Andavo su e giù per la sala d’aspetto. Ero tutto un fascio di nervi. Se placcavo per l’ennesima volta un dottore o le infermiere mi avrebbero gettato fuori dall’ospedale. Erano tre giorni che non dormivo più di tre ore per notte. Giorni d’inferno.
Stava per nascere mio figlio, il mio primo figlio. E tutti i miei familiari erano lontani, visto che mi ero trasferito per lavoro lontano da casa da quando mi ero sposato con Barbara. Lei per fortuna era una donna intraprendente, ed aveva organizzato casa e lavoro alla perfezione. Ma io, non ero assolutamente autosufficiente. Per stirarmi un calzino, farmi un uovo sodo. Sono stato figlio unico e gi madre meridionale. Viziato in pratica fin dalla nascita. E padre a 28 anni. Mi avrebbero aspettato giorni interessanti.
Ma non era il tempo ancora di pensare a queste cose. Ero distrutto, ma ancora tutto un fascio di nervi.
Dopo pochi minuti, la lieta notizia. Era nato, e stava benissimo sia lui che la madre. Andai dentro a trovarli…erano entrambi splendidi, poi uscii in lacrime a chiamare i miei genitori, che non stavano nella pelle.
” auguri, tesoro” continuava a ripetermi mia madre ” mi hai reso nonna.. che bello !!!! h a proposito, sta arrivando lì tua sorella per darti una mano. L’ha chiamata tua moglie ieri, dicevi che non ce la facevi più…. auguri.. che bello !! sono nonna !!! ”
Mia madre farneticava come al solito. Non avevo capito bene cosa avevo detto quando….
” allora ? ! ? è nato ! ? ! ”
Mi girai ridendo. Era arrivata mia sorella. Annuii felice senza parole.
” oohhh… che bello !!! come sono contenta !!!! sono zia .. e stanno bene mamma e figlio…. ”
Non avevo fatto in tempo a risponderle che mi aveva coinvolto in un grossissimo abbraccio. Era carica al solito di pacchi e pacchetti che avrebbe dispensato a destra e a sinistra.
Quando mia moglie, Barbara, era pronta per andare in ospitale per dare alla luce nostro figlio chiese a mia sorella, Sara, di prendersi cura di me. Sara era partita il giorno prima che mia moglie partorì. Restammo in ospedale a fargli compagnia, e a spacchettare corredini, giocattolini e amenità varie finché Barbi e le infermiere ci pregarono di andarcene.
Entrammo in casa distrutti. Sara gettò con noncuranza il borsone con i suoi vestiti nell’ingresso e si diresse in salotto. La seguii prendendo un po’ il fiato.
” Ti va di bere qualcosa, tesoro ! ? ” le chiesi stanco.
” no grazie, Francesco.. sono così eccitata. Ho solo voglia di parlare un po’ con te… è un sacco di tempo che non ci vediamo. Mammia mia sono uno straccio…. ”
Sorrisi svagato, come al solito gli specchi avevano un potere quasi ipnotico per lei: appena ne incocciava uno si doveva controllare, riassettare, aggiustare i capelli, e così via.
Ma non ne aveva bisogno: era carina, e quando stava tutta in tiro diventava tremendamente carina.
A 30 anni era una donna splendida: si rianimava i capelli neri lunghi oltre le spalle, e controllava il trucco sul un visino rotondo e adorabile, sapientemente orientato in modo da far risaltare la pelle abbronzata ed i grandi occhi verdi.
Le sfilai galantemente la giacca blu del tailleur, e notai che anche con una semplice camicetta bianca ed una gonnellina corta nera a pois bianchi era sempre molto elegante. Non aveva una corporatura magra, ma riusciva a far risaltare sempre i suoi lati migliori: un ampio decolleté ornato da due seni sodi e appuntiti e due splendide gambe.
Ci sedemmo sul divano. Sara al solito incrociò le gambe sotto di lei, come faceva da piccola.
Rimanemmo a parlare di tutto, del bambino, di come se la passava con mio cognato, di tutto insomma finché non trascorsero un paio d’ore.
Mentre parlavamo la guardavo sempre più interessato, notando tanti piccoli particolari: due cerchi d’oro le ornavano le orecchie, aveva un paio di anelli e braccialetti d’oro e d’argento nuovi (la sua passione) e, bontà sua non indossava reggiseno. I capezzoli ogni tanto facevano capolino nella stoffa morbida.
” perché poi Mario pensava che anche tu eri invitato a quella festa” diceva senza battere ciglio
” mentre poi….. ehi ma che guardi ! ? ! ”
” Lo sai, sono la mia passione…” dissi avvicinandomi più a lei.
Il suo volto si aprì in un largo sorriso, gli occhi le luccicarono insolenti
” Ma guarda un po’ cosa devo sopportare ” mi rispose fingendosi irata, mettendo le mani sui fianchi. Così facendo però allargo ancora un po’ la scollatura ” io…. ”
La sua voce si spense mano mano che sbottonavo la camicetta vaporosa. A quanto pare la mia sorellona prendeva il sole in topless. I capezzoli erano lunghi e duri, e scuri come il caramello bruciato.
Un brivido le percorse il corpo mentre le ammiravo il petto scoperto.
” Penso che basti così. ” mormorò sempre sorridendo “Che ne diresti di andare a letto, fratellino ! ? ! ”
Annui sorridendo anch’io, e prendendola per mano la guidai nella mia camera da letto.
Si sedette sul lato del letto matrimoniale dallato di Barbi, mentre mi levavo i vestiti, guardandomi mentre mi spogliavo. Poi la spogliai, levandole con cura la camicetta, la gonnellina e le calze autoreggenti.
Con un gesto lento ma deciso le levai le mutandine bianche, assistendo alla nascita di una vagina curata ma ben folta di peli neri. Sembrava che emanasse calore. Alzai lo sguardo, e mia sorella alla luce soffusa delle lampade continuò a sorridermi.
Nessuno di noi disse niente. Non era il momento giusto per parlare.
Ci sdraiammo sul lettone. Iniziai a carezzare lentamente il petto. Palparle i seni mi fece pensare a quando eravamo più giovani, nessuno di noi due era sposato, quando andavamo nel nostro posto segreto senza farci scoprire da nessuno. Là mia sorella mi mostrava orgogliosamente le tette, lamentandosi che non erano cresciute abbastanza (tuttora non erano più grandi di una seconda ma a me piacevano così) e io dovevo riempirla di complimenti e di attenzioni.
Ora, le sentivo di nuovo sotto le mie dita e le succhiavo finché si erano gonfiate dal desiderio, i capezzoli oramai eretti. Avevano sempre lo stesso sapore di caramello bruciato.
Mugolò con forza, accarezzandomi le spalle.
Quando notai che era pronta, iniziai a carezzarla più in basso. Prima circumnavigai il pancino un po’ pronunciato, poi passai quell’adorabile monticello coperto di peli tra le sue gambe. Le sfiorai la fica finché non spalancò le gambe, che accarezzai e baciai dolcemente. Poi mi avventurai all’interno con le mie dita in esplorazione. La tana era sempre più bollente, ed ad ogni mio inserimento potevo sentire lo sciabordio dei suoi umori, ed il mugolio dei suoi sospiri, mia sorella era come me un tipo di poche parole.
Oramai Sara era pronta. Mi guardò col volto arrossato e con gli occhi carichi di desiderio.
Sapevo da tutta l’esperienza passata cosa desiderava e io bramavo di darglielo. Mi misi sopra di lei e lei alzò le ginocchia, formando quella sella che io adoravo cavalcare.
Il mio uccello trovò la sua vagina come per volontà propria. Erano vecchi amici loro. Mia sorella emise un lungo sospiro mentre glielo infilavo dentro nella fessura che era oramai una colata lavica lentamente, strappandole un piccolo mugolio ogni centimetro che avanzavo.
Una volta giunto in fondo aggiustai il mio peso su Sara, sistemandomi meglio. Lei avvolse le sue gambe ben tornite attorno a me, facendo sì che i piedi si chiudessero dietro al mio sedere che iniziò a stantuffare poderosamente.
Fare l’amore con mia sorella non aveva niente a che fare con l’amore che nutrivo per mia moglie.
Dopo tutto, io scopavo mia sorella da molto prima di scopare lei.
Barbara ed io siano stati fidanzati a lungo e lei ha sempre insistito che non dovevamo fare l’amore fin dopo il matrimonio. Ne parlai con Sara e lei si mostrò comprensiva e pronta ai miei bisogni.
Io uscivo la sera con Barbara e lei mi eccitava come un cane in calore, andavo poi a casa e andavo direttamente in camera di Sara. Gradatamente lei soddisfò tutti i desideri che la mia ragazza non mi concedeva: cominciammo a limonare e ad accarezzarci, poi passammo al sesso orale.
Ed una notte indimenticabile, mentre fuori c’era un temporale spaventoso, ci sbarazzammo della verginità a vicenda, incespicando come pazzi e ridendo come dei disperati.
Mia sorella nel frattempo non aveva permesso ancora al suo fidanzato- che poi sarebbe diventato suo marito – di scoparla, così il bisogno era divenuto reciproco.
Non ci è mai sembrato di essere infedeli. Eravamo solo… pratici. Continuammo a scopare anche dopo il mio matrimonio, mentre Sara era ancora fidanzata. Lei aveva stavolta la necessità ed io avevo i mezzi per soddisfarla.
Tornando al punto dove eravamo rimasti, cavalcai Sara nel mio lettone matrimoniale per una mezz’oretta circa. Ce la prendemmo con calma. Il mio petto si strusciava con suoi seni, ed era una gioia vedere il suo volto contorto dalla lussuria, che si apriva in una grande sorriso quando la baciavo sulle labbra o le mormoravo cose carine nell’orecchio. Dopo un po’ eravamo entrambi madidi di sudore, grugnendo di soddisfazione.
Tutta la tensione e lo stress che si erano accumulati durante i giorni precedenti svanirono per incanto. Fu anche molto divertente. Non avevo avuto un trattamento simile per un po’ da Barbi a causa della gravidanza. La mia sorellona venne due volte urlando come un’ossessa prima di riempirle la fica umida del mio carico bollente. Era proprio tutto come ai vecchi tempi.
Finimmo il primo round, soddisfatti.
“ah, tesoro devo chiamare mio marito, per dirgli che è andato tutto bene. Mi passi il telefono ! ? ! ”
Le passai la cornetta del cordless che tenevo sul comodino. Ammirai la forma placida e sinuosa del suo corpo mentre parlava del più e del meno con mio cognato. Nel frattempo distrattamente le solleticavo il monte di venere, tirandole ogni tanto i capezzoli-
“ahh.. ah aspetta che te lo passo. Ciao amore, ci vediamo tra una settimana. ” disse Sara, passandomi la cornetta “tieni, Mario ti vuole fare gli auguri. ”
Mi trovavo a mio agio con mio cognato, era una brava persona e lo conoscevo da un sacco di tempo.
Scherzammo a lungo, augurando anche a lui di fare la stessa fine che avevo fatto io.
Nel frattempo da quando Sara aveva finito di parlare col marito, aveva iniziato a succhiarmi dolcemente l’uccello. Una scena dolcissima, parlavo con mio cognato mentre sua moglie, mia sorella leccava la mia asta dalla punta alle palle. Conosceva tutti i miei punti più sensibili.
Riattaccai salutando velocemente Mario per godermi lo spettacolo anche da un punto di vista visivo. Adoravo guardarla, gli occhi verdi brillavano di una furia non repressa mentre mi leccava con sempre più vigore, gli orecchini che si agitavano sempre di più.
Mia sorella aveva cominciato anche da ingoiarlo per intero, ma io la fermai. Oramai era divenuto duro come la roccia. La alzai ancora ansante dal mio uccello, non si voleva staccare, e stendendola di nuovo supina poi la montai di nuovo. Stavolta era ancora più calmo e rilassato il mio ritmo.
Scopammo finché non fummo completamente soddisfatti e scivolammo placidamente nel sonno abbracciati l’un l’atro.
Il giorno dopo mia sorella mi fece una sorpresa preparando il bagno.
“dai vieni , Francesco, è un sacco di tempo che non facciamo il bagno insieme. ” disse sorridendo.
Cercai di fare varie manovre dentro la vasca, massaggiandole sott’acqua la fica e insaponandola tutta. Ma il posto era troppo scomodo, quindi sconsolati per finta ci ritirammo in camera da letto, dove lei mi fece una sorpresa ancora più gradita.
Ancora umida e gocciolante si mise a quattro zampe, offrendomi il suo poderoso sedere. Era una cosettina che adoravo perché Barbara non me lo permetteva di farlo con lei. La afferrai per i fianchi e cominciai ad infilare il mio arnese nello sfintere strettissimo, dopo averlo unto con dell’olio. Le venni dentro dopo una poderosa cavalcata.
Ci vestimmo e facemmo una prima colazione abbondante, parlando dei programmi della giornata. Poi mentre lei si finiva di truccare andai in salotto a guardare un po’ i programmi televisivi della mattina . Ad un certo punto fecero un servizio che interessava mia sorella per lavoro. La chiamai dicendo di venire.
“cosa c’è, Franci ! ? ! ” disse, facendo capolino.
Le indicai lo schermo. Lei assorta si sedette con noncuranza sul mio grembo. Aveva la stessa giacca e gonna del giorni prima, ma aveva un top aderente nero.
Visto che del servizio non me importava niente, infilai furbescamente le mani sotto la gonna larga a pois, giocherellando prima con la pelle serica ed abbronzata delle gambe, poi con l’elastico delle mutandine.
“Dai smettila, lasciami vedere, mi interessa” sbuffò da sopra le spalle, ma quando abbassai gli slip alzò il bacino per aiutarmi nei movimenti. Giocai per un po’ col suo clitoride, procurandole fremiti e sospiri. Poi si girò di scatto, con volto serio.
“Va bene, se la metti così” disse con tono piatto.
Mi slacciò velocemente i pantaloni cacciandomi l’uccello già indurito, e mi montò a cavalcioni, puntando la punta dell’asta ai bordi delle labbra roride.
Si calò lentamente sul mio cazzo, e mano mano che scendeva il volto duro spariva lasciando spazio ad un sorriso inspirato ad occhi chiusi. Visto che i suoi adorabili seni erano imprigionati nel tessuto carezzai le gambe ed il sedere.
Iniziò a cavalcarmi piano, abbassandosi per darmi ogni tanto piccoli bacini in viso e sulle labbra. Fu tutto molto bello e rilassante, e quando venimmo quasi contemporaneamente inarcò le reni all’indietro, lanciando un urletto smorzato.
Ci riassettammo alla ben meglio, i nostri volti rilassati e soddisfatti.
Quando tornammo in ospedale, Barbara era adorabile seduta nel suo letto, allattando nostro figlio. Ero molto orgoglioso. Rimanemmo fino al pomeriggio quando Barbara ci disse di tornare a casa e di riposarci perché sembravano stanchi. Rimanemmo d’accordo che saremmo tornati la sera stessa.
Ci levammo i vestiti appena si chiusero le porte del garage. Montai mia sorella sul cofano posteriore della macchina. Era una novità e divertente, ma non molto pratico, così la portai dentro e finii di scoparla supina sul tavolo in cucina.
Andammo a riposarci un po’ in camera da letto, poi la scopai ancora. E così via. Quando mia sorella ed io non eravamo in ospedale, eravamo a casa a scopare.
Era una situazione meravigliosa.
Sara rimase un’altra settimana dopo il ritorno di Barbara a casa. La scopai ogni giorno di quella settimana.
Quella fu una delle settimane più belle della mia vita. Ma tutte le belle cose devono finire, e Sara doveva tornare a casa.
Un paio di mesi dopo durante la prima colazione Mario ci telefonò, sconvolto dalla felicità.
“eehhh…anche Sara è incinta…diventeremo anche noi dei genitori !!! ”
Barbara scoppiò a ridere dalla gioia quando mi avvertì della telefonata.
” tesoro, anche tu diventerai zio…. non trovi che è carino ! ? un compagno o compagna di giochi per Luca. ”
In realtà non la ascoltavo. Stavo facendo mentalmente dei calcoli: in pratica avevo dato a mia sorella un bel ricordino della sua visita qui. Conoscendola può darsi che era tutto voluto, non mi sarei meravigliato.
” spero solo che non lo chiamino come te” affermò mia moglie facendomi andare il caffellatte per traverso.
” e perché dovrebbero ! ? ” dissi con noncuranza ” forse perché sanno che un giorno mi faranno martire per tutto quello che sto passando con il pupo, qui. Tra prima e dopo…”
“può darsi” rispose mia moglie divertita ” comunque già si stanno organizzando…. per il periodo della gravidanza, andrà la sorella di Mario, Veronica ad aiutarli, come Sara ha fatto con noi…”
“ah, bene.. ”
Finii di sorseggiare il latte. Veronica e Mario… sempre così legati, e lui così alla mano per tutto il fidanzamento con mia sorella…vuoi vedere che…! ? ! FINE