulla testa, per avere il piacere di guardarla mentre la sua bocca va su e giù sul mio cazzo. Ad un tratto mi venne in mente di provocarla ancora con le nostre fantasie. Non so come reagirà ma la tentazione ha il sopravvento: “Chiara… si… brava, prendilo tutto… così! ”
Enrica ebbe solo un attimo di esitazione, poi mi disse semplicemente “continua! ”
“… uhmm! Chiara, sei bravissima… sulla punta, leccalo sulla punta ora… brava… tienilo stretto con la mano… menalo piano, dai… continua a leccarlo… ora prendi in bocca solo la punta… così… succhialo… Ah! è terribile… leccalo lungo l’asta ora, ecco… fino ai coglioni… così: menalo mentre li succhi… Chiara, sei una bellissima e bravissima porca… mi stai facendo impazzire. Mettilo in mezzo alle tette ora… così… stringilo… uhmm, quelle tette sembrano fatte apposta per il cazzo… basta ora, riprendilo in bocca… pompami… fammi godere… Chiara sto venendo, bevimi, inghiottimi tutto… ”
Enrica mi fece godere in un modo incredibile succhiando fino all’ultima goccia del mio seme; poi si sdraiò su di me e, prima di baciarmi mi disse: “porco, mi hai fatto le corna con quella… ” ma mi baciò appassionatamente frugando a lungo con la lingua il mio palato.
Sdraiata al mio fianco continuò, poi, a parlare di Chiara lodandone le virtù fisiche e fantasticando su tutte le cose che avremmo potuto fare in tre.
La misi in crisi però quando le chiesi se avrebbe avuto il coraggio di avere anche rapporti diretti con lei, in pratica di fare l’amore anche con l’eventuale donna delle nostre fantasie oltre che con me.
L’argomento però cadde lì, perché entrambi eravamo di nuovo eccitati. Le sue mani corsero ad afferrare il mio pene che le sapienti carezze resero di nuovo pronto all’azione; allargò le gambe invitandomi a prenderla, a chiavarla, a farla sua, come volevo, per tutta la notte.
Il mattino ci trovò teneramente abbracciati. Dopo la nostra privatissima colazione consistente, come dice Enrica, per me in succo di fica e per lei in succo di cazzo, una lunga doccia ci tonificò delle fatiche notturne e fummo pronti per iniziare la nostra giornata di lavoro.
A colazione Chiara non mancò di prenderci simpaticamente in giro sottolineando, con discrezione, il fatto che non sembravamo proprio riposati.
Entrambi avremmo continuato a chiacchierare con Chiara, ma i nostri doveri purtroppo ci richiamavano all’ordine, quindi ci avviammo verso la sala congressi dove di teneva il seminario.
A fine mattinata dopo un incontro generale ci dividemmo in gruppi di lavoro e, fatalmente, io ed Enrica venimmo assegnati a due gruppi diversi.
Il gruppo di Enrica terminò i lavori prima del mio, perciò lei andò almeno una mezzora prima di me a pranzo. Quando mi recai anch’io al ristorante la trovai che conversava piacevolmente proprio con Chiara che si era seduta a pranzare con lei. Mi unii a loro e feci finalmente anch’io conoscenza con quella splendida donna che era stata protagonista inconsapevole della nostra notte precedente.
Chiara era una donna nubile per scelta. Ci raccontò infatti di come non avesse mai provato per nessuno degli uomini che aveva avuto quel qualcosa in più che ti fa desiderare di passare tutta la vita con lui, inoltre il lavoro l’aveva sempre coinvolta troppo, per cui non si era mai decisa ad “accasarsi”.
Fu una chiacchierata piacevolissima e devo dire che a malincuore, alla fine del pranzo, salutai Chiara che andò a verificare il lavoro dei suoi dipendenti.
Con Enrica salimmo in camera dove, nonostante la voglia che entrambi avevamo e le continue provocazioni di Enrica che non perdeva occasione di parlarmi di Chiara, delle sue tette, delle sue cosce, ecc. , decidemmo che era meglio riposare, rimandando il sesso alla serata.
Il pomeriggio fu per entrambi denso di impegni. Ci ritrovammo verso le 17, 30 e decidemmo di fare una passeggiata nel piccolo bosco a fianco dell’albergo. Doveva essere nelle nostre intenzioni una passeggiata romantica, avremmo giocato ad eccitarci per poi passare, in camera, ad “argomenti più consistenti”.
Nella hall incontrammo Chiara a cui Enrica chiese se ci fosse un sentiero nel bosco. Chiara mi guardò divertita dicendomi che l’aria era abbastanza fresca ed avrei corso il rischio di non fare una bella figura. Comunque ci spiegò che potevamo tranquillamente addentrarci nel bosco e sottolineò che nessuno ci avrebbe disturbati, dovevamo stare solo attenti a non farci sorprendere dal buio perché avremmo potuto perderci.
Una volta nel bosco trovammo una graziosa radura in cui avevano sistemato delle panchine in legno. Scegliemmo quella più appartata, dove molto difficilmente saremmo stati visti, e cominciammo a tubare come due fidanzatini.
Ben presto però il gioco si fece più pesante: l’uno di fronte all’altra ci baciavamo appassionatamente. Enrica aveva infilato una mano nei miei pantaloni e mi menava lentamente il cazzo mentre io, le mani sotto il suo maglione, le accarezzavo il seno. Ad un certo punto Enrica disse che voleva prendermelo in bocca, lo tirò fuori e stava per chinarsi quando un rumore ci fece frettolosamente ricomporre, o almeno tentammo di farlo. Chiesi se ci fosse qualcuno e dopo pochi secondi udimmo la voce di Chiara: “non vi spaventate sono io… scusatemi ragazzi… io… ” Era molto imbarazzata naturalmente, ma alla fine riuscì a dirci che non aveva saputo resistere alla tentazione di seguirci. “sapete è da molto tempo che io non… insomma non faccio l’amore e… da quando ho capito che voi vi amate tanto… mi avete eccitata insomma e… vi prego continuate, non vi darò fastidio lo giuro… siete così carini… e ho tanta voglia di godere”
Sia io che Enrica ascoltavamo quasi in trance le parole di Chiara, eravamo imbarazzati e indecisi sul da farsi, ma il fatto che eravamo ancora lì ad ascoltarla, quando normalmente avremmo dovuto alzarci e andare via, testimoniava che in entrambi c’era una sia pur piccola volontà di restare lì, con Chiara, per fare cosa ancora non immaginavamo o, perlomeno, non sapevamo fin dove ci saremmo spinti.
Piano piano Enrica tornò con la mano ad accarezzarmi da sopra i pantaloni, le nostre labbra tornarono a sfiorarsi, prima timidamente poi con più convinzione. Intanto Chiara ci ringraziava, ancora imbarazzata, e questo aumentava la sicurezza dei nostri gesti che via via si facevano più decisi. Non lo avremmo mai pensato ma quella situazione ci aveva eccitato ed ormai avevamo ripreso ad accarezzarci come se fossimo stati soli.
Chiara prendeva sempre più in mano la situazione ed ormai era lei che ci indicava cosa fare. “Tiralo fuori Enrica, voglio vederlo… menalo, piano… così… è duro, vero? Sono mesi che non ne prendo uno, sapete? … vorrei tanto vedervi nudi, mentre fate l’amore… Enrica, prima dicevi che lo volevi in bocca… ti prego… fallo… per me”.
Per qualche attimo Enrica si fermò, indecisa sul da farsi, ma presto si inginocchiò davanti a me iniziando subito a lambirmi la punta del pene con la lingua per poi imboccarlo decisa. Ormai eravamo entrambi eccitatissimi della situazione e pienamente convinti di ciò che facevamo, decisi a portare avanti quel gioco e ad accettare tutto quello che sarebbe venuto.
La mia eccitazione crebbe all’inverosimile quando alzando la testa vidi Chiara che, la corta gonna alzata, aveva infilato una mano sotto gli slip e si masturbava guardandoci, mentre continuava ad incitare Enrica e lodare la durezza del mio cazzo.
Ad un tratto Enrica si fermò, mi guardò per un attimo e poi: “va da lei… “. Mi avvicinai a Chiara col pene teso fermandomi davanti a lei , seduta sulla panchina con le cosce aperte e le mani sempre sotto le mutande. Continuando a toccarsi Chiara mi afferrò con la mano libera il cazzo, lo scappellò iniziando subito un lentissimo su e giù a cui presto si aggiunsero veloci colpi di lingua sulla punta e lungo l’asta. Dopo qualche minuto di questo trattamento decise di prenderlo finalmente in bocca ed iniziò un pompino lentissimo; evidentemente voleva godersi appieno un momento che da troppo tempo non viveva. Enrica intanto si era avvicinata a noi, ed ora, abbracciatomi da dietro, era lei a gustarsi quel pompino. “proprio come stanotte” mi sussurrò all’orecchio prima di baciarmi profondamente. Chiara continuava, intanto a darmi e a darsi piacere fino a che, sospirando, si abbandonò sulla panchina offrendoci lo spettacolo del suo orgasmo. Restammo a guardarla, abbracciati, indecisi sul da farsi. Fu lei che dopo un po’, ringraziandoci per la comprensione che avevamo avuto nei suoi confronti, ebbe l’idea, visto che ormai era buio, di trasferirci nel suo appartamento dove avremmo potuto continuare, se lo avremmo voluto, a darci piacere.
Ormai la decisione era già presa da tempo, per cui accettammo immediatamente l’invito avviandoci verso l’albergo, eccitati da quanto sarebbe potuto succedere.
Il tratto di strada che dovevamo percorrere fu occasione di continue provocazioni, allusioni, toccamenti vari soprattutto da parte delle due donne che non persero tempo nel dirmi sfacciatamente quello che volevano da me e che quella notte mi avrebbero distrutto.
Una volta giunti nell’appartamento di Chiara, però, ritornò in noi un lieve imbarazzo che comunque la padrona di casa fu lesta a far scomparire. Fece accomodare Enrica sul divano e poi gli chiese il permesso di “spupazzarmi un po’”. Ottenuto l’assenso mi attirò verso di se: “stringimi… baciami, fammi assaporare la tua lingua… uhmm… toccami ora… sul seno… si… è bello sodo, vero? … stringilo… ti farò di tutto, ti farò una spagnola che ricorderai per sempre, ti spompinerò fino a succhiarti l’anima… ti farò entrare nella mia fica bollente… toccala… così… si, accarezzala tutta… le chiappe, anche le chiappe… stringile… senti come sono sode? … glielo fai il culo ad Enrica? … dimmelo! ”
Fu Enrica a rispondere “… me lo fa, me lo fa… eccome se me lo fa! ”
Cominciarono così un dialogo tra di loro con Chiara che chiedeva ad Enrica tutte le cose che facevamo, e le sensazioni che provava quando facevamo l’amore. La mia pazienza era ormai al limite. Eccitato come non mai accarezzavo impaziente il corpo di Chiara a cui avevo ormai fatto arrivare le mutande quasi al ginocchio per poter penetrare con le dita la sua fica bagnata.
“Non ne puoi più, vero? ” mi chiese Chiara appoggiandomi una mano sul cazzo. “Neanch’io… ti voglio… voglio vederti nudo… voglio che mi scopi… ” Così dicendo mi spogliò freneticamente invitandomi, quando ebbe terminato, a fare altrettanto a lei. Si stese sul divano, allargò le cosce e, carezzandosi lascivamente con la mano aperta il pube, mi invitò a penetrarla. Accolse il mio cazzo con un “finalmente… “, seguito da continui incitamenti a penetrarla sempre più profondamente, a non avere riguardi per la sua fica che da troppo tempo non vedeva un bel cazzo duro.
Enrica, intanto, si era seduta sul bracciolo del divano, a pochi centimetri dalla testa di Chiara. Le cosce aperte, senza mutande, la fica offerta alla mia vista, le dita che la frugavano velocemente. Era bellissima ed eccitante! Fottevo con colpi sempre più veloci la fica di Chiara e fissavo le dita della mia donna che si masturbava e contemporaneamente mi incitava a far godere la nostra amica. Ero ormai al limite della resistenza e fui fortunato perché evidentemente la lunga astinenza aveva reso Chiara particolarmente predisposta all’orgasmo. Riuscii infatti a farla godere e quindi potei rilassarmi per godere a mia volta. Chiara fece appena in tempo a ricordarmi di non venirle dentro: mi sfilai dalla sua fica andandomi a sedere sul suo petto, il cazzo teso davanti alla sua bocca che si aprì immediatamente ad accogliermi; le afferrai la testa guidandone i movimenti; Enrica, di fronte a me, mi offrì la sua bocca da baciare e… venni… godetti in quella splendida bocca in modo meraviglioso mentre baciavo la mia donna.
Restammo così per lunghissimi minuti, Chiara sdraiata col mio cazzo ancora in bocca che lentamente si afflosciava, Enrica di fronte a me che continuava, anche se non più in maniera frenetica, a masturbarsi mentre mi baciava leggera.
Fu Chiara la prima a muoversi. Mi fece spostare e si inginocchiò davanti ad Enrica attirandola verso di sé trascinandola per i piedi. Le due donne si guardavano intensamente negli occhi e, ad un tratto, senza dire una parola, si baciarono intensamente. Le mani di Chiara corsero veloci sul corpo di Enrica provocandone un intenso fremito che si accentuò quando penetrò con un dito nella sua fica iniziando letteralmente a martellarla veloce e decisa.
Enrica, incapace di sostenersi, si accasciò sul divano, che avevo lasciato libero per permettere a quelle due splendide donne di stare più comode, invocando un orgasmo liberatorio. Chiara la portò sull’orlo di una crisi di pianto leccandola avidamente su tutto il corpo ma evitando di toccarla nel punto più sensibile. Un lunghissimo mugolio di approvazione accolse la lingua di Chiara che penetrava, finalmente, dentro di lei frugandola a lungo prima di impossessarsi del clitoride che leccò e succhiò fino a fare urlare di piacere la mia Enrica a cui dovetti chiudere la bocca con una mano per evitare che qualcuno la sentisse.
Enrica restò immobile, squassata dall’orgasmo, completamente abbandonata, le cosce e le braccia spalancate. Era bellissima! Mi avvicinai a baciarla dolcemente complimentandomi per la sua bellezza. Chiara, però, non aveva voglia di perdere tempo. Mi afferrò il cazzo chiedendomi se lo spettacolo mi avesse eccitato di nuovo; la risposta l’ebbe prontamente tra le mani, dura e rigida. Era il caso, sostenne Chiara, di trasferirci in camera da letto dove saremmo stati più comodi, così presi tra le braccia Enrica e ci trasferimmo su un bel lettone dove adagiai delicatamente la mia donna sdraiandomi subito su di lei. La penetrai lentamente iniziando un altrettanto lento e delicato su e giù nella sua fica ancora bagnata degli umori dell’orgasmo precedente; intanto la baciavo e gli dicevo quanto fossi felice di quella esperienza con Chiara. Questa, intanto, aveva aperto un cassetto del comodino da dove tirò fuori due cazzi di gomma dura uno dalle dimensioni notevoli, almeno 20 centimetri e con alcune asperità lungo il tronco, l’altro più corto e stretto, completamente liscio legato a delle cordine il cui utilizzo era fin troppo chiaro. Ci spiegò che quello con le cordicelle lo aveva comprato in particolare per usarlo con una sua amica che ogni tanto veniva a trovarla. Mentre ci raccontava alcune delle porcate che usava fare con questa sua amica cominciò a strofinare il cazzo più grosso sul corpo di Enrica, mentre io continuavo a scoparla lentamente, soffermandosi in particolare sui seni e, infine, sulla bocca che Enrica dischiuse subito leccando e ingoiando buona parte del dildo. Enrica era eccitatissima, gli umori che colavano dalla sua fica erano sempre più abbondanti ed allora intensificai i colpi dentro di lei con l’intento di farla godere di nuovo. Chiara mi aiutò leccandole avidamente i capezzoli. In breve una diga si aprì dai recessi più profondi del suo sesso e fui felice di affogare in quel miele.
Fatta riprendere Enrica, Chiara, impaziente, impartì le disposizioni per una nuova posizione: fece alzare Enrica e gli sistemò il cazzo finto alla vita legandolo con le apposite cordicelle. Naturalmente non perdemmo occasione di farla camminare per la stanza per ammirare il suo “nuovo sesso” prendendola in giro per come le donasse. Chiara, poi, si sdraiò sul letto invitandola decisamente a chiavarla, cosa che Enrica fece con molto piacere e sottolineando che era la prima volta che si fotteva una donna cominciò la sua opera con buona lena: “… troia… ti scopo… lo senti com’è duro il mio cazzo? … tieni, prendilo tutto … porca… “. Chiara dimostrava di apprezzare il trattamento cui era sottoposta, ma aveva in mente qualcosa di più sostanzioso. Con uno scatto di reni degno di una ragazzina mise sotto di sé Enrica ed ora era lei che guidava il gioco andando su è giù su quel palo di gomma. Mi indicò un vasetto nel cassetto da cui aveva preso i due peni finti e poi si piegò con il corpo su Enrica mostrandomi il suo bel sedere e sollecitandomi a farle ricordare quanto fosse bello prenderlo nel culo. Dopo averlo lubrificato le afferrai i glutei e puntai decisamente il mio cazzo sul suo buchetto. Lo penetrai lentamente per farle sentire a lungo il piacere provocato dalla mia invasione; giunto in fondo mi fermai per sincronizzare i miei movimenti con quelli di Enrica, quindi cominciai a sfotterla con colpi lenti ma decisi. Chiara impazziva di piacere: ogni volta che il mio cazzo tornava indietro, fin verso l’ingresso del suo buchetto, Enrica affondava con il suo cazzo artificiale nella sua fica, e viceversa provocando in lei continui mugolii di piacere accompagnati da pressanti incitamenti a continuare a scoparla con sempre più forza, sempre più in fondo.
Al secondo orgasmo Chiara si abbandonò sul corpo di Enrica baciandola freneticamente e provocando l’uscita del mio cazzo dal suo ano. Avevo una gran voglia di godere ma pensai che anche Enrica aveva diritto a provare l’esperienza della doppia penetrazione, per cui mi sdraiai fra di loro baciando ora l’una ora l’altra accarezzando e lodando le forme piene dei loro corpi.
Decisi di andare a lavare il mio cazzo, non proprio profumato e mi avviai verso il bagno subito seguito da Chiara che, disse, voleva farlo personalmente e, in ogni caso, anche il suo ano un po’ dolorante aveva bisogno di una sciacquata.
Quelle intime abluzioni durarono parecchi minuti poiché, naturalmente, non perdemmo occasione di giocare coi nostri sessi. Stavamo per uscire dal bagno quando Chiara mi fermò, indicandomi Enrica. Abbandonata sul letto, gli occhi chiusi, le cosce oscenamente spalancate, si penetrava, gemendo sommessamente, con il cazzo di gomma più grosso. Uno spettacolo meraviglioso che non interrompemmo gustandocelo fino all’orgasmo, dolcissimo, di Enrica. Solo a quel punto ci sdraiammo accanto a lei coccolandocela dolcemente.
Una volta ripresasi, Enrica reclamò la sua parte. Chiara fu pronta a indossare il fallo di gomma e a farlo sparire nella sua fica vogliosa. La chiavò a lungo mentre io avvicinai il mio cazzo alla bocca di Enrica che fu felice di leccarlo e succhiarlo mentre rispondeva, muovendosi col bacino, colpo su colpo agli attacchi di Chiara.
I momenti successivi furono occupati da un susseguirsi di posizioni diverse: Chiara prese Enrica alla pecorina, di fianco, con le gambe sulle spalle la chiavò selvaggiamente mentre io offrivo la mia asta dura alla bocca dell’una o dell’altra. Alla fine facemmo provare anche ad Enrica il piacere della doppia penetrazione, ma questa volta fu Chiara che volle prenderla da dietro. Enrica si impalò sul mio cazzo sdraiandosi su di me che lentamente cominciai a muovermi dentro di lei. Mi guardò a lungo fisso negli occhi con un’espressione eccitata e dolce allo stesso tempo, mentre Chiara la penetrava lentamente col suo fallo di gomma. La chiavammo con sempre maggiore foga non impietosendoci quando, dopo un primo orgasmo, Enrica ci implorò di fermarci dicendosi distrutta, ma continuammo, sia pure più lentamente, a penetrarla fino a che non fui io a non resistere più scaricando tutto me stesso nella meravigliosa fica della mia Enrica che a sua volta venne ancora mordendomi su una spalla.
Eravamo, a quel punto veramente distrutti, ma Chiara era eccitatissima per via della frizione che la base del fallo aveva procurato al suo pube mentre chiavava Enrica. Il mio naturalmente era in posizione di assoluto e meritato riposo e ci sarebbe rimasto a lungo, però ne avevamo comunque due sempre in tiro. La stuzzicammo strusciandoglieli su tutto il corpo e poi, lentamente ma inesorabili, la penetrammo; io in fica, Enrica, impaziente di renderle il piacere, nel culo. Chiara ci ringraziò, per il piacere provato, con una lauta cena che consumammo sul letto chiacchierando e scambiandoci le nostre impressioni su quella esperienza.
Purtroppo per quelle due assatanate la serata non era certo finita. Dopo circa un’ora ripresero a strusciarsi oscenamente, a leccarsi a vicenda, a chiavarsi con i due falli di gomma in posizioni sempre diverse. Riuscirono anche, con le loro bocche, a farmelo tornare in condizioni accettabili per poterlo ricevere ancora nelle loro fiche sempre umide e poi mi finirono con un doppio pompino che terminò con gli ultimi residui spruzzi di sperma sui loro volti.
L’indomani Enrica e Chiara vollero restare a letto. Per parte mia dissi che la mia presenza ai lavori del seminario era urgente; in realtà mi sentivo semplicemente svuotato e rimanendo lì avrei fatto correre dei seri rischi alla mia salute. Perciò le lasciai teneramente abbracciate, l’una con la bocca sulla fica dell’altra, e andai a distrarmi contando di riprendere fiato e vigore: avevamo ancora un giorno davanti a noi. FINE

About A luci rosse

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