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Riflessione

Ero distesa nel letto di C. che era uscito senza svegliarmi lasciandomi un biglietto con l’appuntamento per il pranzo e ripensavo a tutta la nostra storia.
Dopo quella notte ero molto indecisa se andarsene subito e non rivederlo mai più od aspettarlo perché in me si stavano combattendo sentimenti di rabbia e di dolci ricordi e, mentre ero rannicchiata sotto le coperte con addosso una sua camicia, ritornai indietro con la memoria da quando lo avevo conosciuto un paio di mesi prima messi in contatto telefonico da una comune amica e poi dopo un breve periodo di telefonate avevamo deciso di incontrarci, la qual cosa era avvenuta poco dopo con gran curiosità per quell’appuntamento al buio che, fortunatamente, era stato molto positivo e gradevole.
Ci eravamo visti parecchie volte anche se lui abitava in un’altra città ma raggiungibile con circa un’ora d’automobile e, dovevo ammetterlo, con lui mi trovavo a mio agio anche se aveva una ventina d’anni più di me.
Quando eravamo insieme amavamo parlare di un’infinità di cose come stare in silenzio abbracciati per lunghi periodi, passeggiare nei boschi intorno alla città o immergerci in mezzo al caos della gente, insomma, la nostra relazione era costellata da situazioni completamente in antitesi fra di loro.
Anche dal lato sesso avevo scoperto che era la stessa cosa, da quando dopo un paio d’incontri, una sera in macchina avevamo fatto l’amore timidamente come due studentelli alle prime armi e poi altre volte in maniera più trasgressiva, cercando forti emozioni.
Amavo scopare con lui in maniera dolce e languida, abbandonata fra le sue braccia e farmi coccolare ma ero anche contenta di assecondarlo in esperienze che eccitavano entrambi moltissimo, come percorrere l’autostrada alzando la gonna per mostrare completamente le gambe inguainate da seducenti autoreggenti o prendendogli in bocca il cazzo mentre guidava cosicché, quando sorpassavamo i camion gli autisti dall’alto che osservavano la scena facevano suonare i loro clacson in segno d’ammirazione o spesso fermarci in luoghi dove sapevamo che gente poteva osservarci nelle nostre effusioni con l’ebbrezza del rischio e, quando ci accorgevamo di qualche spettatore, esibirci ancora di più con il gusto di stupire od eccitare i guardoni di turno.
Quella notte però C. aveva esagerato e pensare che le premesse erano state ottime; mi era sentita tutta eccitata quando mi aveva telefonato invitandomi a passare la notte a casa sua cosa che non era mai successa prima.
Ero arrivata anche con un leggero anticipo sull’ora dell’appuntamento ed evidentemente e lui non l’aspettava perché venne ad aprire con una pentola in mano senza giacca e con un buffo grembiule a proteggerlo dagli schizzi.
Era rimasto interdetto ma poi con la scusa
“Non credevo che tu arrivassi così presto” e, passato il leggero momento d’imbarazzo, mi aveva invitata ad entrare.
L’avevo seguito fino in cucina osservando con occhio critico di donna il piccolo appartamento poi, mentre continuava a preparare la cena, gli chiesi se potevo dare uno sguardo in giro,
“Certo” mi rispose
“fai come a casa tua”, cosi misi il naso un po’ dappertutto: l’ingresso non era grande: vi era una cassapanca antica sormontata da uno specchio, un mobiletto con il telefono e in un angolo un’attaccapanni in ottone dal design modernissimo, la cucina l’avevo notata prima anch’essa non grande modernissima con i mobili di un bel blu intenso e bianca, un piccolo tavolo apribile con sedie d’acciaio e perspex che mi davano l’idea dello spaziale, il salotto invece era più caldo con, in un angolo un tavolo rotondo in stile contornato da sei sedie pure in stile, una vetrinetta con piccole porcellane, un cassettone pure in stile e nel mezzo, completavano l’arredamento, due poltrone ed un divano in cuoio modernissime come pure il tavolino.
Non senza imbarazzo ma con grande curiosità entrai nella camera da letto in cui notai subito il letto dal design moderno in ottone, di fronte un armadio quattro stagioni con le ante completamente a specchio un cassettone e due comodini in stile.
Tutta la casa era completata da tende lisce a pannelli quasi bianche e da un’infinità di quadri anch’essi sia d’epoca sia moderni; in salotto e nella camera da letto l’illuminazione era data da piantane ed applique che diffondevano una luce soffusa e conferivano al tutto un’impronta calda ed accogliente.
Tutta la casa rispecchiava il suo carattere fatto di contraddizioni, il bagno non ebbi tempo di vederlo perché C. mi chiamò per la cena che consumammo in salotto alla luce romantica di due candelieri innaffiata da Mateus rosé per finire con un fresco spumante Berlucchi.
Dopo tutto questo non ci mettemmo molto ad andare in camera da letto per ritrovarci nudi uno nelle braccia dell’altro, C cominciò a baciarmi in tutto il corpo in maniera calma e sistematica come lui sapeva fare per portarmi vicino all’orgasmo ed alla fine leccarmi il clitoride e farmi esplodere, ma quella sera invece si staccò ed invece di leccarmi fra le cosce mi disse:
” Adesso ti lego”
“Sei matto risposi” ma alla fine lasciai fare.
Prese dal comodino delle corde e mi legò prima le mani alla spalliera del letto poi le gambe, divaricate, al pedile ed infine mi bendò con un foulard nero e ricominciò ad accarezzarmi e baciarmi in tutto il corpo, strusciando il suo membro sulla mia pancia sul seno sulla mia bocca, ero da una parte impaurita e dall’altra eccitata.
Ogni tanto si fermava e restava immobile ed in silenzio ed io ero con tutti i sensi tesi a percepire i suoi movimenti, lo sentii allontanarsi e ritornare, mi aspettavo un bacio invece sentii delle gocce ghiacciate che mi scorrevano in mezzo al seno facendomi sobbalzare, capii poi che venivano da un cubetto di ghiaccio che mi pose sull’ombelico e che cominciò a fare rotolare con la lingua sul mio corpo, dal mio clitoride, che mi dava sensazioni strane fra il freddo del ghiaccio al caldo della lingua, per risalire lungo il corpo passando fra i seni per poi prenderlo in bocca e infilarlo nella mia per leccarlo insieme.
Quando si allontanò di nuovo accendendo la radio capii che stava preparando qualche sorpresa nuova e cercavo di immaginarmi cosa ma la mia fantasia non era arrivata a tanto e me ne accorsi quando sentii due bocche che si impossessavano dei mie capezzoli e nessuna era la sua, stavo per urlare ma un suo bacio mi ricacciò l’urlo in gola poi mi disse con voce bassa ma autoritaria
“Non urlare altrimenti ti imbavaglio”.
Ero rimasta esterrefatta, ora sentivo le mani degli sconosciuti che mi accarezzavano e mi toccavano anche nelle parti più intime così come le loro bocche e cercavo di immaginare di chi fossero, sicuramente dal tatto maschili ma a chi appartenevano?
C. sicuramente stava guardando perché non lo sentivo vicino e mentre pensavo a questo sentii penetrarmi da uno degli sconosciuti mentre l’altro continuava a giocare col mio corpo, se non altro fui rassicurata dal sentire la presenza del profilattico, stavo per protestare quando riconobbi il cazzo di C. sulla mia bocca, avrei voluto morderlo dalla rabbia ma alla fine, invece, cominciai a leccarlo e succhiarlo mentre sentivo l’uomo sopra di me che stava godendo subito sostituito dall’altro che aveva dimensioni decisamente più grosse del primo.
Quando anche il secondo ebbe goduto C. smise di farsi leccare mi tolse la benda e vidi i due sconosciuti, a dire il vero due begli uomini bruni uno sui quarant’anni e l’altro decisamente giovane sui venticinque, non dissero una parola si avvicinarono mi posarono un bacio sulla bocca e dopo essersi rivestiti se ne andarono in silenzio com’erano venuti.
Appena sentii la porta chiudersi cominciai ad insultare C. che senza slegarmi mi fu sopra e cominciò a scoparmi ora dolcemente ora con più foga baciandomi il seno la gola, gli occhi per finire con la bocca mentre con sussulti veniva dentro di me che stavo pure godendo da matti ma mi trattenevo dal farglielo capire per ripicca.
Se non fosse stato tardi mi sarei rivestita e tornata a casa ma, visto l’ora andai in bagno mi lavai ed infilai una sua camicia come pigiama tornandomene a letto girandogli le spalle nonostante le sue tenerezze.
Mi ero alzata ancora assorta in quei pensieri indecisa su cosa fare e mi vidi specchiata nell’armadio con la sua camicia addosso che, aperta lasciava in mostra i seni e il sesso completamente depilato come piaceva a lui, mi ero fermata e, eccitata dal ricordo della sera precedente, avevo cominciato a masturbarmi continuando a guardarmi.

Lasciai che le mie dita corressero libere sul clitoride, sulle labbra dischiuse, umide, nella vagina ricca d’umori… mi masturbavo e le gambe tremavano, mentre il piacere saliva come grandi ondate liquide e calde.
Con una mano scostai la camicia e cominciai a titillarmi con foga il capezzolo duro ed eretto e ripensai alle mani e bocche che lo avevano fatto la notte passata, la mia fantasia, mentre la mano sul sesso correva più velocemente, si focalizzava su immagini confuse di uomini e donne, membri duri, cazzi dritti che mi penetravano in ogni anfratto del corpo e fiotti di sperma sulla mia pelle.
Sentivo l’orgasmo arrivare come una marea, le gambe non mi reggevano e mi appoggiai allo specchio freddo e mentre stavo godendo capii che non era arrabbiata per quello che era accaduto la sera precedente, anzi devo ammettere che mi era piaciuto moltissimo, ma solo perché era la prima volta non avevo condotto io il gioco.
Alla fine, spossata, andai a farmi una doccia e mentre l’acqua mi scorreva piacevolmente sul corpo capii che quell’uomo mi piaceva e non lo avrei lasciato aspettandomi da lui ancora altre forti emozioni. FINE

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